31/12/2023
Ultimo giorno dell’anno. Tutto ha una fine, un limite un confine.
Quanta fatica per accettarlo, toccarlo questo confine e farci qualcosa.
Sembra che abbia a che fare con un deficit, con la mancanza di qualcosa che invece dovrebbe esserci o avremmo voluto ci fosse.
Ma non è forse invece dentro il perimetro della realtà che noi possiamo davvero sentire e cambiare le cose? E smettere di vivere nell’attesa che siano gli altri diversi da quello che sono per aderire alle nostre aspettative e ai nostri bisogni?
Trovare il nostro confine non è forse invece amare davvero tutto ciò che contiene e a cui dà un’identità? Noi stessi,
la nostra essenza? E smettere di anelare a qualcosa che non siamo e non abbiamo?
Come vivere in un giardino bellissimo e invece che curalo e amarlo continuassimo a guardare ciò che sta dall’altra parte. Quante energie sprecate e sottratte alla possibilità di sbocciare nella nostra terra.
Toccare e amare il confine dell’imperfezione perché solo la morte è perfetta e senza sbavature.
La vita è poliedrica, colorata, spigolosa, dolce, amara, terribilmente bella e terribilmente spaventosa. La vita è imperfetta ed è quella che è, un mistero nel quale dare senso al nostro esserci dentro.
Allora accettiamo i confini,
amiamo le imperfezioni,
lasciamo andare perché i palmi delle nostre mani abbiamo lo spazio per accogliere il nuovo.
Il confine non sia limite ma possibilità di incontro con l’Altro.
Come la nostra pelle, confine che delimita il nostro corpo, confine che permette di toccare, conoscere, amare.
Si lo so ci vuole coraggio.
Ma nel cor- aggio c’è dentro il nostro cuore, e non è un concetto romantico. È nel suo battito, carne e sangue, che sta ogni nostra possibilità. Che sia ogni giorno forte il rumore del suo battito.
Buon Anno con queste riflessioni un po’ confuse e scritte di getto. Di Cuore Francesca