
03/04/2023
7*tappa Regalbuto-Catania
Una pioggia leggera addolcisce il risveglio.
Colazione in compagnia del nostro albergatore e di un prete inglese che ci offre due cassatelle di Agira prese ieri, perché il cacao a lui non piace.
Ci raggiunge Giuseppe in compagnia di uno zio, amante numismatico, filatelico e storico.
Mezz’oretta di chiacchiere in libertà e poi decidiamo di partire dopo esserci ben coperti per il freddo pungente fuori stagione.
“Oramai è tutta discesa” continuiamo a ripeterci da ieri pomeriggio.
In realtà la strada parte su una impegnativa salita sdrucciolevole..oggi le salite non mi dispiacciono, considerate le basse temperature.
Le gambe, scoperte, si ghiacciano in poco tempo.
Stemperiamo la fatica ascoltando i racconti di Giuseppe sull’accoglienza ricevuta la sera prima.
Qualche saliscendi e poi sullo sfondo si stagliano una serie di tornanti che ci porteranno a guadagnare quota in poco spazio.
Cani che abbaiano e ringhiano in continuazione. Oramai abbiamo adotto la tecnica di fermarci e scendere dalle bici per proseguire lentamente. Ci minacciano fino a quando non lasciamo la loro zona di competenza senza avvicinarsi troppo.
A Centuripe ci fermiamo per la seconda colazione e veniamo avvicinati da un appassionato di ciclismo curioso di sentire anche le nostre storie.
Piccole regolazioni ai freni di Simone che stanno finendo la loro vita ma devono preservare ancora la sua per una trentina di chilometri.
Scendiamo su una bella strada asfaltata dalle ampie curve e sullo sfondo godiamo della vista dell’Etna imbiancato. Restiamo affascinati dalla potenza di questa montagna e la discesa assume un aspetto mistico.
Puntiamo a Paternò per il pranzo ma non abbiamo fatto i conti con la Divide.
Svoltiamo su un sentiero sterrato dalla nera terra.
Giochiamo come bambini saltando dentro le pozzanghere che incontriamo ma ad un certo punto affondiamo nel fango.
La percezione iniziale non rende giustizia. Un terreno argilloso si attacca tenacemente alle ruote finendo per incastrarsi in ogni pertugio.
Le biciclette non vanno avanti neanche a spinta e spesso i piedi restano cementati nelle impronte. In alcuni punti siamo costretti a sollevarle a braccia. Fatichiamo come muli, parzialmente divertiti e percorriamo poco più di un chilometro in oltre un’ora.
Strappiamo con le mani blocchi di argilla misti a fogliame che impediscono alle ruote di girare, fino a quando non arriviamo su un tratto decisamente più vivibile. Riusciamo a riprendere la marcia, avvolti da sinistri scricchiolii che ci fan temere il peggio.
Le biciclette sembrano vive e sembrano respingere ogni tentativo di portarle oltre le proprie possibilità.
Dopo un veloce spuntino a Paternò, inizia finalmente il tratto di discesa finale.
Giuseppe scorge un carwash ma è parte integrante di un autogrill a servizio dell’autostrada sottostante. Decidiamo comunque di entrare dal viale di servizio.
Con una decina di euro facciamo tornare le biciclette quasi come nuove.
Iniziamo a vedere il mare, come diceva continuamente Daniel fin da quando eravamo a Sambuca.
I freni posteriori di Simone sono oramai inutili.
Io e Giuseppe improvvisiamo una sorta di staffetta per farlo passare in tranquillità gli incroci, in pendenza e sul pavé alle porte di Catania.
Il traffico caotico della grande città, ci accoglie, rendendo stressante l’arrivo dell’ultima tappa.
Foto di rito davanti al municipio. Pacche sulle spalle e abbracci felici.
Andiamo alla ricerca del b&b, più simile ad un ostello della gioventù ma che ha riservato una camera doppia per due vecchi come noi.
Ci prepariamo per raggiungere Daniel e la sua ragazza che ci aspettano poco distanti in un bel quartiere molto vivace .
Chiacchiere a colmare le esperienze non vissute, a progettare incontri futuri e viaggi improbabili.
Un amico mi chiede se ne è valsa la pena. Penso che adesso la bicicletta potrei buttarla in fondo al mare ma se tornassi indietro nel tempo, partirei senza indugio.
Vite intrecciate per pochi giorni che, ne sono sicuro, resteranno legate ancora a lungo.
Volti e sorrisi ci hanno accompagnato per tutti e sette i giorni rendendo leggere le nostre fatiche. Nuove potenziali frontiere da attraversare.
Tutto questo solo facendo roteare le gambe insieme alla testa.
Perché al di là di tutti i discorsi sul peso, sull’attrezzatura, sulla preparazione…è sempre e solo questione di testa!