
04/07/2025
Mio marito mi ha lasciata per un’altra.
E no, non ho pianto.
Quando ha chiuso la porta dietro di sé, non ho gridato, non l’ho supplicato di restare. Mi sono seduta in cucina, con una tazza di tè freddo tra le mani, e ho guardato fuori dalla finestra.
Il giardino era sempre lì. L’acero davanti casa non aveva messo foglie nuove, non era diventato più giovane. Ma dentro di me, qualcosa si è rotto. O forse… si è liberato.
Ho 58 anni. Lui ne ha 60.
Dopo 35 anni insieme, ha deciso di andarsene con un’altra donna. Se pensate alla solita scena – lei che piange, si dispera, si colpevolizza – scordatela. Non è andata così.
Non perché non abbia fatto male. Ma perché, nel profondo, ho sentito una verità nitida, quasi scandalosa: non era la fine. Era l’inizio.
Non una perdita, ma una liberazione.
Per vent’anni ho vissuto in una routine che si ripeteva uguale: colazione, lavoro, lavatrici, cena, silenzi. Mi ero abituata ai suoi giudizi, alla sua indifferenza. Avevo smesso di chiedermi se qualcuno mi vedesse davvero. Lui, probabilmente, era infelice da tempo. Io… io speravo che un giorno cambiasse, che bastasse impegnarmi ancora un po’.
Quando mi ha detto: «Mi sono innamorato di un’altra», il mio primo sentimento non è stato dolore. È stato sollievo.
Finalmente, qualcuno mi diceva la verità.
Quella notte sono rimasta sveglia. Niente crisi, niente urla. Solo io, con me stessa. E una domanda: chi sono, adesso?
Non sapevo più cosa mi piacesse. Qual era il mio colore preferito. Che film mi facevano piangere o ridere. Quando avevo riso davvero, l’ultima volta?
Il giorno dopo ho aperto una vecchia scatola. Dentro c’erano cartoline, lettere, biglietti sbiaditi. Tracce della donna che ero, prima di diventare “la moglie di”.
Il cuore si è sciolto, piano. Come se, in quei ricordi, potessi rinascere.
Col tempo, ho ricominciato a vivere.
Ho iniziato a nuotare. Ho guidato per la prima volta dopo dieci anni. Mi sono comprata una sciarpa rossa. Piccole cose, ma era da lì che passava la mia rinascita.
Un giorno, in un piccolo caffè, ho incontrato una signora anziana, Maria. Mi ha raccontato che anche lei era rimasta sola. Poi aveva deciso di viaggiare.
«Finché respiri, non è mai troppo tardi», mi ha detto, sorridendo.
Quelle parole mi sono rimaste dentro.
Ho preso un congedo dal lavoro. E, per la prima volta, sono andata al mare da sola. Camminavo sulla sabbia, mangiavo gelato a colazione, scrivevo un diario. Per me. Solo per me.
E lì, finalmente, ho pianto. Ma di felicità.
Sei mesi dopo, mio marito mi ha chiamata. Mi ha chiesto come stavo.
Gli ho risposto: «Per la prima volta, mi sento viva.»
È rimasto in silenzio. Poi ha detto: «Sei cambiata.»
«Tu no», ho risposto. E ho riattaccato.
Non gli porto rancore. Anzi, lo ringrazio. Perché la sua partenza è stato lo schianto che mi ha svegliata, che mi ha restituito a me stessa.
La casa ora è più silenziosa. Ma dentro di me, c’è un rumore bellissimo: il suono della vita che torna.
E tu? Hai mai perso qualcuno… per ritrovare te stessa? Se sì, sappi che non è mai troppo tardi per tornare a scegliere te. Anche adesso. Anche qui. Anche oggi.
Dal web
I miei primi 40anni