Dott. Yari Mirko Alfano - Psicologo

Dott. Yari Mirko Alfano - Psicologo Ciao, sono Yari Mirko Alfano, psicologo e psicoterapeuta iscritto all'Albo, N°8155. Per informazioni

Ciao caro lettore, questo è un invito ufficiale per partecipare al nostro evento che si terrà DOMANI, 28 dicembre alle 1...
27/12/2023

Ciao caro lettore, questo è un invito ufficiale per partecipare al nostro evento che si terrà DOMANI, 28 dicembre alle 18, presso il Stabile Santa Filomena Complesso Teatrale a Castellammare di Stabia in via Sarnelli.

Un momento di convivialità, condivisione nel quale ci confronteremo su come "nutrire" i sogni.

È un evento gratuito ma con prenotazione obbligatoria.

Se vuoi partecipare manda un messaggio al +3933934899702.

Ci sarà anche un brindisi finale per chiudere insieme questo 2023.

Secondo noi non devi mancare!!

Stabile Santa Filomena Complesso Teatrale

Studio Albes , dott.ssa Claudia Cinquegrana e dott.ssa Marianna Mollo.

Dott. Yari Mirko Alfano - Psicologo

25/12/2023
Questa sera, sono stato invitato alle ore 18.30, in Corso Vittorio Emanuele, 57 a Castellammare di Stabia (NA) a interve...
17/10/2023

Questa sera, sono stato invitato alle ore 18.30, in Corso Vittorio Emanuele, 57 a Castellammare di Stabia (NA) a intervenire sui Disturbi alimentari e sulla Salute Mentale.

Con me ci saranno le dott.sse Mollo e Cinquegrana dello Studio Albes !

Grazie mille dell'invito! Vi aspettiamo😊

30/12/2022
Caro lettore, sono felice di comunicare che da GENNAIO 2023, farò studio anche a Napoli (Zona Vomero - Arenella). 🌏 Via ...
09/12/2022

Caro lettore, sono felice di comunicare che
da GENNAIO 2023, farò studio anche a Napoli (Zona Vomero - Arenella).

🌏 Via M. De Vito Piscicelli, 84 (250 mt da Piazza Medaglie D'Oro)
📆Si riceve solo su appuntamento
☎️ +39 331 946 8408
📧dr.yarimirkoalfano@gmail.com

Caro lettore, sono felice di comunicare che da GENNAIO 2023, farò studio anche a Napoli (Zona Vomero - Arenella). 🌏 Via ...
09/12/2022

Caro lettore, sono felice di comunicare che
da GENNAIO 2023, farò studio anche a Napoli
(Zona Vomero - Arenella).

🌏 Via M. De Vito Piscicelli, 84 (250 mt da Piazza Medaglie D'Oro)
📆Si riceve solo su appuntamento
☎️ +39 331 946 8408
📧dr.yarimirkoalfano@gmail.com

Presento con immenso piacere la terza edizione del "𝙇𝙖𝙗𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞𝙤 𝙀𝙨𝙥𝙧𝙚𝙨𝙨𝙞𝙫𝙤 𝙀𝙢𝙤𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚" da me condotto, in 𝑴𝑶𝑫𝑨𝑳𝑰𝑻𝑨' 𝑶𝑵-𝑳...
30/06/2022

Presento con immenso piacere la terza edizione del "𝙇𝙖𝙗𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞𝙤 𝙀𝙨𝙥𝙧𝙚𝙨𝙨𝙞𝙫𝙤 𝙀𝙢𝙤𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚" da me condotto, in 𝑴𝑶𝑫𝑨𝑳𝑰𝑻𝑨' 𝑶𝑵-𝑳𝑰𝑵𝑬.

𝗡𝗨𝗠𝗘𝗥𝗢 𝗟𝗜𝗠𝗜𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗜𝗦𝗖𝗥𝗜𝗧𝗧𝗜
(-𝟑𝟎% 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐥 10/07/22)

𝑬' 𝑹𝑰𝑽𝑶𝑳𝑻𝑶 𝑨 𝑻𝑼𝑻𝑻𝑰: unico criterio per potersi iscrivere e partecipare è avere più di 16 anni.

𝑶𝑩𝑰𝑬𝑻𝑻𝑰𝑽𝑰 𝑮𝑬𝑵𝑬𝑹𝑨𝑳𝑰: in questo percorso di gruppo, oltre a riuscire ad entrare in contatto con le tue emolzioni, avrai modo di sperimentare delle esperienze divertenti e acquisire competenze emotive e non che ti saranno utili in vari ambiti.

𝑸𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒐𝒓𝒔𝒐 𝒆̀ 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒔𝒆:
- hai bisogno di imparare a lavorare bene in gruppo o a gestire le tue emozioni in un gruppo;
- senti un "blocco" emotivo che non ti spinge a perseguire le tue aspirazioni;
- ciò che provi e ciò che "ritieni giusto" non sono congruenti;
- ti senti svantaggiato in ambito relazionale;
- non sai come gestire le tue preoccupazioni in un gruppo di lavoro;
- hai "semplicemente" voglia di ampliare le tue capacità emotive

𝑻𝒊 𝒂𝒊𝒖𝒕𝒆𝒓𝒂̀ 𝒂:
- consapevolizzare che "puoi essere molto di più" di ciò che credevi;
- gestire emozioni e situazioni che credevi inavvicinabili;
- utilizzare strumenti di espressione personale utili in qualunque ambito;
- aumentare le capacità di sperimentare e suscitare empatia;
- sentire la sensazione di saperti motivare e collaborare con altre persone;
- fidarti e affidarti agli altri, rispettando te.

𝐏𝐄𝐑 𝐈𝐒𝐂𝐑𝐈𝐕𝐄𝐑𝐓𝐈 𝐎 𝐂𝐇𝐈𝐄𝐃𝐄𝐑𝐄 𝐔𝐋𝐓𝐄𝐑𝐈𝐎𝐑𝐈 𝐈𝐍𝐅𝐎
- manda una e-mail a: 𝒅𝒓.𝒚𝒂𝒓𝒊𝒎𝒊𝒓𝒌𝒐𝒂𝒍𝒇𝒂𝒏𝒐@𝒈𝒎𝒂𝒊𝒍.𝒄𝒐𝒎;
- manda un messaggio privato su 𝑴𝒆𝒔𝒔𝒆𝒏𝒈𝒆𝒓 (dalla mia pagina Facebook (Dott. Yari Mirko Alfano - Psicologo);
- manda un messaggio privato sulla mia pagina Instagram: 𝒅𝒐𝒕𝒕.𝒚𝒂𝒓𝒊𝒎𝒊𝒓𝒌𝒐𝒂𝒍𝒇𝒂𝒏𝒐_𝒑𝒔𝒊𝒄𝒐𝒍𝒐𝒈𝒐

𝗗𝗼𝘁𝘁. 𝗬𝗮𝗿𝗶 𝗠𝗶𝗿𝗸𝗼 𝗔𝗹𝗳𝗮𝗻𝗼

E' importante in una giornata come questa parlare di una tematica ancora troppo attuale  presente. Oggi è la Giornata In...
17/05/2022

E' importante in una giornata come questa parlare di una tematica ancora troppo attuale presente. Oggi è la Giornata Internazionale contro l'Omofobia, la Bifobia, la Lesbofobia e la Transfobia, ma cerchiamo di comprendere meglio il fenomeno in generale.
Il termine omofobia appare per la prima volta in uno scritto di George Weinberg del 1972 e viene definita come “il terrore di stare a stretto contatto con omosessuali” . L'autore riferisce che le possibili cause dell'omofobia possono essere l'integralismo religioso, la paura della propria omosessualità latente, l'invidia rimossa e la minaccia ai valori costituiti. Il testo è molto chiaro nello specificare come l'attrazione per persone dello stesso sesso non sia una malattia mentale, mentre lo è l'intolleranza verso l'omosessualità.

Il termine, sebbene facilmente travisabile, ha riscosso un grande successo ed è oggi ampliamente utilizzato dalla letteratura. La parola fobia, infatti, si riferisce ad una paura marcata e persistente, ma nell'omofobia non si sottolinea tanto la paura, quanto l'odio razziale. Pare, dunque, più convincente la definizione proposta da Welzer-Lang , secondo il quale l’omofobia è una forma di sessismo contro le persone che hanno un orientamento sessuale presentato come «diverso»: gli/le omosessuali, i gay, le lesbiche e i/le bisessuali.

Alcuni psicologi, inoltre, sottolineano come la discriminazione istituzionalizzata porti ad un'omofobia interiorizzata da parte degli stessi omosessuali, definibile come l'accettazione passiva di tali atteggiamenti negativi e pregiudizi. Essi si trasformano in una sorta di oppressore interiore che in ogni istante ricorda al gay o alla lesbica il peso sociale della propria diversità. Il bambino omosessuale che si trova a crescere in una realtà sociale profondamente eterosessista viene educato a riconoscere la norma nell'eterosessualità. Basti pensare a quando si spiega ad un bambino che da grande avrà anche lui una famiglia con dei bambini, o quando gli si chiede se ha già una fidanzatina, o quando certi comportamenti effeminati vengono criticati aspramente. Questi atteggiamenti della società vengono interiorizzati e l'omosessuale stesso si convince che il suo orientamento è qualcosa di sbagliato. I terapeuti del filone riparativo, ovvero convinti che l’omosessualità sia una malattia mentale, affermano che l'omosessualità debba essere curata, non tenendo conto, nei loro presupposti teorici, del concetto di omofobia interiorizzata, ma si fermano ad un'analisi superficiale della domanda del paziente che desidera modificare il proprio orientamento sessuale. Se una persona desidera cambiare il proprio orientamento sessuale, dunque, è perché non ha avuto una base sicura sulla quale costruire un proprio senso d'identità saldo, e su questo un terapeuta dovrebbe lavorare. Accogliere indiscriminatamente la domanda di cambiamento del paziente sarebbe come aiutare una persona anoressica a dimagrire esclusivamente perché si sente troppo grassa.

A livello sociale comportamenti di natura omofobica sono ben presenti, più o meno esplicitamente, in diverse parti del mondo. Come può essere interpretata l'omofobia in chiave psicologica? Paterlini ritiene che l'omofobo non odi effettivamente gli omosessuali, ma ciò che essi, pregiudizievolmente, rappresentano: il femminile. In realtà, ciò che l'eterosessuale rifiuta è la "passività", quindi un "modo" di fare l'amore, non un "orientamento". E rifiuta gli omosessuali perché li ritiene tutti passivi; il punto vero rimane però la passività, non l'omosessualità. E cos'é la passività – sempre per l'eterosessuale maschilista medio – se non ciò che caratterizza essenzialmente anche e prima di tutto la sessualità femminile? Dunque, rifiuta gli omosessuali perché li ritiene mezze donne o, peggio, maschi passati al nemico, abbassatisi all'umiliante ruolo di femmine. Del resto, uno dei maggiori pregiudizi nei confronti dell'omosessualità, consiste nell'identificare omosessualità ed effeminatezza.

Altri autori puntano maggiormente l'attenzione sul processo di scissione e proiezione che sta dietro l'omofobia: chi odia gli omosessuali è in realtà un omosessuale latente, che non riconosce questo suo lato "cattivo", lo separa dalla sua identità e lo proietta sugli altri omosessuali. Gli autori ne deducono che l'omofobia sia legata ad una omosessualità latente negata.

L’omofobia dunque è l’avversione irrazionale o ideologica nei confronti di omosessualità, bisessualità e transessualità e si può presentare nella forma di sentimenti, pensieri, pregiudizi, comportamenti, che spesso diventano abusi sulla persona e veri e propri crimini. L’omofobia viene equiparata dall’Unione Europea al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo e, nella maggior parte dei paesi occidentali, esistono leggi per contrastarla.

Sono a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.

Dott. Yari Mirko Alfano

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Oggi è la Giornata Internazionale della Famiglia. Ci tengo particolarmente a fare una precisazione ovvero che al giorno ...
15/05/2022

Oggi è la Giornata Internazionale della Famiglia. Ci tengo particolarmente a fare una precisazione ovvero che al giorno d'oggi esistono diversi tipi di famiglia, rispondendo alle nuove realtà.
Una delle tante cose che sono cambiate negli ultimi anni è proprio il modello familiare. Avere figli o mantenere lo stesso legame per tutta la vita non è più considerato importante come in passato, non è questo l'elemento indispensabile ed unico a definire una famiglia. Allo stesso tempo, in quanto in continua evoluzione, sono sorti nuovi modelli familiari.

I cambiamenti sociali sono stati notevoli. In realtà è da molto tempo che coesistono più tipi di famiglia, ma ad alcuni si è data maggiore importanza solamente negli ultimi decenni e si sono affermati.

Fino a poco tempo fa si pensava che, se non fosse stata tradizionale, non sarebbe stata una "reale famiglia". Si è capito, invece, che a rendere una famiglia tale è la qualità relazionale tra gli attori di questo nucleo e la possibilità di socializzare, attraverso questo, con il mondo.

Quali sono i tipi di famiglia più comuni?

“Là dove sei felice, sei a casa”
(Proverbio tibetano)

I diversi tipi di famiglia. Ci tengo a precisare che l'ordine con cui ho descritto i diversi tipi di famiglie è puramente casuale e non è assolutamente in ordine di importanza. Tutte le famiglie sono uguali!

Estesa: è il modello che prevaleva fino a pochi decenni fa. Era composto da padre, madre, figli, ma anche nonni, zii, cugini, ecc. Non era raro che convivessero nella stessa casa e funzionassero come un’unità. Esistono ancora famiglie di questo tipo, ma sono meno diffuse.

Nucleare: è uno dei tipi di famiglia che predominano oggi, sebbene non sia la maggioranza assoluta. Secondo alcune stime, la famiglia nucleare rappresenta un quarto delle famiglie odierne. È composta da padre, madre e dai figli. Non include altri parenti, ma mantiene la stessa tradizionale struttura di base.

Con genitori separati: è in aumento negli ultimi tempi, soprattutto a causa della convivenza fornata del lockdown. La coppia è divorziata, ma ciascun genitore continua a esercitare il proprio ruolo in un modo o nell’altro. In questo caso non c’è la totale assenza di uno dei genitori, ma piuttosto una rottura nella loro convivenza.

Composita: corrisponde al tipo di famiglia in cui due persone separate con figli si uniscono a creare un nuovo nucleo familiare. In questo modo i figli diventano fratelli di fatto. È una delle configurazioni più complesse poiché richiede grandi sforzi nel definire ed esercitare i nuovi ruoli.

Omoparentale, uno dei nuovi tipi di famiglia
Questo è uno dei modelli più recenti, in cui coppie dello stesso sesso adottano un bambino e formano un nucleo familiare stabile. L’esistenza di questo tipo di famiglia non è ancora legale in molti paesi e, pertanto, non esistono abbastanza studi disponibili per determinare l’entità dei suoi effetti sull’educazione dei figli.

Monoparentale: è un altro tipo di famiglia in aumento. In essa troviamo l’assenza assoluta di uno dei due genitori, di solito il padre. Tuttavia, cresce il numero di casi in cui è la madre a lasciare la casa.

Adottiva: corrisponde alle famiglie che adottano i bambini per impossibilità di concepire o per scelta. Tendono a essere famiglie stabili, sebbene in una minoranza di casi il bambino venga adottato solo per rispondere alle aspettative sociali e non riceve tutto l’affetto di cui ha bisogno.

Senza figli: è un’altra delle configurazioni familiari in aumento. Comprende le coppie che decidono di non avere figli, né di adottarli.

Di persone anziane: è tale quando i genitori restano soli, una volta che i figli sono diventati adulti e vanno via di casa. Solitamente, una volta superato il lutto del “nido vuoto“, la coppia si riavvicina e riprende a fare piani e progetti insieme. Le coppie che arrivano a questo punto formano di solito una famiglia solidale e tollerante.

Unipersonale: anche le famiglie costituite da una sola persone sono aumentate. Si stima che circa l’11% delle famiglie siano attualmente a carattere unipersonale. In alcuni casi, la decisione è di vivere da soli e configurare la relazione con l’esterno da questa posizione. In altri, è la conseguenza della morte del partner o di un divorzio da un’unione senza figli. Questo tipo di famiglia non suscita più curiosità o sospetto come avveniva un tempo.

Insomma, ci sono tante famiglie che oggi festeggeranno, non solo "una"!

Dott. Yari Mirko Alfano

IL VALORE AGGIUNTO DELLA DANZA PER IL BENESSERE PSICOLOGICOLa Danza e il benessere psicologico hanno una relazione indis...
29/04/2022

IL VALORE AGGIUNTO DELLA DANZA PER IL BENESSERE PSICOLOGICO

La Danza e il benessere psicologico hanno una relazione indissolubile. In occasione della Giornata mondiale della Danza voglio parlarvi della grande utilità di questa forma d'arte ed espressiva in termini psicologici.

La danza sembrerebbe agire su differenti livelli (fisico, neurologico e processi cognitivi, psicologico) e genererebbe benessere generale - Psicologia
Ballare non è solo attività fisica. Non è solo espressione artistica o un sistema di comunicazione fondato sull’uso del linguaggio non verbale ma rappresenta un raffinato strumento di benessere psicologico che include elementi diversi e interviene su vari livelli contemporaneamente.

Generalmente, quando ci dedichiamo ad attività piacevoli durante il nostro tempo libero (lettura, cinema, arte, uscite con amici, sport, ecc.) diventiamo consapevoli di quanto esse possano influire positivamente sul nostro vissuto psicologico: siamo meno stressati, riusciamo a distogliere l’attenzione da pensieri negativi e nel complesso siamo più felici. Tra le tante attività da poter praticare, la danza rappresenta sicuramente un’attività psicofisica che ha grandissime potenzialità rigeneratrici al fine di promuovere salute, benessere e consapevolezza di sé. Questo perché si presenta attraverso movimenti ritmici appositamente selezionati e controllati ed il fenomeno che ne risulta è riconosciuto sia da coloro che la eseguono, sia dagli “altri”.
La danza è prima di tutto un’esperienza multisensoriale e la musica fornisce moltissimi input. Il ritmo della danza è solitamente controllato da stimoli uditivi, visivi e tattili che il più delle volte vengono combinati. È un’attività psicofisica che rappresenta un raffinato strumento di benessere psicologico in quanto agisce contemporaneamente su diverse componenti: individuale, relazionale, sociale:
1) Componente individuale è a sua volta costituita da più livelli (fisico, neurologico e processi cognitivi, psicologico) che prenderò in considerazione di seguito:

a) Livello fisico. Ballare si traduce nel fare movimento e quindi tutto ciò di salutare che questo comporta. Praticandolo ci si sente meglio nel proprio corpo, perché lo si sente meglio: aumenta la consapevolezza delle varie parti di sé, che altrimenti restano dimenticate e “addormentate”; migliora la coordinazione, la tonicità muscolare e la postura; viene potenziato il funzionamento dell’apparato cardiovascolare e polmonare; migliora l’integrazione tra mente e corpo.
b) Livello neurologico e processi cognitivi. Diversi studi evidenziano che ballare determina un incremento delle capacità cognitive nel complesso: l’apprendimento delle sequenze dei passi favorirebbe lo sviluppo delle capacità di memoria, attenzione e concentrazione. Inoltre la pratica della danza favorirebbe la protezione del cervello da demenza e da malattie degenerative del sistema nervoso
c) Livello psicologico. Tramite il ballo è possibile coniugare i processi mentali con l’azione motoria. Il ballo diviene il mezzo attraverso cui comunicare, esprimere, rappresentare emozioni e sensazioni attraverso il corpo.
- E’ in grado di coinvolgere pensieri, emozioni e comportamenti. In maniera ancor più globale va a influire sugli schemi di pensiero e sulla strutturazione di personalità (Cipolletta, 2004). Infatti la danza può rappresentare un vero e proprio percorso di crescita personale e di realizzazione di sé, i cui principali strumenti sono il corpo, il movimento, l’espressione creativa, la relazione.
- Aiuta a combattere lo stress e a diminuire l’ansia: attraverso il movimento diamo la possibilità ad altre parti di noi di esprimersi. I gesti ripetitivi della danza e la concentrazione necessaria per eseguirli possono aiutare una mente riempita dallo stress giornaliero a “lasciarsi andare” per un momento e rilassarsi: è difficile preoccuparsi di scadenze sul lavoro mentre stiamo pensando a fare il movimento giusto, o mentre cerchiamo di concentrarci per essere sul tempo della musica.
- Inoltre, quando balliamo, il nostro cervello produce endorfine, le sostanze che danno benessere ed euforia. Sperimentiamo puro divertimento.

2) Componente relazionale e sociale . Danzare da soli chiusi in una stanza non è come farlo insieme agli altri. Nel ballo si dà molta importanza alla relazione in quanto occasione di scambio e confronto reciproco. In tal modo vengono potenziate le abilità sociali.
In conclusione, ballare fa bene, perché la danza si rivolge primariamente alla parte ancora sana della natura umana, presente in ogni essere, come manifestazione dell’essere vivi, come trasformazione. Ci permette di sentire il nostro corpo, di “essere”.

Non è un caso se è così importante in psicologia e psicoterapia la danzaterapia, ovvero un'arteterapia nella quale il terapista utilizza il corpo e il movimento come mezzo primario per raggiungere gli scopi terapeutici. È quindi una tecnica di riabilitazione che utilizza l'espressività corporea per regolare le emozioni e regolare il sé psicofisico dell'individuo.

L'idea di base è che il corpo e la mente siano inseparabili e dunque:

- i movimenti del corpo nello spazio, i movimenti degli arti e l'interazione con il gruppo riflettono la personalità, lo stato emotivo dei soggetti, nonché la situazione ambientale in cui si trovano per esempio a disagio piuttosto che sentirsi al sicuro in un ambiente protetto;
- attraverso la relazione tra il terapeuta e il paziente, che si instaura grazie innanzitutto ad un rapporto di fiducia, alla purezza del suono oloquantico appartenente ad un genere musicale meditativo come la campana tibetana, ai mantra, alla terapia della respirazione e poi al movimento e al dinamismo della gestualità come espressione e rivelazione, associato ad un ambiente appropriato e confortevole, in termini di abbigliamento senza scarpe e calze, comodo e idoneo per la danza, di spaziosità rapportata al numero di partecipanti, di silenziosità, di luminosità, di temperatura ambiente idonea, di una pavimentazione adatta, per esempio in legno come parquet e per l'assenza di ostacoli in cui inciampare o sb****re nelle varie evoluzioni della danza come espressione della volontà di cambiamento, insomma la danzaterapia può stimolare e favorire il cambiamento emotivo del comportamento, oppure può indurre il rilassamento rigenerativo contro lo stress metropolitano, ma può fare emergere i blocchi latenti nella nostra psiche che impediscono di affermare la nostra realizzazione nella vita quotidiana come persona, con regressioni che vanno gestite da un terapeuta qualificato;
i cambiamenti che avvengono impiegando varie articolazioni del movimento possono avere un effetto globale sul benessere psicofisico della persona.

Dott. Yari Mirko Alfano

SOFFERENZA EMOTIVAAd un certo punto della nostra vita, abbiamo tutti avuto brutte esperienze o non abbiamo dovuto vivere...
25/04/2022

SOFFERENZA EMOTIVA
Ad un certo punto della nostra vita, abbiamo tutti avuto brutte esperienze o non abbiamo dovuto vivere situazioni traumatiche che ci hanno causato una grande sofferenza emotiva . Quando siamo immersi in una di queste situazioni delicate e difficili, potremmo pensare che non stiamo per riprenderci, che abbiamo raggiunto il fondo.
Tuttavia, possiamo svolgere azioni che ci consentono di ridurre al minimo il dolore e recuperare, anche a poco a poco, dai momenti complicati che dobbiamo vivere.
C’è una caratteristica da non sottovalutare del dolore emotivo, fa male come il dolore fisico ma è più subdolo, poiché le ferite non sono in vista!

Diverse possono essere le ragioni della sofferenza emotiva o psicologica come la mancanza di amore, il lasciare una città e gli amici, perdere il lavoro, ecc. Qualunque sia la causa, è necessario sapere come gestire correttamente il cambiamento e possedere gli strumenti e le risorse che aiutano a superare la sofferenza in modo appropriato.

La sofferenza emotiva può apparire in qualsiasi momento della nostra vita e può durare più o meno a seconda di come la affrontiamo.

Quali possono essere delle strategie per cercare di superare il dolore emotivo che appare nei momenti difficili della tua vita?

Riconosci la sofferenza: non è facile riconoscere che stiamo passando un brutto periodo o che non siamo al meglio, in parte perché viviamo in una società molto esigente e in cui la sofferenza emotiva è sinonimo di una persona debole. È necessario riconoscerlo prima e non evitare le nostre stesse emozioni , perché nonostante non siano positivi, possono avvertirci che qualcosa non va bene.

Trattati con compassione: quando le cose vanno male, tendiamo ad essere molto critici nei confronti di noi stessi. Questo comportamento non favorisce affatto la nostra ripresa. Trattare noi stessi con amore è, senza dubbio, uno dei modi migliori per ridurre la sofferenza emotiva.
Non siamo persone perfette e la vita ha i suoi bei momenti e brutti momenti . Accettare questo è il modo migliore per muoversi verso il benessere mentale.

Accetta che ci siano persone che non ti capiscono:
è facile credere che gli altri si immedesino nella sofferenza, ma non è sempre così, quindi devi accettarlo . Tuttavia, ci sono individui sensibili che ti capiranno perché sono sensibili o hanno attraversato situazioni simili.

Sii onesto con te stesso: quando inganniamo noi stessi, evitiamo di affrontare il problema. Come ho detto nel punto precedente, per superare il dolore emotivo è necessario riconoscerlo e accettarlo, e per questo, prima di tutto, dobbiamo essere onesti con se stessi. Ma non solo è possibile aprirsi per migliorare il benessere mentale, ma anche il supporto di persone vicine con cui poter conversare e verbalizzare i pensieri aiuta .

Valuta le persone che sono lì per te: nei momenti difficili è quando possiamo davvero vedere chi c'è per noi e chi è al nostro fianco. Ecco perché, quando siamo consapevoli delle persone che si preoccupano veramente di noi, dovremmo tenerli. Devi essere grato , perché non tutti ci presteranno incondizionatamente la spalla quando le cose non stanno andando bene.

Trova la ragione della tua sofferenza, consapevolmente: Una volta che hai individuato la situazione e sei pronto ad affrontare la situazione e sei consapevole che le persone intorno a te sono lì per te, scopri cosa ti causa disagio e pensa alla causa della tua sofferenza. Forse il problema ha una soluzione, quindi è possibile porvi rimedio .
La consapevolezza è una pratica ancestrale che è molto di moda al giorno d'oggi e consiste nell'applicazione di alcuni principi di base, come: essere nel momento presente, trattarsi con compassione, adottare una mentalità non giudicante, ecc.

Rivolgiti ad uno psicologo: se hai difficoltà a superare la sofferenza emotiva nonostante tu faccia la tua parte, puoi andare da uno psicologo. Questo professionista della salute mentale ti aiuterà a trovare la ragione del problema e ti fornirà gli strumenti che puoi usare per migliorare il benessere.

Dott. Yari Mirko Alfano

Oggi si festeggia la Giornata della creatività e dell'innovazione: per questo voglio dedicare un articolo proprio sui be...
21/04/2022

Oggi si festeggia la Giornata della creatività e dell'innovazione: per questo voglio dedicare un articolo proprio sui benefici psicologici della creatività!

È difficile definire esattamente la creatività. Il vocabolario Treccani la definisce così: "Virtù creativa, capacità di creare con l'intelletto, con la fantasia". Quello che è certo è che è indispensabile per trovare soluzioni alle sfide di ogni giorno e, per questo, è fondamentale sia per il benessere personale che per il progresso della società.

Quali sono i benefici per le persone creative o per quelle che vogliono potenziare la propria creatività? Ecco alcuni vantaggi.

Migliora l'autostima: la creatività ci permette di creare, fare cose nuove, imparare e mettersi alla prova. Tutte queste attività permettono di migliorare l'autostima e di ridurre sensibilmente quei problemi legati alla scarsa fiducia in sé stessi.

Aiuta la comunicazione: disegnare, dipingere e, in generale, creare nuove cose è una forma incredibile di comunicazione. Chi ha problemi a esprimere le proprie emozione per timidezza, per vergogna o scarsa fiducia verso gli altri può "parlare" senza bisogno di usare le parole.

Riduce lo stress: grazie alla possibilità che offre di esprimere le proprie emozioni, la creatività può essere utile per sfogare lo stress. Da una parte permette di canalizzare e lasciar andare lo stress e dall'altra permette di distrarci e di allontanare l'ansia legata a ciò che ci preoccupa.

Facilita le relazioni: i benefici della creatività permettono di conoscere meglio se stessi e di riuscire a migliorare le proprie relazioni sociali. Allo stesso tempo, i progetti creativi che vengono sviluppati in gruppo permettono di rafforzare i legami tra le persone che ne fanno parte.

Permette di "viaggiare" con la mente: i progetti creativi aiutano a fuggire dalla routine e dai problemi quotidiani. Senza necessità di salire su un aereo o un treno, la creatività trascina la mente in un'altra dimensione e riduce la noia.
Aiuta a trovare nuove soluzioni: pensare in maniera creativa ci aiuta a trovare soluzioni alternative ai problemi di tutti i giorni, sia a livello lavorativo che a livello familiare.

Come si può "allenare" la creatività?
La creatività è dentro di ognuno di noi. Nonostante in alcune persone sembri essere più sviluppata, è importante sapere che la creatività non è una caratteristica innata ma può essere migliorata e allenata. Ecco alcuni consigli per incrementare il nostro benessere psico-fisico attraverso l'aumento della creatività!

Ecco alcuni metodi per allenare la creatività più velocemente:

Sii curioso: non puoi sviluppare la tua creatività se non impari niente di nuovo o se non apri la tua mente a nuove idee. Ogni giorno cerca di farti delle domande nuove!

Accetta altri punti di vista: guarda con curiosità anche al pensiero altrui. Ascolta gli altri, senza chiuderti a chi ha un pensiero diverso dal tuo. Ciò ti permetterà di trovare nuovi punti di vista.

Fai pause: così come ascoltare e pensare sono utili a sviluppare la curiosità, anche il riposo è indispensabile. Dormire, fare una pausa o prendersi una vacanza aiuta a eliminare le barriere tra noi e l'innovazione.

Mappe mentali: attraverso una rappresentazione grafica è possibile creare una mappa che parte da un concetto centrale e si dirama verso altre idee. Mettere nero su bianco i propri pensieri aiuta a migliorare il pensiero creativo.

Io credo nella tua innovazione. Credici anche tu e crea!

Dott. Yari Mirko Alfano

Oggi in occasione della Giornata Mondiale della Voce voglio parlarvi della voce in senso lato, ovvero dell'importanza di...
16/04/2022

Oggi in occasione della Giornata Mondiale della Voce voglio parlarvi della voce in senso lato, ovvero dell'importanza di dare VOCE ad un nostro dolore e quanto questo sia legittimo.

Il dolore psicologico, emotivo, si presenta come un rumore di sottofondo, continuo e fastidioso. In alcuni casi assomiglia ad una coltellata al cuore. Altre volte arriva come un’onda che investe la pancia, sale lungo lo stomaco e raggiunge i polmoni e la gola facendoli urlare. Spesso può persino togliere il respiro, le parole, le energie, la vita stessa. Parlo di quello stato emotivo di cui facciamo esperienza davanti alle frustrazioni, ai traumi, alle perdite.

Dinnanzi al dolore spesso la società ci ha insegnato ad essere sordi. Molti di noi sono stati cresciuti con frasi tipo: “Piangendo non risolvi i problemi”, “Non pensarci, prima o poi passa”, “Pensa a chi sta peggio di te”, etc. I maschietti si sono sentiti dire: “Piangere è da femmine”, “I maschi sono forti e non piangono”. Tutti questi messaggi diseducativi non fanno altro che farci allontanare dal dolore, dalla sua essenza di stato naturale, affettivo e vitale. Siamo diventati così adulti che facciamo fatica ad esprimere il nostro malessere. Preferiamo evitarlo, lasciarlo sullo sfondo e non sentirlo. Fa troppo male!

Nella realtà, però, il dolore quando arriva va accolto. Ignorarlo non farà altro che amplificarne la sua voce e farci stare peggio! Entriamo quindi in ascolto di esso, in contatto con tutto quello che ci vuole comunicare. Lasciamoci travolgere e avvolgere dalle sue lacrime purificatorie. Abbandoniamoci nel caldo abbraccio di chi ci vuole sostenere nelle difficoltà. Togliamoci di dosso la nostra armatura di “falsi guerrieri” e non vergogniamoci di mostrarci fragili e deboli.

Bisognerebbe comprendere che il dolore è un nostro alleato, ci offre la possibilità di uscire da quel tunnel dove le esperienze negative ci hanno condotto e bloccato. Così, dopo aver attraversato questa “valle di lacrime”, possiamo continuare a percorrere serenamente il cammino della vita e godere delle tante meraviglie che essa ha ancora in riservo per noi. Dopotutto, il più delle volte la gioia arriva dopo il dolore!

Diamo voce al nostro, dopotutto siamo esseri umani!

Dott. Yari Mirko Alfano

Indirizzo

Viale Europa, 130
Castellammare Di Stabia
80053

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

Telefono

+393319468408

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Chi è lo Psicologo e cosa fa?

Ciao caro lettore. Sono Yari Mirko Alfano, psicologo iscritto all'Albo e psicoterapeuta in formazione.

Cosa fa lo psicologo? Questa domanda è molto diffusa ed è un piacere per me aiutare a schiarire un po le idee. Lo psicologo aiuta la persona a focalizzare meglio i propri pensieri ed emozioni per esprimerli appieno. Dopo un’iniziale fase conoscitiva per comprendere lo stile di vita individuale, con le specifiche risorse e fragilità, vengono concordati obiettivi e le strategie di intervento che permetteranno di promuovere benessere e crescita personale mediante un approfondimento delle proprie risorse e una migliore capacità di riflessione su di sé.

Quali sono gli “interventi”? Una premessa a questo punto pare sia doverosa. Alla base delle varie sedute vi è l’incontro-relazione tra due persone (paziente e psicologo) che “lavorano”reciprocamente per aumentare il benessere. E’ dunque una relazione simmetrica. Tra gli interventi vi sono:


  • Interventi di prevenzione, diagnosi, riabilitazione e sostegno;