
27/08/2022
"Si ritiene ancora troppo spesso che una donna, diventando madre, venga investita di colpo da una forza sovrumana, da una sapienza onnisciente, laddove, nella realtà, accade il contrario. Anche la donna più equilibrata e consapevole, stringendo per la prima volta suo figlio tra le braccia, credo si senta scossa alla radice, e capisca di avere tutto da imparare, e sia spaventata dalla gigantesca missione che si trova non più nella mente, in forma di fantasia, ma concreta, piangente, sul suo petto: la felicità di un’altra persona, inerme, dipendente in tutto.
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Sulla maternità incombe, pesantissimo, il giudizio: parola che, fuori dai tribunali, andrebbe abolita e sostituita con aiuto. Le madri hanno bisogno di compagni presenti, di parenti e amici, di uno stato sociale che le assista, di asili nido, di vicini di casa, di una comunità che affolla, rallegra, sdrammatizza, dà una mano. Siamo abituati a pensare alla madre come una sorta di divinità conclusa, a raffigurarla in una diade fusionale con il suo bambino; addirittura, nei casi peggiori, come la proprietaria di suo figlio. Ma la nascita è una separazione tra due persone, e la maternità è un ponte verso il mondo, verso il futuro. Un equilibrio tra due felicità."
Silvia Avallone