Dott. Roberto Casella psicologo caserta

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Ordine degli psicologi della Campania, n° 7231

Psicologo abilitato all'esercizio della professione

Registered behavior technician (RBT)

Facilitatore mindfulness

In ferie, mi sto dedicando ad una mia passione, questo anime e ho fatto delle riflessioni..Naruto e il mandato familiare...
05/08/2025

In ferie, mi sto dedicando ad una mia passione, questo anime e ho fatto delle riflessioni..
Naruto e il mandato familiare

Naruto, sin dalla nascita, riceve un mandato fortissimo:
“Custodisci la Volpe. Sii la barriera. Proteggi il villaggio come facevo io.”
(Suo padre era l’Hokage, il capo.)

Non è una scelta sua.
Non gli viene trasmessa con cura.
I genitori muoiono, e lui resta solo con quel peso.

In terapia lo chiameremmo mandato familiare: un compito tramandato, implicito, spesso non elaborato, che genera isolamento e sintomo.
Nel suo caso, un mandato salvifico, quasi messianico.

👦 Naruto è un bambino adultizzato.
Cresce senza figure di attaccamento.
Cerca affetto combinando guai.
L’unico modo per essere visto è disturbare.
Si trova a contenere la Volpe, ma anche se stesso.

🧑‍🤝‍🧑 Il gruppo dei pari lo aiuta.
Sasuke e Sakura diventano uno specchio:
gli permettono di appartenere, di modulare le emozioni, di riformulare il mandato.
Da “contenere un demone” a diventare Hokage con amore e impegno.

👨‍🏫 I mentori sono figure parentali.
Iruka lo vede, lo riconosce.
Kakashi gli insegna disciplina e che anche i forti hanno ferite.
Jiraiya lo allena, ma soprattutto lo ama.
Con loro, Naruto trasforma quel compito:
da “salvare il villaggio da solo” a
“diventa te stesso e costruisci legami come forza.”

🌀 Naruto non ha scelto il suo destino.
Ma ha trovato un modo di portarlo, e soprattutto con chi.

✨ Anche tu hai ricevuto un mandato?
Hai mai sentito il peso di un compito non scelto?

30/07/2025

Il tempo di sospensione per la pausa estiva può essere uno spazio in cui assaporare ciò che è emerso in terapia, un tempo per lasciar sedimentare, chiarire, ascoltarsi ancora. Ascoltarsi meglio.
Un’occasione per riconoscere i passi già compiuti e iniziare a intuire quelli che verranno.
Cosa porti con te da questo percorso?
Cosa desideri portare ancora?
A settembre ci ritroveremo, con nuove energie,
pronti a riprendere insieme la strada.

«Semplicemente, ricordo ai miei pazienti che prima o poi dovranno rinunciare all’idea di voler aver avuto un passato mig...
26/07/2025

«Semplicemente, ricordo ai miei pazienti che prima o poi dovranno rinunciare all’idea di voler aver avuto un passato migliore.»
— I. Yalom

C’è un momento, nel percorso terapeutico, in cui non si tratta più di riparare il passato, ma di lasciarlo andare.
Quel “se solo…” che tiene immobilizzati a una versione ideale di sé, della propria vita, delle relazioni… diventa un peso, più che una speranza.
Un continuo tentativo di forzarsi in una storia che non è andata come si voleva, o come si credeva di dover essere.

Immagina di continuare a indossare un abito che ormai tira sulle spalle, graffia la pelle, non ti protegge più dal freddo.
Ma siccome lo conosci, lo tieni. Ti dici che “dopotutto funziona”, che potresti sistemarlo, aggiustarlo.
E intanto, ti fai male ogni giorno, adattandoti a qualcosa che non ti rappresenta più.

Amarsi, invece, è un gesto silenzioso, pieno di coraggio.
Significa scegliere di non entrare più in abiti emotivi che costringono, stringono, bloccano.
Significa iniziare a chiedersi: di cosa ho bisogno ora? Che forma ha il mio corpo emotivo oggi?

Forse è tempo di cucirsi addosso un nuovo vestito, con pazienza, tenerezza e verità.
E magari, mentre lo si fa, si scopre che ci si può anche piacere, così come si è, finalmente.

A volte ci abituiamo a pensare che la nostra storia si ripeterà sempre allo stesso modo. Se una volta abbiamo dato fiduc...
19/07/2025

A volte ci abituiamo a pensare che la nostra storia si ripeterà sempre allo stesso modo. Se una volta abbiamo dato fiducia e siamo stati traditi, il rischio è di credere che andrà sempre così. Come se tutti gli incontri futuri fossero destinati a finire con l’abbandono.
Arianna, nel mito, affida a Teseo il filo che gli salva la vita. Ma lui, una volta uscito dal labirinto, la lascia sull’isola. L’eroe diventa il traditore. E lei, la donna che aveva creduto e sperato, si ritrova sola.

Oggi ho utilizzato “non tutti gli uomini sono Teseo” per indicare la possibilità di una nuova narrazione alla propria storia relazionale interna: che non tutti, dopo aver ricevuto amore, scompaiono o deludono. Che esiste la possibilità di un’altra narrazione. Esistono uomini che non si allontanano e che non fuggono. Esistono persone che riconoscono il valore del filo, che lo tengono con cura e camminano insieme fuori dai propri labirinti.

E allora il filo non è più solo un dono ma un legame sottile e profondo che può unire, generare gratitudine, un legame su cui costruire. Anche se la paura dell’abbandono è ancora lì, anche se a volte l’abbandono sembra una casa conosciuta, è possibile immaginare un altrove: un luogo in cui si possa ridere insieme, restare.
Lo sguardo sistemico ci aiuta a comprendere che questi vissuti non nascono dal nulla. Spesso sono copioni che affondano le radici nelle relazioni primarie, nei modelli familiari che ci hanno insegnato, più o meno silenziosamente, cosa aspettarci dall’amore, dalla fiducia, dalla vicinanza.
Ma quei copioni, per quanto profondi, non sono immutabili. Possiamo riconoscerli, portarli alla luce, e iniziare a riscriverli. ✍🏻
La terapia può diventare proprio questo: uno spazio in cui Arianna non solo si racconta, ma si rilegge. Dove il filo non serve più soltanto a salvare l’altro, ma anche a tenere insieme sé stessa. Un filo che collega presente e passato, e che può guidare verso una nuova possibilità di relazione.
Forse Arianna, oggi, può riscrivere il mito. Non rinnegandolo, ma trasformandolo. Iniziando a credere che un'altra storia è possibile. E che anche il filo, stavolta, può condurre a casa 🧶

Ci insegnano che amare significhi diventare uno.Ma l’amore non chiede di sparire, di annullarsi per non perdere l’altro....
15/07/2025

Ci insegnano che amare significhi diventare uno.
Ma l’amore non chiede di sparire, di annullarsi per non perdere l’altro.
L’amore è restare accanto senza smettere di essere sé.
È danzare insieme senza calpestarsi l’anima.

Immagina due fiumi che scorrono fianco a fianco:
ognuno mantiene il proprio corso,
ognuno custodisce la propria acqua,
eppure nella vicinanza si specchiano e si nutrono a vicenda,
senza mai confondersi in un solo letto.

Amare è scegliere l’altro nella differenza,
in quella distanza che rende possibile l’incontro.
È stare in relazione
come esseri unici e irripetibili,
due fiumi, due alberi, due cuori che crescono insieme, senza perdere le proprie radici.




Oggi è entrata anche lei.Si è seduta sul divano in silenzio.Non ha urlato. Non ha fatto scenate.Stava solo lì, ad aspett...
05/07/2025

Oggi è entrata anche lei.
Si è seduta sul divano in silenzio.
Non ha urlato. Non ha fatto scenate.
Stava solo lì, ad aspettare che qualcuno la vedesse.

La rabbia.
Quella tenuta fuori dalla porta per anni, mai invitata.
Ora cerca spazio. E prima o poi, presenta il conto.

“No, ma non fa niente.”
“Ero in ritardo anch’io.”
“Lasciamo stare.”

Ma fa qualcosa, invece.
La rabbia ha un posto nella nostra plancia di comando e ha un messaggio.

Dice che un confine è stato oltrepassato.
Che qualcosa ha fatto male.
Che un nostro bisogno è stato ignorato.

🔴 Non serve distruggere. Non serve alzare la voce.
Ma nemmeno sparire dietro un sorriso.

È un’emozione cruciale.
Serve a segnalare un torto – reale o percepito.
Ci accompagna al confronto.
È protezione. È dignità.

E, soprattutto:
si può restare in relazione anche arrabbiati.
Anzi.
A volte è proprio lì che la relazione comincia davvero.
Quando cade la facciata.
Quando ci diciamo cose che non avremmo mai osato.

Perché la rabbia non rompe, se ascoltata.
La rabbia connette.
È un’emozione relazionale: ci mostra che qualcosa tra noi non va.
Che serve ristabilire un equilibrio.
Che un legame importante merita più verità, non meno.

È un modo, spesso inconsapevole, di dire:
“Questa relazione per me conta.”

Quali sono le regole della rabbia che la persona ha messo dentro? Come viene vissuta nelle sue relazioni?












“Ogne ccapa è ‘nu tribunale”In ogni testa si celebrano udienze invisibili:pensieri, esperienze, storie, con i rispettivi...
02/07/2025

“Ogne ccapa è ‘nu tribunale”

In ogni testa si celebrano udienze invisibili:
pensieri, esperienze, storie, con i rispettivi pubblico ministero, testimoni, accusati…
che decretano ciò che è giusto, sbagliato, normale, e addirittura assurdo.

Ognuno giudica dal proprio banco,
secondo le proprie regole interne.

✴ Nella prospettiva sistemico-relazionale,
non cerchiamo il “giusto” o lo “sbagliato”,
proviamo a capire insieme da dove nasce un certo punto di vista.

✴ Il conflitto non è un errore:
è spesso il segnale che due “tribunali” stanno parlando lingue diverse e che occorre ascoltarle entrambe.

E allora la domanda diventa:
possiamo co-costruire un linguaggio comune,
uno spazio terzo in cui capirsi, senza dover vincere?


👨🏻‍⚖️E tu… che tipo di giudice sei?
👨🏻‍⚖️Quanto spazio lasci al tribunale dell’altro?
👨🏻‍⚖️Chi vorresti ti facesse da avvocato?


Ho finito di leggere il libro di Hermann Hesse "Il lupo della steppa". "Dentro di me viveva un lupo selvaggio." Recita u...
27/06/2025

Ho finito di leggere il libro di Hermann Hesse "Il lupo della steppa".

"Dentro di me viveva un lupo selvaggio." Recita una delle tante frasi e sottolineature e mi fa pensare a quanto spesso ci sentiamo in bilico tra due nature:
quella che cerca silenzio, solitudine, libertà…
e quella che vuole appartenere, relazionarsi, lasciarsi andare.

Hesse lo chiamava "il lupo della steppa".
Forse non siamo in guerra con noi stessi.
Forse stiamo solo imparando ad ascoltarci davvero.
Attraverso un'ottica sistemica possiamo vedere come Harry sia un sistema complesso, fatto di sottosistemi (parti di sé, ruoli, funzioni), ora in conflitto ora in dialogo.
Questa è l’intuizione sistemica: la persona è un sistema relazionale in continuo movimento e soprattutto complesso, non un’entità monolitica.
Quali sono le voci, i ruoli, i personaggi interni che compongono l’identità di Harry? Come interagiscono tra loro? Chi esclude chi?

E ancora, nel teatro magico Harry può vedere le sue parti interne interagire. È un luogo dove può osservare e decostruire, riorganizzare, simile alla stanza di terapia dove possiamo interagire con le parti di sé.
È il “come se”: uno spazio in cui le regole possono essere sospese e nuove configurazioni possono emergere.

E ancora..Cosa accade al sistema-Harry nel Teatro Magico? Quali nuove connessioni tra le parti interne emergono?
Mr. Haller non è solo un individuo in crisi, ma un sistema in trasformazione, che attraversa una crisi identitaria profonda perché i vecchi equilibri non reggono più e soprattutto si forza la dualità escludendo il tertium non datur. Il percorso per lui è all' insegna dell’integrazione complessa delle proprie parti, anche contraddittorie.

Harry non sei solo lupo o solo uomo, ma c'è da riconoscere che sono entrambi parte della danza dell’identità.

"Le è concesso di tornare indietro nel tempo e scattare di nuovo la sua foto preferita. È pronta?"Una metafora important...
17/05/2025

"Le è concesso di tornare indietro nel tempo e scattare di nuovo la sua foto preferita. È pronta?"

Una metafora importante di quello che può rappresentare la psicoterapia. Torniamo indietro insieme, con nuovi strumenti e nuove possibilità per abbracciare ciò che è stato, dando modo di sviluppare le fotografie di quello che invece sarà, dandosi la possibilità di poterlo fare. Pensiamo ad un qualcosa riguardante il nostro passato come ad una fotografia che abbiamo guardato talmente tante volte che si è consumata, stropicciata: non si vede più nulla, ma abbiamo la possibilità di rifarla tornando indietro insieme. Come sarebbe? La rifaremmo uguale? Cambieremmo qualcosa?

2 Aprile, giornata mondiale della Consapevolezza sull'Autismo. Personalmente è una giornata che sento molto e da tanti a...
02/04/2025

2 Aprile, giornata mondiale della Consapevolezza sull'Autismo. Personalmente è una giornata che sento molto e da tanti anni ormai, sono più di dieci anni che sto con voi, che mi lasciate entrare, che giochiamo e gioiamo assieme di ogni traguardo raggiunto. Sono con voi quando dobbiamo imparare qualcosa di nuovo ma anche quando qualcosa non va e non ci sono parole che tengano, semplicemente si sta e ci si rimette al lavoro. Amici che ho il piacere di definire tali precisamente da sedici anni, nel lontano ormai 2009 avevo l' onore di iniziare questa avventura complessa, ricca e piena di tanti aspetti come i colori dell' arcobaleno.
Grazie per tutta questa vita.

Spesso, quando attraversiamo un momento particolarmente doloroso, dove magari perdiamo qualcosa o qualcuno di significat...
23/03/2025

Spesso, quando attraversiamo un momento particolarmente doloroso, dove magari perdiamo qualcosa o qualcuno di significativo quello che ci viene detto è "semplicemente" di lasciare andare. Può trattarsi di una persona, un bel ricordo, dell' ideale di una persona e dobbiamo lasciarlo andare, ma non ci dicono mai come. Diciamo che è probabile che lanciare nel buio tutte queste cose non faccia per noi, perché lasciare andare non vuol dire dimenticare, cancellare il passato. Al contrario, credo voglia dire mettere dentro quello che non è più, con la consapevolezza che anche ciò può finire e che quante porte spalanchi per nuove entusiasmanti pagine di vita.

Marzo, rinascita.La natura spesso ci insegna, ci dà modo di vedere effettivamente la circolarità della vita e stesso la ...
03/03/2025

Marzo, rinascita.

La natura spesso ci insegna, ci dà modo di vedere effettivamente la circolarità della vita e stesso la natura attraversa i tempi della sua vita. L' autunno dove perde le sue foglie, ma mantiene generosità e gentilezza donandoci i frutti stagionali, l' inverno dove attraversa il freddo ma sta comunque dentro questa condizione. Arriva poi la primavera dove inizia a rifiorire, si rinasce. Come si fa? Stando, vivendo e tagliando i rami vecchi che altrimenti impedirebbero la rifioritura. Lasciando andare, lasciando cadere ciò che non ci appartiene più o che ci fa del male. Innaffiamo con tanta gratitudine e gentilezza verso noi stessi e il prossimo..prepariamoci a tornare a fiorire.

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