Dott. Roberto Casella psicologo caserta

Dott. Roberto Casella psicologo caserta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott. Roberto Casella psicologo caserta, Psicoterapeuta, Via marchesiello 169 Caserta, Caserta.

Ordine degli psicologi della Campania, n° 7231

Psicologo abilitato all'esercizio della professione

Psicoterapeuta sistemico relazionale

Registered behavior technician (RBT)

Facilitatore mindfulness

Oggi pensavo a quanta forza ci vuole a mostrarsi senza armature, sovrastrutture, a quanto questo dipenda anche dalla rel...
20/09/2025

Oggi pensavo a quanta forza ci vuole a mostrarsi senza armature, sovrastrutture, a quanto questo dipenda anche dalla relazione che si instaura con l' altro e a quanto questo terreno che si coltiva in due lo permetta. La potenza della vulnerabilità è la forza di chi osa mostrarsi tenero, perché nelle crepe della fragilità filtrano luci che rendono se stessi un luogo vero, autentico, dove i legami, le relazioni che curano, possono fiorire.

Cosa sto imparando da terapeutaOgni incontro con i pazienti è anche un incontro con me stesso.Ascoltare, accogliere e re...
12/09/2025

Cosa sto imparando da terapeuta
Ogni incontro con i pazienti è anche un incontro con me stesso.
Ascoltare, accogliere e restare presenti non significa avere tutte le risposte, ma saper sostare nelle domande.
Questo percorso mi ricorda ogni giorno che la crescita è reciproca, mi ricorda che io accompagno, che vengo a mia volta trasformato e quanto io faccia parte del tutto, del processo.

Ascoltavo un podcast e ho sentito questa frase che voglio condividere con voi, per metterla in circolo e perché mi ha ri...
05/09/2025

Ascoltavo un podcast e ho sentito questa frase che voglio condividere con voi, per metterla in circolo e perché mi ha ricordato l' attestato in foto. Partiamo da qui, quella è la Pedronia, un attestato simile alla Compostela. Solo che la Compostela mette nero su bianco che hai percorso il pellegrinaggio fino a Santiago di Compostela per almeno 100 km, questo invece dice che hai visitato la chiesa dove è conservato il Pedron. La pietra dove secondo la storia pare sia stata attraccata la barca che trasportava il corpo di San Giacomo Maggiore, che si trova appunto a Padron.
Tornando a noi, la frase che volevo condividere è: Dare significa aprire la strada per ricevere.

In ottica sistemico-relazionale, ogni gesto di dono non è mai isolato: attiva il sistema in cui siamo inseriti.
Quando offriamo ascolto, tempo o cura, non solo l’altro riceve, ma si attiva un movimento circolare che coinvolge entrambi. Il gesto del dare genera reciprocità, non come scambio contabile, ma come dinamica che mantiene vivi i legami e favorisce nuove possibilità di incontro.
In questo passaggio, ciò che doniamo non ci ritorna mai identico: viene trasformato dalla relazione, assumendo nuovi significati.

🌱 In ogni sistema, il dare è già l’inizio del ricevere, perché mette in moto connessioni e cambiamento.
Come un seme piantato nella terra: lo si affida al suolo senza sapere come tornerà.
Eppure, col tempo, restituisce molto più di ciò che è stato dato: un albero, ombra, frutti, radici che tengono insieme il terreno. Come è accaduto a me sul Cammino, ho trovato un cappellino e l' ho portato a vista sul mio bastone, una pellegrina l' ha riconosciuto e ringraziandomi l' ha riottenuto. Ho messo in circolo qualcosa, che è ritornato con un messaggio su Instagram "abbiamo ritrovato la tua Pedronia l' abbiamo lasciata dove si richiede la Compostela".










Bion scriveva che i pensieri esistono già, in attesa di un pensatore.Oggi uno di questi mi ha raggiunto e aveva le sembi...
01/09/2025

Bion scriveva che i pensieri esistono già, in attesa di un pensatore.
Oggi uno di questi mi ha raggiunto e aveva le sembianze di una frase pronunciata dal personaggio creato da Dostoevskij in "L' id**ta" ovvero il Principe Myskin che diceva: “La bellezza salverà il mondo.”

In terapia mi accorgo di quanto questo sia vero: ci sono emozioni che attendono di essere sentite, riconosciute, di sentirsi finalmente appartenere alla persona.
E quando accade, non nasce un discorso perfetto, ma un gesto di verità.

La bellezza non è allora un ornamento, ma la capacità di dare voce e spazio alla propria vulnerabilità e alla propria sensibilità.
È l’attimo in cui si smette di dare voce ad un falso sè per lasciar emergere ciò che davvero abita dentro.

Forse è proprio questa bellezza che salva: l’incontro sincero con sé stessi e con l’altro.

31/08/2025
Arrivare a Finisterre, alla fine della terra, significa raggiungere il chilometro zero del cammino: un luogo simbolico i...
23/08/2025

Arrivare a Finisterre, alla fine della terra, significa raggiungere il chilometro zero del cammino: un luogo simbolico in cui lasciare andare ciò che non ci appartiene più. Un tempo, ai pellegrini era richiesto di abbandonare o persino bruciare i propri vestiti, come gesto di liberazione dai pesi del passato, perché veniva indicato come espiazione dei peccati gravi. Inoltre ad essi veniva raccomandata una preghiera in particolare, dove chiedevano perdono per le loro azioni e allo stesso tempo pregavano per chi aveva fatto loro del male, un colpo di spugna verso la vendetta se ci pensiamo.

In psicoterapia, questo gesto diventa metafora: abbandonare i panni che gli altri hanno cucito per noi, ruoli e aspettative che non ci rispecchiano, per ritrovare la propria autenticità. E, come i pellegrini che ripartono con nuove vesti e la conchiglia come prova del loro viaggio, anche noi possiamo scegliere con responsabilità nuovi modi di essere, nuovi passi da compiere, nuovi vestiti per la nostra vita.

È un invito potente: lasciare ciò che limita e scegliere ciò che rispecchia davvero chi siamo. 🌿

Il cammino non finisce qui, per nessuno di noi. La vita parte da qui. Dal momento in cui scegliamo chi vogliamo essere.

"Blocchiamo gli altri dove siamo fermi."Quando il nostro non vissuto diventa prigione per chi ci è accanto.Succede nelle...
07/08/2025

"Blocchiamo gli altri dove siamo fermi."
Quando il nostro non vissuto diventa prigione per chi ci è accanto.
Succede nelle relazioni:
👨‍👧 tra genitori e figli,
💑 nei rapporti di coppia,
🧠 e anche nella stanza della terapia.

Ciò che non abbiamo attraversato, che abbiamo evitato, congelato, represso… si trasforma in un confine non detto.
E senza volerlo, impediamo all’altro di andare oltre.

🔁 Un genitore può bloccare il figlio nei punti in cui lui stesso si è fermato.
💔 In coppia, il passato non elaborato diventa zavorra.
🪞E il terapeuta non può accompagnare il paziente dove lui non ha mai avuto il coraggio di andare.

Non per colpa, ma per limiti umani.
Non per intenzione, ma per fedeltà al proprio non-vissuto.

🌱 Per questo ogni percorso personale è anche un atto di cura verso chi amiamo e verso chi accompagniamo. Serve attraversare le proprie ombre, per non consegnarle a chi amiamo.

In ferie, mi sto dedicando ad una mia passione, questo anime e ho fatto delle riflessioni..Naruto e il mandato familiare...
05/08/2025

In ferie, mi sto dedicando ad una mia passione, questo anime e ho fatto delle riflessioni..
Naruto e il mandato familiare

Naruto, sin dalla nascita, riceve un mandato fortissimo:
“Custodisci la Volpe. Sii la barriera. Proteggi il villaggio come facevo io.”
(Suo padre era l’Hokage, il capo.)

Non è una scelta sua.
Non gli viene trasmessa con cura.
I genitori muoiono, e lui resta solo con quel peso.

In terapia lo chiameremmo mandato familiare: un compito tramandato, implicito, spesso non elaborato, che genera isolamento e sintomo.
Nel suo caso, un mandato salvifico, quasi messianico.

👦 Naruto è un bambino adultizzato.
Cresce senza figure di attaccamento.
Cerca affetto combinando guai.
L’unico modo per essere visto è disturbare.
Si trova a contenere la Volpe, ma anche se stesso.

🧑‍🤝‍🧑 Il gruppo dei pari lo aiuta.
Sasuke e Sakura diventano uno specchio:
gli permettono di appartenere, di modulare le emozioni, di riformulare il mandato.
Da “contenere un demone” a diventare Hokage con amore e impegno.

👨‍🏫 I mentori sono figure parentali.
Iruka lo vede, lo riconosce.
Kakashi gli insegna disciplina e che anche i forti hanno ferite.
Jiraiya lo allena, ma soprattutto lo ama.
Con loro, Naruto trasforma quel compito:
da “salvare il villaggio da solo” a
“diventa te stesso e costruisci legami come forza.”

🌀 Naruto non ha scelto il suo destino.
Ma ha trovato un modo di portarlo, e soprattutto con chi.

✨ Anche tu hai ricevuto un mandato?
Hai mai sentito il peso di un compito non scelto?

30/07/2025

Il tempo di sospensione per la pausa estiva può essere uno spazio in cui assaporare ciò che è emerso in terapia, un tempo per lasciar sedimentare, chiarire, ascoltarsi ancora. Ascoltarsi meglio.
Un’occasione per riconoscere i passi già compiuti e iniziare a intuire quelli che verranno.
Cosa porti con te da questo percorso?
Cosa desideri portare ancora?
A settembre ci ritroveremo, con nuove energie,
pronti a riprendere insieme la strada.

«Semplicemente, ricordo ai miei pazienti che prima o poi dovranno rinunciare all’idea di voler aver avuto un passato mig...
26/07/2025

«Semplicemente, ricordo ai miei pazienti che prima o poi dovranno rinunciare all’idea di voler aver avuto un passato migliore.»
— I. Yalom

C’è un momento, nel percorso terapeutico, in cui non si tratta più di riparare il passato, ma di lasciarlo andare.
Quel “se solo…” che tiene immobilizzati a una versione ideale di sé, della propria vita, delle relazioni… diventa un peso, più che una speranza.
Un continuo tentativo di forzarsi in una storia che non è andata come si voleva, o come si credeva di dover essere.

Immagina di continuare a indossare un abito che ormai tira sulle spalle, graffia la pelle, non ti protegge più dal freddo.
Ma siccome lo conosci, lo tieni. Ti dici che “dopotutto funziona”, che potresti sistemarlo, aggiustarlo.
E intanto, ti fai male ogni giorno, adattandoti a qualcosa che non ti rappresenta più.

Amarsi, invece, è un gesto silenzioso, pieno di coraggio.
Significa scegliere di non entrare più in abiti emotivi che costringono, stringono, bloccano.
Significa iniziare a chiedersi: di cosa ho bisogno ora? Che forma ha il mio corpo emotivo oggi?

Forse è tempo di cucirsi addosso un nuovo vestito, con pazienza, tenerezza e verità.
E magari, mentre lo si fa, si scopre che ci si può anche piacere, così come si è, finalmente.

A volte ci abituiamo a pensare che la nostra storia si ripeterà sempre allo stesso modo. Se una volta abbiamo dato fiduc...
19/07/2025

A volte ci abituiamo a pensare che la nostra storia si ripeterà sempre allo stesso modo. Se una volta abbiamo dato fiducia e siamo stati traditi, il rischio è di credere che andrà sempre così. Come se tutti gli incontri futuri fossero destinati a finire con l’abbandono.
Arianna, nel mito, affida a Teseo il filo che gli salva la vita. Ma lui, una volta uscito dal labirinto, la lascia sull’isola. L’eroe diventa il traditore. E lei, la donna che aveva creduto e sperato, si ritrova sola.

Oggi ho utilizzato “non tutti gli uomini sono Teseo” per indicare la possibilità di una nuova narrazione alla propria storia relazionale interna: che non tutti, dopo aver ricevuto amore, scompaiono o deludono. Che esiste la possibilità di un’altra narrazione. Esistono uomini che non si allontanano e che non fuggono. Esistono persone che riconoscono il valore del filo, che lo tengono con cura e camminano insieme fuori dai propri labirinti.

E allora il filo non è più solo un dono ma un legame sottile e profondo che può unire, generare gratitudine, un legame su cui costruire. Anche se la paura dell’abbandono è ancora lì, anche se a volte l’abbandono sembra una casa conosciuta, è possibile immaginare un altrove: un luogo in cui si possa ridere insieme, restare.
Lo sguardo sistemico ci aiuta a comprendere che questi vissuti non nascono dal nulla. Spesso sono copioni che affondano le radici nelle relazioni primarie, nei modelli familiari che ci hanno insegnato, più o meno silenziosamente, cosa aspettarci dall’amore, dalla fiducia, dalla vicinanza.
Ma quei copioni, per quanto profondi, non sono immutabili. Possiamo riconoscerli, portarli alla luce, e iniziare a riscriverli. ✍🏻
La terapia può diventare proprio questo: uno spazio in cui Arianna non solo si racconta, ma si rilegge. Dove il filo non serve più soltanto a salvare l’altro, ma anche a tenere insieme sé stessa. Un filo che collega presente e passato, e che può guidare verso una nuova possibilità di relazione.
Forse Arianna, oggi, può riscrivere il mito. Non rinnegandolo, ma trasformandolo. Iniziando a credere che un'altra storia è possibile. E che anche il filo, stavolta, può condurre a casa 🧶

Ci insegnano che amare significhi diventare uno.Ma l’amore non chiede di sparire, di annullarsi per non perdere l’altro....
15/07/2025

Ci insegnano che amare significhi diventare uno.
Ma l’amore non chiede di sparire, di annullarsi per non perdere l’altro.
L’amore è restare accanto senza smettere di essere sé.
È danzare insieme senza calpestarsi l’anima.

Immagina due fiumi che scorrono fianco a fianco:
ognuno mantiene il proprio corso,
ognuno custodisce la propria acqua,
eppure nella vicinanza si specchiano e si nutrono a vicenda,
senza mai confondersi in un solo letto.

Amare è scegliere l’altro nella differenza,
in quella distanza che rende possibile l’incontro.
È stare in relazione
come esseri unici e irripetibili,
due fiumi, due alberi, due cuori che crescono insieme, senza perdere le proprie radici.




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