09/08/2025
Invito a riflettere sul recente Giubileo dei Giovani, non per trionfalismo, ma per fedeltà al reale, che spesso non si racconta o si distorce. Lo faccio anche allegando un articolo che trovo interessante ed esplicativo.
Non ho mai amato troppo le piazze piene, soprattutto un certo modo di creare e intendere i Papaboys. Oggi, non amo neppure quelle che si sono in gran parte svuotate. I motivi sono numerosi e complessi, interni ed esterni al Cattolicesimo, e più ampiamente al Cristianesimo e alle riedizioni sincretiche di altre tradizioni religiose che invadono questo nostro Occidente boccheggiante, “oramai alla fine”, come cantava Franco Battiato. La sua rispettabile ricerca personale e spirituale era anch’essa intrisa di cultura New Age, che ha messo e continua a mettere insieme elementi difficilmente conciliabili, anche solo sul piano logico. La parola d’ordine è: integrazione. Bisogna però chiedersi perché e, soprattutto, come la si realizza e se è sempre possibile. Sono giunto da tempo alla convinzione che è uno dei tanti vocaboli che necessitano con urgenza di una essere disambiguato. Senza pensare di doverlo oscurare, piuttosto per precisarne il significato e certe ricadute pratiche.
Per quanto mi riguarda, mi sento sempre più distante da un laicismo che ha ben poco di autentica laicità, talvolta persino all’interno di segmenti della Chiesa. Lo osservo, lo vivo e, da un po’ mi dà da pensare. Mi rassicura, però, sapere che preoccupa anche certi non credenti, laici autentici, onesti lettori dei segni dei tempi, pur da un punto luce diverso dal mio e immagino di parecchi altri.
Sono sempre più convinto che Leone XIV sia il Papa giusto per questo passaggio epocale, e che la Chiesa sia davvero guidata dall’Alto, ma amministrata dal basso, con tutti i limiti umani che ciò comporta.
Anche lo stesso Leone “imbarazza” e ha deluso non pochi, proprio per quel suo garbato e deciso, arretrato e ricentrato, non conflittuale e chiaro cambio di scena. Senza dubbio diverso dai Papi precedenti, anche nel modo di riempire le piazze. Così come sono diversi i giovani e le persone che oggi le affollano.
Il Vangelo però rimane lo stesso, così come l’impegno che ne discende.
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Per chi ha voglia di leggere e arrivare fino in fondo…
L’IMBARAZZO DEI GRANDI MEDIA DAVANTI A TOR VERGATA
di Giovanni Guzzo
L’enorme successo del Giubileo dei giovani, che ha visto a Tor Vergata oltre un milione di giovani, è qualcosa che ha senz’altro stupito tutti – anche chi ricorda la Gmg del 2000 difficilmente avrebbe pensato, un quarto di secolo dopo, di rivedere un’esperienza simile -, ma, soprattutto, ha stupito una categoria: quella dei grandi media laici, delle tv e dei giornaloni che piacciono alla gente che piace, nelle cui redazioni l’imbarazzo, dinnanzi a questa notizia, deve essere stato grande.
In effetti, nelle scorse ore bastava una rapida visita sui siti del Corriere della Sera, di Repubblica o della Stampa – le tre maggiori testate, ma non certo le uniche – per vedere come i grandi media laici, da un lato, non abbiano potuto non dare la notizia del Giubileo dei giovani ma, dall’altro, abbiano cercato di darla…a modo loro. Come? Cercando di ridimensionare il più possibile il fatto. Ma senza ridimensionarlo sotto il profilo numerico (sul milione e passa di presenze è arrivata la conferma del prefetto di Roma, Lamberto Giannini, c’era ben poco da ridimensionare), bensì sotto quello dei contenuti.
Si è cioè cercato di lavorare sui titoli, facendo attenzione a riportare le parole di Leone XIV ai giovani senza citare Gesù Cristo, cui Papa Prevost ha dedicato quasi ogni sua frase. Così, consultando il sito del Corriere si poteva imbattersi in un titolo in sé non errato ma rigorosamente laico – Papa Leone ai giovani del Giubileo: «Aspirate a cose grandi non accontentatevi di meno» -, mentre visitando quello di Repubblica si poteva leggere che il Santo Padre ha richiamato l’attenzione di ragazzi di tutto il mondo sul fatto che «comprare non basta». E pure altri giornali si sono accodati al gioco.
Morale, se fosse stato per i media laici, fermandosi ai titoli – come, ahinoi, ormai fanno in tantissimi -, ci si sarebbe fatti l’idea del Giubileo dei giovani come di un maxiraduno all’insegna delle buone intenzioni, intriso di propositi genuini ma senza una vera direzione, con anche tratti di pauperismo. Peccato che, invece, le parole di Papa Leone XIV (…) siano state invece molto chiare nell’indicare una direzione ben precisa ai giovani presenti a Tor Vergata. La direzione non di una filosofia o di una morale, ma di una persona: quella di Gesù Cristo.
Esortando a «scelte radicali», il Santo Padre ha chiesto ai giovani di «studiare, lavorare, amare secondo lo stile di Gesù». Ha altresì ricordato loro che «”nessuna amicizia è fedele se non in Cristo. È in Lui solo che essa può essere felice ed eterna” (Contro le due lettere dei pelagiani, I, I, 1); “ama veramente il suo amico colui che nel suo amico ama Dio” (Discorso 336). L’amicizia con Cristo, che sta alla base delle fede, non è solo un aiuto tra tanti altri per costruire il futuro: è la nostra stella polare. Come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, “vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare”».
Parole incandescenti, che devono essere state fumo negli occhi nelle redazioni dei giornaloni, che infatti, come si ricordava poc’anzi, hanno visto i loro titolisti impugnare non la penna ma l’estintore. Non deve essere stato semplice, in effetti, ritrovarsi a dover riportare le parole di un Papa del tutto prive di ogni riferimento ad agende o categorie politiche (ambientalismo, immigrazionismo, inclusione, ecc.). Ciò nonostante, i pompieri, pardon i redattori qualche cosa sono riusciti a fare, come si diceva, lavorando soprattutto sui titoli. Oppure rintanandosi in uno strano, perfino surreale silenzio.
Un silenzio di cui, ieri, si è accorto anche Enrico Mentana. «Ma è possibile», si è pubblicamente chiesto il celebre giornalista, «che politici e intellettuali di casa nostra, pronti ogni giorno a discutere, prender parte e soprattutto spiegare agli altri cosa va detto e cosa no, quale sia la parte giusta o quella sbagliata della storia, restino totalmente zitti di fronte alla prova di forza serena di quel milione di giovani che ha invaso pacificamente Roma, in nome di una fede e non di una supremazia?». In effetti, questo imbarazzato silenzio non è stato un buon servizio nei confronti del Papa, ma neppure dei giovani.
Già, i giovani. Perché quel milione e passa di giovani che, nel cuore dell’estate, hanno scelto di essere presenti a Tor Vergata, beh, non lo hanno di certo fatto per ascoltare qualche rock star o vedere dal vivo qualche divo del cinema, no: quei ragazzi e quelle ragazze erano lì per dare – e testimoniare – una Speranza. Ma non una speranza vaga e piena di buoni propositi, bensì una Speranza radicata nella fede e nella ricerca del Risorto. Qualcosa o meglio Qualcuno, pure qui, che la cultura dominante – che spadroneggia da decenni sui media -, fa davvero fatica a sopportare. Dopotutto, non deve esser semplice tramortire ogni giorno i lettori con contenuti trascurabili, per usare un eufemismo, e poi accorgersi che la vera notizia, in fondo, continua a farla Chi, da oltre 2.000 anni, tanti intellò si ostinano a credere morto.