02/11/2022
Vi invito a leggere con attenzione questa riflessione proposta da Psicologia Contemporanea.
Non aggiungo altro perché la condivido in ogni sua singola parte.
A distanza di pochi giorni del cambio nominativo del ministero dell’istruzione con l’aggiunta “e del merito” che già aveva sollevato non pochi dibattiti, accade che il tam-tam mediatico riprende con fervore in seguito alla pubblicazione di questa notizia.
Tralasceremo, non per importanza ma perché meriterebbe un’analisi in separata sede, di come possa un futuro medico affermare che “il sonno è tempo perso”, suggerendo una narrazione ambigua riguardo un bisogno primario dell’essere umano; tante sono le domande che sorgono già dal titolo: “Come ha fatto? Come riesce a gestire tutto?”, e leggendo svariati articoli è lei stessa a suggerire il suo segreto “Sono determinata e mi organizzo […] sono figlia unica e mamma e papà si sono dedicati molto a me”. Come non congratularsi con queste eccellenze, come non ammirare la loro dedizione, come non emulare tanto spirito di sacrificio, ma il loro esempio (se raccontato con quel tono trionfalistico che attiene più alle gare sportive) rischia di essere nocivo per tante altre persone.
E mentre uno parla degli enfant prodige, tutti gli altri pensano a conciliare lo studio con il lavoro; impiegano più tempo a leggere un libro; vivono in luoghi che non favoriscono la concentrazione; sono occupati a capire come pagare le tasse; coltiveranno una passione artistica che molti potrebbero non considerare più in là di un hobby. La retorica del merito, e il criterio stesso del merito, appaiono granitici nella loro estetica dell’uguaglianza; non tiene conto che sulla griglia di partenza le persone siano distribuite in maniera disomogenea, con grossi vantaggi per chi ha ereditato la pole position, e ostacoli sempre diversi lungo il percorso, non sempre facili da superare.
E accadrà ancora così che mentre Carlotta si gode i riflettori su un palcoscenico parato a festa, qualcun altro dietro le quinte si chiederà come possano non essere sufficienti il suo duro lavoro, i suoi sacrifici, con la paura di chiedere aiuto in una società che non riesce più ad ammettere il lato, squisitamente umano, dello sbagliare (o del ricredersi sul proprio percorso di studi o di lavoro), fino al compimento di gesti estremi (l’ultimo lo studente suicida a Bologna, 8 ottobre 2022).
Il merito deve essere riconosciuto, la narrazione riguardo il merito rivista e assolta da ogni forma di standardizzazione.
Un pensiero della Dott.ssa Virginia Capriotti
Psicologo - Antonino La Tona