07/07/2024
Disagio adolescenziale!
Baby gang, aggressioni, violenze…
(a quei “lettori attenti”
che usano l’ironia come strumento per affrontare disagi seri,
ironia come sinonimo di intelligenza non di superficialità)
Prima di iniziare cliccare qui link… un musica che vi accompagnerà nella lettura…
“Nuvole bianche” – Ludovico Einaudi
https://www.google.com/search?q=nuvole+bianche+ascolto&rlz=1C1VDKB_itIT932IT932&oq=nuvole+bianche+ascolto&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOTIHCAEQIRigAdIBCjEwNDAxajBqMTWoAgiwAgE&sourceid=chrome&ie=UTF-8 =ive&vld=cid:b0a5eaf0,vid:4VR-6AS0-l4,st:0
Lasciatemi dire e scusatemi tanto se, nelle righe che leggerete, sono stato tanto…
forse troppo diretto e frontale!
Quando ci troviamo di fronte a fatti di cronaca che mostrano disagi adolescenziali significativi diveniamo tutti giudici e semplifichiamo il tutto sparando sentenze.
Chiaramente finché i fatti toccano le altre persone e non la nostra sfera priva.
Se invece siamo coinvolti in prima persona avremmo bisogno di persone meno giudicanti e più accoglienti e soprattutto che comprendessero, senza giustificare, la complessità del disagio di quel ragazzo.
Ragazze preadolescenti che per un ragazzo si aggrediscono selvaggiamente,
baby gang che fanno paura agli adulti nel bel mezzo delle grandi città,
adolescenti che sono in grado di aggredire ed uccidere un pari età per futili motivi,
giovani studenti che insultano e aggrediscono gli insegnanti,
il “branco” che, qualche anno (ormai rimosso), fa buttava sassi dai cavalcavia…
La sentenza degli adulti è sempre semplice!
Dall’alto della nostra posizione di adulti, non coinvolti, sentiamo che “è tutta colpa dei genitori” e se noi fossimo al posto di questi avremmo cresciuto quei figli in maniera diversa e più dura.
Quindi ricorriamo a reintrodurre il servizio militare,
a inasprire le pene anche in età minori,
o attivare percorsi preventivi per genitori (veri colpevoli o semplici capri espiatori)
aggiungendo anche percorsi preventivi nelle scuole.
Sempre risposte superficiali a disagi complessi!
Analizziamo un po' di più.
Un bambino, fin dal primo di vita, non rimane, diversamente da qualche decennio fa, all’interno della famiglia ma, si spera almeno dai 9 mesi del bambino molto spesso anche prima (per impossibilità lavorative), viene affidato a delle strutture educative.
Il bambino quindi entra nel mondo delle agenzie educative che affiancano il ruolo del genitore per parecchi anni.
Sicuramente fino a 16 anni, fine obbligo scolastico, o meglio a 18, con la conclusione dell’obbligo formativo (sfido chiunque a trovare un’azienda che assuma prima dei 18 anni), spesso fino alla maturità ed anche, speriamo tutti, alla laurea.
Quindi chi si occupa dell’educazione di quel bambino, futuro adulto, sono diverse agenzie educative e quindi diversi adulti che lo accompagnano e lo educano… almeno dovrebbero!
Ma, durante questo periodo di crescita, si affianca anche una educazione più subdola… non quella ”informale” legata a contesti non formalizzati (es. un luogo d’incontro come una volta era il nostro cortile, la panchina…) bensì “quella virtuale”.
Si raccomanda agli adulti che un minore non venga esposto precocemente ai dispositivi elettronici, che non abbia un cellulare proprio prima dei 14 anni
e che non possa avere accesso ai social fino ai 16 anni…
Ma sappiamo che non è così!
“Colpa” dei genitori?
Spesso però i genitori sono all’interno di un “gruppo di genitori” (contesto sociale e culturale di appartenenza) che a volte fanno una specie di “gara” a chi accontenta di più il figlio per essere eletto il “genitore dell’anno”.
Questi dispositivi quindi entrano nelle case ed educano…
come???
Non lo sappiamo…
o meglio lo sappiamo ma non vogliamo vedere…
dipende dai messaggi martellanti (parole, immagini, suoni, musiche, testi, azioni…) a cui il minore si sottopone (costantemente e per più ore al giorno)…
ma educano!
Quando ci troviamo di fronte a queste forme severe di disagio adolescenziale non possiamo considerare il genitore come l’unico “capro espiatorio” semplificando la situazione e mettendoci il “cuore in pace”.
Ci sono dei “4 livelli responsabilità” di fronte ad un disagio adolescenziale che chiamano in causa tutto “il sistema educante” e soprattutto tutti gli adulti di quella comunità socio-culturale:
- Livello genitore: i genitori faticano ad assumersi la responsabilità educativa spesso demandano, non hanno una impostazione genitoriale, sono permissivi, in alcuni casi negligenti, basano molto sull’apparire e poco sull’esempio…
- Livello adolescente: quando siamo in presenza di una azione antisociale la responsabilità dell’adolescente quasi “si perde e sparisce”, in realtà è fondamentale che questo ripari profondamente e si assuma la responsabilità delle conseguenze…
- Livello adulti: gli adolescenti hanno incontrato più figure adulte in diverse agenzie educative (scuola, sport, oratori…) che hanno contribuito al processo di crescita, maturazione e sviluppo di quel adolescente in maniera significativa e certa… soprattutto tramite il loro esempio (es. genitori, cantanti, atleti, politici, insegnanti, sacerdoti…)…
- Livello virtuale: siamo tutti a conoscenza del monte ore virtuale a cui i figli sono esposti fin da molto piccoli, che contribuiscono in maniera consistente ad educare, ma il mondo virtuale è governato da adulti che negano le loro responsabilità sociali…
[Perdonatemi l’estrema sintesi ma altrimenti scriverei pagine…
ma scrivere troppo sui social vuol dire non essere letti…
infatti…
se siete giunti fino a qui meritate un premio!]
Quando un adolescente o una adolescente mostra un disagio con azioni che fanno rabbrividire per la disumanità da adulti non possiamo chiamarci fuori!
Sappiamo con certezza che hanno bisogno di adulti strutturati,
li cercano,
li desiderano
e li vogliono incontrate
ma forse,
senza troppi forse,
nè trovano sempre meno!
E se la fonte del “problema” fosse la mancanza di figure adulte…
educanti,
significative,
strutturate,
solide,
coerenti,
umane
e credibili
nei vari livelli di questa responsabilità???
Che poi…
in fin dei conti…
quello che fa ancora più riflettere…
è che questi livelli sono due…
ossia il livello dell’adulto e quello dell’adolescente in un quadro di estrema sintesi.
Se fosse la società nelle diverse singolarità a dover eseguire una svolta importante e decisa nel proprio modo di essere adulti?
Quindi… Non chiamiamoci fuori!
Questa è la sfida seria che dobbiamo affrontare
se vogliamo permettere ai nostri meravigliosi adolescenti
di esprimere i loro talenti (non solo quelli dei talent-show)
contribuendo all’umanizzazione di questa società
che forse, senza troppi forse (?),
noi adulti abbiamo perso!