
13/05/2025
Correre.
Correre più veloce.
Con l'illusione che non possa raggiungerti.
Ma il corpo ti ferma.
Non sei un treno.
È un'illusione.
Ti gira la testa.
Inciampi.
Con le ginocchia sbucciate e i palmi insanguinati ti rialzi.
Devi correre.
Hai paura.
Come un demone che vuole assalirti.
Non hai scampo. E lo sai.
Puoi fare ,fare, fare ma ti sovrasta.
Non è fuori.
Parte da dentro.
Si allarga senza pietà nello stomaco.
Troppo tempo senza sentire.
Dilaga. Come quando ti immergi in una vasca d'acqua calda. Centimetro per centimetro.
Sale. Fino alla gola.
Deve uscire.
Come un'indigestione.
Non puoi trattenerti.
Si chiama tristezza, disperazione, dolore epidermico.
Arriva, ti arriva, sovrasta.
È il suo momento.
Un momento di solitudine.
Una doccia calda.
Una melodia di Einaudi.
Finalmente può prendere spazio in questa vita.
Esplode con violenza.
Perché con violenza la castri.
Così come lo stomaco si libera di cibo tossico, così urla strazianti escono da una bocca muta e da occhi insanguinati di lacrime cocenti.
Acqua dolce fuori e acqua salata dagli occhi.
Ti rannicchi, non hai più difese.
Ti culli pian piano.
Come in una ninna nanna.
È dolce.
È fermo.
Ti senti.
Provi a ricordare un momento in cui ti sei sentita così e hai avuto braccia che ti proteggevano.
Dita che ti accarezzavano.
Non ce n'è di ricordo sulla tua pelle.
E allora il pianto non è più muto.
Torna la voce.
Ti ascolti.
Senti il corpo.
Di nuovo.
Sono le tue mani che ti accarezzano.
Le tue braccia che ti tengono.
I tuoi piedi che ti sostengono.
Il tuo cuore che ti tiene in vita.
Vivi.
Tu vivi.
Tocca a te occuparti di te.
C'est tout.
È questo il messaggio esistenziale che ti porta quella dolce e autentica disperazione.
Ti apre il cuore.
E allora smetti di correre.
Ascolta.
Ascoltati.
❤️🙏