
20/05/2025
Cose brutte e fastidiose da dire che mi sento di dover dire:
L'OMS (ancora una volta) ci ribadisce con un importante position statement dell'ottobre 2024 l'importanza del modello assistenziale ostetrico come Gold standard per la gravidanza fisiologica.
Per chi non lo sapesse ancora: l'ostetrica non fa solo nascere i bambini ma può (e dovrebbe) seguire in autonomia una gravidanza ed occuparsi di tanto altro.
I professionisti della salute Italiani (soprattutto liberi professionisti) condividono la nuova esaltante pubblicazione da nord a sud, orgogliosi. Bellissimo.
In Sicilia invece che succede?
Succede che gli studenti di ostetricia non studiano una singola materia orientata sulla autonomia ostetrica. In tre anni di studi ed interminabili tirocini non conoscono nemmeno le basi dell'assistenza ostetrica in autonomia.
Nessuna materia nel piano di studi sull'allattamento o la conduzione di corsi di accompagnamento alla nascita o sulla riabilitazione perineale o sull'autonomia professionale per seguire una gravidanza fisiologica. Nessuna, per lo meno, insegnata da ostetriche.
Gli studi sono orientati principalmente alla ginecologia ed alla patologia ostetrica. I materiali didattici consistono principalmente di dispense e slides dei primi anni 2000.
La percentuale di professori/professoresse ostetriche tra il corpo docenti è inspiegabilmente quasi nulla.
I medici ginecologi ed altri professionisti del settore insegnano alle future ostetriche come (non) fare le ostetriche, come non diventare mai autonome, come fare da assistenti e non da protagoniste della salute.
Arriva così il giorno della fatidica laurea ed il sogno/necessità di trasferirsi al nord diventa incombente.
Lì l'ostetrica lavora sul territorio, è autonoma, è valorizzata, può addirittura fare la libera professionista, specializzarsi. L'opzione più frequente è quella di restare al sud, continuando a forgiare quella lunga catena di basse speranze fatte di "qua è sempre stato così", "qua il contenzioso medico-legale è troppo alto per poter dare autonomia all'ostetrica", "questa è la mia paziente e decido io", "qua siete già poche per coprire i turni della sala parto, figuriamoci aprirvi un ambulatorio", "qua le pazienti vogliono le ecografie tutti i mesi".
Potrei descrivere tanto altro, ma forse meglio fermarsi.
Quindi mi chiedo: arriveremo mai a capire che siamo veramente indietro?
I nostri medici ginecologi, i nostri direttori sanitari, i nostri presidenti regionali, i nostri magnifici rettori leggeranno mai questi documenti? avranno accesso al web? Prima o poi capiranno che salute vuole dire anche cambiamento?
Ma soprattutto mi chiedo: le università Siciliane dove sono?
E non ditemi che la rivoluzione deve sempre partire dal basso.