12/01/2025
I pazienti spesso raccontano episodi di trascuratezza indicibili.
Da piccoli, si sono sentiti invisibili. Qualcuno ha detto loro che non avrebbero combinato nulla di buono nella vita, qualcun’altro li ha fatti sentire profondamente incompresi. Spesso sono stati colpevolizzati per ciò che sono, troppo suscettibili, troppo sensibili, troppo irrequieti, troppo femminei o troppo mascolini, o non abbastanza..gettando così le fondamenta del loro futuro senso di inadeguatezza.
Spesso sentono di non aver mai avuto un dialogo autentico con la propria famiglia, come se le comunicazioni muovessero su di un piano solo informativo e superficiale.
La maggior parte di loro, a causa di tali esperienze, sente di non avere valore e di doversi guadagnare l’amore e la stima degli altri, dovendo sempre dimostrare di esserne meritevole e degno.
“Come posso uscirne?” Spesso si chiedono.
Servono Esperienze Emotive Correttive (EEC).
Un maestro che creda in loro, un partner che li faccia sentire amati incondizionatamente, una cara amica, una zia, un nonno. Persone significative con le quali intrattenere una relazione profonda e duratura, così che possano scavare fino alle radici del Sè correggendone l’immagine, da immeritevole e indegna ad oggetto di amore e cura.
Talvolta però, esperienze di trascuratezza inducono a scegliere persone trascuranti, a causa della profonda incapacità di dare spazio ai propri bisogni, da sempre disattesi. In questi casi allora, subentra la psicoterapia. Uno degli strumenti principe di riparazione del Sè in quanto nasce con questo scopo dichiarato.
Il terapeuta, fa tutto ciò che è in suo potere perché l’altro si senta profondamente compreso, compartecipando a dolori e gioie. Quel clima di condivisione umana, è l’antidoto al senso di alienazione e sradicamento, frutto dell’essersi sentiti sempre soli.
Il terapeuta si muove senza giudizio all’interno delle storie, quelle stesse storie che raccontano quanto il paziente si sia sempre sentito giudicato, deriso e ridicolizzato. A Quello sguardo dell’Altro, giudicante e malevolo, si sostituisce lo sguardo del terapeuta, che condivide col paziente il senso di ingiustizia e l’umana compassione di fronte a certe storie di impotenza e dolore.
Il terapeuta s’indigna a volte se nessuno ha difeso il paziente quando avrebbe dovuto, lasciandolo solo e indifeso. E per la prima volta il paziente sente di avere un alleato, di non essere inerme, vulnerabile, vittima impotente.
Terapie di uno, due, tre anni scavano in profondità, lasciano qualcosa di indissolubile nel paziente, così come nel terapeuta. Se prima il Paziente aveva interiorizzato un carnefice, un bullo, un adulto trascurante, un occhio giudicante..dopo una psicoterapia ha preso vita una nuova parte del Sè. Un terapeuta interno, interiorizzato, che gli parlerà come durante le sedute dandogli rassicurazione, conforto, difendendolo.
È il paziente adesso a trattarsi in modo diverso da come gli altri hanno fatto con lui poiché crede nella propria bontà, nel suo valore e si sente degno di amore. Lì l’Esperienza Emotiva Correttiva ha avuto la meglio su traumi e trascuratezze, modificando l’assetto interno del Sè, ciò su cui il Sè poggia.
È questo lo scopo dichiarato, la promessa, della psicoterapia.
Il mio modello teorico si collega alla tradizione della psicologia analitica e dinamica ed accoglie una visione articolata e complessa della psiche e del suo funzionamento.