Psicologa Dott.ssa Palmitessa Annalisa

Psicologa Dott.ssa Palmitessa Annalisa Sostegno psicologico individuale, di coppia o familiare

24/06/2025
26/03/2025

Perché devo raccontare i “fatti miei” ad uno sconosciuto?
La maggior parte delle persone si sente offesa o ferita quando qualcuno prova a suggerirgli di rivolgersi ad uno psicologo.
Per alcune persone chiedere aiuto allo psicologo è sinonimo di debolezza. Per altre è segno di squilibrio mentale. Altre ancora non riescono a chiedere aiuto allo psicologo perché in fondo sono consapevoli dell’impegno che richiede e perché lo status quo è più comodo del cambiamento.
Tornando alla domanda...Perché devo raccontare i “fatti miei” ad uno sconosciuto?
Perché aprirsi completamente al terapeuta è il modo migliore per metterlo nelle condizioni di aiutarci. Anche se questa cosa non è facile, soprattutto all’inizio, ci si può comunque aprire piano piano, mano a mano che la fiducia nei confronti del terapeuta aumenta

08/01/2025

La grandissima maggioranza delle persone adulte non ha solo dei nodi irrisolti con la propria infanzia, ma ha dei veri e propri inceppamenti. Se le persone si occupassero maggiormente della propria infanzia starebbero meglio e sarebbero più felici.

Però attenzione: non si tratta tanto di guardare indietro, di lagnarsi, di usare ciò che abbiamo vissuto come alibi… quanto di fare il sorpasso. Non per niente io uso la metafora dello specchietto retrovisore: il guardare indietro serve per andare avanti e superare i blocchi educativi ricevuti nell’infanzia.

È un atto liberatorio, un’occasione di crescita per prenderci cura di noi stessi e della nostra autenticità.

Tante persone invece si rifiutano di guardare indietro e di riflesso tante altre non conoscono nemmeno l’infanzia del proprio partner: questo è un vero e proprio attentato all’alleanza educativa tra genitori.

03/11/2024

È importante nutrire giorno dopo giorno la loro autostima!

19/10/2024

Quando ti relazioni con qualcuno, non dimenticarti di condividere con lui parti di te, della tua storia, delle tue esperienze, emozioni.... senza però scaricare su di lui le tue frustrazioni, i tuoi rancori, i tuoi fallimenti, le tue colpe... L'altro non è il tuo bidone dei rifiuti! Altrimenti non stupirti se gli altri fanno lo stesso con te.

Quando ti relazioni con qualcuno, non dimenticare di ascoltare, ma DAVVERO, senza dare per scontato di aver capito cosa intende, senza sostituire il suo sentire con i tuoi pregiudizi. Sforzati di farlo se ti aspetti che gli altri facciano lo stesso con te.

Quando ti relazioni con qualcuno, scegli di farlo senza ipocrisia, con rispetto, stima, supporto... Altrimenti, evitalo! Farai un favore a entrambi. Certi scambi non fanno bene a nessuno, ne' a te ne' all'altro ❤️

Coltivate stima e fiducia. E... pretendetelo da ogni legame. Ragazzi è possibile!!! Persone meravigliose ce ne sono. 🥰

18/09/2024

«Mamma, mi prepari lo zaino?»; «Accendi la tv?»; «Mi porti un bicchiere d’acqua?» . Quando un bambino fa continuamente simili richieste, attenzione: rischia di trasformarsi in un piccolo tiranno.

La colpa non è sua. Lui si comporta così perché gli è consentito da una famiglia servizievole, che lo è diventata seguendo due strade.

La prima consiste nell’evitare ai figli qualsiasi fatica. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: bambini sul passeggino fino a 3, 4 anni, che non si vestono da soli a 5 o che non tagliano il cibo nel piatto a 10 anni suonati.

La seconda, invece, è più sottile. È quella in cui i genitori si trasformano nei “segretari” del figlio, ricordandogli continuamente i vari impegni della giornata, dalla scuola alla palestra, dalla festa di compleanno alla doccia serale.

In entrambi i casi non funziona. In primo luogo perché è come se si dicesse al bambino: «Tu non sei capace, ci penso io». Poi perché si tratta di una forma di controllo. Che crea dipendenza reciproca.

Se amiamo i nostri figli facciamo un passo indietro: a 4 anni lasciamo che usino il coltello a tavola, a 5 che si vestano da soli, a 6 che in bagno se la cavino senza di noi. I bambini non hanno bisogno di cameriere e maggiordomi, ma di madri e padri capaci di fissare le procedure giuste per renderli via via più autonomi, liberi, in una parola: felici

05/09/2024

I rami secchi vanno recisi, sono aridi, appesantiscono e impediscono ai raggi del sole di irradiarsi a pieno. Così sono le relazioni tossiche: asfittiche, sottraggono vitalità e forza espressiva.

Partiamo dal presupposto che nessun rapporto è vincolante. Il lavoro si può cambiare, gli affetti familiari si possono deludere (e abbandonare)... ma a che prezzo? Purtroppo viviamo in un mondo imperfetto dove le scelte forzate esistono. Quindi ci accontentiamo di "rimanere forzatamente" in una relazione che mal sopportiamo. Quando la possibilità di eseguire una potatura umana non è contemplata, diventa necessaria la strada del distacco emotivo. Non è qualcosa di troppo difficile: dipende da quanto sei invischiato in quella relazione.

In una relazione tossica genitore-figlio, in cui il figlio ha dovuto subire anni di torti e abusi, il carico emotivo è enorme, stesso discorso quando si parla di una relazione con un ex partner con il quale si condivide un figlio... In alcune circostanze non è più lecito "subire" ma non è neanche possibile andare via. La maturità emotiva può conferire un nuovo significato alla parola "tolleranza".

La tolleranza non ha più un significato di subordinazione ma diventa l'arma migliore. Tolleranza e distacco diventano le armi per disinnescare l'altro, per farsi scivolare addosso maldicenze e frecciatine.

Se le convinzioni, le idee e i modi di fare dell'altro sono in contrasto con i tuoi, tu non puoi pretendere di cambiarli... ciò che puoi fare è un passo indietro, ciò che puoi fare è ridurre il rapporto ai minimi termini. In questo caso la potatura non riguarda la persona da mandare via ma le risorse emotive che deciderai di smettere di investire!

Quelle risorse potrai usarle per te stessa, per coltivare il tuo benessere in altri momenti e in altri luoghi. Passo preliminare, però, è accettare l'altro, accettare quanto l'altro ti abbia deluso, accettare il dolore che hai sofferto... Accettare una situazione, per quanto dolorosa possa essere, non significa subirla, bensì significa andare avanti per la propria strada nonostante tutto. Andare avanti al meglio delle proprie possibilità, perché la vita va curata.

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