Studio di Medicina Naturale, Postura e Movimento

Studio di Medicina Naturale, Postura e Movimento Rivista. Raccolta di articoli e informazioni. Per prendersi cura di sé e degli altri, consapevolmente

29/07/2025

E POSSIBILE CHE SIA STATO PROPRIO LUI?

Ti sarà capitato, o te lo hanno raccontato, che basti una capsula, una goccia, o anche solo un'applicazione sulla pelle… e il corpo risponde. Non con gratitudine, ma con ansia, affanno, insonnia, stordimento, tachicardia, un malessere che sembra non avere senso. E la reazione immediata è: “È possibile che sia stato proprio lui? Un lntegratore?”

La risposta è... sì. È possibilissimo. E oggi voglio spiegarti perché succede, non per spaventarti, ma per ridarti potere. È più frequente di quanto tu possa pensare.

Iniziamo col chiarire una cosa fondamentale, quando qualcuno ha una reazione a un integratore, la risposta più comune che riceve è:

“Tranquilla, è la crisi di guarigione, è la disintossicazione....passa.”

Ecco, lasciatelo dire, questa frase, detta con leggerezza, fa più danni che altro. Perché non tutte le reazioni sono “crisi di guarigione”.
Molte sono il corpo che ti sta dicendo: “Non sono pronto. Troppo, troppo presto, troppo tutto insieme.”

La reazione è fisiologica, sì, ma non è sempre positiva, può essere un campanello d’allarme, e chi è attento dovrebbe ascoltarlo, non spegnerlo con spiegazioni rassicuranti a caso. Purtroppo si danno queste spiegazioni quando abbiamo una conoscenza limitata della materia.

Quando il corpo è disorganizzato, anche il buono può sembrare una minaccla. Il corpo umano non reagisce alle sostanze solo in base a cosa sono. Reagisce in base al suo stato in quel momento.

Un corpo sano, drenato, con il sistema nervoso regolato, può accogliere un integratore e usarlo al meglio. Ma un corpo:

- Infiammato,

- Con un sistema nervoso in modalità allerta,

- Con un intestino permeabile e un fegato affaticato,

- Con un microbiota che fermenta invece di digerire,

- Con traumi irrisolti o emozioni trattenute,

… quel corpo non può ricevere con grazia, nemmeno la cosa più “buona”.

È come se ti arrivasse un regalo bellissimo... ma dentro casa tua c'è buio, disordine, e non hai nemmeno le mani libere per scartarlo. Non è il regalo il problema... è il contesto.

Gli integratori sono attivi e talvolta “troppo attivi” per alcuni sistemi. Quello che molti non dicono è che gli integratori non sono caramelle, sono sostanze bioattive, che possono:

- Stimolare recettori,

- Accelerare processi enzimatici,

- Alterare neurotrasmettitori,

- Mobilitare tossine dai tessuti,

- Spostare minerali tra i compartimenti cellulari.

E quando il sistema è fragile o ipersensibile… Anche una cosa “sana” può scatenare il caos.

Vediamone alcuni, tra i più comuni:

1. Vitamine del gruppo B

Utilissime per il sistema nervoso, la metilazione, l’energia. Ma…
In soggetti con disbiosi o ipersensibilità limbica, anche solo la B12 o la B6 possono generare:

- Agitazione,

- Palpitazioni,

- Insonnia,

- Mal di testa.

Il motivo? Sono neuroattive. E se il GABA è basso o c’è una disregolazione dell’eccitabilità neuronale… le B possono sembrare un caffè doppio in vena.

2. Magnesio

Il calmante per eccellenza. Ma in alcune forme (come il citrato) può:

- Abbassare troppo la pressione,

- Rilassare eccessivamente la muscolatura,

- Dare senso di “vuoto” o vertigine nei soggetti ipotonici o disidratati.

3. Probiotici

Amatissimi, ma anche pericolosamente sopravvalutati.
In presenza di disbiosi severa o permeabilità intestinale, possono:

- Far fermentare di più,

- Produrre gas neuroattivi (come l’istamina),

- Provocare reazioni simili all’ansia o all’intossicazione.

4. Antiossidanti potenti (NAC, glutatione, PQQ)

Mobilitano tossine. Se i canali emuntori (fegato, reni, linfa) non sono pronti, le tossine si muovono… ma non escono. Risultato: nebbia mentale, nausea, senso di “avvelenamento”.

5. Adattogeni (ashwagandha, rodiola, ginseng)

Sono come “coach” delle surrenali. Ma se il sistema nervoso è instabile, questi adattogeni possono:

- Aumentare l’ansia,

- Disturbare il sonno,

- Generare iperattività o crash improvvisi.

E questo, cara anima sensibile, non significa che tu sia “rotta”.
Significa che sei più sintonizzata, più permeabile, più viva.

Come ci si muove, allora?

Se sei tra quelli che reagiscono “stranamente” a molti integratori non ti buttare giù. Ci sono regole d’oro da rispettare. Semplici, ma fondamentali:

🔹 1. Una cosa alla volta

Mai iniziare più integratori insieme. Anche se fanno parte di uno “starter kit detox” fighissimo.
Il corpo ha bisogno di tempo per capire chi fa cosa.

🔹 2. Microdosi

Se un integratore suggerisce 2 capsule al giorno, parti con 1/4 o 1/8. Apri la capsula, mettila in acqua, prendi un sorso, osserva, respira. Non è debolezza.. è saggezza.

🔹 3. Apri prima i canali emuntori

Mai iniziare sostanze stimolanti o detossificanti se:

- Sei stitico,

- Urini poco,

- Sudi a fatica,

- Sei disidratato,

- hai il fegato contratto o dolente.

Inizia dal drenaggio, non dalla spinta.

🔹 4. Ascolta i segnali

Se un integratore ti fa sentire peggio, non insistere a prenderlo “perché dicono che fa bene”.
Il tuo corpo è più affidabile di qualsiasi guru sui sociaI.

“Ma allora non devo più prendere niente?”

No... ma devi abbandonare l’approccio “aggiungi per correggere” e adottare l’approccio “accompagna con rispetto”.

Molti hanno imparato a vedere gli integratori come farmaci naturali.. ti manca una cosa, la prendi, tutto risolto. Ma non funziona così nei corpi sensibili, infiammati o traumatizzati. Prima di introdurre qualcosa, devi:

- Valutare il tuo stato reale,

- Capire se sei in modalità sopravvivenza o rigenerazione,

- Creare un “terreno” pronto a ricevere.

Essere sensibili è un dono, ma richiede un altro modo di curarsi. Chi è sensibile sente prima gli squilibri, reagisce prima agli stimoli, percepisce le energie anche nei prodotti.

Questo non è un difetto è un dono sottile, ma ha bisogno di un approccio terapeutico più lento, più intelligente, più rispettoso.

Gli integratori vanno usati con precisione, non “a caso”. Vanno testati come si fa con i rimedi energetici e vanno inseriti in un contesto che supporta il sistema nervoso, il fegato, l’intestino, l’anima.

Eh sì, anche un integratore naturale può provocare reazioni strane, può succedere anche con quelli “buoni”. Ma non è il prodotto che decide tutto è il corpo che lo riceve a fare la differenza.

E se il tuo corpo reagisce ascoltalo, non ti sta sabotando, ti sta guidando.

XO - Patrizia Coffaro

28/07/2025

Il monaco Shaolin Shi Yan Chuan e Pietro Biasucci (Shi Yan Deng) in allenamento davanti al monastero Shaolin. Pietro Biasucci Centro Internazionale Tigre Bianca
--- La fama dei monaci Shaolin derivava dalle straordinarie conoscenze che furono in grado di sviluppare 1) nel campo fisico-marziale, 2) nella medicina tradizionale cinese (in cui il taoismo ebbe un ruolo cruciale, 3) nell’attuazione dei principi di vita buddhista votata all’analisi interiore, come i rituali introspettivi, i cerimoniali religiosi e l’esercizio della calligrafia. La calligrafia esercitata dai monaci viene considerata una vera e propria pratica contemplativa, poiché unisce il significato del carattere rappresentato alla perizia dell’azione fisica racchiusa nel gesto del dipingere, espressione dello stato interiore del calligrafo. I temi trattati dai monaci per mezzo dell’esercizio della calligrafia sono principalmente riflessioni sul senso profondo del vivere arricchite da costanti riferimenti alla filosofia buddhista e taoista.
Le tre Vie (sopra citate) derivate dagli ambiti di ricerca dei monaci contribuirono molto a sviscerare e a sondare le potenzialità insite nell’essere per mezzo della comprensione del Qi, che definisce l’esistenza dell’uomo, la natura e abbraccia in termini estesi la Creazione. Tra gli scopi primari dei monaci Shaolin vi è infatti lo stimolo dell’energia vitale attraverso la pratica delle arti marziali, della medicina e dell’introspezione; tre Vie accomunate tra loro dal sottile filo rosso attorno al quale la vita si sviluppa: il tema della morte. Sono infatti percorsi che pongono in stretto contatto il ricercatore con la necessità di autodifesa, con la malattia e con il valore stesso della vita in rapporto al trapasso.
La figura del monaco buddhista, ma anche del monaco taoista in definitiva, donarono un contributo importantissimo alla formazione della cultura tradizionale Shaolin e più in generale alla cultura tradizionale cinese: si può affermare che le acquisizioni dei monaci e i loro traguardi nella padronanza delle facoltà umane contribuirono in modo determinante a dar forma in modo progressivo al pensiero e alla cultura tradizionale cinese, ricca di saggezza, di conoscenze mediche e di pratiche corporee.
Così nella storia cinese si assiste al paradosso per cui il monaco, uomo di fede e di spessore spirituale con capacità mediche, pratica le arti marziali. Non c’è contraddizione: le discipline si compenetrano tra loro. Anzi, la storia cinese dimostra addirittura che l’eccellenza nelle arti marziali nel corso dei secoli, è stata raggiunta proprio all’interno di monasteri. A testimonianza di ciò un antico detto popolare cinese recita: “I monaci in tempo di pace sono dei bonzi, in tempo di guerra dei generali”.
--- Dall'articolo scritto da Pietro Biasucci per Pagine Zen numero 129.
--- Foto Archivio Pietro Biasucci ©

"L’ottimizzazione degli allineamenti ossei non solo migliora significativamente la stabilità ma accresce l'efficienza de...
19/07/2025

"L’ottimizzazione degli allineamenti ossei non solo migliora significativamente la stabilità ma accresce l'efficienza delle articolazioni, riducendo al minimo la dipendenza dalle contrazioni muscolari attive.
Da una prospettiva anatomica, un corretto allineamento garantisce inoltre una distribuzione uniforme dei carichi articolari, riducendo al minimo il rischio di stress e lesioni.
Le ossa allineate proteggono le articolazioni da un carico eccessivo e creano anche una struttura stabile per la generazione del movimento.

Uno dei principi chiave che sottendono alla stabilità nella pratica del Taiji è l’ottimizzazione dei “vettori di forza”. Il corretto allineamento delle ossa garantisce infatti a questi vettori di forza (in particolare modo alla gravità) di essere trasmessi lungo i percorsi naturali delle articolazioni, riducendo le forze di taglio e laterali. Queste forze sono associate a movimenti che coinvolgono torsioni, flessioni o sollevamenti; esse possono causare stress o lesioni, specialmente a carico della colonna vertebrale e delle articolazioni.

Un corretto allineamento osseo è fondamentale per l'attivazione efficiente dei muscoli profondi; essi, stabilizzando le articolazioni, riducono il carico di lavoro compensatorio sui muscoli superficiali, consentendo schemi biomeccanici più efficienti durante il movimento dinamico, in quanto riducono al minimo la tensione muscolare e lo spreco di energia."

PERFETTO ALLINEAMENTO

Al centro della teoria tradizionale del Taijiquan c'è un principio ben preciso, e cioè: «Usare la mente, non usare la forza”.
Questo principio, che racchiude l'essenza dell'arte, si concentra sul modo migliore di ottimizzare l'interazione tra il sistema scheletrico e quello muscolare, al fine di ottenere un “perfetto allineamento strutturale” attraverso cui generare movimenti armonici, efficaci e stabili.
La stabilità strutturale fornita dall'allineamento scheletrico, modifica infatti la trasmissione della forza e rende maggiormente efficace un principio caro alle arti marziali, cioè: “ottenere col minimo sforzo il massimo risultato”.

Quando le ossa sono allineate correttamente, in particolare quelli della colonna, del bacino e dell'anca, la gravità può “scorrere” naturalmente attraverso i percorsi delle articolazioni, conseguendo una notevole stabilità strutturale.
L’ottimizzazione degli allineamenti ossei non solo migliora significativamente la stabilità ma accresce l'efficienza delle articolazioni, riducendo al minimo la dipendenza dalle contrazioni muscolari attive.
Da una prospettiva anatomica, un corretto allineamento garantisce inoltre una distribuzione uniforme dei carichi articolari, riducendo al minimo il rischio di stress e lesioni.

Le ossa allineate proteggono le articolazioni da un carico eccessivo e creano anche una struttura stabile per la generazione del movimento. Questa stabilità, riducendo la dipendenza dall'impegno muscolare attivo, previene così eventuali lesioni da sovrallenamento o “carico funzionale” (lo stress fisico che un'attività, un movimento ripetitivo o intenso, impone a muscoli, articolazioni e tessuti del corpo).
Inoltre, il supporto strutturale delle ossa allineate, riducendo al minimo il consumo di energia, consente al corpo di bilanciare stabilità e flessibilità in modo più efficace.

Uno dei principi chiave che sottendono alla stabilità nella pratica del Taiji è l’ottimizzazione dei “vettori di forza”. Il corretto allineamento delle ossa garantisce infatti a questi vettori di forza (in particolare modo alla gravità) di essere trasmessi lungo i percorsi naturali delle articolazioni, riducendo le forze di taglio e laterali. Queste forze sono associate a movimenti che coinvolgono torsioni, flessioni o sollevamenti; esse possono causare stress o lesioni, specialmente a carico della colonna vertebrale e delle articolazioni.

Sappiamo che i muscoli superficiali (a contrazione rapida) eccellono nelle contrazioni veloci e nella generazione di forza esplosiva, essi però si affaticano rapidamente. Al contrario, i muscoli profondi (a contrazione lenta) sono più resistenti all'affaticamento e forniscono un supporto a lungo termine per la stabilità. Questa differenziazione funzionale rende i muscoli superficiali più adatti a sforzi brevi e ad alta intensità, mentre i muscoli profondi sono essenziali per sostenere stabilità e movimento prolungati.

Recenti ricerche indicano che una tensione eccessiva nei muscoli superficiali può interrompere la trasmissione regolare dei vettori di forza. Il principio del Tai Chi di «Usare la mente, non usare la forza» affronta questo problema incoraggiando il rilassamento dei muscoli superficiali, ottimizzando così la trasmissione della forza strutturale.
Un corretto allineamento osseo è fondamentale per l'attivazione efficiente dei muscoli profondi; essi, stabilizzando le articolazioni, riducono il carico di lavoro compensatorio sui muscoli superficiali, consentendo schemi biomeccanici più efficienti durante il movimento dinamico, in quanto riducono al minimo la tensione muscolare e lo spreco di energia.

«Usare la mente e non la forza» vuol dire pertanto attuare quel principio dello “sforzo minimo” che non solo riduce la spesa energetica del corpo, ma migliora anche la stabilità strutturale complessiva. Quella stabilità che è particolarmente vitale in situazioni dinamiche, come gli aggiustamenti dell'equilibrio in risposta a cambiamenti esterni o il controllo della postura nel corso di movimenti complessi.

19/07/2025

IL RILASSAMENTO E IL FLUIRE DELL’ENERGIA

Esiste una strettissima correlazione fra quel particolare tipo di energia che i cinesi chiamano Qi (energia vitale) e il rilassamento muscolare profondo (in cinese "Song").
Un rapporto che emerge da numerosi studi, anche occidentali, come quelli effettuati dal professor Herbert Benson presso la Medical School della Harvard University.
D’altra parte, anche da noi la terapia del rilassamento per il controllo dello stress (o delle nevrosi) trova posto fra i metodi riconosciuti e adottati dalla medicina psicosomatica e dalla psicoterapia.

In Oriente, il rilassamento profondo viene considerato il primo passo per imparare a percepire quest’energia, che all'inizio può essere segnalata da sensazioni di calore o formicolii, fino a quando non viene avvertita come lo scorrere di "qualcosa": una sorta di sottile fluido... "bio-elettrico".

Rilasciare le tensioni e "spegnere" la mente ordinaria è fondamentale, visto che le tensioni muscolari (sia quelle volontarie, sia quelle residue o parassitarie) incrementano in maniera eccessiva l’attività elettrica cerebrale, inibendo la produzione di ulteriore energia.
Il “sovraccarico” che si viene a creare rende pertanto difficoltosa la circolazione energetica, fino a bloccarla (in maniera analoga al sovraccarico di un impianto elettrico che fa scattare il salvavita). L'attenuazione dell’attività cerebrale che il "rilasciare" comporta, agevola invece lo scorrimento del Qi e ne incrementa il flusso.

In Cina, nel campo delle discipline marziali, la coltivazione del "Song" (tramite il "lavoro interno") viene considerata insostituibile per imparare a percepire, accrescere e muovere attraverso l’Intenzione il flusso di energia: nel Taiji, nello Xing Yi o nel Bagua, si apprende poi come trasformare il Qi in forza elastica interna (Jin), mentre nelle discipline esterne dalle spiccate connotazioni fisiche ed atletiche, ad esempio nello Shaolin, il Qi viene utilizzato "localmente", o per incrementare in maniera esponenziale la potenza e l’efficacia delle tecniche, o per resistere a colpi e traumi che altrimenti risulterebbero "devastanti".

Nella recente letteratura medica cinese, con la reintroduzione ufficiale del Qi Gong in ambito terapeutico, sono stati riferiti casi sempre più numerosi di miglioramento, quando non di totale guarigione, in molti pazienti gravemente malati il cui trattamento farmacologico era stato abbinato e sostenuto da pratiche volte all'incremento dell'energia.

26/06/2025

Il tuo baricentro corporeo riflette la tua postura; ad esempio:
- con una scoliosi, il peso del corpo sarà spostato da un lato
- con un’iperlordosi, il peso sarà spostato sull’avampiede
- con un’ipercifosi e glutei piatti, il peso è sui talloni
Questi sono adattamenti che consentono al corpo di stare in piedi senza cadere; ci permettono di sopravvivere ma peggiorano il nostro benessere.

Oltre ad un aumentato rischio di infortuni e contratture, il disallineamento del bacino e delle spalle, comprimendo le coste, limita la motilità del diaframma e la stimolazione vagale, con conseguente:
-stress, stanchezza cronica, insonnia
-problemi del pavimento pelvico
-panica gonfia e reflusso
-disturbi cervicali
-etc…

Accumuliamo così tensioni, passo dopo passo e respiro dopo respiro, ed è per questo che tutte le alterazioni e asimmetrie posturali peggiorano nel tempo, esteticamente e dal punto di vista della sintomatologia, in assenza di un intervento mirato sul baricentro corporeo.

O migliorano o peggiorano, non possono restare uguali.

La tua postura (scoliosi, bacino ruotato, capo in avanti, glutei piatti, valgismo etc.), in altre parole, potrà solo che peggiorare se te ne prendi cura soltanto con allungamenti, manipolazioni, rinforzo muscolare, etc…
A fronte di un beneficio m0mentaneo sulla tensione accumulata, stai ignorando completamente il meccanismo attraverso cui la tensione si è generata e continuerà a farlo in misura sempre maggiore.
Dunque, ad esempio, non è questione di trattare la contrattura superficiale, quanto piuttosto insegnare al corpo a fare esattamente l’opposto, ossia, nel caso di una scoliosi, insegnare all’arto inibito a prendersi il peso del corpo e all’arto in sovraccarico a liberarsene; o ancora, nel caso di ipercifosi e glutei piatti, insegnare al corpo a spostare il peso dal tallone all’avampiede.

Con il mio protocollo simmetria mi occupo proprio di questo.

Riporto il tuo corpo a recuperare un baricentro corporeo ottimale, insegnandogli a muoversi in modo opposto a quello che ha generato il problema.

19/05/2025

Si inizia da piccoli.

31/03/2025

Why does your neck feel tight, even when you're not moving?This video explains the deeper anatomy and reflexes behind neck tension — and why your body reacts...

28/03/2025

STABILITÀ STRUTTURALE E STABILITÀ DINAMICA

I metodi di allenamento utilizzati nelle diverse arti marziali possono differire enormemente, perché gli obiettivi che ogni disciplina si prefigge sono spesso distanti e, a volte, inconciliabili.
In alcuni stili si ricorre a duri ed estenuanti allenamenti che tendono ad esaltare le capacità di forza e di rapidità del praticante. In altri si punta maggiormente sulle capacità di "ascolto corporeo" che muovono dallo sviluppo della propriocezione e dalla coltivazione dell'armonia e del rilassamento.
Nelle discipline che chiamiamo “interne” il corpo viene quindi condizionato attraverso metodi diversi che lo plasmano in una maniera ben specifica. Per fare qualche esempio: nella pratica, la coordinazione è molto importante ma lo è ancor di più la connessione strutturale; l’elasticità e la ricerca dei perfetti allineamenti articolari vengono coltivati strenuamente ma non viene data grande importanza allo sviluppo della forza muscolare; la continuità, l’armonia e la fluidità del movimento hanno un ruolo di gran lunga maggiore rispetto allo sviluppo della velocità o della rapidità segmentaria.
Mentre arti marziali come lo Shaolin tengono in gran conto la stabilità dinamica, altre, come il Taiji, puntano sullo viluppo di quella strutturale.
La prima richiede un pronunciato potenziamento dell’apparato muscolare, la seconda è basata sullo sviluppo e sulla percezione della struttura. Potremmo dire che la prima ha una connotazione di tipo Yang (attiva), la seconda di tipo Yin (passiva) e non si affida alla forza. Per questo motivo i testi classici affermano che nel Taiji «Non si tratta di una questione di forza, quanto di Intenzione».

Secondo le teorie tradizionali, nella pratica del Taiji l'utilizzo della forza muscolare produce indesiderati blocchi nell’apparato muscolo-scheletrico, nella circolazione del sangue e della linfa, nel regolare flusso dell’energia interna (che in questo modo non può essere convertita in "Jin": la forza elastica interna).

Volendo chiarire questo concetto usando un linguaggio più moderno, potremmo dire che il Taiji – e altre discipline interne – enfatizzano il raggiungimento della stabilità strutturale attraverso il minimo sforzo (rilassamento e allineamento), pertanto "usare la mente senza usare la forza" è la manifestazione principale di questo principio. L'impegno coordinato dei muscoli profondi (stabilizzatori) svolge quindi un ruolo cruciale nell'ottimizzazione dell'allineamento scheletrico, consentendo al corpo di mantenere la stabilità in modo naturale riducendo al minimo le tensioni muscolari non necessarie.

Recenti studi hanno dimostrato che la riduzione della tensione compensatoria nei muscoli superficiali ottimizza la distribuzione del carico muscolare durante i movimenti dinamici. Questo approccio è in linea con il principio del "minimo sforzo", che non solo riduce la spesa energetica del corpo, ma migliora anche la stabilità strutturale complessiva. Questa stabilità è particolarmente vitale in situazioni dinamiche, ad esempio negli aggiustamenti dell'equilibrio conseguenti a cambiamenti esterni o nel controllo della postura durante movimenti complessi.

Va detto che la stabilità strutturale e quella dinamica sono componenti essenziali della stabilità complessiva del corpo. La stabilità strutturale offre però un supporto a lungo termine e rimane efficiente anche quando l'invecchiamento o la forza muscolare diminuiscono.
La stabilità dinamica, invece, per mantenere il supporto articolare, si basa sulla tensione muscolare, e richiede continue contrazioni muscolari attive. Questo approccio acuisce lo stress sulle articolazioni e aumenta significativamente il consumo di energia. Inoltre, essendo la stabilità dinamica altamente dipendente dalla forza muscolare, allorché i muscoli si affaticano o si indeboliscono, diminuisce notevolmente. Questa diminuzione può influire negativamente sulla fluidità del movimento e sulla protezione delle articolazioni. Pertanto, con l'invecchiamento, le riduzioni della forza e della massa muscolare contribuiscono a un declino della capacità di equilibrio e a un aumento del rischio di cadute.

Impatto degli input sensoriali oggigiorno nella vita moderna:   cronico
26/03/2025

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