26/01/2018
Dopo lo scritto del 1912 di Otto Rank sull’incesto, le pubblicazioni psicoanalitiche relative ai traumi reali e gli abusi infantili sono scarse. Un' eccezione è rappresentata da Sandor Ferenczi (1873-1933): in “Confusione delle lingue tra adulti e bambini”, Ferenczi, osteggiato da Freud, afferma infatti che le persone si ammalano perché è loro accaduto qualcosa e non per quello che immaginano sia loro accaduto. Il contributo ferencziano è epocale.
Winnicott, Fairbarn, Balint, Sullivan e Bowlby riportarono, in modo diverso, l’attenzione sull’origine traumatica infantile di gran parte delle patologie. In particolare viene attribuito valore traumatico alle forme precoci di perdita o agli assetti patologici e fallimentari nella cura del bambino. Anche la generazione del Middle Group e poi gli analisti americani di formazione relazionale-interpersonale sottolineano il ruolo dell’esperienza traumatica nello sviluppo della personalità, ma, rispetto al primissimo Freud compiono uno spostamenti fondamentale: dal singolo evento traumatico (il cui prototipo è la molestia sessuale) all’incapacità cronica dei genitori di appagare i bisogni psicologici del bambino. L’importanza di questa ridefinizione è evidente nei concetti winnicottiani di “interferenza” e “impingement”.
Con Bowlby e Winnicott il paradigma cambia: allo studio del modo interno del bambino a quello della relazione tra il bambino e il caregiver.