29/09/2023
Ora è in braccio a me, appoggiata al mio petto, sento il suo respiro. Si è svegliata, mi guarda. Le sorrido, le parlo. Che cosa resterà di tutto questo tempo bellissimo senza memoria? In cui il mondo scorre, ogni volta nuovo, senza riconoscersi? Centinaia, migliaia di video e fotografie che cercano disperatamente di fissare il tempo senza riuscirci, la nostra grande e fragilissima illusione di eternità.
Resteranno le parole. Le parole che, con lei, mi sarò detto. Le parole a dire il bene. Le parole-bene. “Il bene sempre” (to agathon aei) dice Platone. Io le parlo, le parlo da sempre, da prima che nascesse. Prima che la sua vita riempisse questa stanza in cui ora dorme e sogna. Ma di più. Da prima di pensarla, prima del suo nome, prima di pensarmi padre. È come se avessi iniziato a parlarle tanto tempo fa, nella mia infanzia, una volta, quando un giorno – ricordo perfettamente il mio immenso stupore di bambino – ho scoperto di poter parlare in silenzio in me, tra me e me, in una stanza segreta della mia anima.
E lei era già lì, ad attendermi, anima del mondo.
Simone Regazzoni, "Mia figlia, la filosofia. La forza dell'infanzia e della paternità", Ponte alle Grazie, 2023
SC