Chiara Canonici - Psicologa

Chiara Canonici  - Psicologa "La grande Via è una strada spianata, ma gli uomini seguono sentieri distorti". Lao Tze Messaggi, risposte, interazioni sono molto gradite.

Questo spazio è dedicato a sguardi, spunti di riflessione e considerazioni sul tema della psicologia. Per informazioni sugli orari di ricevimento in studio, o per richiedere un appuntamento, potete scrivermi: chiaracanonici75@gmail.com o chiamarmi: 3393483506

Nell’arte delle icone, studiate a lungo da Pavel Florenskij, la prospettiva inversa capovolge le regole della percezione...
06/10/2025

Nell’arte delle icone, studiate a lungo da Pavel Florenskij, la prospettiva inversa capovolge le regole della percezione naturale: ciò che dovrebbe sembrare lontano appare più grande, ciò che è vicino appare più piccolo. All’occhio abituato alla logica occidentale della prospettiva lineare, questo può sembrare un difetto, quasi un errore. Eppure, è proprio qui che risiede la sua forza.

La prospettiva inversa non vuole rappresentare il mondo fisico così com’è, ma aprire uno spazio interiore. È un linguaggio teologico e simbolico che invita lo spettatore a entrare nell’icona, a non guardarla soltanto dall’esterno ma a lasciarsi attrarre verso l’interno, verso la realtà spirituale che essa custodisce. In altre parole, ciò che sembra incongruo agli occhi della ragione è, in realtà, un ponte verso il trascendente.

Questo meccanismo ha una risonanza profonda con la condizione psicologica ed esistenziale dell’essere umano. Anche noi, spesso, camminiamo con prospettive “rovesciate”: inciampiamo, sbagliamo, ci perdiamo. L’errore ci appare come una deformazione, una caduta, qualcosa di “sbagliato”. Eppure, proprio come la prospettiva inversa, l’errore contiene in sé una finalità nascosta: quella di aprirci, di invitarci a guardare diversamente, di condurci oltre i confini del visibile immediato.

Così, il fallimento può diventare icona: non tanto perché neghiamo la realtà della caduta, ma perché impariamo a coglierne il messaggio trasformativo. Se l’icona rovescia lo spazio per dare priorità al mondo spirituale, l’uomo può rovesciare il proprio errore trasformandolo in occasione di crescita, in movimento verso l’alto.

La prospettiva inversa ci ricorda che non tutto ciò che appare “sbagliato” lo è davvero: a volte è un invito, un passaggio, un varco verso un livello più profondo di comprensione e di vita.

[Quadro: Annunciazione - Ohrid, XIV secolo]

Le Muse, figlie di Mnemosyne, venivano invocate all’inizio delle opere greche, perché nulla può nascere senza memoria. L...
29/09/2025

Le Muse, figlie di Mnemosyne, venivano invocate all’inizio delle opere greche, perché nulla può nascere senza memoria.
La memoria custodisce l’unità dell’essere, tesse i fili invisibili tra passato, presente e futuro e ci permette di vivere guardando avanti senza tradire ciò che è stato.

Quando essa si incrina, come accade nelle malattie che oggi conosciamo sempre più da vicino (l’Alzheimer e le altre forme di smarrimento), non si perdono solo immagini e nomi: si spezza il legame che ci unisce con gli altri e con noi stessi.
È un dolore che non riguarda soltanto chi ne è colpito, ma tutta la comunità degli affetti che intorno al malato vede dissolversi i fili della memoria condivisa.

In quei momenti siamo noi a doverci fare custodi: quando chi amiamo non riesce più a ricordare, è nostro compito mantenere viva la memoria al loro posto, anche se è molto difficile, anche se ci vuole un grande coraggio. Portarla in noi significa restituire dignità, continuità, identità a chi sembra averle smarrite.

Ricordare, dal latino re-cordis, significa “tornare al cuore”: ogni ricordo è dunque un atto d’amore, la prova che siamo stati toccati, amati, trasformati. Per questo la memoria non è solo mente, ma respiro dell’anima, fondamento della nostra identità.

Custodirla (in noi e negli altri) è un gesto vitale, perché senza memoria non c’è identità, non c’è fedeltà, non c’è futuro.

A volte capita che i desideri, invece di essere strumenti al nostro servizio, si trasformino in forze che ci soggiogano....
22/09/2025

A volte capita che i desideri, invece di essere strumenti al nostro servizio, si trasformino in forze che ci soggiogano. Se li inseguiamo senza consapevolezza, rischiamo di confonderli con obiettivi assoluti o con illusioni alimentate dal materialismo.

Eppure i desideri hanno un senso più profondo: sono segnavia interiori, punti di orientamento che ci aiutano a riconoscere chi siamo e dove vogliamo andare, sia nella vita personale che professionale.

Prova a chiederti:
- Cosa voglio veramente, ma non oso desiderare?
- Se sapessi di non fallire, cosa cambierei oggi nella mia vita?
- Qual è il sogno che ho messo nel cassetto per “essere realistico”?

La risposta a queste domande non è mai banale: racchiude la bussola che ci permette di crescere con autenticità, fare scelte più consapevoli e trasformare i desideri in alleati della nostra realizzazione.

Non ignorare i tuoi desideri: ascoltali, e lascia che ti indichino la strada.

La morte spesso ci appare come perdita, ma se la guardiamo da un’altra prospettiva, può rivelarsi come la più grande man...
15/09/2025

La morte spesso ci appare come perdita, ma se la guardiamo da un’altra prospettiva, può rivelarsi come la più grande manifestazione d’Amore.

Amare, in fondo, significa lasciarsi attraversare, aprirsi, superare i confini del proprio io. Morire non è diverso: è un ritorno a ciò che ci ha generati, un dissolversi nell’Uno.

Anche la storia del mondo ci insegna questo: ogni epoca, finendo, non scompare mai del tutto, ma si intreccia con ciò che è venuto prima, lasciando traccia.

E allora: se la morte ci scioglie e ci confonde nel Tutto, come possiamo lasciare un’impronta unica?
Coltivando la nostra passione.

La passione è un fuoco: dà forma, rende viva la materia, ci distingue. È lei che ci impedisce di dissolverci del tutto, che custodisce la nostra autenticità e la offre al mondo, persino oltre la morte.
Se ci pensiamo, ciò che attraversa il fuoco non torna materia informe, ma diventa ceramica, corpo s**o.

Il compito della vita, allora, è duplice: lasciarsi penetrare dall’Amore, fino a confondersi con esso, ma anche avere il coraggio di esprimere la nostra unicità, nutrendo ciò che ci accende.

Così vivere diventa un’arte, e morire il gesto d’amore più grande: consegnare al Tutto non solo noi stessi, ma la forma autentica che abbiamo saputo creare.

In una favola di Esopo, poco conosciuta, uno scorpione chiede a una tartaruga di portarlo al di là di un fiume. La tarta...
08/09/2025

In una favola di Esopo, poco conosciuta, uno scorpione chiede a una tartaruga di portarlo al di là di un fiume.
La tartaruga accetta, pur sapendo che lo scorpione potrebbe pungerla e ucciderla. Confida nel fatto che, se lo facesse, anche lui morirebbe per annegamento.
Durante la traversata, tuttavia, lo scorpione la punge. Mentre entrambi stanno morendo, la tartaruga guarda lo scorpione, sconvolta, ma lui, senza alcuna disperazione, semplicemente le dice: «Questa è la mia natura».

A volte ci ostiniamo a credere che il male abbia sempre una logica, che la cattiveria sia solo un errore correggibile. Ma questa favola ci ricorda qualcosa di più amaro: esistono nature che non possiamo cambiare, realtà che sfuggono al nostro bisogno di giustizia. Non tutto ha senso, eppure accade.
Dobbiamo riconoscere che l’esistenza comprende anche l’incomprensibile, accettandolo ma senza arrenderci.

Probabilmente la vera forza sta nel guardare in faccia questa verità senza smettere di scegliere chi vogliamo essere, anche davanti all’assurdo.

Col tempo ho imparato che i sentieri non vanno divorati, ma assaporati.In passato correvo veloce, cercando forza e perfo...
01/09/2025

Col tempo ho imparato che i sentieri non vanno divorati, ma assaporati.
In passato correvo veloce, cercando forza e performance. Oggi cammino lenta, raccolgo profumi, ascolto le pietre, osservo le forme della vita.
Ogni passo diventa un incontro: con la natura e con me stessa.
La calma mi insegna che invecchiare non è una perdita, ma un dono prezioso: quello di potersi fondere con il mondo e sentirsi parte del suo respiro infinito.

Una società che obbliga i propri figli ad andare a scuola dai sei ai sedici anni, ritenendo che dieci anni sia il tempo ...
25/08/2025

Una società che obbliga i propri figli ad andare a scuola dai sei ai sedici anni, ritenendo che dieci anni sia il tempo minimo necessario ad istruire e a formare un uomo e una donna che siano adeguati ad una vita in società, come mai non da la stessa importanza alla loro formazione spirituale?

Per spirituale non intendo l'aspetto religioso, ma lo sviluppo del pensiero, dell'immaginazione, della sensibilità e della volontà, in una parola: di tutta la psiche.

Il vero scopo di una società, infatti, dovrebbe essere l'evoluzione dei propri figli, invece, più spesso, sembra che a prevalere sia il criterio economico, rendendola più un'azienda che un'organizzazione volta all'elevazione dell'essere umano.

Dovremmo offrire esercizi, pratiche e tecniche concrete per ognuna delle dimensioni interiori dei nostri figli, in modo da istruirli al rapporto con sé e al rapporto con il cosmo, oltre che a quello con gli altri esseri umani.

Iniziare la giornata a scuola chiedendo ai bambini come hanno dormito, cosa hanno sognato e come si sono attivamente predisposti a vivere la giornata, potrebbe essere già un inizio verso la formazione di uomini e donne che in futuro saranno maggiormente in grado di dirigere attivamente e consapevolmente la propria vita.

Il linguaggio è uno strumento al servizio della quotidianità, ma è anche la moneta di scambio della nostra interiorità. ...
18/08/2025

Il linguaggio è uno strumento al servizio della quotidianità, ma è anche la moneta di scambio della nostra interiorità. Più lo teniamo vivo, più ci offre la possibilità di conoscere e conoscerci.

Se il suo uso pratico è comunemente accettato, pochi riconoscono il valore profondo che custodisce e si impegnano a tutelarne la ricchezza. La lingua, infatti, muta costantemente per adattarsi ai bisogni della società, diventandone uno specchio fedele.

Oggi ci ritroviamo con un linguaggio contratto in forme brevi, spesso superficiale, che dimentica il passato e crea parole nuove per oggetti e bisogni effimeri, piuttosto che per descrivere emozioni e stati interiori. È il riflesso di una società che ci spinge a vivere soltanto il presente, velocemente, e a generare desideri consumistici più che riflessioni autentiche.

Prendiamo ad esempio la parola consapevolezza.
Oggi essere consapevoli sembra significare “essere informati, non farsi fregare, sapere di più”.
Ma è davvero solo questo?

Nelle antiche pratiche iniziatiche, diventare consapevoli richiedeva il guardarsi allo specchio cioè, simbolicamente, fermarsi e riflettere su sé stessi. La consapevolezza nasce da lì, da domande che non possiamo evitare e che ci aprono a una verità più profonda.

Eccone alcune, semplici ma essenziali:
- Chi sei quando nessuno ti guarda?
- Quali parti di te tendi a nascondere agli altri?
- Cosa ti fa sentire veramente vivo?
- Cosa cerchi di evitare a tutti i costi e perché?

Rispondere a queste domande non è un punto d’arrivo, ma un inizio.
Forse il più autentico cammino verso la consapevolezza.

"Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare", scriveva Nietzsche.Quando cresc...
11/08/2025

"Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare", scriveva Nietzsche.

Quando cresci, migliori, ti espandi, il tuo mondo interiore si allarga.
Ma non tutti sono pronti o capaci di vedere da quell’altezza.
Dall’alto, certe prospettive cambiano: ciò che prima sembrava enorme, si ridimensiona; ciò che era invisibile, si rivela.

A chi resta a terra, invece, il tuo volo può sembrare un allontanamento o un rimpicciolimento. Non è cattiveria: è il limite dello sguardo.

Volare significa accettare che non tutti ti seguiranno, e che la tua grandezza non sarà sempre riconosciuta.
È il prezzo della libertà interiore: essere compresi solo da chi ha aperto le proprie ali.

Ogni ascesa porta con sé il rischio di essere fraintesi.
Eppure, le vette non chiedono spettatori: chiedono coraggio.

Non abbassarti per sembrare “più grande” agli occhi di chi non può volare.
Continua a salire. Da lassù, la luce è più limpida.

Una vecchia storia narra di due bambini, due stanze e due reazioni.Il primo  bambino entra in una stanza piena di doni: ...
04/08/2025

Una vecchia storia narra di due bambini, due stanze e due reazioni.

Il primo bambino entra in una stanza piena di doni: giocattoli splendenti, perfetti. Ma si siede in un angolo, triste. Quando gli chiedono perché, risponde:
"Se mi affeziono a uno, magari si rompe. Meglio non sperare."

Il secondo bambino entra in una stanza piena solo di sterco di cavallo. Eppure sorride. Si mette a scavare, cantando. Quando lo invitano a uscire, esclama:
"Con tutto questo sterco, da qualche parte ci dev’essere un pony!"

Questa storia non è solo una metafora sull’ottimismo: è una piccola parabola dell’anima.

Quante volte ci chiudiamo alla gioia per paura che finisca? Quante volte, quando ci troviamo in mezzo al buio, smettiamo di cercare la luce?

Eppure la vita ci insegna proprio questo: la grazia non sempre si mostra nei doni evidenti. Spesso è nascosta nel letame dell’esistenza.

Sembrano malattie, deformazioni, errori della natura. In realtà, le galle (nome scientifico: cecidi), sono piccoli mirac...
28/07/2025

Sembrano malattie, deformazioni, errori della natura. In realtà, le galle (nome scientifico: cecidi), sono piccoli miracoli di adattamento.
Nascono quando una pianta risponde alla presenza di un altro organismo (un insetto, un fungo, un acaro),
trasformando il suo stesso corpo in qualcosa di nuovo.
Nei nostri boschi se ne trovano molte. Io le ho trovate ai piedi di una quercia.

Se in apparenza sembrano semplici difese, in realtà, studiandole meglio, sono il segno di un dialogo invisibile tra esseri viventi. Un equilibrio instabile ma reale, che tiene insieme mondi diversi.

La natura, attraverso le galle sembra insegnarci il valore delle cicatrici emotive.
Non belle, forse. Ma vere. Nascono da impatti profondi, relazioni che ci hanno toccato, o addirittura ferito. Eppure, in quelle “protuberanze” della nostra storia si nasconde la prova che siamo vivi, che abbiamo incontrato l’altro e ci siamo trasformati.

Non tutto ciò che ci segna ci rompe. A volte, ci completa.

C’è una lezione di saggezza nella natura del leccio (albero che popola i miei luoghi e numerose zone d'Italia), che a me...
21/07/2025

C’è una lezione di saggezza nella natura del leccio (albero che popola i miei luoghi e numerose zone d'Italia), che a me piace moltissimo.

Le sue foglie, quando l’albero è giovane e basso, sono pungenti, coriacee e spinose. Il leccio si difende da chi potrebbe mangiarle.
Ma, man mano che l’albero cresce e le foglie si alzano, non più alla portata degli animali, quelle punte spariscono. Le nuove foglie diventano tonde e morbide.
Non c’è più bisogno di difendersi.

Il leccio ci insegna una verità sottile ma potente:
- Difenditi quando è necessario, ma non portare le armi per sempre.
- Cresci, sollevati e impara a disarmarti quando puoi.

La forza non è nell’essere sempre pronti a combattere, ma nel sapere quando non serve più farlo.

Indirizzo

Via G. Di Vittorio, 22
Camerata Picena
60020

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Martedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Mercoledì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Giovedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Venerdì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Sabato 08:00 - 12:00

Telefono

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