12/12/2020
LA MISURA DELLA FELICITÀ
"Eppure la propensione alla felicità è accessibile a qualsiasi essere umano, a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Perché la felicità non dipende tanto dal piacere, dall'amore, dalla considerazione o dall'ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé, che Nietzsche ha sintetizzato nell'aforisma: "Diventa ciò che sei".
Sembra quasi un'ovvietà, ma non capita quasi mai, perché noi misuriamo la felicità non sulla realizzazione di noi stessi, che è fonte di energia positiva per quanti ci vivono intorno, siano essi familiari, colleghi, conoscenti, ma sulla realizzazione dei nostri desideri, che formuliamo senza la minima attenzione alle nostre capacità e possibilità di realizzazione.
Distratti da noi, fino a diventare perfetti sconosciuti a noi stessi, ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungere modelli di felicità che abbiamo assunto dall'esterno e, naufragando ogni giorno, perché quei modelli probabilmente sono quanto di più incompatibile possa esserci con la nostra personalità, ci incupiamo e distribuiamo malumore, che è una forza negativa che disgrega famiglia, associazione, impresa, in cui ciascuno di noi è inserito, perché spezza la coesione e l'armonia.
Se l'infelicità è il risultato di un desiderio lanciato al di là delle nostre possibilità, non c'è alcuna difficoltà a dire che chi è infelice in qualche modo è colpevole, perché è lui stesso causa della sua infelicità, per aver improvvidamente coltivato un desiderio infinito e incompatibile con i tratti della sua personalità, che non si è mai dato la briga di conoscere.
Da questo punto di vista la propensione alla felicità è un vero e proprio dovere etico, non solo perché nutre il gruppo che ci circonda di positività, ma perché presuppone una buona conoscenza di sé, che automaticamente limita l'ampiezza smodata dei nostri desideri, accogliendo solo quelli compatibili con le proprie possibilità.
Le conseguenze (dell'infelicità) sono note: ansia e depressione, che diventano condizioni permanenti della nostra personalità, che abbassano il tono vitale della nostra esistenza, quando non addirittura il nostro sistema immunitario, disponendoci alla malattia."
"I miti del nostro tempo"
Umberto Galimberti