Dott.ssa Emilia Viscardi - Logopedista

Dott.ssa Emilia Viscardi - Logopedista Linguaggio, Motricità orofacciale, Deglutizione, Voce (chirurgia testa-collo).

08/09/2025

IL PANNOLINO SI LASCIA, NON SI TOGLIE

Il peggior nemico dell’educazione è la fretta. Lo dico sempre. E per quanto riguarda il controllo degli sfinteri, la fretta dei genitori fa davvero male. Il pannolino non si toglie, il pannolino si lascia.
Il bambino dev’essere il protagonista di questo processo. IL SUO processo.
Si tratta di un processo naturale, che dipende dallo stato di maturazione neurologica ed emotiva del bambino.
Il nostro compito, come genitori, è quello di essere attenti ai segnali del bambino per facilitargli, il più possibile, il percorso una volta avviato.

È il bambino che deve lasciare il pannolino poco a poco, con il nostro incoraggiamento, in un ambiente sereno e predisposto che lo faccia sentire capace, utile e sicuro di sé.

COME ACCOMPAGNARE IL BAMBINO NEL PROCESSO DI ABBANDONO DEL PANNOLINO CON RISPETTO?
Iniziare con i cambi in posizione verticale da quando il bambino inizia a camminare (ci sono molti benefici).

Fare i cambi nel bagno, un luogo intimo che inizierà ad associare con p**ì e c***a.

Aspettare con pazienza che si alzi e abbassi i pantaloni da solo. Offrirgli una salvietta umida per iniziare a pulirsi secondo le sue capacità.

Continuare ad aspettare: i cambi saranno più lunghi. Puoi mettere uno sgabellino nel bagno per attendere restando alla sua altezza.

Ai primi segni di maturità, invitarlo a sedersi sul vasino durante i cambi per vedere se fa p**ì o c***a.

Creare routine quotidiane: se inizia a fare p**ì/c***a nel vasino, invitarlo a farlo in momenti precisi della giornata (meglio se si conoscono i momenti ideali).

Preparare un ambiente sereno e su misura nel bagno: con cestino dei pannolini, vasino o wc adattato, salviette accessibili, libri a tema visibili, vestiti di ricambio e uno sgabello anche per noi.

I vestiti devono favorire l’autonomia: il bambino deve potersi vestire/svestire da solo. Meglio pannolini a mutandina.

E IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO?
Noi non togliamo il pannolino. È il bambino che, gradualmente, lo lascerà.
Ogni bambino ha il suo ritmo. Il controllo degli sfinteri non indica l’intelligenza del bambino.
Faciliteremo il processo se lo vediamo per ciò che è: un passaggio naturale, individuale e maturativo.

Ricorda:

Non si premia e non ci si arrabbia.

Non si obbliga il bambino a restare seduto contro la sua volontà.

Non si deride.

Non si usano espressioni come "sporco", "porcellino"... (neanche per scherzo).

Non si parla dei suoi "incidenti" con altri adulti per confrontarlo.

Si incoraggia sottolineando i suoi successi, ricordandogli i progressi. Guardiamo a ciò che ha conquistato, non a ciò che manca.

SEGNALI CHE INDICANO L’INIZIO DEL PROCESSO
Rifiuta il cambio del pannolino.

Si accorge di aver fatto p**ì o c***a e lo dice.

Cerca di togliersi il pannolino da solo.

Si sveglia asciutto al mattino.

Resta asciutto per più ore (3-4).

Avvisa prima di fare p**ì o c***a.

Cammina bene, anche corre.

Si interessa al bagno quando ci vanno gli altri.

Comprende comandi semplici.

Inizia a mostrare interesse per l’ordine (porta la mutandina sporca in lavatrice, il pannolino nel cestino).

Dice spesso “p**ì” o “c***a” durante il giorno.

Il pannolino non si toglie. Il controllo degli sfinteri non è un programma da 7 giorni.
Non ha nulla a che vedere con l’estate o con ciò che noi adulti decidiamo come "momento giusto".
È un processo maturo, personale e unico per ogni bambino. Alcuni ci mettono poco, altri di più.
Il nostro compito è osservarli, sostenerli e creare un ambiente fisico ed emotivo positivo.
Li accompagniamo con pazienza, rispetto, amore e soprattutto con tanta empatia.

Non vivere questo passaggio come un’operazione chirurgica. Vivilo con gioia.
È un grande passo nella crescita del tuo bambino: un nuovo scalino verso la sua indipendenza.
Mostragli tutto il tuo amore mentre lo accompagni lungo questo cammino

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Il linguaggio si nutre dell’ambiente: il ruolo del logopedista.

Il linguaggio è la capacità distintiva dell'uomo di comunicare ed esprimersi attraverso suoni articolati, organizzati in parole che rappresentano immagini e relazioni, secondo convenzioni implicite e variabili nel tempo e nello spazio.

L’ambiente in cui cresciamo e viviamo influisce profondamente sullo sviluppo delle competenze linguistiche. Un contesto ricco di stimoli, caratterizzato da interazioni, lettura condivisa, esperienze sensoriali e dialogo, favorisce l’apprendimento e la comunicazione.

Al contrario, la carenza di stimoli e l’eccessivo uso di strumenti digitali possono ostacolare questo processo, determinando ritardi e difficoltà nello sviluppo del linguaggio.

In questo scenario, il ruolo del logopedista è fondamentale. Questa professionista sanitario non solo interviene nei disturbi del linguaggio, ma promuove anche strategie per creare un ambiente favorevole alla comunicazione.

Dalla prima infanzia all’età adulta, il logopedista supporta lo sviluppo delle competenze espressive, prevenendo le difficoltà e aiutando ogni persona ad esprimere al meglio il proprio potenziale.

Creiamo insieme un ambiente che nutra la forma più elettiva di comunicazione, il linguaggio, e favorisca l’inclusione. Il linguaggio è lo strumento che ci permette di comprendere e di essere compresi, di esprimere idee, sentimenti ed emozioni, di costruire relazioni e partecipare attivamente alla vita sociale.

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