27/03/2022
“Pronto soccorso di Cagliari, 37 persone in attesa, un arresto cardiaco in corso, si dice che abbiano trovato anche un positivo . Tempo stimato per essere visitata, le 4 del mattino se sarò fortunata ( così dice l’infermiera). Ma il punto non è questo, o non è solo questo il punto . Il punto è una guardia giurata che con tono pacato gestisce la sala e gli accompagnatori all’esterno, ammassati ad aspettare, il punto è una giovane infermiera che con gentilezza accoglie, registra, soccorre e trova anche il tempo di scherzare con me, mentre mi registra. Le dico:” Vi ammiro!” e mi risponde :”Guarda, mi viene il vomito per come lavoriamo”.
Il punto è anche un’infermiera più “anziana” che impugna il telefono, risponde a tono e dice” Guarda che alla 5 c’è un arresto cardiaco!!!” e va via col passo veloce. Il punto è un’altra infermiera o dottoressa che si scusa con la sala per essere solo “pediatrica” e non poter assistere altri pazienti.
I ragazzi delle ambulanze aspettano le chiamate vicini alle macchinette del caffè, e se sfortunatamente partono, qui aspettiamo sino a dopodomani.
Qui tutti si adoperano oltre le loro possibilità, tutti aspettano pazientemente il loro turno.
Una signora attende dalle 14. Io mi sono data il limite alle 00.30 poi mi terrò i dolori e pagherò una visita e le lastre in privato. Il collare me lo compro da me.
Ma il punto è, chi non ha disponibilità economica, ad esempio famiglie monoreddito o monogenitoriali, pensionati , anziani, disoccupati… Le fasce fragili della popolazione, insomma, che devono fare? E questi lavoratori quasi epici … Devono davvero lavorare così, nel 2022, per una miseria?
Avete presente i tagli alla sanità? Quelli che non indignano più nessuno, quelli che passano inosservati e inascoltati. Ecco … Sono tutti qua … In una ragazza che invoca in lacrime una barella per il padre anziano che non può stare seduto e una guardia giurata che scappa da qualche parte a cercare le uniche due infermiere che nel mentre sono andate “ a ribaltare “ , termine che nel loro gergo non so che significhi. L’infermiera pediatrica si scusa ancora, la giovane infermiera accorre premurosa.
Lo schifo è tutto qui, in tagli per settori essenziali e parcelle stratosferiche a consulenti della Regione dagli incarichi multipli e dalla dubbia utilità. La sanità allo sfascio e incrementi di spesa in altri settori che destano più di una perplessità.
Un po’ di sana indignazione da parte di tutti noi, palesata a dovere, non farebbe male a nessuno.
“Una serata al pronto soccorso B*” è uno sfogo.
È la frustrazione di tutti noi cittadini dinanzi al malfunzionamento della sanità pubblica.
È un grido di rabbia per un diritto non esercitato: quello alla salute per noi cittadini e quello di svolgere nelle migliori condizioni possibili e con un’adeguata remunerazione economica un lavoro così delicato, come quello di tutti gli operatori sanitari.
Se tutti denunciassimo e rivendicassimo ad alta voce, quelli che sono i nostri sacrosanti diritti, sanciti per altro dalla costituzione, sono certa qualcosa cambierebbe.
Grazie a Emanuelle Spiga per il post.