27/11/2025
La vicenda dei bambini che vivevano nel bosco e successivamente allontanati dalla loro famiglia con un provvedimento della magistratura, che ha disposto il loro inserimento, insieme alla madre, in una casa famiglia, merita alcune riflessioni, soprattutto di natura pedagogica, che è il campo del mio lavoro.
La prima riflessione riguarda un principio fondamentale: i figli non appartengono ai genitori. Considerarli una proprietà è visione arcaica, possessiva e priva di validità antropologica, etica e civile. I genitori restano certamente i titolari di base e prioritari dell’educazione dei figli e delle scelte principali per la loro crescita, almeno fino alla maggiore età, ma questo non significa esercitare un diritto assoluto e incondizionato. La nostra giurisdizione ha sempre riconosciuto come inaccettabili comportamenti quali maltrattamenti, abusi, violenze, anche quando provengono dai genitori stessi. In altre parole, esiste una responsabilità individuale dei genitori, ma esiste anche una responsabilità collettiva esercitata attraverso le istituzioni della società.
La seconda riflessione riguarda proprio il ruolo delle istituzioni, che rappresentano il presidio più importante a tutela dei diritti delle bambine e dei bambini. Nessuna famiglia può pensare di agire al di fuori del quadro di regole stabilito dallo Stato per proteggere i cittadini più piccoli e fragili. È un limite necessario, fondato su un principio di civiltà per il quale il benessere dei minori viene prima di qualsiasi volontà arbitraria degli adulti.
La terza riflessione è più amara. La presenza istituzionale a difesa dei diritti dei bambini, negli ultimi anni, è in declino. Bambine e bambini sono raramente al centro del pensiero collettivo, se non nei casi più estremi. Con troppa leggerezza, ci stiamo dimenticando del loro diritto al gioco, al pensiero magico, al contatto con la natura, alla mobilità spontanea nelle città, alla socialità fra pari, all’istruzione. Stiamo trascurando un’educazione che li aiuti a vivere nel mondo reale, fatto di incontri e condivisione, e non soltanto dietro uno schermo.
In questo scenario, ogni segnale di attenzione istituzionale rivolto alla tutela dei bambini, a prescindere dalle verifiche che dovranno essere fatte nel merito, rappresenta un momento importante. È un’inversione di tendenza rispetto alla sostanziale indifferenza che grava da anni sulla vita dei più piccoli.
Per questo ritengo fondamentale che si torni a discutere, seriamente, del confine legittimo nelle relazioni tra genitori e figli e della natura benevola o potenzialmente lesiva di tali relazioni. È un’occasione preziosa, da non sprecare.