24/08/2021
OGGI PARLIAMO DI FEMMINICIDIO E DELL'IMPORTANZA DI FAVORIRE LA CULTURA DELLA NON VIOLENZA.
DEDICATO A GIORDANA,VANESSA,EMMA,FEDERICA,STEFANIA,ROBERTA E TUTTE LE
DONNE UCCISE IN QUANTO DONNE:L'ORDINE DEGLI PSICOLOGI SU FEMMINICIDIO E PREVENZIONE DELLA VIOLENZA.
L'uccisione della donna in quanto donna rappresenta il risultato tragico e devastante di una serie di
atteggiamenti psicologici, culturali e sociali: non è quasi mai un fatto isolato, un gesto improvviso, un raptus.
Molto più spesso è la conclusione premeditata di una escalation di violenze psicologiche e fisiche, e
va sempre condannato senza attenuanti.
Dal punto di vista sociale, nonostante i numerosi e importanti cambiamenti avvenuti con il movimento di
emancipazione femminile, una delle principali cause della violenza di genere deriva dal perdurare di un
modello socio-culturale patriarcale che vuole la donna al servizio dell’uomo, quando non una proprietà a tutti
gli effetti. In un contesto di questo tipo, l’espressione dell’autonomia di pensiero e di azione della donna può
ve**re avvertita come minaccia alla virilità e al diritto di potere dell’uomo.
Dal punto di vista psicologico, l’esperienza clinica e psicoterapeutica evidenzia come l’emancipazione
ottenuta in vari ambiti della vita pubblica non abbia ancora portato alla completa indipendenza psicologica
della donna nella sfera intima delle relazioni affettive. Non si rilevano differenze significative tra le donne che
appartengono a diversi ruoli e ceti sociali, tutte possono soffrire psicologicamente e fisicamente fino a morire
a causa di partner sbagliati. Una forte pressione psicologica e una grande dipendenza affettiva fanno sì che
venga accettato ciò che invece è intollerabile. Senza quasi rendersene conto, la donna vittima diviene
“prigioniera” di un rapporto scellerato, condizione che spesso non le permette di spezzarne il pericoloso MECCANISMO.
All’interno delle coppie esistono ancora difficoltà significative a sostituire il modello patriarcale con
nuove prassi relazionali tra uomo e donna; spesso vengono riproposti schemi relazionali di potere che
possono comportare ruoli rigidi, di vittima e carnefice, propri di una relazione perversa tra i partner. La
perversione relazionale consiste nel trasformare la relazione affettiva in una relazione di potere e controllo,
nel disconoscere i diritti dell'altro, nell'usarlo a proprio piacere.
Affrontare la sofferenza femminile e possibilmente preve**re il femminicidio in questi casi implica risolvere
anche il problema della complicità, spesso inconsapevole, delle donne violate che, avendo una visione
distorta dell’amore e della riconoscenza,tollerano dal compagno atteggiamenti inaccettabili e lesivi della dignità.
È importante che le donne imparino a riconoscere le situazioni rischiose. Anche piccoli segnali di
violenza (minacce, insulti, urla improvvise, reazioni fisicamente violente), si devono tenere in considerazione
e interpretare come messaggi preziosi per valutare la qualità della relazione. Bisogna comprendere il rischio
reale di un simile rapporto, anche con il necessario supporto specialistico, in modo da poter effettuare una
scelta di propria salvaguardia. È fondamentale riuscire ad accettare di non essere quella che lui vorrebbe,
ma imparare invece a essere se stesse, a rinunciare alla speranza di aiutare l’altro a cambiare, vedendolo
invece com’è veramente, a non esitare a denunciare i maltrattamenti e ad avvalersi dell’assistenza di un
legale. Si rende poi indispensabile l’accompagnamento terapeutico per tutto il difficile e doloroso percorso di
chiusura e liberazione da un rapporto perverso e violento. In questo senso possono essere di grande aiuto
anche i centri antiviolenza che offrono accoglienza alle donne in difficoltà, fornendo vari servizi tra cui
assistenza legale e psicologica.
La prevenzione può avve**re con interventi specifici che si pongono l’obiettivo di favorire la cultura della
non violenza, del rispetto della persona, uomo o donna che sia, e della propria dignità. La prevenzione
primaria deve partire dalla famiglia dove si dovrebbero apprendere gli iniziali modelli relazionali di rispetto
reciproco e di gestione dei conflitti, ma soprattutto dai contesti scolastici, dove avvengono le prime
esperienze sociali con coetanei estranei al proprio nucleo di riferimento. A tal proposito risultano preziose le
indicazioni normative contenute nella Legge n. 107/2015, anche nota come “La Buona Scuola”, rivolte a
favorire l’educazione precoce alla parità tra i sessi, il rispetto delle diversità altrui, le pari opportunità,
facilitando la costruzione di una nuova cultura capace di contrastare alla radice le discriminazioni e la
violenza di genere, grazie al superamento di quei pericolosi stereotipi socio-culturali dai quali prende origine
questa terribile forma di maltrattamento. Tale cambiamento potrà però essere possibile solamente se anche
coloro che sono chiamati a educare le nuove generazioni vengono messi nelle condizioni di superare gli
stereotipi nei quali sono vissuti, grazie a una formazione mirata ai formatori stessi. Anche la Legge n. 119/13
sul Femminicidio potrebbe essere maggiormente sfruttata in questa direzione, visto che prevede – tra le altre
cose – lo stanziamento di fondi per azioni di prevenzione, educazione e formazione.