26/09/2025
Tutto ciò che chiedi al tuo partner… è ciò che non hai ricevuto da bambino.
Guardami.
Ascoltami.
Abbracciami.
Riconoscimi.
Proteggimi.
Dammi attenzione.
Aiutami.
Tienimi in considerazione.
Tutte queste richieste che, da adulti, rivolgiamo alla persona che amiamo, spesso non sono capricci. Sono echi. Tracce silenziose di ciò che ci è mancato nei primi anni della nostra vita, soprattutto nel rapporto con mamma e papà.
Le relazioni non sono solo incontri tra due anime.
Sono anche incontri tra due storie. Due infanzie. Due mondi emotivi, con le loro crepe, i loro vuoti, i loro sogni spezzati o mai nutriti.
I primi anni di vita sono fondamentali: lì impariamo cos’è l’amore, come si riceve, come si dona, come ci si protegge. Se in quell’età preziosa non abbiamo ricevuto sguardi pieni, parole che ci confermassero, gesti che ci facessero sentire al sicuro, è naturale che crescendo cerchiamo tutto questo in chi ci sta accanto.
E così, senza accorgercene, ci ritroviamo a domandare alla coppia ciò che avrebbe dovuto darci la nostra famiglia. E lo facciamo con urgenza, a volte con rabbia, a volte con paura. Ma dentro, ciò che c'è è un bambino che ancora spera di essere finalmente visto, finalmente accolto.
Ma attenzione: queste richieste non sono difetti.
Sono segnali, indicazioni precise delle parti di noi che chiedono di essere guarite.
Prendersi cura di queste ferite richiede coraggio. Serve guardarsi dentro, anche quando fa male. Serve andare a fondo, lì dove abbiamo imparato a difenderci smettendo di chiedere, o forse chiedendo troppo. Serve accogliere il bambino che siamo stati, con tutta la tenerezza che merita.
Per farlo, esistono strumenti potenti:
la terapia, l’ascolto interiore, il perdono e la compassione verso se stessi.
Una volta che impariamo a riconoscere queste ferite, possiamo smettere di chiederle all’altro come obbligo. Iniziamo a prendercene cura da soli, e poi, da uno spazio più sano, possiamo aprirci a una relazione più autentica.
Perché una relazione non è solo un luogo dove ricevere, ma anche un laboratorio sacro di crescita reciproca.
Un luogo dove le nostre luci e ombre si riflettono, dove impariamo a guardarci per davvero, e dove ogni pretesa può trasformarsi in una opportunità per guarire insieme.
In fondo, dietro ogni “Guardami” che rivolgiamo al partner, c’è un bambino che non è stato visto.
Dietro ogni “Riconoscimi”, una bambina che ha dovuto lottare per sentirsi abbastanza.
Dietro ogni “Proteggimi”, un cuore fragile che ha conosciuto la paura troppo presto.
Non c’è vergogna in tutto questo.
C’è solo umanità.
E proprio lì, in quel territorio fatto di fragilità e desideri non detti, si nasconde il potenziale per una relazione profonda, consapevole, trasformativa.
Perché amare davvero significa anche questo:
camminare fianco a fianco, guardarsi negli occhi e dire
“ti vedo, con tutto ciò che sei,
e insieme possiamo guarire.”