
04/09/2024
Ritorno con una riflessione sulla vicenda del giovane che ha ucciso la sua famiglia.
Appare sconcertante che il ragazzo non riesca a fornire motivazione per il suo gesto. E' la cosa che sconvolge più di ogni altra chi lo ha ascoltato .
Devo però testimoniare che la cosa non dovrebbe sconvolgere chi si ferma ad ascoltare giovani adolescenti.
Educatori ed esperti di salute mentale devono fare i conti da tempo con la povertà lessicale e narrativa di molti giovani. Un non sapersi raccontare cui corrisponde un non essere in grado di riflettere su sè stessi, sui propri sentimenti e sulle proprie azioni.
Vorrei ricordare che attualmente le statistiche ci dicono che circa un 6% di famiglie vive il fenomeno di una violenza intrafamiliare, cioè figli che picchiano o aggrediscono i genitori.
Statistica che sale di gran lunga se si inserisce come elemento di aggressione anche l'insulto e il dileggio.
La questione non si riduce ad un problema di cattiva educazione.
Un adolescente che non si fida dei genitori e che ne distrugge l'immagine di autorevolezza diventa un adolescente solo , smarrito e disperato.
Questo giovane omicida ha dichiarato che si sentiva solo.
Tutti gli adolescenti vivono momenti di solitudine e di dolore, un passaggio necessario e inevitabile della crescita.
Un numero sempre maggiore mostra però una totale incapacità di affrontare questo momento evolutivo. E si rifugia nella scarica violenta contro gli adulti che ai loro occhi non sono più capaci di risolvere e far sparire questo dolore.
Dovremmo riflettere sule conseguenze drammatiche generate da una educazione che rimuove sistematicamente il confronto con il dolore, la sofferenza, la fatica di vivere dal mondo infantile.
Un grande inganno che è vissuto come tradimento, e in fin dei conti lo è, quando si arriva all'appuntamento con la crescita e alla necessità di confrontarsi con la complessità dell'esistenza.
Credo che dovremo abituarci, ma non rassegnarci, all'emergere di azioni che corrispondono ad agiti puri e semplici, scariche senza senso, nel tentativo di risolvere un disagio che non si comprendere e non si riesce a gestire.
Almeno finchè non costruiremo una rifondazione dei processi educativi che dia più attenzione alla crescita emotiva e alla ricerca di senso e al confronto con la complessità.