18/05/2024
Ringrazio coloro che hanno partecipato a questo piccolo esperimento sociale, anche scrivendomi in privato 🙏❤.
E' stato molto interessante leggere le vostre interpretazioni e le emozioni che vi ha suscitato, seppur ad un primo strato di analisi.
Sono certa che andando più in profondità, avremmo esplorato nuovi meravigliosi mondi interni!
Quello che è certamente emerso è come ognuna delle vostre interpretazioni fosse diversa dalle altre, così come le emozioni che ne conseguono.
C'è stato chi, ironicamente, ha ipotizzato che fossero in viaggio e che, stanchi di camminare, si fossero fermati a bere uno spritz;
C'è chi invece ha notato varie prospettive di lontananza, chi malinconia, chi rimpianto, chi routine e noia, chi paura di invecchiare ma anche chi una bella amicizia iniziata in gioventù e mai finita dove si può vivere serenamente anche il silenzio.
Azzardo uno spunto di riflessione: Chissà se ognuna di queste interpretazioni ha, in qualche modo, a che fare con una proiezione del proprio modo di vivere la relazione con l'altro?
Questa è una tipologia di fotografia che nelle Phototherapy Techniques ideate da Judy Weiser, psicologa e arteterapeuta, rientra nella categoria "Foto Proiettive".
Questa tecnica è stata chiamata “Foto-Proiettiva”, perché le persone proiettano sempre un significato su una fotografia.
Ognuno di noi ha una propria e diversa mappatura della realtà che filtra attraverso i costrutti del contesto sociale in cui è cresciuto, pertanto, quando ci troviamo ad osservare un’immagine ci troviamo ad avere a che fare con una moltitudine di percezioni ed emozioni differenti.
"Tutte le fotografie contengono simbolismi che sono simultaneamente personali/individuali e collettivi/archetipici e reagiamo sia ai messaggi impliciti che a quelli espliciti, come a quelli manifesti o latenti contenuti al suo interno" (Weiser, 1999-2013).
Per questo le reazioni dei pazienti alle fotografie sono molto utili, perché aiutano i terapeuti a spiegare ai pazienti come si costruiscono la mappa della realtà.
Il punto di vista è talvolta così originale e personale che non c’è mai un modo giusto o sbagliato di guardare un’immagine e questo aiuta anche il terapeuta a non essere considerato dal paziente una minaccia.
Se lavorando su alcune immagini, infatti, il terapeuta mette il paziente nelle condizioni di aiutarlo ad interpretarle ed esprimere la sua prospettiva specificando che è un suo punto di vista, gli conferirà una sorta di potere nella relazione che non lo farà sentire giudicato o svilito ogni qualvolta esprimerà le proprie emozioni.
Ne consegue che il rapporto di fiducia che si instaurerà fra le due parti costituirà un’alleanza costruttiva alla relazione terapeutica.
Così come una fotografia potrà essere vista diversamente in base a chi la guarda, allo stesso modo, nelle sessioni terapeutiche si potrà aiutare i pazienti a capire che questo vale per ogni cosa che a che fare con la quotidianità e il fatto di avere una visione diversa non presuppone che qualcuno abbia torto o ragione ma semplicemente un punto di vista differente che va rispettato.
Spesso queste dinamiche sono alla base di molte relazioni, a prescindere dalla loro natura, e sradicarle potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui le gestiscono senza procrastinare in situazioni tossiche delle quali non riescono a liberarsi.
Dentro di sé le persone spesso sanno quali cambiamenti dovrebbero fare, ma metterle in pratica non è così facile.
Solo quando si prende consapevolezza della situazione e le idee diventano parole, il paziente non può più aggrapparsi alla scusa di non poter cambiare.
Quel materiale emozionale potenzialmente potente e bisognoso di focalizzazione terapeutica rimane spesso profondamente protetto all’interno dell’inconscio del paziente ed è più facile non averci a che fare, ma una volta che è portato alla consapevolezza risulta molto più difficile fare finta di niente.
Se il vivere è fonte di conflitti e qualcosa è stato represso nell’inconscio a causa di una dissonanza interiore, le cose usciranno spontaneamente e si ripeteranno, a livello emozionale o non verbale, finchè non sarà stato riconosciuto dalla coscienza.
Questa la grande potenza e lo scopo del lavoro fototerapico
"Dal momento in cui si attribuisce ad una fotografia più un significato emozionale che visivo, non dovrebbe sorprendere che queste siano in grado di scatenare ricordi e sentimenti forti contenute nell’inconscio in maniera notevolmente facilitata rispetto ai metodi tradizionali" (Weiser, 1999-2013).
Se vi fa piacere, seguite la mia pagina Dott.ssa Eleonora Ambra-Psicologia Olistica per ulteriori approfondimenti!