Nutrizione Oncologica De Laurentiis

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VITAMINA B3La vitamina B3, anche detta Niacina o PP, fa parte delle vitamine definite IDROSOLUBILI, ovvero vitamine solu...
12/12/2023

VITAMINA B3

La vitamina B3, anche detta Niacina o PP, fa parte delle vitamine definite IDROSOLUBILI, ovvero vitamine solubili in acqua. Questa caratteristica le rende non accumulabili nell’organismo e devono quindi essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione.
Gli alimenti che maggiormente contengono questa vitamina sono carni bianche, spinaci, arachidi, fegato di manzo, lievito di birra e alcuni pesci quali spada, tonno e salmone.
E’ fondamentale per il corretto funzionamento energenitico delle cellule, infatti interviene nel proces-so di digestione degli alimenti. Inoltre è nota favorire la circolazione sanguigna, funge da protettivo per la pelle e svolge un ruolo fondamentale in relazione al funzionamento del sistema nervoso.
La carenza di questa vitamina, è stata associata a disturbi digestivi e neurologici, depres-sione e mal di testa ricorrente, oltre a problemi di pelle. Normalmente però in una dieta equilibrata è facile raggiungere il fabbisogno necessario di 16mg
ONCOLOGIA: In numerosi studi la sua integrazione è stata correlata ad una migliore ri-sposta alle terapie oncologiche in MELANOMA e numerosi tumori del tratto GASTRICO. Inoltre, la sua integrazione, migliora le neuropatie che sono un effetto collaterale di molti trattamenti chemioterapici.

GLI ALIMENTI ULTRA-PROCESSATI CREANO DIPENDENZA COME IL FUMO E ALCOLGli alimenti ultra-processati possono creare dipende...
02/11/2023

GLI ALIMENTI ULTRA-PROCESSATI CREANO DIPENDENZA COME IL FUMO E ALCOL

Gli alimenti ultra-processati possono creare dipendenza come il fumo o l’alcol. Questo quanto suggerito da una ricerca da poco pubblicata sul British medical journal.

Gli Autori, nelle loro conclusioni, sottolineano come gli esseri umani consumino compulsivamente cibi ricchi di carboidrati raffinati e grassi, che trovano altamente gratificanti e attraenti al pari di sostanze che creano dipendenza come, per esempio, la nicotina.

La ricerca ha preso in esame due revisioni sistematiche che includevano 281 studi provenienti da 36 paesi. Da questi dati, secondo gli standard della Yale food addiction scale, si stima che la dipendenza da alimenti ultra-processati si verifichi nel 14% degli adulti e nel 12% dei bambini. Per fare un confronto, gli autori sottolineano che i livelli di dipendenza da altre sostanze legali negli adulti sono del 14% per l'alcol e del 18% per il tabacco. Il livello del 12% per i bambini è, invece, “senza precedenti”.

La Yale Food Addiction Scale valuta 11 criteri sintomatici per il disturbo da uso di sostanze, tra cui la capacità di controllo sull’assunzione, il desiderio, l’astinenza e l’uso continuato nonostante gli esiti negativi.

La prevalenza della dipendenza da cibo raggiunge il 32% nelle persone con obesità che si sottopongono a chirurgia bariatrica e oltre il 50% in quelle con disturbo da alimentazione incontrollata.

Pur sottolineando che non tutti gli alimenti possono creare dipendenza, gli autori dello studio hanno identificato i più a rischio, a partire da quelli con alti livelli di carboidrati raffinati o grassi aggiunti, come dolci e snack salati, sui quali convergono i maggiori indizi legati a comportamenti di dipendenza, come assunzione eccessiva, perdita di controllo sul consumo, voglie intense e uso continuato nonostante le conseguenze negative.

“Carboidrati raffinati e grassi determinano livelli di dopamina extracellulare nello striato cerebrale simili a quelli osservati con sostanze che creano dipendenza come la nicotina e l’alcol”, hanno riferito i ricercatori.

Gli autori dello studio sottolineano come gli alimenti ultra-processati rappresentino la principale fonte di carboidrati raffinati e grassi aggiunti nella moderna offerta alimentare. La combinazione che ne sortisce sembra avere un effetto sui sistemi di ricompensa del cervello. Anche la velocità con cui gli alimenti ultra-processati forniscono carboidrati e grassi all’intestino può essere alla base del potenziale rischio di dipendenza, come accade per altre sostanze che arrivano più rapidamente al cervello. Ecco perché una sigaretta, che trasporta rapidamente nicotina al cervello, crea più dipendenza di un cerotto alla nicotina a rilascio lento.

Secondo lo studio, anche gli additivi possono contribuire alla dipendenza da alimenti ultra trasformati, molti dei quali contengono additivi aromatizzanti che aumentano il gusto dolce e salato.

“Esistono ormai dati consistenti sulla rilevanza clinica della dipendenza da cibo” commentano, in conclusione, gli Autori. “Rimane da chiarire in maniera definita quali siano i tipi di alimenti che creano dipendenza. Classificarli secondo questo criterio, potrebbe cambiare l’atteggiamento sul fronte normativo e delle etichettature”.

(Nutrimento e Supplemento)

LE PROMESSE DELLE SOSTANZE NATURALI CON AZIONE ANTI-ANGIOGENESIL'angiogenesi rappresenta uno stadio chiave dell'infiamma...
15/07/2023

LE PROMESSE DELLE SOSTANZE NATURALI CON AZIONE ANTI-ANGIOGENESI

L'angiogenesi rappresenta uno stadio chiave dell'infiammazione e della fibrosi in caso di epatopatie. contribuendo alla progressione e al rimodellamento della fibrosi stessa e aggravando il quadro cinico. Per far fronte a questa insidia, attualmente vengono utilizzati molti farmaci anti-angiogenici, principalmente inibitori della tirosin-chinasi e anticorpi monoclonali, spesso costosi o tossici, il che ne limita l'uso in molti casi.
Una recente review pubbicata su Nutrients da ricercatori dell’Università di Salerno, ha passato in rassegna diverse sostanza naturali che hanno mostrato effetti anti-angiogenetici, per il momento, però, soltanto sul fronte pre-clinico.
Diverse le molecole oggetto di studio, a partire dalla quercetina, flavonoide promettente per i suoi effetti antinfiammatori e antifibrotici. A seguire, la silibina, flavonolignano estratto dal cardo mariano e la breviscapina, miscela grezza di diversi flavonoidi presenti nell’erba cinese Erigeron breviscapus: studi recenti mostrano che protegge dal danno epatico riducendo la secrezione di citochine proinfiammatorie e lo stress ossidativo. Inoltre, è stato dimostrato che la scutellarina, il componente principale della breviscapina, regola il metabolismo dei lipidi e riduce lo stress ossidativo in caso di steatosi epatica non alcolica (Nafdl).
Als-L1023 è n estratto isolato da Melissa officinalis, noto in medicina naturale come agente anti-angiogenico. I dati sui modelli animali hanno portato a uno studio clinico di fase IIa in corso che coinvolge pazienti con Nafdl.
La stessa curcumina ha mostrato proprietà anti-angiogeniche in diversi modelli sperimentali di danno epatico, così come il sulforafano, composto organosulfureo del gruppo degli isotiocianati, presente in alte concentrazioni nelle verdure crucifere come broccoli e cavolfiori, ha dimostrato di inibire l'angiogenesi in cellule umane tumorali di prostata e fegato.
Studi sulla cordicepina, un derivato dell'adenosina, antimetabolita e antibiotico del fungo Cordyceps militaris, ne hanno evidenziato la capacità di sopprimere la produzione di citochine proinfiammatorie e di attenuare la steatopatite non alcolica (Nash) contrastando l'infiammazione e la fibrosi.
Si segnalano, poi, il metossieugenolo, composto presente nella propoli rossa brasiliana, prodotta dalle api Apis mellifera, con studi in vivo su modelli di fibrosi epatica che mostrano un’attenuazione del processo infiammatorio e della fibrosi, la naringenina, flavone particolarmente abbondante negli agrumi, con evidenze di effetti antinfiammatori, antiossidanti e ipolipidemizzanti, che sono fattori protettivi per la Nafld, e l’acido ferulico, ampiamente diffuso in cereali, verdure con studi recenti che mostrano effetti epatoprotettivi, attraverso un miglioramento del metabolismo lipidico e dello stato infiammatorio.
Pe quanto riguarda la betaina, sostanza naturale estratta dalla barbabietola da zucchero, alcuni studi ne hanno mostrato la capacità di sopprimere l’espressione di geni legati a fattori angiogenetici, mentre, sul fronte catechine, diversi studi su modello animale mostrano come il trattamento con estratto di tè verde abbia ridotto significativamente danno epatico, stress ossidativo, risposta infiammatoria ed espressione di tutti i marcatori pro-fibrogenici analizzati.
La puerarina, composto naturale estratto dalla Pueraria lobata, nei ratti ha mostrato capacità di regolare l’accumulo di lipidi epatici, il resveratrolo ha migliorato la funzionalità epatica endoteliale in ratti cirrotici e il fucoidano, contenuto in notevole quantità nell'Alga bruna, ha mostrato in vitro una significativa capacità di bloccare la crescita dei microvasi tanto da essere valutato in combinazione con farmaci anti-angiogenici quali sorafenib e bevacizumab.
Il carnosolo e l'acido carnosico, infine, diterpeni fenolici presente in particolar modo nel rosmarino, si sono dimostrati in grado di modulare diverse fasi rilevanti del processo angiogenico.
“La ricerca in questo campo sembra molto promettente e potrebbe portare alla scoperta di nuovi bersagli per agenti anti-angiogenici sintetici più selettivi ed efficaci”, sottolineano gli Autori. “Tra le criticità, segnaliamo quella relativa alla biodisponibilità dei prodotti naturali, in quanto presentano scarsa solubilità in acqua e basso tasso di assorbimento”.

Nut&Sup

REVIEW COCHRANE: SÌ AI MIRTILLI ROSSI NELLA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI URINARIENutraceutici a base di mirtilli rossi, d...
22/05/2023

REVIEW COCHRANE: SÌ AI MIRTILLI ROSSI NELLA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI URINARIE

Nutraceutici a base di mirtilli rossi, dai succhi agli integratori, si confermano un’ottima strategia per ridurre il rischio di infezioni del tratto urinario (Ivu). A rivelarlo, un aggiornamento di una review Cochrane la cui precedente versione, del 2012, aveva invece messo in discussione l’efficacia dell’approccio. Ora, invece, tutto viene ribaltato, alla luce di altri 50 studi presi in esame, per un totale di cica 9 mila persone coinvolte.

Gli studi interessati includevano 26 metanalisi e, nella stragrande maggioranza dei casi, confrontavano prodotti a base di mirtilli rossi con un placebo o nessun trattamento.

I risultati parlano chiaro: il succo di mirtillo rosso, piuttosto che integratori derivati dal frutto, riducono del 26% il rischio di recidiva di Ivu sintomatiche nelle donne, del 54% nei bambini e del 53% nelle persone suscettibili a Ivu a seguito di interventi chirurgici o radioterapici.

Nessun beneficio evidente, invece, per anziani, donne in gravidanza o nelle persone con disturbi legati a problemi di svuotamento della vescica.

“I mirtilli rossi contengono proantocianidine in grado di inibire l'adesione di Escherichia coli alle cellule uroteliali che rivestono la vescica”, sottolinea Jonathan Craig, Vicepresidente del College of medicine & public health della Flinders University a Bedford park, in Australia e coordinatore della ricerca. “I prodotti a base di mirtillo rosso sono stati ampiamente utilizzati per diversi decenni per prevenire le infezioni. Il nostro è il quinto aggiornamento di una review pubblicata per la prima volta nel 1998 e aggiornata nel 2003, 2004, 2008 e 2012. I benefici ora appaiono chiari, una volta presi in esame i dati clinici più recenti. Le nuove prove, dunque, mostrano che il succo di mirtillo rosso può prevenire l'infezione del tratto urinario. Sono, però, necessari ulteriori studi per chiarire al meglio chi può trarne maggior beneficio”.

Nut&Sup

Vitamina B2La vitamina B2, anche chiamata RIBOFLAVINA, è una vitamina idrosolubile (si scioglie nell’acqua) e quindi non...
09/05/2023

Vitamina B2
La vitamina B2, anche chiamata RIBOFLAVINA, è una vitamina idrosolubile (si scioglie nell’acqua) e quindi non può essere accumulata nell’organismo ma deve essere assunta regolarmente con l’alimentazione. Le maggiori fonti di vitamina B2 , o riboflavina, sono i formaggi, e in generale il latte e i suoi derivati, le uova, il lievito di birra, i funghi e i semi oleosi e naturalmente i vegetali a foglia verde ed il fegato.
Sotto la forma di Flavina Mononucleotide (FMN) e di Flavina Adenina Dinuclotide (FAD), la vitamina B12 è indispensabile per la respirazione cellulare e per il metabolismo cellulare. Assolve la funzione di rilasciare al corpo umano la giusta dose di energia necessaria all’esecuzione dei compiti quotidiani e alla crescita. La sua carenza infatti, ha come effetto collaterale, una forte astenia e un ritardo della crescita nei bambini. Inoltre è stato ampiamente dimostrato il suo ruolo come rimedio nelle emicranie. Quando la patologia è ricorrente e cronica, in molti paesi viene integrata regolarmente con ottimi risultati.
INDICAZIONI NEI TUMORI:
Grazie al suo ruolo nel rilascio dell’energia per la cellula, è stato dimostrato un ruolo importante per la vitamina B2, per la produzione dell’energia necessaria a “sfamare” le cellule tumorali (che crescono molto velocemente e sono sempre ‘’affamate’’).
Un team di ricercatori britannici ha individuato un composto che è in grado di bloccare il processo di crescita delle staminali tumorali (le cellule da cui poi si sviluppano tutte le cellule tumorali) interferendo con l’attività della B2 nei mitocondri (che sono le centrali energetiche delle cellule) in esse contenute. Il composto individuato dai ricercatori è il Difenileneiodonio Cloruro (DPI), risultato in grado di ridurre del 90% la quantità di energia prodotta dai mitocondri delle cellule tumorali. Questi dati tuttavia, benchè molto incoraggianti, sono solo preliminari e provengono da studi condotti in vitro (su cellule in coltura) e su topi. Serviranno ulteriori ricerche prima di poter utilizzare il DPI nell’uomo, ma questo ci da un indizio sul NON integrarla assolutamente nelle patologie oncologiche.

EFSA: IL BISFENOLO A NEGLI ALIMENTI È UN RISCHIO PER LA SALUTEL’esposizione al bisfenolo A (Bbpa) tramite gli alimenti c...
07/05/2023

EFSA: IL BISFENOLO A NEGLI ALIMENTI È UN RISCHIO PER LA SALUTE
L’esposizione al bisfenolo A (Bbpa) tramite gli alimenti costituisce una preoccupazione per la salute dei consumatori di tutte le fasce d’età e la soglia giornaliera tollerabile (Dgt) va abbassata di circa 20 mila volte. Questa la valutazione degli esperti scientifici Efsa, a conclusione di un’accurata valutazione delle evidenze scientifiche e alla luce dei contributi ricevuti da una pubblica consultazione, che hanno evidenziato possibili effetti nocivi a carico del sistema immunitario.
Come noto, il Bpa è una sostanza chimica usata per produrre plastiche e resine. Tra queste, il policarbonato, un tipo di plastica trasparente e rigida che si usa per produrre contenitori riutilizzabili per distributori d’acqua, bevande e conservazione di alimenti. Viene usato anche per produrre resine impiegate in pellicole e verniciature interne per lattine e contenitori destinati a cibi e bevande. In quantità esigue, dunque, può trasmigrare verso gli alimenti e le bevande; per questo motivo gli scienziati dell’Efsa ne rivedono periodicamente la sicurezza.
“Fin dal 2006, data della nostra prima valutazione completa del rischio relativo alla sostanza, i nostri scienziati hanno analizzato periodicamente e in modo molto approfondito la sicurezza del Bpa”, dice Claude Lambré, presidente del gruppo di esperti sui materiali a contatto con gli alimenti, gli enzimi, gli aromatizzanti e i coadiuvanti tecnologici dell’Efsa. “Per il riesame abbiamo vagliato una grande quantità di pubblicazioni scientifiche, tra cui oltre 800 nuovi studi pubblicati dal gennaio 2013. Questo ci ha permesso di orientarci tra notevoli elementi di incertezza circa la tossicità del Bpa. Negli studi abbiamo osservato nella milza un aumento della percentuale dei linfociti del tipo T helper. Questi svolgono un ruolo chiave nei nostri meccanismi cellulari immunitari e un aumento di questo tipo potrebbe portare allo sviluppo di infiammazione allergica polmonare e malattie autoimmuni”.
La nuova soglia di attenzione
Rispetto alla precedente valutazione del 2015, il gruppo di esperti dell’Efsa ha abbassato in modo significativo la Dgt del Bpa, ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente per tutta la vita senza rischi sensibili per la salute. Nel 2015 gli esperti avevano stabilito una Dgt temporanea a causa degli elementi di incertezza nelle evidenze, sottolineando la necessità di ulteriori dati sugli effetti tossicologici del Bpa. Il riesame ha toccato la maggior parte di tali carenze e i restanti elementi di incertezza sono stati presi in considerazione nello stabilire la nuova Dgt, che hanno stabilito in 0,2 nanogrammi, in sostituzione del precedente livello temporaneo di 4 microgrammi, per chilogrammo di peso corporeo al giorno: un valore di circa 20 mila volte più basso. Confrontando la nuova Dgt con le stime dell'esposizione dei consumatori al Bpa tramite l'alimentazione, gli scienziati hanno concluso che sia l'esposizione media che quella elevata al Bpa superano la nuova Dgt per tutte le fasce di età, costituendo così motivo di preoccupazione per la salute.
La parola, ora, passa alla Commissione europea e agli Stati membri, cui spetta il compito di fissare le soglie quantitative di una sostanza chimica che può trasmigrare dalle confezioni alimentari ai prodotti.
-Nut&Sup-

Sul ruolo dell’integrazione delle vitamine in pazienti oncologici, c’è ancora molta confusione, sia tra i pazienti, che ...
13/04/2023

Sul ruolo dell’integrazione delle vitamine in pazienti oncologici, c’è ancora molta confusione, sia tra i pazienti, che tra gli stessi oncologi. Per questo motivo ho deciso di scrivere e pubblicare una serie di articoli in cui chiarisco il ruolo di ognuna di esse e presenterò anche le controindicazioni e/o i vantaggi specifici nei pazienti oncologici alla luce di una revisione della letteratura scientifica.
Al fine di essere chiara e utile, sottolineo il concetto che utilizzo con tutti i miei pazienti:
APPOGGIO L’UTILIZZO DI UN INTEGRATORE (IN questo caso vitamine) SOLO DOVE è DIMOSTRATO CHIARAMENTE CHE NON interagisce CON I FARMACI CHEMIO/IMMUNO/RADIO TERAPICI.
DOVE NULLA SI E’ SPERIMENTATO A RIGUARDO DELLE INTERAZIONI, NE SCORAGGIO L’UTILIZZO PER EVITARE DI ANNULLARE IL BENEFICIO delle TERAPIE.

VITAMINE DEL GRUPPO B:
Vitamina B1

La vitamina B1 (o tiamina), come le altre del gruppo B, si scioglie nell'acqua ed è quindi definita idrosolubile. Viene assorbita nell’intestino e depositata nel fegato come riserva.

Ha diverse funzioni, ma le più importanti sono:
- ricavare energia dalle sostanze nutritive. Infatti interviene nel processo di trasformazione (metabolismo) dei carboidrati, delle proteine e dei grassi.
- favorire la crescita, lo sviluppo e la funzione delle cellule. In particolar modo per cervello e sistema nervoso.
- Viene da sempre chiamata “vitamina del Morale” per la sua capacità di condizionare in positivo l’attitudine mentale delle persone. La carenza provoca deperimento, tanto quanto la sua giusta presenza provoca capacità di attenzione elevata e anche di apprendimento individuale. Per questo è considerata una vitamina fondamentale nel periodo di crescita dei bambini.
La vitamina B1 si trova in maggiori quantità in LIEVITO, LEGUMI, CARNE (soprattutto DI MAIALE), UOVA E RISO INTEGRALE O BASMATI .
INDICAZIONI NEI TUMORI:
- E’ dimostrata la possibile carenza in pazienti post gastrectomia (dopo circa 6 mesi). Dopo tale periodo, in tali pazienti, si suggerisce il dosaggio ematico
- Ad alti dosi induce l’attivazione della caspasi-3, una proteina che induce la morte cellulare. Per tale capacità, in diversi tumori è stato dimostrato che la sua integrazione ad alte dosi ha un significativo effetto antitumorale.

- NNutrizione Oncologia de Laurentiis

FARINE D’INSETTI, L’ESPERTO: OCCHIO A ISTERIA COLLETTIVAAl di la del pensiero prevenuto di ognuno di noi, di seguito alc...
01/04/2023

FARINE D’INSETTI, L’ESPERTO: OCCHIO A ISTERIA COLLETTIVA

Al di la del pensiero prevenuto di ognuno di noi, di seguito alcune guide per districarvi meglio.

Il Governo ha presentato quattro decreti interministeriali che introdurranno etichette informative sui prodotti che contengono o derivano da insetti. Le nuove norme prevedono un’etichettatura specifica sulla provenienza del prodotto, sui quantitativi di farine di insetti presenti e sugli allergeni, oltre che una scaffalatura apposita nei negozi, come per gli alimenti biologici o senza glutine. Ad annunciarlo, nei giorni scorsi, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida in una conferenza stampa congiunta insieme al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso e della Salute, Orazio Schillaci.
La firma sui decreti segue le intese raggiunte in Conferenza Stato Regioni sulle indicazioni obbligatorie per l'immissione in commercio di alimenti contenenti quattro farine di insetti: farina di grillo, farina Alphitobius diaperinus (larve), farina di Tenebrio molitor (tarme) e farina di Locusta migratoria.
“Ci si può nutrire di quello che più si ritiene idoneo ma per quanto riguarda la farina di insetti pensiamo serva un'etichettatura che specifichi in modo puntuale e visibile quali prodotti hanno derivazione da questi insetti", dice Lollobrigida.
Il Ministro Urso: “Alla base dei provvedimenti, firmati oggi, vi è il principio della trasparenza su cui si fonda la capacità di scelta di consumatori che devono sapere come un prodotto è stato realizzato, da dove proviene e con cosa è fatto per essere liberi di utilizzare o meno un prodotto".
Orazio Schillaci: "Vigileremo con i Nas sul pieno rispetto delle disposizioni annunciate oggi, sia per quanto riguarda il divieto dell'utilizzo di farine di insetti in alimenti tipici della dieta mediterranea come pizza e pasta, sia per quanto riguarda la conformità dell'etichettatura dei prodotti che li contengono e che dovrà esser visibile e chiara. Chi acquista questi prodotti a base di farine di insetti deve sapere che c'è un rischio di allergia, anche se adesso non sappiamo quantificare quanto nello specifico".
Spisni (Unibo): nessun pericolo. Scelga il consumatore
Abbiamo chiesto un commento a Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione presso l’Università di Bologna: “Il rischio di sviluppare allergie esiste per qualunque alimento che una persona introduce per la prima volta nella sua dieta. Vale per la prima volta che assaggiamo il maracuja o il mangustano e vale anche per il grillo. Siccome gli insetti hanno proteine simili come sequenza amminoacidica e come struttura a quelle dei crostacei, è possibile che chi già soffre di allergia ai crostacei sia allergico anche alla farina di grillo. Anche chi ha forte allergia agli acari potrebbe avere problemi con queste farine, anche se le allergie agli inalanti sono diverse da quelle alimentari, come dimostrano l’allergia alle graminacee inalate e quella alimentare al grano. Detto ciò, questi rischi sono stati molto ben considerati dal panel di scienziati Efsa che ha autorizzato il consumo delle farine di grillo. Per quanto riguarda il merito dei provvedimenti governativi, i crostacei, che insieme ai molluschi sono tra i principali allergeni per l’uomo, non mi pare che vengano “ghettizzati” e posti su banconi del pesce separati, ben lontani da orate e branzini. Quanto all’etichettatura, in Italia e in Europa era già stata resa obbligatoria per le farine di grillo, quindi da questo punto di vista i provvedimenti governativi non hanno di fatto apportato modifiche a quanto già stabilito dal panel Efsa. Nessun ricercatore ha mostrato dubbi sulla commestibilità e sui valori nutrizionali, piuttosto elevati, della farina di grillo. Di pubblicazioni scientifiche che dimostrino qualche tipo di pericolosità per questa farina, semplicemente, non ce ne sono. Poi, anche se per noi europei si tratta di un alimento nuovo, i grilli e le larve di grillo vengono consumati in molti paesi del mondo da migliaia di anni e i dati epidemiologici sono più che rassicuranti anche dal punto di vista delle allergie, molto più rare di quelle a crostacei, molluschi, latte o uova. Credo, quindi, che, tutto sommato, possiamo parlare di un fenomeno ascrivibile a “isteria collettiva da gastronazionalismo” più che a qualche tipo di sottolineatura di un pericolo reale. Poi, nessuno obbliga nessuno ad acquistare o mangiare farina di grillo. È una libera scelta di chi si attiene a pareri scientifici fondati ed è curioso di assaggiare qualcosa di esotico, nuovo ed ecologicamente molto sostenibile”.

RISCHIO PER LA SALUTE: FARI PUNTATI SU NITRITI E NITRATINessun beneficio per la salute. Anzi, un potenziale rischio per ...
20/03/2023

RISCHIO PER LA SALUTE: FARI PUNTATI SU NITRITI E NITRATI

Nessun beneficio per la salute. Anzi, un potenziale rischio per l’insorgenza di diabete di tipo 2. Bocciatura senza appello per nitriti e nitrati quella che giunge da uno studio pubblicato di recente su Plos Medicine.

Parliamo di sostanze presenti naturalmente nell'acqua e nel suolo, assunte attraverso il cibo ma utilizzate anche come additivi alimentari, principalmente nelle carni lavorate, per aumentare la durata di conservazione ed evitare contaminazioni batteriche.

Studi in vitro e su modelli animali ne hanno indagato benefici e rischi in relazione all'insorgenza del diabete di tipo 2 (T2D), ma, a oggi, mancano dati epidemiologici e clinici.

Ecco così che i ricercatori hanno effettuato un ampio studio prospettico su un gruppo di 104.168 adulti francesi. L'età media dei partecipanti era di 42,7 anni a inizio studio e sono stati seguiti per circa sette anni. I partecipanti hanno completato questionari dettagliati sulle abitudini dietetiche. Durante il periodo di follow-up, in 969 hanno sviluppato diabete.

Una volta effettuata una correzione dei dati per potenziali elementi confondenti (Bmi, stile di vita, altri fattori dietetici che non fossero il consumo di nitriti a nitrati), i risultati hanno evidenziato che il terzile a consumo maggiore di nitriti presentava un rischio di sviluppare diabete del 27% più alto rispetto al terzile a consumo più basso. Quando poi si è andati a indagare gli additivi come fonte di nitriti, chi ne consumava di più correva un rischio del 53% più alto rispetto a chi non ne consumava. Nessuna correlazione, invece, tra consumo di nitrati e insorgenza di diabete.

“I risultati di questa ampia coorte prospettica non evidenziano alcun potenziale beneficio per nitriti e nitrati nella dieta”, commentano gli Autori. “Abbiamo invece visto come una maggiore esposizione ai nitriti, sia dagli alimenti che come additivi, si associ a un rischio più elevato di T2D, fornendo un ulteriore contributo al dibattito sulla sicurezza di queste sostanze e la necessità di interventi normativi che ne limitino l’uso come additivi alimentari. ..”.

Nutrienti&Supplementi

CIBI ULTRAPROCESSATI: FARI PUNTATI SU RISCHIO TUMORE OVARICO E MAMMARIOCibi ultraprocessati (Upf) nuovamente sotto accus...
27/02/2023

CIBI ULTRAPROCESSATI: FARI PUNTATI SU RISCHIO TUMORE OVARICO E MAMMARIO

Cibi ultraprocessati (Upf) nuovamente sotto accusa: aumentano il rischio di insorgenza dei tumori e la mortalità correlata, in particolare per quanto rigarda ovaio e mammella. A segnalarlo, i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Imperial college di Londra e pubblicati di recente su eClinical Medicine.
La ricerca ha preso in esame i dati sulle abitudini nutrizionali tra il 2009 e il 2012 di 200 mila soggetti (età compresa tra 40 e 69 anni) all’interno della Uk Biobank, seguendoli, poi, per 10 anni, sino al 31 gennaio 2021. Gli alimenti consumati sono stati classificati in base al grado di lavorazione utilizzando il sistema Nova. Il consumo individuale di Upf è stato espresso come percentuale dell'assunzione totale di cibo (g/die). Nel tempo, sono stati incrociati i dati tra consumo di Upf e insorgenza e mortalità per 34 tipi di cancro differenti.
Il consumo medio di Upf nella dieta giornaliera è risultato del 22,9%. Nel corso dei 10 anni di follow up, si sono verificati circa 16 mila casi di cancro, con 4 mila decessi correlati. Ogni incremento di 10 punti percentuali nel consumo giornaliero di Upf corrispondeva a un aumento del 2% del rischio di sviluppare un tumore di qualsiasi natura. Per il tumore ovarico, il rischio di incidenza aumentava del 19% e di mortalità del 30%, mentre per la mammella la mortalità cresceva del 16%.
“I nostri risultati confermano quanto già noto sull'importanza di una dieta sana nel ridurre il rischio di cancro", sottolinea Eszter Vamos, docente presso la School of public health dell'Imperial College di Londra e coordinatore della ricerca. "Gli alimenti ultra-processati possono aumentare il rischio di cancro in più modi e abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per chiarire bene il quadro. Sicuramente, hanno qualità nutrizionale scadente: sono spesso ricchi di sale, zuccheri e grassi nocivi, nonché poveri di fibre e favoriscono l'obesità e l’infiammazione, noti fattore di rischio per molti tipi di cancro. Possono anche contenere cancerogeni come alcuni additivi alimentari o sostanze chimiche generate durante la lavorazione o presenti nelle confezioni. Il nostro è il primo studio che valuta la correlazione tra consumo di alimenti ultra-elaborati e incidenza di diversi tipi di cancro, in particolare quello ovarico. Abbiamo, però, bisogno di dati su altre popolazioni per confermare questi risultati”.

FUNGHI MEDICINALI: OCCHIO ALLA QUALITÀIl mercato dei funghi medicinali offre un arsenale di prodotti proposti per la pre...
20/02/2023

FUNGHI MEDICINALI: OCCHIO ALLA QUALITÀ
Il mercato dei funghi medicinali offre un arsenale di prodotti proposti per la prevenzione di numerose malattie o fattori di rischio. Sebbene siano considerati tali da non destare preoccupazione, una recente ricerca pubblicata su Nutrients (Autori: S. Risoli, C. Nali, S. Sarrocco, A. Cicero, A. Colletti, F. Bosco, G. Venturella, A. Gadaleta, I. Marcotuli) ne ha messo in evidenza alcuni limiti in grado di minarne l’efficacia e la sicurezza. Ne abbiamo parlato con Alessandro Colletti, del dipartimento di Scienza e Tecnologia del farmaco all’ Università degli studi di Torino.
Dr. Colletti, perché avete deciso di concentrare la vostra attenzione sui funghi medicinali?
I funghi medicinali sono ben noti alla comunità scientifica per avere diversi benefici per la salute in quanto caratterizzati da un'ampia gamma di attività farmacologiche, tra cui azioni ipolipemizzanti, antipertensive, antidiabetiche, antimicrobiche, antiallergiche, antinfiammatorie, antitumorali, immunomodulanti, neuroprotettive e osteoprotettive. A tal proposito, il crescente interesse per la micoterapia comporta un forte impegno da parte della comunità scientifica nel proporre integratori di sicura origine e purezza genetica, oltre che nel promuovere studi clinici per valutarne i reali effetti sull'uomo. In Europa i funghi medicinali sono commercializzati principalmente sotto forma di integratori alimentari come componenti singoli o in combinazione con altri nutraceutici. In questo contesto, la prima peculiarità che li contraddistingue è la sicurezza stabilita attraverso la storia del consumo che caratterizza lo specifico fungo. Tuttavia, la coltivazione di funghi medicinali su larga scala viene effettuata principalmente in Cina, dove la maggior parte degli impianti di produzione non dispone di buone pratiche di fabbricazione riconosciute a livello internazionale, nonostante molte aziende europee che vendono micoterapici siano rifornite da produttori cinesi. Ciò è particolarmente evidente in Italia, dove viene commercializzato un arsenale di prodotti a base di funghi sotto forma di polveri ed estratti non sempre di origine accertata e talvolta di dubbia identificazione tassonomica, e quindi non rispondenti ai criteri qualitativi richiesti.
Che tipo di indagine avete condotto?
Al fine di analizzare la composizione di alcuni dei principali integratori a base di funghi attualmente disponibili sul mercato italiano e regolarmente utilizzati per le loro proprietà nutritivo-fisiologiche, 19 campioni, commercializzati da sei diverse aziende, sono stati sottoposti ad analisi molecolari e biochimiche volte a identificare le specie di funghi utilizzate per estrarre l'ingrediente bioattivo, quantificare il contenuto di ergosterolo (Erg, ndr) e di glucani totali e controllare l'eventuale presenza di composti pericolosi, quali micotossine e metalli pesanti. I campioni erano costituiti da integratori alimentari commercializzati sotto forma di polvere incapsulata e sono stati utilizzati tal quali, senza alcuna alterazione, e non scaduti.
Quali sono le principali criticità (problematiche) emerse?
Abbiamo evidenziato, attraverso l'analisi genetica, un grande mismatch (mischione) tra le etichette di alcuni prodotti commerciali a base di Ganoderma lucidum, Agaricus blazei e Grifola frondosa e l'identificazione delle sequenze, rilevando, invece, un'alta percentuale di omologia con G. resinaceum, G. sichuanense, A. subrugescens e Cordyceps militaris. Inoltre, l'analisi Aft (Aflatoxine, ndr) ha mostrato la presenza di tracce di micotossine con alcuni casi in cui la concentrazione di Aft è risultata superiore a quella consentita dal Regolamento CE n. 1881/2006 sui livelli massimi di contaminazione totale da Aft negli alimenti. Tutto ciò è particolarmente rilevante in quanto i dosaggi di funghi dimostratisi efficaci sui parametri di salute umana sono elevati e l'efficacia è stata osservata principalmente per esposizioni di medio-lungo periodo per cui dovrebbero essere garantiti i più alti profili di sicurezza.
Per quanto riguarda il contenuto di glucani?
I risultati hanno mostrato variabilità nelle diverse specie e tra capsule dello stesso lotto. In dettaglio, i valori andavano da 19,15 a 60,05 g 100 g−1, con un valore medio complessivo di 38,71 g 100g−1. I risultati ottenuti dall'analisi del contenuto di glucani confermano la disomogeneità all'interno dei lotti, come osservato dall'analisi sull'ergosterolo, un buon indicatore della biomassa fungina. Inoltre, è stata osservata una grande variabilità nei risultati ottenuti dallo stesso campione, evidenziando l'impossibilità di fare affidamento sul prodotto in termini di quantità di principio attivo.
Quali conclusioni si possono trarre da questa vostra analisi?
Tutti gli aspetti citati possono influire negativamente sull'efficacia del prodotto finale. Infatti, l'utilizzo di estratti standardizzati e titolati è fondamentale affinché il trattamento sia efficace e riproducibile nel tempo. Standardizzare significa uniformare. L'utilizzo di estratti standardizzati, che garantiscano un contenuto costante e ripetibile di principi attivi in ogni lotto di produzione, consente di garantire la riproducibilità dell'azione salutare del nutraceutico. Data la normale tendenza alla variabilità dei prodotti naturali come conseguenza di diversi fattori, dall’origine delle piante, alle condizioni di coltivazione, al clima, il processo di standardizzazione deve riguardare innanzitutto la materia prima. La selezione in campo di popolazioni vegetali omogenee in base al contenuto di sostanze funzionali, quindi, rappresenta il primo fondamentale passo nel processo di standardizzazione delle specie botaniche e di tutti i prodotti da esse derivati.
Dopodiché?
Il successivo processo di trasformazione, che concentra e conferisce all'estratto le caratteristiche desiderate, deve poi garantire, attraverso l'utilizzo di metodi codificati e condotto parallelamente a controlli analitici di laboratorio, un prodotto finito sempre con la stessa composizione chimica, ovvero titolo in attivo ingredienti e fisica, cioè densità, aspetto, consistenza, solubilità. A tal proposito, l'utilizzo di estratti vegetali standardizzati e titolati permette di ridurre sensibilmente la variabilità della composizione dell'estratto dovuta fisiologicamente alle condizioni della pianta, all'estrazione e ai processi di produzione. La qualità di un nutraceutico è, quindi, condizione sine qua non per la sua efficacia e sicurezza. Tuttavia, la qualità deve necessariamente essere definita e controllata da valori oggettivi che si basino su criteri validati e non su considerazioni soggettive e fantasiose. In altre parole, la qualità di un integratore alimentare a base di funghi o estratti botanici non può essere definita se non si conoscono chiaramente le materie prime, le strategie formulative e i processi produttivi.
Quali sono i prossimi passi nei vostri studi in questo ambito?
Le Università coinvolte, adiuvate dal supporto di società scientifiche come la Società italiana di nutraceutica e la Società italiana funghi medicinali, proseguiranno con le analisi dei nutraceutici a tutela del consumatore. Inoltre, è importante che le aziende del settore dialoghino costantemente con il mondo della ricerca, al fine di garantire sul mercato prodotti di qualità, sicuri e possibilmente efficaci a consumatori sempre più esigenti e informati.

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