Chiara Chierichetti - Psicologa Psicoterapeuta

Chiara Chierichetti - Psicologa Psicoterapeuta Psicologa Psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico. Consulente presso "Centro medico diagnostico A Laureata presso l'Università di Padova.

Psicologa Psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico specializzata presso Istituto del Bambino e dell'Adolescente (PSIBA Milano). Master in “Diagnosi e trattamento delle disabilita’ di apprendimento in eta’ evolutiva". Terapia EMDR.
Psicodiagnosi, sedute di sostegno psicologico e psicoterapia al minore, alla coppia genitoriale, alla famiglia e all’adulto. Consulente presso Centro Medico Diagnosti

co Aristea Legnano, Associazione SiCura Gallarate (centro antiviolenza), studio Meta Castellanza. Studio privato presso "Studio clinico di psicologia e pedagogia" sito in Via San Carlo 9, Castellanza.

06/02/2019
19/02/2017

Io e la Dr.ssa Rosanna Ferone presso lo studio di "Psicologia e pedagogia clinica" di Castellanza proponiamo ai pazienti il metodo di terapia dell'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).

L'EMDR è un metodo psicoterapeutico che facilita il trattamento di diverse psicopatologie (ansia, fobie, attacchi di panico, depressione, disturbi alimentari, dipendenze, disturbi psicosomatici...) e problemi legati sia a eventi traumatici (incidenti stradali, calamità naturali, aggressioni, abusi...) che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti (umiliazioni, abbandoni, trascuratezza, paure, lutti...).
L'EMDR si focalizza sul RICORDO dell'esperienza traumatica o stressante e, attraverso stimolazioni bilaterali tra gli emisferi cerebrali, si desensibilizza la vividezza e carica emotiva negativa di ricordi disturbanti.
I cambiamenti del ricordo traumatico derivano dalla rielaborazione adattiva che avviene a livello NEUROFISIOLOGICO.
Questo approccio offre l'occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana con serenità e sicurezza.

Per informazioni scrivetemi in privato, grazie.

19/02/2017
Presente! Interessanti giornate formative
19/02/2017

Presente! Interessanti giornate formative

Oggi un confronto vivace e dinamico fra diversi specialisti, me compresa, e studenti all'Universitá San Raffaele.
16/05/2016

Oggi un confronto vivace e dinamico fra diversi specialisti, me compresa, e studenti all'Universitá San Raffaele.

New Families: problemi ed opportunità

All’indomani dell’adozione anche in Italia di una legge sulle unioni civili, diviene urgente interrogarsi sulle ripercussioni economiche, psicologiche e sociali connesse a questi nuovi equilibri. Esistono, infatti, almeno 14 nuove tipologie di famiglie che, lungi dall’essere lo specchio di quella che un tempo veniva definita “famiglia del Mulino Bianco”, hanno e avranno nuove e crescenti esigenze nei più disparati ambiti: dal passaggio generazionale alla tutela e trasmissione del patrimonio; dalle varie forme di comunicazione in ambito familiare alle decisioni di investimento.

Introduce:
Walter Zocchi - Docente di Family Business presso l’Università Vita-Salute San Raffaele
“Il family business nell'era di internet tra nuove tipologie familiari e nuovi rapporti economici”

Intervengono:
Roberta Arbellia – Master Practictioner PNL, coaching PSYCH-K “La formazione per la trasformazione”

Betty Ballerini – imprenditrice
“Una donna sola al comando”

Pier Busnelli – Mixdesigner
“Le nuove esigenze abitative”

Chiara Chierichetti - Psicologa Psicoterapeuta
“I bimbi del futuro”

Modera:
Giuseppe Pantaleo - Ordinario di di Psicologia Sociale presso l’ Università Vita-Salute San Raffaele e Direttore UniSR-Social.Lab

Info: http://www.unisr.it/view.asp?id=11041

LUNEDÌ 9 MAGGIO alle ore 18:15 presso Le Villette, via Monsignor Castelli, 31 a Saronno condurrò l'incontro "E ADESSO CO...
02/05/2016

LUNEDÌ 9 MAGGIO alle ore 18:15 presso Le Villette, via Monsignor Castelli, 31 a Saronno condurrò l'incontro "E ADESSO COSA RISPONDO?"
Partendo da una breve introduzione sulla comunicazione e il linguaggio dei bambini, affronteremo insieme come rispondere ai tanti loro PERCHE', soprattutto alle domande difficili (nascita, morte...).
Dai tre anni circa i bambini spesso ci rivolgono domande di fronte alle quali ci troviamo in difficoltà e non riusciamo a "trovare le parole giuste".
Fino all'età scolare è soprattutto attraverso i genitori che il bambino comincia a conoscere se stesso e a orientarsi nel mondo.

È richiesta la prenotazione.
Per informazioni e conferme contattatemi in privato. Grazie

(Pagina tratta dal libro "Perché non ci sei più?" di A. Pellai e B. Tamborini)

20/01/2016

L’obiettivo principale dell’educazione
dovrebbe essere creare
uomini e donne che sono
capaci di creare
cose nuove, e non solo ripetere ciò
che altre generazioni hanno fatto.

Jean Piaget

20/01/2016

BELLEZZA = MAGREZZA? Un messaggio che fa molto male a tutti. Soprattutto alle nostre figlie.

Terminate la grandi feste natalizie, una delle cose che mi colpisce sempre è la pletora di articoli che vengono pubblicati per promuovere con diete istantanee un dimagramento veloce dei chili di troppo presi nel corso delle mangiate festive. Per settimane la pubblicità ci ha invitato a comprare e consumare ogni genere di cibo e poi, finite le feste, la stessa pubblicità, con la complicità di testate e giornalisti sempre sul “pezzo”, ci invita a perdere peso, a sentirci in colpa per esserci lasciati andare a tavola. Ne viene costantemente fuori un’immagine di noi in balia del cibo prima e del senso di colpa dopo. Questa ambivalenza così patologica rispetto al cibo e all’immagine corporea fa particolarmente male alle nostre figlie. Infatti, crescere in un mondo che ha creato lo slogan “bellezza = magrezza” e che soprattutto alle ragazze impone uno standard di bellezza quasi irraggiungibile, dà molti problemi a chi è preadolescente o adolescente. Il 19 gennaio uscirà il mio nuovo libro “Girl R-Evolution. Diventà ciò che sei” (De Agostini ed.) dove provo a spiegare alle ragazze quanto gli stereotipi di genere al femminile rappresentano a volte un vero e proprio ostacolo alla crescita, impedendo loro di abbracciare un’idea di sé libera da vincoli imposti dal mercato e in grado di affermare competenze che non siano solo centrate sull’esteriorità e sull’immagine fisica da perseguire ad ogni costo. Avete mai pensato a quanto è contraddittorio che TV e giornali siano saturi di immagini (soprattutto di donne, ci avete mai fatto caso?) che non fanno altro che cucinare e mangiare, ad ogni ora del giorno e della notte (spesso si tratta , tra l’altro di cibi ad alto contenuto calorico e con scarso valore nutrizionale). Eppure in tali immagini tutti sfoggiano un corpo perfetto. Come a confermare che il cibo è un bene di consumo, che porta un enorme piacere nella nostra vita e senza alcuna conseguenza sul nostro benessere. Ma poi sugli stessi giornali e riviste, soprattutto quelle rivolte alle donne, si trovano sempre tra i titoli di copertina argomenti legati a diete e strategie di dimagramento. E le ricerche dimostrano che questa costante preoccupazione per il peso ha un effetto devastante soprattutto sulle ragazze. Numerosi studi dimostrano che chi consulta più frequentemente riviste o siti rivolti in particolare al pubblico femminile ha maggiori probabilità di mettersi a dieta e di considerare i corpi ritratti in quelle immagini come riferimenti per il corpo che vorrebbe avere. Peccato che, tra tutte le ragazze che si mettono a dieta, solo una minoranza ha un reale problema di sovrappeso. Ho fatto molta ricerca su questo tema e ho scoperto che la metà circa delle ragazze con un indice di massa corporea nella norma dichiara, comunque, di mettere in pratica qualche strategia per perdere peso. E, ben più grave, una percentuale variabile tra il 20 e il- 30% di coloro che sono clinicamente sottopeso (e quindi che dovrebbero avere come unico obiettivo quello di mettere su qualche chilo) sono anch’esse intrappolate nel sogno di diventare ancora più magre. Non è un caso se negli ultimi 50 cinquant’anni, proprio a partire dal boom economico, quasi tutte le bambine del mondo hanno giocato con una bambola, – la Barbie, – il cui corpo è lontano anni luce dal corpo reale che quelle stesse bambine avranno da adulte. Un corpo, ahinoi, ingannevole, perché Barbie, se fosse una donna in carne e ossa, sarebbe letteralmente inguardabile. Inserendo la sua struttura e forma fisica in un computer e immaginando la sua altezza pari ad 1,70 metri, si scoprirebbe che le misure della Barbie adulta sarebbero 81 cm di seno, 43 cm di vita e 71 cm di fianchi. Nella realtà, una donna con quella struttura fisica sarebbe un’anoressica grave. E proprio intorno ad un modello di corpo fortemente malsano, la maggioranza delle bambine del mondo industrializzato, ha costruito le proprie fantasie di bellezza, di successo e femminilità, di autonomia e realizzazione di sé.
Per cui, in questi giorni, ogni volta che sentite parlare di senso di colpa per il cibo mangiato, di dimagramento, di lotta disperata contro i chili di troppo, provate a discutere in modo più approfondito con le ragazze che vivono al vostro fianco. Aiutatele a guardare con pensiero critico le molte immagini in cui vivono immerse, immagini che spingono a mangiare senza alcun limite e freno inibitorio, ma che al tempo stesso fanno sentire in colpa se non si ha un corpo perfetto o se si trova una traccia di cellulite sulle proprie cosce. Davvero dobbiamo rimanere in silenzio di fronte a questa invasione ossessiva che il mercato fa nel mondo delle nostre paure e insicurezze, attaccando il nostro senso di autostima e ancorando la percezione del valore di noi stessi unicamente a parametri estetici irraggiungibili? Nel libro Girl R-evolution ho dedicato differenti capitoli agli stereotipi di genere molto diffusi tra le ragazze, tra cui quelli associati alla bellezza, alla magrezza, alla sessualizzazione precoce, alla confusione che esiste tra fare sesso e fare l’amore, al bisogno di mostrarsi nei social diversi da come si è nella realtà. Tutti temi con cui noi genitori ci confrontiamo ogni giorno, se stiamo crescendo figlie che si affacciano alla preadolescenza. Ma a volte questi temi entrano nella loro vita ancora prima, già nella prima e seconda infanzia. Voi cosa ne pensate? Qual è la sfida educativa più grande che state affrontando con le vostre figlie?

Ecco perché è importante dare la possibilità ai bambini di annoiarsi, di So - Stare con il pensiero, con Sé stessi, senz...
20/01/2016

Ecco perché è importante dare la possibilità ai bambini di annoiarsi, di So - Stare con il pensiero, con Sé stessi, senza occuparli sempre in altro, in tante attività. Il rischio è che dentro di loro non si crei lo 'spazio del pensare' e che da soli non imparino a trovare le strategie e le risorse per far fronte alle difficoltà.
È necessario inoltre comunicare con i bimbi perché solo attraverso l'esempio che i genitori e tutti gli adulti di riferimento danno, possono imparare che le emozioni e le relazioni sono importanti. Solo così è possibile dar voce al proprio dolore invece che agirlo...

Ora sarete contenti: perché il messaggio della ragazza di Pordenone ci riguarda tutti

Il caso della preadolescente di Pordenone, che si è buttata dal secondo piano perché non riusciva più ad affrontare i suoi compagni di classe e non voleva perciò tornare a scuola, ha sconvolto tutti. Speriamo che la sua sia una storia a lieto fine. La vita, grazie ad una tapparella che ha smorzato l’impatto della caduta, ha offerto a questa ragazza la possibilità di poter dare voce al proprio dolore. Non da morta, ma da viva. E probabilmente per lei adesso tutto sarà diverso. Perché questa ragazza capirà che si può dire che si sta male e perché si sta male. E anche che non si deve avere paura a condividere il proprio dolore e il proprio senso di angoscia raccontandolo a chi ci può dare aiuto. Tutti i nostri figli devono sapere che quando in mezzo al gruppo dei pari ci si sente esclusi, umiliati, denigrati, danneggiati chiedere aiuto agli adulti è non solo necessario. A volte può addirittura salvarci la vita.
Credo che anche per tutti i suoi amici, il fatto che la ragazza si sia salvata, rappresenti un lieto fine e un’opportunità per rimediare a tutto il male che le hanno fatto. Non oso immaginare quale avrebbe potuto essere il senso di colpa per aver causato una disgrazia irreparabile ad una propria compagna. Di classe e di vita. Il suo gesto estremo ha fatto vedere a tutti il dolore che deriva dall’essere presi in giro, dall’essere identificati come vittima designata. Io immagino che se oggi parlassi con i suoi compagni di classe tutti si dichiarerebbero tristi e pentiti. Ma probabilmente la frase più frequente che mi sentirei dire è: “Noi pensavamo di fare soltanto qualche piccolo scherzo quando la prendevamo in giro. Non ci avevamo pensato che lei avrebbe potuto prendersela così tanto, stare così male”.
Eh, già: la frase più frequente oggi, soprattutto tra i preadolescenti che combinano qualche pasticcio serio – a volte al limite del reato – è proprio questa: non ci avevamo pensato. Ed hanno ragione: perché dalla mattina alla sera vivono immersi in una vita che non lascia spazio al pensiero. Corrono, si spostano da un luogo all’altro, da un sito all’altro, da un videogioco all’altro, da un brano Mp3 all’altro. E non stanno mai fermi a pensare. Ad annoiarsi. A riflettere su chi sono, su chi vorrebbero essere, su che cosa sta succedendo alle persone che hanno intorno.
La vita dei nostri figli è una sequenza ininterrotta di “agiti”, di cose che vengono fatte, spesso senza nemmeno essere pensate. Mi annoio? Non devo nemmeno pensare a come ve**re fuori da quello stato di noia, perché in automatico nella mia stanza c’è musica di sottofondo, lo schermo del PC mi bombarda con immagini e video, i miei gruppi WhatsApp continuano a farmi arrivare messaggi. E io allora sto dentro ad un flusso di stimoli che non si spegne mai, che non dà mai requie al mio funzionamento mentale.
Iperstimolati ma sconnessi. Iperattivi ma privi di significati per ciò che fanno. E’ paradossale che la gran parte di noi genitori stia crescendo figli che - invece di essere là fuori nel mondo, ad imparare la vita e le relazioni - si trovano chiusi nella loro stanza, spesso sdraiati sul divano o sul letto, con in mano un cellulare o un tablet. Vivono dentro uno schermo, ma non imparano nulla, non sentono nulla, non si attrezzano con le competenze emotive e pro-sociali che poi, là fuori, nella vita vera sono di importanza fondamentale.
Ed ecco allora che in quegli sprazzi di socialità vera, di convivenza con persone vere che stanno al loro fianco, le cose importanti della vita, ovvero le emozioni e le relazioni, vengono trattate con la stessa superficialità con cui ci si muove dentro ad una chat di facebook, con cui si scrive un messaggio su WhatsApp. Si sta dentro alle relazioni, si vivono esperienze, si dicono cose, ma tutto avviene così, dentro ad un flusso liquido, senza rielaborazioni, senza costruzioni di significato, senza comprendere il senso profondo del nostro essere al mondo, nel qui ed ora con un progetto di vita che va presidiato, immaginato, fantasticato, pensato. Perché altrimenti il progetto di vita diventa una semplice sequenza di azioni che si susseguono senza un filo rosso che le unisce. E poi quando succede qualcosa che ci obbliga a rivedere ciò che è stato, l’unica frase che si riesce a dire è: Non ci avevo pensato.
I nostri figli non possono imparare a pensare alla loro vita, se noi adulti per primi non dedichiamo allo spazio del pensiero educativo e del progetto educativo un tempo adeguato. Spesso, anche noi per primi, siamo mamme e papà che corrono, che si connettono col mondo attraverso tutti i nostri strumenti tecnologici, che vanno talmente di fretta che quando un figlio vorrebbe riflettere con noi su qualche cosa che succede nel suo spazio di vita, siamo costretti a rispondergli: “Scusami tanto, ma adesso non ho tempo. Ne parliamo un’altra volta”. Oppure, visto che abbiamo il computer in mano, gli diamo una risposta veloce, quasi disattenta, senza nemmeno guardarlo negli occhi. O ancora, gli diciamo, a volte anche con voce un po’ seccata: “Ma non vedi che sto lavorando? Smettila di darmi fastidio”. Così loro vanno nella loro stanza, si sdraiano, non parlano più, non pensano più, stanno nel flusso liquido dell’iperstimolazione, nei quali sono immersi.
E’ tempo di imparare di nuovo a guardarsi negli occhi. Di “perdere tempo” per parlare della vita ai figli e con i figli. Di fare cose insieme così che quando stiamo condividendole, loro sentono di “essere sentiti da noi”. E quindi, magari, decidono di raccontarsi. Di dire il bello e il brutto che riempie la loro vita.
Ecco, io spero che per la ragazza di Pordenone, per i suoi genitori, per i suoi compagni, per i docenti della loro scuola sia arrivato il tempo di fare tre cose:
a) Guardarsi negli occhi
b) Parlarsi con sincerità
c) Imparare a pensare che tutto ciò che facciamo (e tutto ciò che non facciamo) ha delle conseguenze per noi e per chi ci vive a fianco.
Nel mio nuovo libro “Girl R-Evolution. Diventa ciò che sei.” (De Agostini) dedico due capitoli alla prevenzione dei fenomeni che hanno portato al dramma di Pordenone. In un capitolo rifletto con le lettrici sull’importanza di riconoscere le “Api Regine” che a volte si muovono all’interno dei loro gruppi informali, ragazze che dettano le regole di inclusione e di esclusione dal gruppo, ragazze che spesso sono attrici e creatrici di spaventosi fenomeni di bullismo, tutti al femminile.
In un altro capitolo invece parlo alle ragazze di tutti i rischi associati alla loro intensa frequentazione del web e all’ utilizzo degli strumenti tecnologici. Cyberbullismo e sexting sono due fenomeni che spesso hanno nelle ragazze due vittime privilegiate.
Quasi nessun adulto aiuta le ragazze a costruire “spazi del pensiero” su questi temi. Per questo spesso le cose accadono così, quasi per caso. Forse è arrivato il momento di dire ai nostri figli: Abbiamo il dovere di “perdere un po’ di tempo” insieme per pensare un po’ a ciò che sta succedendo nelle nostre vite.
E credetemi, non sarà tempo perso.
Se queste considerazioni vi sembrano condivisibili, allora fate arrivare le mie parole ad altri genitori, ad educatori e docenti. A tutti coloro che vogliono costruire una comunità educante. Condividete questa riflessione. Come avete parlato e come parlerete ai vostri figli del fatto di Pordenone?

07/01/2016

Un articolo completo su EMDR

L’EMDR permette al cervello di rielaborare in senso positivo il pensiero relativo al ricordo, quindi modifica l’idea di sé e del proprio valore; contemporaneamente diminuiscono le sensazioni corporee spiacevoli o dolorose e si attenuano le emozioni negative, fino alla scomparsa totale dei sintomi.

Io e la Dr.ssa Rosanna Ferone presso lo studio di "Psicologia e pedagogia clinica" di Castellanza proponiamo ai pazienti...
07/01/2016

Io e la Dr.ssa Rosanna Ferone presso lo studio di "Psicologia e pedagogia clinica" di Castellanza proponiamo ai pazienti il metodo di terapia dell'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).

L'EMDR è un metodo psicoterapeutico che facilita il trattamento di diverse psicopatologie (ansia, fobie, attacchi di panico, depressione, disturbi alimentari, dipendenze, disturbi psicosomatici...) e problemi legati sia a eventi traumatici (incidenti stradali, calamità naturali, aggressioni, abusi...) che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti (umiliazioni, abbandoni, trascuratezza, paure, lutti...).
L'EMDR si focalizza sul RICORDO dell'esperienza traumatica o stressante e, attraverso stimolazioni bilaterali tra gli emisferi cerebrali, si desensibilizza la vividezza e carica emotiva negativa di ricordi disturbanti.
I cambiamenti del ricordo traumatico derivano dalla rielaborazione adattiva che avviene a livello NEUROFISIOLOGICO.
Questo approccio offre l'occasione non solo per rielaborare i traumi del passato, ma per potenziare le capacità personali e le risorse individuali, per affrontare le sfide della vita quotidiana con serenità e sicurezza.

Per informazioni scrivetemi in privato, grazie.

30/10/2015

La creatività come risorsa!

29/10/2015

Dedicato a tutti coloro che sono genitori.
È importante tenere vivo dentro di noi il bambino che siamo stati, con i propri bisogni e desideri... per poter più facilmente entrare in sintonia con i propri figli e capire che loro non aspettano altro che trascorrere del tempo insieme ai genitori, semplicemente giocando. Lo sappiamo fare, lo facevamo già...

29/10/2015
L'EQUIPE accreditata dalla ASL di VARESE di cui sono referente a Castellanza per le prime certificazioni DSA valide ai f...
29/10/2015

L'EQUIPE accreditata dalla ASL di VARESE di cui sono referente a Castellanza per le prime certificazioni DSA valide ai fini scolastici ai sensi della L. 170/10 ha cambiato nome in STUDIO CLINICO DI PSICOLOGIA E PEDAGOGIA ed è così formata:

PSICOLOGHE: Maria Caterina Bellomo e Chiara Chierichetti
LOGOPEDISTA: Eugenio Tonolli
NEUROPSICHIATRA INFANTILE: Marta Quadrelli

Ricordiamo che una diagnosi di Dislessia può essere data quando il bambino si trova a terminare la seconda della scuola primaria; una diagnosi di difficoltà specifiche nell'ambito della matematica (Discalculia) può essere fatta solo quando il bambino sta affrontando gli apprendimenti dalla fine terza/inizio quarta primaria.

23/10/2015

“La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi”.

(Gianni Rodari - Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980)

[ill.ne Nom Kinnear King]

L'UMILTÀ... un valore importante da insegnare. Nel nostro libro "Psicologia e sport" (Chierichetti, Erre e Lualdi) viene...
22/10/2015

L'UMILTÀ... un valore importante da insegnare. Nel nostro libro "Psicologia e sport" (Chierichetti, Erre e Lualdi) viene messa in luce la sua importanza nella dimensione sportiva MA in realtà lo è in ogni momento e in ogni contesto della vita quotidiana.

Indirizzo

Castellanza

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Chiara Chierichetti - Psicologa Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Chiara Chierichetti - Psicologa Psicoterapeuta:

Condividi

Digitare