Dott.ssa Serena Partemi

Dott.ssa Serena Partemi La terapia è un processo di crescita e scoperta di sé, in cui si riesce a illuminare lo scenario d

05/09/2025

Scegliere…. piuttosto che ripetere schemi imposti e conosciuti a cui “dobbiamo” essere leali.
31/08/2025

Scegliere…. piuttosto che ripetere schemi imposti e conosciuti a cui “dobbiamo” essere leali.

Chi sceglie di interrompere i modelli disfunzionali all'interno del proprio sistema familiare è spesso percepito come la “pecora nera”, il “problema”, la voce fuori dal coro. Non perché sbagli, ma perché rompe un equilibrio, per quanto tossico, che gli altri hanno imparato a considerare normale.

È la persona che inizia a mettere confini, a dire “no” dove prima c’era solo obbedienza o compiacenza. È quella che smette di tacere, che smaschera dinamiche sepolte sotto anni di silenzi, colpe non dette e ruoli cristallizzati. E per questo può diventare il bersaglio del giudizio, dell’esclusione, dell’incomprensione.

Spesso è anche la più sola. Non perché sia sbagliata, ma perché inizia un percorso che gli altri non sono pronti (o non vogliono) seguire.

Eppure, proprio quella persona, quella “difficile”, sta facendo un atto profondamente generativo: sta interrompendo una catena. Sta scegliendo la consapevolezza al posto della cieca lealtà, la guarigione invece della ripetizione. E, anche se all’inizio può sentirsi spezzata o sbagliata, in realtà è il primo tassello di un cambiamento possibile. Per sé, e forse, un giorno, anche per gli altri.

Dr. Maurizio Sgambati
www.psicosgambati.it

26/08/2025

CHIUDERE CERCHI.

È sempre necessario sapere quando finisce una fase della vita.
Se insisti a rimanere in essa oltre il tempo necessario, perdi la gioia e il senso del resto.
Chiudere cerchi, o chiudere porte, o chiudere capitoli, come preferisci chiamarlo.
L'importante è riuscire a chiuderli e lasciare andare i momenti della vita che si sono conclusi.
Non possiamo vivere il presente rimpiangendo il passato, né tantomeno domandandoci il perché.
Quello che è successo, è successo, e bisogna lasciarlo andare, bisogna staccarsene.
Non possiamo essere eternamente bambini, né adolescenti tardivi, né dipendenti di aziende inesistenti, né avere legami con chi non vuole essere legato a noi.
I fatti accadono, e bisogna lasciarli andare.

Paulo Coelho

L’Almanacco di BabaJaga 🧙🏻‍♀️

24/08/2025

Lasciare andare non è perdere o fallire… in certe situazioni equivale a stare meglio !
22/08/2025

Lasciare andare non è perdere o fallire… in certe situazioni equivale a stare meglio !

21/08/2025

Ascoltare significa esserci, ed è ciò di cui ha bisogno un adolescente, perché essere ascoltati, per loro, significa essere visti, riconosciuti e compresi.

Dal libro Leggimi nel pensiero di Maura Manca

Le novità si attendono , i cambiamenti si fanno!
21/08/2025

Le novità si attendono , i cambiamenti si fanno!

- Tutto bene, sir?
- No, Lloyd. Speravo che le ultime novità portassero un cambiamento nella mia vita e invece guarda…
- Sir, io credo che non siano le novità a portare i cambiamenti, ma i cambiamenti a portare le novità
- E quale sarebbe la differenza, Lloyd?
- Che le novità si attendono. I cambiamenti si fanno, sir
- Credo di aver colto, Lloyd
- Buona giornata, sir

Simone Tempia

Lasciare andare non è perdere o fallire, a volte equivale a stare meglio !
20/08/2025

Lasciare andare non è perdere o fallire, a volte equivale a stare meglio !

Fino a che punto arriveremmo se non ci fossero conseguenze? Un esperimento che invita alla riflessione…
14/08/2025

Fino a che punto arriveremmo se non ci fossero conseguenze? Un esperimento che invita alla riflessione…

Nel 1974, Marina Abramović intraprese un esperimento sociale rivoluzionario che sfidava i limiti del comportamento umano. Dispose un tavolo con 72 oggetti, che spaziavano da elementi innocui come fiori a armi pericolose, compresa una pi***la carica, e si dichiarò completamente passiva per sei ore. Il suo invito era semplice ma profondo: le persone potevano fare qualsiasi cosa volessero, e lei non avrebbe reagito.

All’inizio, i visitatori si avvicinarono con gentilezza—offrendo fiori, sorrisi e tocchi delicati. Ma con il passare delle ore, l’atmosfera cambiò drasticamente.

L’esperimento rivelò presto un lato più oscuro della natura umana. Gli atti di aggressione e irrispetto aumentarono: alcuni partecipanti cominciarono a tagliarle i vestiti, graffiarle la pelle, premere spuntoni sul corpo e persino maneggiare la pi***la, con una persona che mise il dito sul gr*****to. Nonostante ciò, nessuno intervenne per proteggerla o difenderla, mostrando quanto facilmente empatia e limiti sociali possano crollare quando sparisce la responsabilità. L’assenza di reazione di Marina sembrava incoraggiare le persone a superare limiti che probabilmente non avrebbero mai oltrepassato in circostanze normali.

Quando le sei ore terminarono e Marina finalmente si mosse, la folla si disperse rapidamente, molti incapaci di incontrare il suo sguardo—forse confrontati con le proprie azioni. Questo esperimento fu più di una performance artistica; fu un riflesso crudo sulla psicologia umana, mostrando come dinamiche di potere e disumanizzazione possano liberare crudeltà quando spariscono i vincoli morali. Ci costringe a chiederci: fino a che punto arriveremmo se non ci fossero conseguenze?

Il lavoro di Marina resta uno specchio potente sulla fragilità della civiltà e sulla profondità del comportamento umano.

10/08/2025
La brama di potere si fonda sulla  debolezza per incapacità di sostenersi da soli.
07/08/2025

La brama di potere si fonda sulla debolezza per incapacità di sostenersi da soli.

07/08/2025

C’è una verità scomoda, sottile e spesso invisibile, che attraversa molte relazioni:
noi blocchiamo gli altri proprio nel punto in cui siamo bloccati noi.
Li limitiamo dove noi non abbiamo ancora osato andare.
Li giudichiamo dove in noi abita ancora un senso di colpa.
Li tratteniamo dove noi stessi non ci siamo ancora liberati.

Questa dinamica avviene soprattutto nelle relazioni più intime e significative:
tra genitori e figli, tra partner, tra fratelli, tra amici, tra educatori e allievi.
Senza volerlo, a volte anche senza saperlo, proiettiamo le nostre paure,
i nostri limiti non affrontati, le nostre rinunce non elaborate,
su chi ci è vicino… impedendogli di crescere in quella direzione.
La paura di ciò che non abbiamo vissuto. Chi ha soffocato la propria libertà, teme quella degli altri.
Chi non ha conosciuto l’amore, si irrigidisce quando l’altro lo chiede.
Chi ha represso il proprio desiderio, giudica come “troppo” il desiderio altrui.
Chi non si è mai perdonato, si scandalizza davanti all’autocompassione dell’altro.

Per questo motivo, chi non si conosce diventa un sorvegliante invisibile nella vita degli altri.
Blocca. Rimprovera. Trattiene. Giudica.
Ma non per cattiveria…
Perché non può tollerare di vedere nell’altro quello che ha bandito da sé.

Il dolore di chi ama viene limitato

Ci sono figli che non possono fiorire perché i genitori li hanno bloccati nel loro stesso punto cieco.
Ci sono partner che non possono evolvere perché l’altro resta fermo nella sua prigione.
Ci sono vite che si spengono per non disturbare chi non si è mai permesso di accendersi.

E allora, invece di sostenere l’altro nel suo cammino,
inconsapevolmente lo invitiamo a rinunciare.
A non spiccare il volo.
A non scegliere, per non farci sentire rifiutati.
A non cambiare, per non farci sentire sorpassati.
A non amare in modo nuovo, per non mostrarci quanto poco abbiamo amato.

Non ci può essere cura se non c’è consapevolezza

Questa dinamica – proiettiva, inconscia, ma reale – non si supera con buone intenzioni.
Si supera solo con un lavoro di auto-conoscenza,
un percorso profondo di autocoscienza,
una disponibilità sincera a vedere dove siamo fermi
e a non fare dell’altro un ostaggio della nostra immobilità.

La libertà dell’altro non è un affronto.
Il cambiamento dell’altro non è un tradimento.
Il coraggio dell’altro non è una colpa verso di noi.

Guarire il nostro blocco per lasciare liberi

Ogni volta che ci troviamo a dire:

“Non capisco perché vuole questo…”
“Esagera…”
“Non serve cambiare…”
“Era meglio prima…”
“Non si può avere tutto…”

…proviamo a chiederci:
“Questa cosa che mi irrita… è qualcosa che io stesso non mi sono mai concesso?”
“Sto giudicando o sto proteggendo una mia ferita ancora aperta?”

Amare davvero è lasciare che l’altro cresca anche dove noi siamo ancora piccoli.
È non usare la nostra stasi come misura della sua direzione.
È non ostacolare con la nostra paura quello che per lui o lei è libertà.
È, infine, riconoscere onestamente dove siamo fermi… e non trasformarlo in gabbia per chi amiamo.

🍎
(C. D'Angelo)
Grazie alla pagina “Le Vie del Tantra”

Indirizzo

Via Roma 109
Castel Di Lama
63082

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