dr.ssa Arianna Oprandi

dr.ssa Arianna Oprandi Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di dr.ssa Arianna Oprandi, Psicologo, Via Corsica 263, Brescia.

Psicologa Psicoterapeuta disturbi affettivi, depressione e disturbi d'ansia, disturbi di natura psicosomatica, difficoltà relazionali, separazioni, traumi, disagio adolescenziale e scolastico, superamento di momenti critici, elaborazione del lutto

13/05/2025

Programma RAI - Il giorno e la storia - 2022

08/03/2025

Non torniamo al passato!

"Donna non si nasce, si diventa", diceva Simone de Beauvoir nel 1949 e aggiungeva:
"Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia.
Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale.
Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita.” (Il secondo sesso, 1949)

Con queste frasi la de Beauvoir sottolineava lo stretto rapporto tra la società in cui si vive e il destino (anche psichico) che una donna può avere.
Fa tanta differenza se una donna possa decidere sul proprio corpo o no; se viva in un paese in cui i femminicidi, i maltrattamenti e gli stalking sono in aumento; se vive in un paese con un Gap economico ancora rilevante; in cui il peso della cura familiare non è equamente diviso;
fa tanta differenza se una donna viva in un paese in cui viene valorizzata solo se madre; se nasce in un tempo di contrazione dei diritti, in cui il potere mondiale è sempre più machista e maschilista.

Simone de Beauvoir aveva chiaro che non si può pensare ad un futuro delle donne se non si può mettere mano alla società, decostruendo le sperequazioni dei diritti reali.
Lavoriamo, tutti assieme, per non tornare al passato!

08/10/2024
Fare gruppo di intervisione … con le colleghe nella cordata della professione 😍
16/06/2024

Fare gruppo di intervisione … con le colleghe nella cordata della professione 😍

Come un balsamo …..da ritornarci suin questi tempi bui 🌈🌈🌈
17/05/2024

Come un balsamo …..da ritornarci su
in questi tempi bui 🌈🌈🌈

Giornata Mondiale contro l'omotransfobia

Dieci anni dopo la vittoria di Conchita Wurst, all'Eurovision ha vinto nuovamente un persona non-binary.
Nel 2014 si mossero molte emozioni, in gran parte positive, all'idea che la nostra fosse una società in cui ci potesse essere spazio per tutti.
Oggi, nel 2024, il tempo è cambiato.
I social si sono riempiti di insulti e dichiarazioni violentemente trans-bi-omofobe, senza alcun argine. Il fenomeno è in veloce crescita ed è già cavalcata dalla politica.

È la prima volta che accade? Purtroppo no.
Nell’ottocento, “la repressione segue l’allarme sociale generato dalla presenza di vivaci sottoculture cittadine" (De Leo, 2021). Negli anni 20 del 900, la rampante narrazione nazionalsocialista, faceva serpeggiare quelli che oggi chiameremo dei meme denigratori, nei confronti delle persone "non conformi".

Come è possibile che tutto si ripeta sempre nello stesso modo?
"Dominique Cupa, a proposito della distruttività crudele (2012), sottolinea quanto la crudeltà manifesti un “no” feroce verso l’Altro e verso il suo diritto di esistere. È un ‘no’ senza fine, il ‘no’ della coazione a ripetere, essendo lo psichismo graffiato (narcisisticamente) come un disco rotto. È dunque un rifiuto che non permette alcun dialogo e non vi è nessuna messa in dubbio della distruttività conseguente. Questo genere di distruttività tende a tornare." (Cordioli, 2024)

Nei secoli, la comunità Q***r ha subito cicliche e brutali persecuzioni, sempre con le stesse dinamiche, sempre con la connivenza degli intellettuali vicini al potere.
Gli esiti sono sempre stati disastrosi.

Ma cosa succede tra una persecuzione e l'altra? Cosa rimane nel preconscio della società che fa da volano alla persecuzione successiva?

Anna Cordioli, nel suo articolo "l'inaudito e l'arcobaleno" avanza l'ipotesi che si crei una zona ambigua (Bleger) di "INAUDITO".
È in-audito ciò che dà scandalo e non si vuole ascoltare (della vita degli altri e delle proprie transfobie). È in-audito ciò che è violentemente rimosso ma anche ciò che ancora non si può ascoltare.

Cordioli esplora il rapporto tra società, in-audito e ripetizione della persecuzione attraverso un lungo e personale viaggio nella musica Q***r.
Tra una persecuzione e l'altra agisce una forma di oblio che prepara il campo alle cicliche ricadute di espulsione violenta.
Cordioli ci ricorda, soprattutto, che la capacità di ASCOLTARE non è mai una cosa scontata, nè acquistia una volta per tutte.

𝗟’𝗶𝗻𝗮𝘂𝗱𝗶𝘁𝗼 𝗲 𝗹'𝗮𝗿𝗰𝗼𝗯𝗮𝗹𝗲𝗻𝗼.
𝘛𝘳𝘢𝘴𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘶𝘯’𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘶𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯 𝘷𝘪𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘶𝘴𝘪𝘤𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘦𝘳. Rivista KnotGarden 2024/1, Centro Veneto di Psicoanalisi, p. 266-318

https://www.centrovenetodipsicoanalisi.it/knotgarden-2024-1-cordioli/

Per far germogliare nuovi pensieri intorno alla violenza contro le donne.
05/12/2023

Per far germogliare nuovi pensieri intorno alla violenza contro le donne.

Commento di Elisabetta Marchiori

22/11/2023

“𝗨𝗻 𝗺𝗶𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲” 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗘𝗹𝗶𝘀𝗮𝗯𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗖𝗮𝗺𝘂𝘀𝘀𝗶

La morte di Giulia Cecchettin è stata un femminicidio che nella sua tragicità si potrebbe definire “perfetto”.

Come psicologhe e psicologi non possiamo infatti non notare quanto la dinamica dei fatti, la sua articolazione, l’intervallo temporale tra la scomparsa e il ritrovamento, la fuga dell’assassino, i volti e le storie dei protagonisti, delle famiglie, della sorella di Giulia abbiano permesso al sentire comune un processo di identificazione e rispecchiamento raramente accaduto prima.

Giulia non è la prima donna giovane ad essere uccisa dall’ex, né la prima studentessa.

Certo non è la prima donna uccisa nel 2023 – semmai la numero 105. Ma la sua è la prima storia a cui molte persone delle diverse età hanno partecipato mentre accadeva, e non solo post mortem, come solitamente avviene.

Questa partecipazione è stata possibile perché, diversamente dalle altre vicende, la narrazione di quanto stava accadendo aveva sì le forme del racconto giornalistico, ma su questo prevalevano le parole dei famigliari e più di tutte quelle di Elena Cecchettin, la sorella.

Elena che, ancora una volta diversamente da quanto accaduto per i femminicidi precedenti, ha avuto da subito, poco dopo la sparizione dei due giovani, “𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗶𝗿𝗹𝗼”.

Raccontando i segnali allarmanti che aveva colto nella relazione di Giulia con il fidanzato, anche dopo il termine della storia. E provando a descriverli con la lucidità di chi su queste tematiche ha pensato, studiato, appreso, condiviso. La sua capacità di definire l’omicidio della sorella come l’esito di una violenza e di una discriminazione contro le donne di tipo sistemico, e dunque non rubricabili nella pseudo spiegazione del raptus, ha avuto un effetto spiazzante: perché normalmente questa narrazione appartiene alle esperte -non ai famigliari-, che cercano di tenere in considerazione tanto il caso singolo quanto la sistematicità di atteggiamenti e comportamenti collettivi, unitamente alla necessità di interventi di prevenzione che investano la società tutta.

𝗚𝗿𝗮𝘇𝗶𝗲 𝗮 𝗘𝗹𝗲𝗻𝗮, 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗲 𝗲 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗶, 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗲, 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼 𝗳𝗼𝗿𝘀𝗲 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲, 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗢𝗡𝗨 𝘂𝗻’𝗲𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝘁𝗮, 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗶 𝗿𝗶𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮. E hanno risposto al minuto di silenzio proposto dalle scuole con un minuto di rumore.

𝗔 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗿𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲, 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗮𝗹 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗻𝗼𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗹𝗮 𝗼 𝗱𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮𝗿𝗹𝗮, 𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶 𝘃𝗮 𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮.

Psicologhe e psicologi hanno infatti l’expertise per riconoscere che le violenze e le discriminazioni, contro le donne e non solo, hanno effetti traumatici. Sanno altrettanto bene, occupandosi di atteggiamenti e comportamenti, quanto i processi di socializzazione siano influenzati da prescrizioni stereotipiche sui ruoli di genere.

E conoscono infine la complessità delle dinamiche tra autonomia e indipendenza che connotano le relazioni affettive e la necessità che su questo si intervenga con competenze professionali a partire dai primi anni di vita, nei contesti scolastici, nel gruppo dei pari, con gli adulti.

𝗣𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼, 𝗮𝗴𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗿𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗱𝘂𝗿𝗶 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼 𝗽𝗼𝗰𝗼.

𝗘𝗹𝗶𝘀𝗮𝗯𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗖𝗮𝗺𝘂𝘀𝘀𝗶

01/05/2023

"Il populismo, il totalitarismo e il lavoro"

Sarantis Thanopulos

"Comunque lo si interpreti, il populismo origina dalla disgregazione della società civile. La causa è una crisi economica e etica che destabilizza gli organismi e le istituzioni di rappresentanza culturale, sindacale e politica dei cittadini e distrugge progressivamente i loro legami solidali. L’onda populista è un’organizzazione collettiva sostitutiva che esalta i bisogni frustrati dei cittadini “comuni”, percepiti in modo generico, impreciso, spesso ingannevole. L’appagamento di questi bisogni (resi “popolari” da una vasta adesione) è ideato, in modo avulso da un progetto complessivo di costruzione, per una massa di utenti a cui fornire prestazioni. La massa è tenuta insieme da legami impersonali che dànno, tuttavia, la sensazione di una coesione e di una forza incorruttibili. La forza eccita in senso antidepressivo, la coesione calma l’ansia della disgregazione.

Lasciato a sé il populismo degenera nel totalitarismo. Non lo si ferma denunciando le sue false promesse. Attaccare un’illusione, che ha funzione stabilizzatrice, offrendo in cambio disperazione, provoca solo rabbia e rigetto. Inoltre, il populismo se si trasforma in regime totalitario, è in grado di offrire un coerente modello di appagamento dei bisogni e inventarne forme nuove, pervertendo i desideri. Può costruire un circuito di domanda e offerta del tutto funzionale al proprio mantenimento. Il problema non sta nelle promesse non mantenute, ma nella natura alienante del modo di impostarle e di realizzarle che, passivizzando i cittadini, li priva della condizione di soggetti politici.

Contrastare un futuro di totalitarismo e il suo effetto alienante nel campo dei valori fondamentali (la trasformazione dei cittadini da soggetti liberi e paritari in monadi assoggettate a un potere anonimo) è necessario.Tuttavia questi valori non resteranno vivi, e difenderli sarà vano, senza le condizioni psichiche, culturali, materiali che li rendono riconoscibili e realizzabili. Resistono tuttora, perché persiste la memoria vivente di una vita civile decente, ma puntare su ciò che resiste non è sufficiente.

Lo scontro che deciderà l’avvenire è sul lavoro, l’epicentro della disgregazione. Tra le due sue concezioni: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”, come sancisce la nostra Costituzione; “Il lavoro rende liberi”, la scritta, per nulla beffarda, campeggiante in molti campi di concentramento nazisti. La prima parla del lavoro come realizzazione personale e collettiva della creatività: non si lavora per produrre mezzi di sussistenza, ma una vita significativa degna di essere vissuta che fonda la democrazia. La seconda è la propaganda, un’idea diventata azione, che invita a sbarazzarsi dei pensieri e delle emozioni, a vivere come automi, a sprofondare anesteticamente in uno stato di disincarnazione, in cui il corpo scheletrico delle vittime, oggetto di una sperimentazione, riflette l’ideale anoressico degli aguzzini.

Combattere in tempo la prospettiva del totalitarismo nel populismo, richiede un processo di bonifica fondato sulla dignità al lavoro. Questa dignità, l’ultimo degli obiettivi dell’amministrazione europea della spesa pubblica, non coincide con il “posto fisso” e men che mai con la “flessibilità”. In un mondo dominato dalla robotizzazione della produzione e dei servizi e dalla meccanizzazione della forza lavoro umana, costretta a compiti protocollari, impersonali, ripetitivi, la libertà di gestione della propria esperienza lavorativa è un miraggio. La centralità della creatività umana, la sua affermazione in ogni campo del vivere, dovrebbe essere la colonna portante di una politica del lavoro democratica."

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/stampa/rassegna-stampa-2/rassegna-stampa-italiana/manifesto-6-settembre-2018-populismo-totalitarismo-lavoro-sarantis-thanopulos/

Buon 1 maggio!

Grazie a Chiara Ratto   Toni Giorgi Marzia Targhettini   per l'organizzazione dell'incontro di oggi in cui ho potuto par...
13/12/2022

Grazie a Chiara Ratto Toni Giorgi
Marzia Targhettini per l'organizzazione dell'incontro di oggi in cui ho potuto parlare del lavoro di sostegno psicologico rivolto agli invalidi del lavoro svolto in Anmil Brescia negli ultimi due anni. Grazie anche al contributo teatrale "Todo Cambia!" di Michele D'Aquila con Valentina Soster

Indirizzo

Via Corsica 263
Brescia
25125

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 18:00

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