
11/10/2025
Una me totalmente a mio agio nelle foto plastic. Cit
Due parole non richieste su questi tre giorni.
Termina oggi questo weekend milanese estremamente intenso pieno di campioncini, depliant, nuovi prodotti, chiacchiere, ascolto e confronti.
Ogni collega e professionista ha una visione completamente diversa della medicina estetica, un gusto chiaramente soggettivo ed un proprio modo di esprimerlo, ed è giusto e bello così.
Non posso dire di aver condiviso tutti gli approcci e tutte le visioni, sapete cosa penso della spasmodica ricerca di “perfezione”.
Non è sano e, alla fine, non sarà mai abbastanza.
Il tema dell’accettazione è intrinsecamente connesso al mio lavoro e alla mia branca nello specifico, eppure, vorrei che il paziente non si perdesse nel diventare “altro”, dimenticando completamente chi è davvero.
La medicina estetica, nel modo giusto, sano, etico, è una branca meravigliosa, in grado di donare ad un paziente moltissimo, sia dal punto di vista funzionale, che estetico, che psicologico.
È complessa, tecnica, raffinata e precisa.
E ciò che più mi turba è mortificarla, trasformandola in un circo di apparenza e superficialità.
Un grande relatore, al termine della sua presentazione, ieri ha detto una frase estremamente importante e sincera, che porto con me con grande cura e rispetto:
“Noi non siamo qui per fare un buon lavoro, siamo qui per fare un lavoro ECCELLENTE.
E senza una guida, ci abbiamo solo tentato.”
Ad ogni modo, ciò che è diverso da noi, trova sempre un modo per arricchirci.
Dunque sono grata, come sempre.
Ai miei pazienti, presenti e futuri, vi aspetto in studio. ❤️