
03/10/2025
L’Edipo, tappa fondamentale per lo sviluppo della soggettività (ma anche momento delicato da cui può svilupparsi la nevrosi), per Freud prende due strade diverse nei due sessi.
Vediamo qui cosa accade nel bambino, con una doverosa precisazione: Freud si muove nel campo dell’allegoria, del simbolo, per descrivere ciò che avviene nell’inconscio. Nell’analisi, poi, quelle che emergeranno saranno delle tracce, non il ricordo cristallino del dipanarsi dell’Edipo per come
lo racconta Freud.
Il presupposto è quello che dicevamo nei post precedenti: in un certa fase del suo sviluppo (tra i 3 e i 5y, in pieno innamoramento per la mamma) il bambino è estremamente concentrato sul suo p€n€. Ci gioca, lo confronta con quello degli altri, si accorge che c’è chi, come lui, lo possiede e chi, come la madre, no. Rendendosi quindi conto che non è scontato che tutti ce l’abbiano, nel bambino si fa strada la paura di poterlo perdere. Addirittura, la paura diventa quella che glielo si tagli per punizione.
Il bambino allora si arrovella, cerca di capire, fa mille congetture: chi ce l’ha, un pene come il suo? Più grande? Più piccolo? E papà, come ce l’ha? Forse la mamma ce l’ha, ma è nascosto?
In questa impetuosa attività di pensiero, nel bambino si va a delineare un conflitto: 1preservare una parte di sé — il fallo — o restare invischiato nel legame con la madre, a prezzo di perdere il fallo per punizione?
Se vince la prima opzione — preservare il fallo — il bambino si tira fuori dalla relazione chiusa con la madre. Cioè esce dall’Edipo ed entra nel mondo delle relazioni, portando però con sè traccia di come se l’è cavata fino a lì. Di come sono andate le cose, di come si è orientato nelle scelte, perché, come dicevamo negli scorsi post, non si sceglie tutto, ma si sceglie sempre.