Dottoressa Francesca Miglio Psicologo

Dottoressa Francesca Miglio Psicologo Dott.ssa Francesca Miglio, Psicologa e mamma di 2 splendidi bimbi, Laureata in Psicologia Clinica.

14/05/2025
La gelosia tra fratellini: una tappa normale nella crescita affettivadott.ssa Francesca Miglio, Psicologa Clinica, Educa...
07/05/2025

La gelosia tra fratellini: una tappa normale nella crescita affettiva

dott.ssa Francesca Miglio, Psicologa Clinica, Educatrice e Istruttore Mindfulness

La gelosia tra fratellini è una delle sfide più comuni che i genitori si trovano ad affrontare. Spesso viene percepita come un problema o un segnale d’allarme, ma in realtà rappresenta una fase naturale e fisiologica dello sviluppo emotivo nei bambini. Comprendere le dinamiche che si celano dietro questo sentimento è il primo passo per affrontarlo in modo costruttivo e sereno.

Cos’è la gelosia tra fratelli?

La gelosia è una reazione emotiva complessa che nasce dal timore di perdere l’amore esclusivo dei genitori, soprattutto in seguito all’arrivo di un nuovo fratellino. Può manifestarsi con comportamenti regressivi (come richiedere il ciuccio o fare p**ì a letto), rabbia, aggressività, silenzi o richieste insistenti di attenzione.

Dal punto di vista psicologico, il bambino geloso teme di non essere più “sufficiente” per mamma e papà. Questo senso di esclusione può generare frustrazione e un bisogno profondo di riconfermare il proprio valore affettivo all’interno della famiglia.

Quando e perché compare

La gelosia può emergere già in gravidanza, quando il primogenito percepisce che qualcosa sta cambiando. Dopo la nascita del fratellino, il confronto è immediato e quotidiano: le cure intense rivolte al neonato, la stanchezza dei genitori, le inevitabili restrizioni imposte al più grande possono farlo sentire “meno importante”.

Anche tra fratelli vicini di età o, al contrario, molto distanti, la competizione affettiva può presentarsi in modi diversi, ma il nucleo è sempre lo stesso: il bisogno di essere amati, visti, ascoltati.

Come aiutare i bambini a gestire la gelosia
1. Validare le emozioni: non minimizzare o reprimere i sentimenti di gelosia. Dire frasi come “Non devi essere geloso” può far sentire il bambino in colpa. Meglio dire: “Capisco che a volte ti senti triste o arrabbiato, è normale.”
2. Evitare confronti: ogni bambino ha i suoi tempi, talenti e difficoltà. Confrontarli (“Tuo fratello dorme tutta la notte, tu no”) aumenta il senso di inadeguatezza e la rivalità.
3. Ritualizzare il tempo esclusivo: anche solo 10-15 minuti al giorno da soli con ciascun figlio, facendo qualcosa che piace a lui, possono fare una grande differenza.
4. Coinvolgere il fratello maggiore: dare piccoli incarichi (adatti alla sua età) per aiutare con il neonato può rafforzare il senso di responsabilità e appartenenza. Ma attenzione a non sovraccaricarlo o farlo “diventare grande” troppo in fretta.
5. Dare un nome alle emozioni: insegnare al bambino a riconoscere e verbalizzare ciò che prova è un dono che lo accompagnerà per tutta la vita.

Quando preoccuparsi?

La gelosia, in genere, tende ad attenuarsi nel tempo. Tuttavia, se i comportamenti aggressivi sono molto intensi, se il bambino mostra segni prolungati di disagio (tristezza, isolamento, regressioni marcate), o se la rivalità sfocia in episodi di pericolo per sé o per l’altro fratello, può essere utile rivolgersi a un professionista. Un supporto psicologico precoce può aiutare a ristabilire un equilibrio familiare sereno.

Conclusione

La gelosia tra fratellini non è un errore da correggere, ma un’emozione da accogliere e accompagnare. Con pazienza, empatia e attenzione, è possibile trasformare questo momento di crisi in un’opportunità di crescita emotiva, sia per i bambini che per i genitori. Il legame tra fratelli, se ben guidato, diventerà una delle risorse più preziose della loro vita.

Etimologicamente, la parola “gioco” deriva dal latino “iocus”, che significa scherzo, burla, motto spiritoso.Nel tempo, ...
06/05/2025

Etimologicamente, la parola “gioco” deriva dal latino “iocus”, che significa scherzo, burla, motto spiritoso.

Nel tempo, il significato si è ampliato passando dal concetto di scherzo o divertimento leggero.
Una Leggerezza che, talvolta pesantemente si rivela macigno .

Dott.ssa Francesca Miglio, Psicologa Clinica e della Riabilitazione
Titolo: Ludopatia: quando il gioco smette di essere un divertimento.

La ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, è un disturbo del comportamento che si manifesta con la persistente e incontrollabile necessità di giocare somme di denaro, anche a fronte di gravi conseguenze personali, familiari ed economiche. Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta di una semplice “debolezza di carattere”, bensì di una vera e propria dipendenza comportamentale, oggi riconosciuta e inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

I segnali da non sottovalutare

La ludopatia si insinua silenziosamente nella vita della persona. I segnali più comuni includono:
• Aumento del tempo e del denaro dedicati al gioco
• Tentativi falliti di smettere o ridurre l’attività
• Irritabilità o agitazione quando non si può giocare
• Bugie per nascondere l’entità del problema
• Conseguenze gravi: debiti, problemi legali, rottura di relazioni

Spesso il gioco diventa un rifugio da emozioni negative come ansia, frustrazione o depressione, e si trasforma in un meccanismo di coping disfunzionale.

Il trattamento: un percorso possibile

Il percorso di cura richiede un intervento integrato. In qualità di psicologa clinica e della riabilitazione, sottolineo l’importanza di:
• Psicoterapia individuale: per lavorare sulle cause profonde della dipendenza e sui meccanismi cognitivi alterati.
• Gruppi di auto-aiuto: come il Giocatori Anonimi, utili per condividere esperienze e sentirsi meno soli.
• Supporto familiare: fondamentale per rompere il circolo vizioso e promuovere un clima di comprensione e responsabilità.

In alcuni casi è utile integrare con un supporto farmacologico, sotto stretto controllo medico, specialmente quando la ludopatia è associata ad altri disturbi come depressione o ansia.

Conclusione

Uscire dalla ludopatia è possibile, ma richiede consapevolezza, aiuto e impegno costante. Nessuno guarisce da solo. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma il primo, fondamentale atto di coraggio, cambiamento, amore… per se stessi.

Il gioco d’azzardo patologico è una trappola invisibile che può colpire chiunque, indipendentemente da età o classe sociale. La buona notizia è che, con il giusto sostegno, se ne può uscire. Il mio consiglio è: se il gioco non è più un piacere, fermati. Parlarne è il primo passo verso la libertà.

Dott.ssa Francesca Miglio, Psicologa Clinica e della RiabilitazioneTitolo: Ludopatia: quando il gioco smette di essere u...
06/05/2025

Dott.ssa Francesca Miglio, Psicologa Clinica e della Riabilitazione
Titolo: Ludopatia: quando il gioco smette di essere un divertimento.

La ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, è un disturbo del comportamento che si manifesta con la persistente e incontrollabile necessità di giocare somme di denaro, anche a fronte di gravi conseguenze personali, familiari ed economiche. Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta di una semplice “debolezza di carattere”, bensì di una vera e propria dipendenza comportamentale, oggi riconosciuta e inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

I segnali da non sottovalutare

La ludopatia si insinua silenziosamente nella vita della persona. I segnali più comuni includono:
• Aumento del tempo e del denaro dedicati al gioco
• Tentativi falliti di smettere o ridurre l’attività
• Irritabilità o agitazione quando non si può giocare
• Bugie per nascondere l’entità del problema
• Conseguenze gravi: debiti, problemi legali, rottura di relazioni

Spesso il gioco diventa un rifugio da emozioni negative come ansia, frustrazione o depressione, e si trasforma in un meccanismo di coping disfunzionale.

Il trattamento: un percorso possibile

Il percorso di cura richiede un intervento integrato. In qualità di psicologa clinica e della riabilitazione, sottolineo l’importanza di:
• Psicoterapia individuale: per lavorare sulle cause profonde della dipendenza e sui meccanismi cognitivi alterati.
• Gruppi di auto-aiuto: come il Giocatori Anonimi, utili per condividere esperienze e sentirsi meno soli.
• Supporto familiare: fondamentale per rompere il circolo vizioso e promuovere un clima di comprensione e responsabilità.

In alcuni casi è utile integrare con un supporto farmacologico, sotto stretto controllo medico, specialmente quando la ludopatia è associata ad altri disturbi come depressione o ansia.

Conclusione

Uscire dalla ludopatia è possibile, ma richiede consapevolezza, aiuto e impegno costante. Nessuno guarisce da solo. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma il primo, fondamentale atto di coraggio, cambiamento, amore… per se stessi.

Il gioco d’azzardo patologico è una trappola invisibile che può colpire chiunque, indipendentemente da età o classe sociale. La buona notizia è che, con il giusto sostegno, se ne può uscire. Il mio consiglio è: se il gioco non è più un piacere, fermati. Parlarne è il primo passo verso la libertà.

18/03/2025

Il gesto di Andrea risale al 29 gennaio ma ieri gli inquirenti hanno portato a galla, intorno all'accaduto, delle verità ancora più dolorose. La vicenda ci costringe a non girarci dall'altra parte, ci obbliga a guardare con onestà quanto spesso il dolore di chi ci è vicino venga minimizzato, banalizzato, non visto.

Mette in risalto un aspetto fondamentale: il nostro bisogno di essere riconosciuti e accolti per ciò che siamo. Quando questo bisogno non viene soddisfatto, il rischio che ci si rivolga a chiunque, pur di essere ascoltati è altissimo. E non sempre, purtroppo, si incontra qualcuno in grado di offrire una presenza calda, amica e supportiva.

Cosa è successo?
Andrea si sentiva solo e ha cercato conforto dove capita, come fanno tanti giovani oggi: dietro uno schermo, dentro una chat. Quella fragile ricerca di comprensione, ha trovato un coetaneo, un ragazzo appena più giovane con cui confidarsi. Da qui si potevano aprire tanti scenari. Ma ciò che avrebbe potuto essere uno spazio di sollievo e umanità si è trasformato in un caso di istigazione. Ecco cosa hanno scoperto gli inquirenti esaminando il computer e il cellulare di Andrea. Quando aveva raccontato il buio che si portava dentro, l'altro non aveva neanche provato a incoraggiarlo. Ha soffocato il grido d'aiuto di Andrea indicandogli la direzione della fine. Gli ha perino detto "come". ha riportato ieri una delle frasi shock rivenute sullo smartphone di Andrea: «Manda giù le pasticche con il vino, non sentirai dolore, solo piacere». La riportiamo anche noi, così, cruda e spietata.

Lo facciamo affinché nessuna fragilità debba essere più minimizzata, banalizzata e non vista. La vera tragedia non è solo il gesto finale, ma il vuoto relazionale che lo precede. Andrea cercava la fine di un dolore invisibile. Aveva bisogno di essere ascoltato, di trovare uno sguardo che lo vedesse davvero. Quando la solitudine prende il sopravvento, anche una parola può salvare o distruggere. Anche con noi stessi, banniamo dalle nostre menti le parole che distruggono! Incoraggiamo quelle che creano vicinanza. Impariamo a fermarci, ascoltare senza giudizio, a essere quella presenza che può fare la differenza.

-Psicoadvisor

Ogni FINE è una conclusione di un percorso, più o meno lungo, più o meno complesso, complicato, lieto o spiacevole. Ogni...
01/01/2025

Ogni FINE è una conclusione di un percorso, più o meno lungo, più o meno complesso, complicato, lieto o spiacevole. Ogni PERCORSO ha in sé un senso, una sua RAGION D'ESSERE che è la maturazione di un nuovo SIGNIFICATO PERSONALE da integrare e muovere con il soffio vitale che esso stesso sprigiona, se pur talvolta violentemente, ma Sempre giustamente.
BUONA FINE, dunque; è questa il NUOVO INIZIO 🩷.
FELICE ANNO!

Dottoressa Francesca Miglio Psicologo Dott.ssa Francesca Miglio,
Psicologa

11/09/2024

Su di me

Sono la Dottoressa Francesca Miglio e sono una psicologa clinica e della riabilitazione, educatrice e istruttore mindfulness, psicoterapeuta in formazione a orientamento cognitivo comportamentale complesso, dove mente e cervello, nella complessità della completezza corpo-mente, che ci appartiene, sono inscindibili.
Mi occupo di supporto psicologico con l'obiettivo di rendere la persona protagonista attiva di un cambiamento che si evolve in un percorso di consapevolezza del proprio momento presente e delle proprie risorse, al fine di ristabilire un rapporto equilibrato con la propria identità, con gli altri, col mondo.
Rivolgo tale supporto agli individui di tutte le età, dall' infanzia all'età adulta, alla senescenza, sostenendo la persona nel suo percorso di risoluzione di ansia, rapporto disfunzionale con l'alimentazione, disturbi dell'apprendimento, supporto genitoriale e alla coppia. Essendo, inoltre, io stessa celiaca e mi occupo delle influenze disfunzionali che questa malattia autoimmune può avere sul benessere psicologico di chi ne soffre, offrendo la mia prestazione professionale, in prima linea, come "psicologa Senza glutine".
È possibile prenotare un consulto con me telefonando e inviando un messaggio al numero telefonico 3292662704. Con cura, attenzione e delicatezza ti starò accanto.

Dott.ssa Francesca Miglio

Polvere bianca di gesso freddo, fatto di silenzi e luce romantica, creatrice di pensieri. Èqui che nasce il desiderio e ...
11/08/2024

Polvere bianca di gesso freddo, fatto di silenzi e luce romantica, creatrice di pensieri. Èqui che nasce il desiderio e ... Lo puoi sognare, emozionando il cielo di te.
Fascino Senza uno spazio, senza confine, Senza un peso. Una dimensione che non ti nasconde, non ti trasforma,
non ti ingoia, ma ti cambia . Nel niente dell' aria che non respiri, nutrito di battiti e sorpreso nelle immagini in bianco e nero di ferite e carezze ...
Sospeso. .. Muoviti e resterai nel tuo Te, Senza sempre, Senza ormai, Senza mai.

Stelle. Brillano.

Il Desiderio è attesa; l' Attesa è Emozione; l' Emozione è Vita.

La Vita è Colore.

La Luna è ciò che IN Te è innato, ciò che in te è violentemente e certamente appreso, ciò che in te è tuo, solo tuo, tutto tuo: tuo o di nessuno altro.

La Luna è Bianco o Nero, Superficie o Profondità ; Freddo o Caldo... Che brucia oppure congela.

La Luna è Pura o Sbriciolata.
La Luna è l' Anima ... Del Sole.

Dottoressa Francesca Miglio Psicologo

02/08/2024
20/06/2024

AMORE secondo il significato del nostro dizionario è “Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale“. Siamo sicuri sia corretta questa definizione... E non chiusa e limitata/limitante? Siamo sicuri che si possa dare con precisione una definizione di qualcosa che ha la profondità degli abissi e la complessità della mente?!

L' Amore è apertura, è incontro, è per tutto e per tutti; l' Amore non si esaurisce nel rapporto di coppia, nel rapporto esclusivo, né nella sessualità.
L' Amore è contenuto anche in questi, ma ... NON è etichettabile, non è racchiuso in alcun contenitore.

Una meravigliosa definizione di amore è stata scritta da Dayer: “L’amore è la capacità e volontà di permettere alle persone a cui si vuole bene di essere ciò che vogliono essere, senza insistenza o pretesa alcuna che esse diano soddisfazione“.

Purtroppo, non si sa come mai, il senso dell' amore si svuota nell' amore per sé stessi, anzi... Ritengo che non sia "amore per stessi", ma Ego smisurato; un Ego che porta con sé una pretesa, la prepotenza, la superbia ... E che arriva in alto... E lì... Muore ... nella SOLITUDINE.
Non è solitudine l' amore: questo è certo.
Dico sempre che l' Amore muove il mondo, muove le persone, muove i gesti, le azioni, i comportamenti... Che ... In tal caso... Sprigionano tanta di quella energia, tanta di quella gioia e senso di completezza che ... Ci si ritrova in una condizione di FELICITÀ, soddisfacente; benessere puro... come l' amore, che è puro!
Tutti parlano di Amore e forse per atteggiamento di chiusura dentro sé stessi, per un senso di vuoto, di mancanze.
L' Amore non riempie ... I buchi.
I buchi sono buchi e non vanno obbligatoriamente tappati, non è cosa buona e non è certamente amore.
I Buchi sono Libertà di comunicare, sono vie d'uscita, come le uscite di sicurezza con tanto di cartello che le annuncia solennemente nei luoghi chiusi ... Per salvarsi ... Per spostarsi. E sì, possiamo spostarci e salvarci, lo possiamo fare; i buchi sono utili e possiamo tenerceli.
L' Amore, piuttosto, crea un senso di completezza, non di pienezza o riempimento o di "toppa". Una completezza che non è relativa all' identità di una persona! Siamo INDIVIDUI, già completi, sempre completi!!! Amare è assicurarsi che il nostro mondo... Sia in armonia ...e sentirci DENTRO quell' armonia.
Non c'è Dipendenza, non c'è Etichetta, non c'è Limite... Se c è Amore. Non c'è Dubbio; c è Benessere.

Dott.ssa Francesca Miglio

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