29/11/2024
Ogni buona capacità manuale riguardo “al sentire” passa attraverso un’elevazione delle proprie percezioni, capacità, più o meno insite potenzialmente in ogni umano. Tengo a ricordare coloro che hanno contribuito nella mia formazione a stimolarmi in tale ambito. Mario è stato una pietra miliare in Italia per la cultura del sentire, prima dei concetti di ‘marea’ e ‘biodinamica’ osteopatiche, sviluppati dagli anni novanta.
“Lo shiatsu
è stato proposto nel mondo come straordinaria mescolanza di verità e falsità; estremamente duttile, è
stato cooptato dal macrobiotico, dal monaco zen, dal medico, proprio per la sua semplicità applicativa.
Nulla di male in questo, solo che l'applicazione e l'intenzione saranno diverse e verrà proposto per finalità
diverse, cioè coadiuvanti: per il macrobiotico in un programma alimentare, per il monaco dopo ore di
zazen, per il medico come terapia post-agopuntoria. Sono esempi, alcune delle possibilità d'impiego dello
shiatsu in altri contesti.
Ma lo shiatsu ha una sua autonomia.
Lo shiatsu si è diffuso, in origine, come metodo per riabilitare le
doti perdute con l'abuso della neocorteccia nella società contemporanea, riabilitare cioè le capacità di percezione del mondo che hanno per tramite l'ipotalamo, il cervello “antico”, che non impara per
nozioni, non capisce per spiegazioni, ma è in sintonia con il contesto immediato che ci circonda e che capisce solo per quel tramite.
Si potrebbe dire che esistono sia l'universo, enorme ed oltre la possibilità di percezione, che il mondo, cioè quello di cui ci accorgiamo. Il mondo dell'operatore di shiatsu è, molto semplicemente, quello che “sente” sotto le mani e che è compreso dall'ipotalamo, ma incompreso dalla neocorteccia.
L'Oriente, includendo quindi il Giappone da cui deriva lo shiatsu, insegna che pensare (usare la neocorteccia) impedisce di capire (usare l'ipotalamo), che il parlare non è più importante del
silenzio. Nello shiatsu “il silenzio” lo si ottiene quando, mantenendo ferma e costante la pressione, si perde il senso del tatto e la mente diventa un foglio bianco.”
Mario Vatrini