
11/06/2025
Il tema della cittadinanza, nel dibattito pubblico, viene spesso trattato come un fatto burocratico o politico, mentre per chi lo vive sulla propria pelle è un’esperienza esistenziale e psichica. Lo si ascolta nelle narrazioni personali: la cittadinanza, prima che un foglio, è un simbolo. È il diritto di sentirsi riconosciuti.
La salute mentale è intrecciata con questi riconoscimenti sociali. I vissuti migratori, già di per sé complessi, si aggravano quando lo Stato nega un simbolo di legittimazione così fondamentale. La questione della cittadinanza non è neutra: è un atto simbolico potente, capace di curare o ferire.
Il fatto che il referendum sia fallito anche sul quesito della cittadinanza (con un buon 34% di “no”) ci dice che, la piena inclusione dei migranti non è ancora un valore condiviso. Questo pesa non solo sul piano politico, ma anche psicologico e simbolico.
Chi vive tra mondi sente sulla propria pelle che il diritto a “essere” viene concesso o negato arbitrariamente.
⚠️Il referendum di questi giorni non è passato. E la domanda resta:
quanto dolore continuiamo a produrre quando neghiamo un’appartenenza così profonda?