19/09/2020
Da una visione cartesiana ancora troppo meccanicista ad una visione interazionista del' esperienza del Dolore:
..Non dobbiamo guardare a condizioni insolite e intriganti come il dolore all’arto fantasma per vedere che il midollo spinale e il cervello possono effettivamente produrre attivamente dolore.
Un fatto noto a lungo, ma poco valutato in clinica, del dolore è che tende ad avere poca o nessuna correlazione con l’entità del danno tissutale.
Negli studi condotti su più condizioni di dolore, i reperti oggettivi non hanno alcuna correlazione clinicamente significativa con i livelli di dolore.
In clinica, capita quotidianamente di avere persone che si comportano in maniera completamente diversa di fronte a danni tissutali simili. Ci sono persone che dovrebbero presumibilmente provare dolori lancinanti in seguito, ad esempio, ad un esito traumatico di un incidente stradale, ma che sembrano non percepire effettivamente chissà quale dolore o, al contrario, persone senza apparenti danni che soffrono in maniera forse spropositata.
Il fatto che il dolore abbia poca o nessuna correlazione con il danno tissutale in nessuna delle sue varie forme è uno di quei dati che continuano a non riuscire ad adattarsi al modello di dolore cartesiano comunemente preso in considerazione.
Prendiamo alcuni esempi comuni di come questa mancanza di correlazione tra danno tissutale e dolore si presenti in clinica e nei pazienti.
ES. La lombalgia aspecifica è la forma più comune di lombalgia. Ciò che significa “non specifico” è che il dolore nella regione lombare non ha un danno tissutale specifico identificabile che possa spiegare il dolore.
Le Risonanza o le lastre, ad esempio, potrebbero non identificare danni nei legamenti o alterazioni degenerative del disco intervertebrale. In altri casi, le immagini potrebbero identificare alcuni tipi di anomalie muscolari o relative al disco intervertebrale, ma sono di un tipo o in un luogo che risulta impossibile avere una relazione diretta e causale con il dolore del paziente (tali risultati sono comuni e definiti accidentali).
Come tale, i pazienti presentano un vero e proprio mal di schiena, ma non hanno alcun danno tissutale identificabile che possa causarlo.
Come indicato, questo tipo di mal di schiena è la forma più comune di mal di schiena.
Troppo spesso, ciò che accade in questi casi è che gli operatori sanitari potrebbero non riconoscere la mancanza di correlazione significativa tra danno tissutale e dolore, far finta di nulla e continuare la ricerca di una qualche forma di danno tissutale, come una degenerazione qualsiasi e fisiologica nella colonna vertebrale, su cui perseguire procedure chirurgiche o interventistiche. L’ipotesi è che ci debba essere una qualche forma di danno tissutale, come impone il modello cartesiano, o, se non c’è, il dolore non è in qualche modo reale, forse psicosomatico.
Questa pratica può condurre a un’esaustiva ricerca per il presunto “generatore di dolore” nella colonna vertebrale attraverso l’uso di Risonanze, Tac, interventi diagnostici e varie terapie che vengono perseguite in base a prove ed errori, spesso portando ad eseguire inutili interventi chirurgici e peggiorare così la situazione.
Questa aderenza al modello cartesiano del dolore non tiene conto del fatto che il danno tissutale tende ad avere poca o nessuna correlazione con il dolore e quindi largamente indipendente da qualunque cosa possa produrre dolore.
La fibromialgia è stata a lungo considerata una condizione misteriosa perché è un disturbo nella percezione del dolore, senza alcun danno tissutale identificabile, nonostante decenni di ricerche che tentano di trovarlo.
Tuttavia, se abbandoniamo il modello cartesiano alla base della percezione del dolore e vediamo la realtà di coloro che soffrono di fibromialgia, facciamo spazio alla possibilità che ci debba essere una spiegazione diversa su come le persone possono arrivare ad avere dolore in questo modo.
Facciamo spazio alla nozione che il sistema nervoso centrale è ciò che genera dolore.