05/11/2024
I figli odiano la domanda "Come è andata a scuola?", vorrebbero un "Come stai?"
Oltre alla scuola c’è di più: sembra una frase banale e parole quasi scontate. Eppure, spesso, il rendimento scolastico diventa l’argomento principale che ogni giorno i genitori affrontano con bambini e ragazzi.
La scuola riveste un ruolo molto importante ed è certamente legittimo che madri e padri si interessino di questi aspetti. A volte, però, si rischia di puntare l'attenzione solo sulle prestazioni, dimenticando o mettendo in secondo piano gli aspetti emotivi.
"Se vai bene a scuola, automaticamente va tutto bene"
"Se prendo bei voti sono tranquilli, non mi rompono le scatole, pensano che stia bene e quindi non mi chiedono altro"
Sono le parole dei ragazzi quando affrontiamo il tema scuola. Non dobbiamo mai dimenticare che hanno bisogno di essere riconosciuti nel loro modo di essere. Hanno bisogno, anzitutto, di essere ascoltati e di poter parlare di ciò che vivono, anche di ciò che a volte agli adulti appare "solo" come "un problema della fase adolescenziale, che non è poi così grave". Hanno bisogno di quella sintonizzazione emotiva che può basarsi anche sullo scambio di poche parole o in una presenza attenta e silenziosa.
È vero che spesso non riescono a stare fermi e fare lunghi discorsi, probabilmente non sanno stare neanche senza cellulare in mano quando parlano con i genitori. Possono essere scontrosi e sbuffare di fronte a una domanda, può essere faticoso parlare con loro e spesso il genitore ha la sensazione di sbagliare qualunque cosa faccia o dica. Eppure apprezzano anche la buona volontà, il tentativo che gli adulti fanno di comprenderli davvero e ascoltarli, anche se non lo diranno mai apertamente.
E allora anche quel "Come è andata a scuola?" avrà per loro un sapore e un significato diverso, perché sapranno e sentiranno che non è l'unica cosa che conta!