
11/10/2025
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Costruiamo le nostre radici piano piano, coltivando un’immensa fiducia. E non intendo quelle radici ereditate dalla famiglia e dall’ambiente in cui siamo cresciuti, dove possiamo aver trovato amore, comprensione, sicurezza oppure sofferenza, rigidità, indifferenza.
Intendo le nostre, uniche, personali, radici.
Abbiamo iniziato da poco il nostro viaggio in quel primo centro energetico chiamato mūlādhāra, “il sostegno della base”, che ha l’importante scopo di ricordarci chi siamo e perché siamo qui, e con entusiasmo ne stiamo esplorando le varie sfaccettature.
Le nostre origini non vanno dimenticate, semmai vanno riconosciute e rielaborate attraverso un processo di osservazione non giudicante, di nuove riflessioni, di consapevolezza, di perdono.
Il compito che ci stiamo dando è invece quello di far crescere nuove radici partendo da noi, coltivando la nostra energia, nutrendo con pazienza un pensare che apra orizzonti di senso, provando a essere come la terra, che mai smette di essere viva.
Che si abbia trenta, cinquanta, settant’anni è indispensabile ricordarci questa prima chiamata:
"Sii tu, sii terra".