Dott.ssa Sarah Abd El Monem

Dott.ssa Sarah Abd El Monem 🧠 Consulenza
👂 Sostegno psicologico
👨‍👩‍👧‍👧 Sostegno genitoriale
🗣 Italiano e arabo Iscritta all'Albo dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia.

Sono la Dott.ssa Sarah Abd El Monem e svolgo con cura e passione la professione di psicologo. Mi sono laureata e abilitata all'Università degli Studi di Pavia. Ho approfondito la mia formazione in Psicologia Transculturale presso il centro di Salute e Ascolto per donne immigrate all'Ospedale San Carlo di Milano. Ho maturato esperienza nel reparto di Neuropsichiatria Infantile presso l'Ospedale Nig

uarda di Milano dedicando la mia formazione ai Disturbi Specifici d'Apprendimento e ai disagi di attaccamento, comportamentali e emotivi di bambini e adolescenti. Mi occupo di sostegno psicologico e supporto scolastico specializzato. Possibilità di sostenere i colloqui in lingua araba.

Il tema della cittadinanza, nel dibattito pubblico, viene spesso trattato come un fatto burocratico o politico, mentre p...
11/06/2025

Il tema della cittadinanza, nel dibattito pubblico, viene spesso trattato come un fatto burocratico o politico, mentre per chi lo vive sulla propria pelle è un’esperienza esistenziale e psichica. Lo si ascolta nelle narrazioni personali: la cittadinanza, prima che un foglio, è un simbolo. È il diritto di sentirsi riconosciuti.

La salute mentale è intrecciata con questi riconoscimenti sociali. I vissuti migratori, già di per sé complessi, si aggravano quando lo Stato nega un simbolo di legittimazione così fondamentale. La questione della cittadinanza non è neutra: è un atto simbolico potente, capace di curare o ferire.

Il fatto che il referendum sia fallito anche sul quesito della cittadinanza (con un buon 34% di “no”) ci dice che, la piena inclusione dei migranti non è ancora un valore condiviso. Questo pesa non solo sul piano politico, ma anche psicologico e simbolico.
Chi vive tra mondi sente sulla propria pelle che il diritto a “essere” viene concesso o negato arbitrariamente.

⚠️Il referendum di questi giorni non è passato. E la domanda resta:
quanto dolore continuiamo a produrre quando neghiamo un’appartenenza così profonda?

Tra poco ci sarà l' Eid elAdha e sono solita prendermi le ferie per i Eid, perché partecipare alle mie festività religio...
03/06/2025

Tra poco ci sarà l' Eid elAdha e sono solita prendermi le ferie per i Eid, perché partecipare alle mie festività religiose non è solo una questione di fede. È un momento in cui mi riconnetto con le mie radici, con la mia comunità, e con parti profonde della mia identità.

Lavorando in ambito transculturale, so quanto le pratiche spirituali e culturali abbiano un ruolo fondamentale nel benessere psicologico delle persone. Non si tratta solo di "tradizione", ma di appartenenza, continuità, senso.
Sono spazi in cui la storia personale incontra quella collettiva.

Nelle società in cui si tende a separare la sfera privata da quella spirituale, partecipare visibilmente alle proprie festività può diventare anche un atto di affermazione.

È anche questo, per me, il lavoro psicologico: poter abitare le proprie appartenenze senza doverle spiegare o nascondere. E accompagnare le persone a fare lo stesso, nel rispetto delle loro storie e dei loro mondi.

Essere presenti non basta. Bisogna anche contestare, protestare e trasformare. Il messaggio della dott.ssa Samah Jabr è ...
31/05/2025

Essere presenti non basta. Bisogna anche contestare, protestare e trasformare.

Il messaggio della dott.ssa Samah Jabr è risuonato profondamente durante l’incontro di ieri.

Ho avuto il privilegio di partecipare a un dibattito intenso e arricchente, in dialogo con lei e con altri professionisti che – come me – lavorano tra clinica e contesti migratori, con uno sguardo transculturale e critico.

Ne esco con una conferma: la cura, se vuole essere davvero trasformativa, non può essere neutrale.
Come professionista della salute mentale, spesso mi chiedo cosa significhi davvero “prendersi cura” in contesti segnati da ingiustizie, da storie invisibili o non dette.

Come psicologi e psicologhe in Europa, abbiamo la responsabilità di riconoscere i traumi coloniali, interrogare i nostri modelli e costruire pratiche che non si limitino solo ad accogliere, ma anche esporsi. Non solo sostenere, ma anche interrogare.

Ne sono uscita arricchita, con più consapevolezza e ancora più domande

L’ansia non parla a caso.Si attiva proprio dove c’è qualcosa che ti tocca, che conta per te.Nel video ti porto alcuni es...
21/05/2025

L’ansia non parla a caso.
Si attiva proprio dove c’è qualcosa che ti tocca, che conta per te.
Nel video ti porto alcuni esempi.
Forse potresti riconoscerti…
e iniziare ad ascoltarla in modo diverso.

Lo storytelling in psicologia non è solo “raccontare”: è dare senso.Quando raccontiamo una parte della nostra storia com...
25/04/2025

Lo storytelling in psicologia non è solo “raccontare”: è dare senso.

Quando raccontiamo una parte della nostra storia come se fosse una fiaba, un racconto o una metafora, possiamo guardarci da fuori, riconoscere i passaggi fondamentali, notare come siamo cambiati e… capire che tipo di fine vogliamo scrivere.

Le parole curano.

E raccontarsi è un modo potente per rielaborare emozioni e vissuti.

🎉 Felice di condividere qualcosa di speciale! Inizia una bellissima collaborazione con Famiglie SMA APS ETS , un'associa...
16/04/2025

🎉 Felice di condividere qualcosa di speciale!

Inizia una bellissima collaborazione con Famiglie SMA APS ETS , un'associazione che si occupa di supportare le persone affette da atrofia muscolare spinale (SMA), e con il collega , psicologo e coordinatore degli psicologi del Centro Clinico Nemo e autore di un libro di favole che racconta la SMA con dolcezza e profondità.

✨ La SMA (atrofia muscolare spinale) è una malattia che colpisce il sistema nervoso causando una severa debolezza muscolare progressiva, ma quello che ho imparato è che colpisce anche i cuori... di chi ascolta, sostiene, e vive questa realtà ogni giorno.

🧠 Lavorare a stretto contatto con queste famiglie mi ha insegnato quanto sia importante la salute mentale, ma soprattutto mi ha fatto riflettere su quanto il nostro modo di vedere la malattia cambi da cultura a cultura, e che può assumere dei significati distinti a seconda del contesto in cui ci si trova.

🌍 In ogni angolo del mondo, il dolore, la forza, la fragilità e la speranza si esprimono in modi diversi. E questo cambia tutto: dalle parole che usiamo, al tipo di supporto che possiamo offrire.

💬 Ecco perché credo che il dialogo, l’ascolto e la cultura del rispetto siano le armi più potenti per fare la differenza.

🤝 È fondamentale lavorare insieme per garantire che ogni persona, indipendentemente dalla sua condizione, riceva il supporto di cui ha bisogno per vivere una vita piena e soddisfacente.
E ricordare a tutti che la salute mentale conta. Sempre.

❤️ Grazie a chi cammina ogni giorno in questa strada di coraggio. Vi vedo. Vi ascolto. Sono con voi.

Perché è importante saper riconoscere e dare un nome alle emozioni che si provano? 🤔💭 Può esserti capitato di trovarti d...
22/11/2024

Perché è importante saper riconoscere e dare un nome alle emozioni che si provano? 🤔

💭 Può esserti capitato di trovarti di fronte a un conflitto e non capire cosa stessi provando per poterti esprimere, oppure di reagire in modo poco utile e rendertene conto solo dopo esserti calmato/a. Ti viene in mente qualche episodio?
Ecco! Immagina ora se avessi capito ciò che provavi, se avessi verbalizzato le tue emozioni e le avessi condivise con l'interessato/a che vantaggi ci sarebbero stati?🔎

☝️) Comprendere e dare un nome alle nostre emozioni aiuta a regolarle spingendoci ad affrontarle in modo costruttivo e a cercare strategie efficace e sane per gestirle affrontando le nostre esperienze emotive con maggior chiarezza.

✌️) Verbalizzare le emozioni aiuta a riconoscere e assumere la responsabilità delle proprie reazioni, incentivando una comunicazione più matura e consapevole.

👌) Condividere le emozioni con gli altri promuove l'empatia e la comprensione reciproca.

4️⃣) Riconoscere e nominare le emozioni è un passo importante nella crescita personale e nello sviluppo dell'intelligenza emotiva. Permette di riflettere su noi stessi e di comprendere i nostri bisogni e desideri.

🖐) Comprendere e verbalizzare le emozioni durante i conflitti ti permette di esprimere ciò che è importante per te per instaurare relazioni più autentiche.

Questi punti possono esserti di ispirazione per nuovi obiettivi, ma se trovi difficoltà a comprendere e/o gestire le tue emozioni non esitare a chiedermi aiuto! 🤝
P.s sentiti libero/a di scrivermi anche per delle curiosità che riguardano le emozioni!

Ogni passo conta e ti avvicina sempre di più a una vita più leggera ed autentica.
09/10/2024

Ogni passo conta e ti avvicina sempre di più a una vita più leggera ed autentica.

Tutti portiamo con noi vissuti e ricordi che, a volte, diventano delle vere e proprie catene invisibili che ci tengono l...
07/10/2024

Tutti portiamo con noi vissuti e ricordi che, a volte, diventano delle vere e proprie catene invisibili che ci tengono legati in un tempo e in luoghi che non ci appartengono più.
Queste “catene” possono influenzare le nostre scelte e la nostra felicità perchè rappresentano paure, insicurezze o limitazioni auto-imposte che ci impediscono di vivere pienamente.
Si intrecciano con esperienze passate, relazioni interpersonali e norme culturali, rendendo difficile andare avanti e liberarsi può riultare faticoso, perchè comporta numerosi cambiamenti, impegno ed emozioni contrastanti da affrontare.
Il processo può portarci a dover fare i conti con una serie di ostacoli interni ed esterni che possono rendere la transizione complicata.

Una volta che si riesce a superare questi ostacoli, si può provare una sensazione di leggerezza e di gratitudine; e consapevolezza, terapia personale, riflessione e lavoro costante su di sè possono essere le chiavi per aprire la porta della propria autenticità e abbracciare opportunità che prima sembravano inaccessibili vivendo finalmente un'esperienza profondamente liberatoria.

🗨Ci sono delle strategie che possono aiutare a svincolarsene?
Si!
Te ne rivelerò presto qualcuna! 💫

2° parte della storia:"Non ricordo di avere ricevuto alcuna risposta coerente. Con il passare del tempo dimenticai il mi...
03/10/2024

2° parte della storia:

"Non ricordo di avere ricevuto alcuna risposta coerente. Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell’elefante e del paletto, e ci pensavo soltanto quando mi imbattevo in altre persone che si erano poste la stessa domanda.
Per mia fortuna, qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato abbastanza saggio da trovare la risposta giusta:
L’elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.
Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato al paletto. Sono sicuro che, in quel momento, l’elefantino provò a spingere, a ti**re e sudava nel tentativo di liberarsi. Ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui.
Lo vedevo addormentarsi sfinito, e il giorno dopo provarci di nuovo, e così il giorno dopo e quello dopo ancora…
Finché un giorno, un giorno terribile per la sua storia, l’animale accettò l’impotenza rassegnandosi al proprio destino. L’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché, poveretto, crede di non poterlo fare.
Reca impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata subito dopo la nascita.
E il brutto è che non è mai più ritornato seriamente su quel ricordo.
E non ha mai più messo alla prova la sua forza, mai più…

A volte viviamo anche noi come l’elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po’ di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso “non posso, non posso e non potrò mai”.

“Lascia che ti racconti"
di Jorge Bucay

Cosa ti insegna questa storia?
Ti riconosci nel bambino o nell'elefante?
Se non vuoi scrivermelo qui ⬇️, puoi scrivermelo in DM, ti ascolto!👂

"Quando ero piccolo adoravo il circo, mi piacevano soprattutto gli animali. Ero attirato in particolar modo dall’elefant...
02/10/2024

"Quando ero piccolo adoravo il circo, mi piacevano soprattutto gli animali. Ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo quel bestione faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune… Ma dopo il suo numero, e fino a un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato a un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa e forte, mi pareva ovvio che un animale in grado di sradicare un albero potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.
Era davvero un bel mistero.
Che cosa lo teneva legato, allora?
Perché non scappava?
Quando avevo cinque o sei anni nutrivo ancora fiducia nella saggezza dei grandi. Allora chiesi a un maestro, a un padre o a uno zio di risolvere il mistero dell’elefante. Qualcuno di loro mi spiegò che l’elefante non scappava perché era ammaestrato. Allora posi la domanda ovvia: «Se è ammaestrato, perché lo incatenano?»"

Questa è una storia che mi piace tantissimo riportare durante le sedute, quando chi ho davanti crede di essere spacciato! Di non avere una via di uscita o di avere le mani legate, proprio come questo elefante!

Vuoi sapere come continua questa storia? Ricordati domani di sbirciare tra le storie o sul profilo. Chissà cosa sto cercando di dirti 😊

08/06/2024

Alcuni pazienti arrivano, altri vanno via. Noi psicologi siamo figure di passaggio nella vita delle persone.

Soffriamo con loro, ci emozioniamo, veniamo a conoscenza di pensieri inconfessabili e siamo custodi di segreti intimi. Le incontriamo in un modo e le salutiamo cambiate a fine percorso. Se abbiamo lavorato bene come coppia terapeutica, vediamo i nostri pazienti più sicuri, adesso pronti ad affrontare quelle difficoltà prima insormontabili. Un po' come dei genitori amorevoli, a questo punto dobbiamo lasciarli andare. Fa uno strano effetto, c'è sempre un po' di nostalgia, ma sentirsi dire accompagnato da un sorriso "grazie di tutto dottore, adesso vorrei provare a farcela da solo/a" rimane la soddisfazione più bella.

Siamo figure di passaggio ma in quella fase ci prendiamo cura della psiche, che poi vuol dire "anima".

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