Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa

Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa Psicologa clinica, tecnico rbt, tutor DSA,BES,ADHD, specialista in Disturbi del Neurosviluppo

Perché ogni diversità è ricchezza?Ogni persona è unica: porta con sé esperienze, capacità, sensibilità, modi di pensare ...
05/08/2025

Perché ogni diversità è ricchezza?

Ogni persona è unica: porta con sé esperienze, capacità, sensibilità, modi di pensare e vivere differenti. La diversità arricchisce perché:

offre nuovi punti di vista,

stimola la creatività e l'innovazione,

promuove empatia e comprensione reciproca,

rende le comunità più inclusive e forti.

Uniformità, al contrario, può limitare lo sviluppo e la crescita collettiva.

Qual è il compito di chi educa?

Chi educa (insegnanti, genitori, educatori…) ha il dovere di riconoscere e valorizzare le diversità. Il suo compito è:

trovare strumenti adeguati per ciascun individuo,

creare percorsi personalizzati che permettano a ognuno di esprimere il proprio potenziale,

illuminare l’unicità di ogni persona, aiutandola a crescere e a sentirsi riconosciuta e valorizzata.

In sintesi, educare non significa uniformare, ma liberare e accompagnare ogni persona nel suo percorso unico.

Dott.ssa Di Miele Francesca .

Chi ti vuole benenon ti cerca soltanto ti riconosce,ti raggiunge nel silenzio,ti resta accanto anche quando non chiedi.M...
04/08/2025

Chi ti vuole bene
non ti cerca soltanto
ti riconosce,
ti raggiunge nel silenzio,
ti resta accanto anche quando non chiedi.

Ma soprattutto
sa come non perderti:
non smette di vederti
quando cambi,
non si allontana
quando restare è più difficile.

Perché l’amore vero
non si misura in arrivi,
ma in presenze che non se ne vanno.
Dott.ssa Di Miele Francesca.

"Il posto giusto è tra le braccia di chi puoi permetterti di essere fragile."Da un punto di vista psicologico, questa fr...
03/08/2025

"Il posto giusto è tra le braccia di chi puoi permetterti di essere fragile."

Da un punto di vista psicologico, questa frase tocca un tema fondamentale: la sicurezza emotiva. Espressioni come questa parlano del bisogno umano di avere relazioni in cui sentirsi accolti, protetti e liberi di mostrare la propria vulnerabilità senza timore di giudizio, rifiuto o svalutazione.

Vulnerabilità come forza relazionale

Mostrare fragilità è spesso percepito come segno di debolezza, ma in realtà è un atto di grande coraggio e autenticità. Permettersi di essere fragili davanti a qualcuno implica fiducia e intimità emotiva, due pilastri essenziali delle relazioni sane.
La possibilità di esprimere le proprie emozioni senza maschere è cruciale per la salute mentale. Quando ci si sente liberi di essere sé stessi — anche fragili — si riducono i livelli di stress, si migliora l'autostima e si rafforzano i legami affettivi.

In sintesi, questa frase ci ricorda che la vera intimità non si misura nei momenti di forza, ma nella libertà di essere umani anche nei momenti di fragilità, sapendo di non dover affrontare tutto da soli.

Alla luce delle evidenze psicologiche e neurobiologiche, risulta evidente che la presenza affettiva dei genitori rappres...
29/07/2025

Alla luce delle evidenze psicologiche e neurobiologiche, risulta evidente che la presenza affettiva dei genitori rappresenta un elemento imprescindibile per la salute mentale del bambino. Il tentativo di compensare la propria assenza con beni materiali non solo è inefficace, ma può generare effetti deleteri sul piano emotivo, relazionale e cognitivo. La vera ricchezza affettiva si costruisce attraverso la relazione, l’ascolto e la disponibilità emotiva. Investire nel tempo condiviso, anche in brevi ma autentici momenti quotidiani, costituisce un fattore di protezione fondamentale per lo sviluppo armonico dell’individuo.
Dott.ssa Di Miele Francesca

Tu sei il mio scopo, tu sei il mio fine. I ragazzi devono ricominciare a sentire; sono lo scopo del processo educante, n...
28/07/2025

Tu sei il mio scopo, tu sei il mio fine. I ragazzi devono ricominciare a sentire; sono lo scopo del processo educante, non il contenitore.

Una ragazza di quasi sedici anni scrive alla professoressa che il suo non è mal di vivere, ma consapevolezza. Non è più grande, ma più fragile, arrabbiata, delusa, sola. La scuola è un amore tradito, l’ansia impera a casa, a scuola e nel corpo. Proprio l’ansia è un sentimento molto frequente e non solo tra i giovani: nel momento di maggiore interconnessione, grazie ai nuovi media, non dovremmo essere soli. Invece tutti si sentono profondamente soli e queste anomalie coinvolgono i processi cognitivi. L’ansia è uno dei disturbi dell’umore più diffusi, diventati pandemici dopo il Covid.

I processi neurali alla base di fenomeni che gli studiosi stanno decifrando hanno un elemento comune: vanno analizzati rivalutando le emozioni che motivano i comportamenti delle persone. La mente da tempo sta perdendo la programmazione delle segnaletiche interne: se i segnali emergono solo durante l’adolescenza è perché fino a quel momento sono stati inibiti.

Eppure il cervello è prima di tutto chiamato a sentire, a determinare attraverso le emozioni il comportamento da tenere tramite ricompense e inibizioni. Solo in un secondo momento può elaborare associazioni. Il dolore è l’invenzione più profonda e coordinata della biochimica neuroelettrica di specie per risolvere i problemi. Se viene inibito a lungo, il cervello alza il segnale e finisce per esplodere. Non è una malattia, è un modello di modulazione del futuro che non funziona più ma che la scuola può correggere.

La scuola ha il dovere, infatti, di assumersi una responsabilità sociale e può aiutare la salute neurale. L’ipergiudizio del sistema educativo e sociale basato su verifica e giudizio è fonte di stress ed è estremamente pericoloso. Lo stress è il ponte tra corpo e mente ogni volta che uno deve soccorrere l’altro. Se però supera determinate soglie senza che l’organismo si ricarichi, diventa dannoso. Serve maggiore affettività relazionale: tu mi stai a cuore. Abbiamo sottovalutato il ‘tu mi stai a cuore’. Le neuroscienze lo riprendono come elemento determinante.

25/07/2025
Il difficile compito dei genitori in adolescenza... Nessun genitore è più bravo di un altro, ciascuno ha la propria stor...
30/05/2025

Il difficile compito dei genitori in adolescenza...
Nessun genitore è più bravo di un altro, ciascuno ha la propria storia, che porta con sé nei lati bui della giornata e che a volte risuona con note alte, a volte basse.

È una fase molto delicata della vita dei nostri figli.
È importante privilegiare l'Ascolto, condividere i silenzi, favorire gli abbracci, renderli consapevoli della nostra presenza costante ma non invadente, toccare con le punte le loro emozioni e regalare sorrisi tra le lacrime.
Ragazzi ci siamo, sempre vicini ma a volte nascosti, le difficoltà si affrontano insieme, non siete soli

La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore muscolare diffuso, stanchezza persistente, disturbi del ...
12/05/2025

La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore muscolare diffuso, stanchezza persistente, disturbi del sonno, difficoltà cognitive (detta anche "fibro-fog") e ipersensibilità al tatto, ai suoni o alla temperatura. È una condizione complessa che non ha cause organiche evidenti, ma coinvolge una disfunzione nella percezione e regolazione del dolore da parte del sistema nervoso centrale.

Questa sindrome può influenzare profondamente l’equilibrio quotidiano della persona. Il dolore costante e la fatica rendono difficili attività semplici come lavorare, fare la spesa, prendersi cura della famiglia o mantenere relazioni sociali. I disturbi del sonno compromettono il recupero fisico e mentale, peggiorando i sintomi e causando frustrazione e senso di isolamento. Anche l'umore può essere colpito, favorendo ansia e depressione, creando un circolo vizioso tra sintomi fisici ed emotivi.

In sintesi, la fibromialgia altera la qualità della vita, influenzando corpo, mente e relazioni sociali.

11/05/2025

C'è una figura, nella vita di ognuno, che insegna il linguaggio delle emozioni prima ancora che le parole.
Una presenza che, con gesti quotidiani, trasmette sicurezza, regola i primi turbamenti e costruisce un senso di fiducia nel mondo.
È attraverso quello sguardo costante, quella pazienza silenziosa, che si impara a riconoscere il proprio valore.

A volte non serve nominare l'amore per sentirlo.
Basta una carezza, una voce che consola, una porta sempre aperta.
È così che si cresce: riflessi di un affetto che diventa struttura interiore.

Oggi si celebra chi ha saputo essere questo spazio emotivo, stabile e accogliente.
Chi ha lasciato tracce invisibili, ma profonde, nei percorsi dell’identità.

Buona Festa della Mamma a chi, senza clamore, ha costruito mondi dentro gli altri.
Dottoressa Francesca di Miele

08/05/2025

Se sei riuscito/a ad amare profondamente anche dove mancavano cura, rispetto e accoglienza… se hai dato il meglio di te in un posto che non ti ha visto, non ti ha scelto, non ti ha protetto… allora porta con te una verità: non sei tu a non essere abbastanza. È quel luogo a non essere capace di contenere il tuo amore.

Perché chi sa amare così, con tutta se stesso/a, anche dove non c’è ritorno… ha una forza rara. La forza di chi non ha smesso di credere, di chi ha messo il cuore anche quando il cuore gli è stato schiacciato. E questo non è debolezza. È potenza. È luce.

Ora immagina.

Immagina di amare con la stessa intensità, ma con accanto qualcuno che vede, che ascolta, che sceglie, che resta. Qualcuno che non ti fa sentire sbagliato, troppo, esagerato. Ma che accoglie il tuo modo di amare come un dono. Che non lo spegne, ma lo onora.

Se hai saputo dare tanto a chi non ti ha dato nulla… pensa a cosa potrai costruire quando finalmente sarai ricambiato.

Non temere l’intensità del tuo cuore. Temi solo i posti in cui quel cuore non può respirare. E promettiti che la prossima volta, lo porterai dove può fiorire.

Dr. Maurizio Sgambati
www.psicosgambati.it

02/05/2025

"Quando un alunno arriva a scuola, ogni giorno porta con sé due zaini.
Il primo lo puoi vedere: dentro ci sono i libri di testo, i quaderni, e dovrebbe esserci anche la merenda.
Ma il bambino ha sempre sulle spalle anche un secondo zaino. In questo trasporta le sue emozioni, che ogni giorno possono essere diverse. I suoi piccoli successi del giorno precedente. Le sue paure. Le richieste e le aspettative che gli vengono poste.
In questo zaino può esserci il sostegno delle persone care e il sorriso che la mamma o il papà gli hanno regalato con il saluto del mattino, ma può esserci anche una lite scoppiata prima di uscire di casa.
Il senso di appartenenza al gruppo con cui dovrà trascorrere un'altra giornata, oppure il rifiuto e la solitudine.
Ci sono questioni che pesano tanto nel cuore del bambino, ma di cui spesso non ha nessuno con cui parlare, per alleggerire un po' quel carico.

P.S.
Questo secondo zaino lo potrai notare soprattutto nel comportamento del bambino, se lo osserverai con attenzione."

Dal web

Cerchiamo di insegnare più valori ai nostri figli, di avvicinarci all'altro anche se ha difficoltà, ognuno di noi ha del...
23/04/2025

Cerchiamo di insegnare più valori ai nostri figli, di avvicinarci all'altro anche se ha difficoltà, ognuno di noi ha delle proprie fragilità, alcune sono palesi, altre meno, ma la cosa più bella è regalare un sorriso a colui ,il cui sorriso tanto scontato non è........

Dal racconto di un papà

Mio figlio Andrew non si sposerà mai. Non avrà figli, non guiderà un’auto e non vivrà tante di quelle esperienze che consideriamo normali, quasi scontate…
Ma è felice. Ed è in salute.
E questo, per me, è tutto ciò che conta.

Quando uno sconosciuto gli risponde con un sorriso, la mia giornata si illumina. Quando una ragazza gli rivolge uno sguardo gentile, la gioia esplode non solo sul suo viso, ma in ogni gesto del suo corpo.

Non serve molto per essere profondamente umani.

Ecco la storia:

Durante una festa organizzata in una scuola per ragazzi con bisogni speciali, il padre di uno degli alunni tenne un discorso toccante, che rimase impresso nei cuori di tutti i presenti.

Dopo aver ringraziato la scuola e chi ci lavora con dedizione e cuore, condivise una riflessione:

"Quando nulla disturba l’equilibrio della natura, l’ordine naturale delle cose si manifesta in tutta la sua armonia."

Poi aggiunse, con voce tremante:

"Ma mio figlio Herbert non impara come gli altri. Non capisce come loro.
Allora… dove si trova l’ordine naturale delle cose, nel suo caso?"

Il silenzio calò sulla sala.

Il padre proseguì:

"Io credo che quando nasce un bambino come Herbert, con una disabilità fisica o mentale, il mondo riceve una rara opportunità: quella di mostrare la vera essenza dell’animo umano.
Ed essa si rivela nel modo in cui gli altri lo accolgono e lo trattano."

Poi raccontò un ricordo:

Un giorno stava passeggiando con Herbert vicino a un campo dove alcuni ragazzi giocavano a calcio. Herbert lo guardò e disse:

— Papà, secondo te mi farebbero giocare con loro?

Il padre sapeva bene che, nella maggior parte dei casi, la risposta sarebbe stata un “no”.
Ma sapeva anche che, se avessero detto di sì, quel semplice gesto avrebbe donato al figlio un senso di appartenenza e dignità inestimabile.

Così si avvicinò timidamente a uno dei ragazzi e, senza grandi aspettative, gli chiese se Herbert potesse unirsi alla partita. Il ragazzo guardò gli amici, esitò un attimo, poi disse:

— Stiamo perdendo 3 a 0, mancano dieci minuti alla fine… Dai, che venga con noi. Lo facciamo ti**re un rigore.

Herbert corse verso la panchina con un sorriso enorme. Indossò la maglia della squadra mentre il padre, con gli occhi lucidi, osservava la scena col cuore gonfio d’emozione.

Per tutto il resto della partita, Herbert rimase a bordo campo, raggiante. I ragazzi, pian piano, cominciarono a capire lo sguardo del padre: suo figlio era stato accettato.

Poi, all’ultimo minuto, la squadra di Herbert ottenne un rigore.
Il ragazzo che lo aveva accolto si voltò verso il padre e fece un cenno:
— Tocca a lui.

Herbert si avvicinò al dischetto con passo incerto, il pallone tra le mani.

Il portiere comprese subito. Si mise tra i pali… e si buttò lentamente da un lato, lasciando libera la porta.

Herbert calciò piano. La palla rotolò lentamente oltre la linea.
Gol.

I compagni di squadra esplosero in un boato.
Lo sollevarono in aria, lo abbracciarono, lo festeggiarono come se avesse segnato il gol della vittoria in finale dei Mondiali.

Il padre concluse, con la voce rotta dalla commozione:

“Quel giorno, un gruppo di ragazzi si è messo d’accordo…
non per vincere una partita,
ma per regalare al mondo una lezione di gentilezza, di umanità, di amore.”

Herbert non vide l’estate successiva. Se ne andò quell’inverno.

Ma non dimenticò mai che un giorno, era stato un eroe.

E suo padre non dimenticò mai il rientro a casa, quella sera, quando vide la madre stringere Herbert tra le braccia, piangendo di felicità, mentre lui le raccontava il gol più bello della sua vita.

Una riflessione su questo messaggio:

Ogni giorno condividiamo decine di barzellette, video e contenuti frivoli senza pensarci troppo.
Ma quando incontriamo una storia che porta significato, valore, bellezza… esitiamo.

Ci chiediamo: a chi posso inviarla?
Chi la capirà davvero?

Sappi che chi ti ha mandato questo messaggio crede in te.
Crede che anche tu puoi essere un anello di questa catena di umanità.

Perché ogni giorno ci offre mille occasioni per riportare un po’ di ordine, di empatia, di calore nel mondo.

Come disse un grande uomo:

"Una società si giudica da come tratta i suoi membri più fragili."

Indirizzo

Caserta
81100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Telefono

+393518332789

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa:

Condividi

Digitare