26/07/2025
La resilienza silenziosa di Jannik Sinner
La resilienza è definita in psicologia come la capacità di affrontare e superare eventi stressanti o traumatici, riorganizzando positivamente la propria vita nonostante le difficoltà. Nella carriera sportiva, essa si manifesta nella capacità di apprendere dalle sconfitte, reggere la pressione, e trasformare il disagio in forza.
Jannik Sinner è un esempio moderno e concreto di questa attitudine. Non fa gesti teatrali, non cerca la ribalta nei momenti di crisi. La sua resilienza è *sobria, disciplinata e continua*. Fin da giovanissimo ha scelto di lasciare la sua valle altoatesina per allenarsi lontano da casa, vivendo la separazione con maturità. Questo passaggio precoce verso l’indipendenza è un primo segnale di “resilienza evolutiva”, come definita da Luthar (2020): la capacità di adattarsi positivamente a sfide nel percorso di sviluppo.
Sinner ha attraversato fasi di critica, infortuni, sconfitte cocenti. Invece di reagire con frustrazione, ha mostrato ciò che in psicologia si chiama *coping adattivo*: non nega le emozioni negative, ma le rielabora attraverso il lavoro, il focus e la pazienza. Ha costruito attorno a sé un team che lo sostiene non solo tecnicamente, ma anche emotivamente, secondo i principi della teoria di sostegno sociale (Werner, 2013).
La resilienza di Sinner si basa su tre pilastri fondamentali riconosciuti dalla letteratura:
1. *Autoregolazione emotiva* – riesce a gestire la tensione e a rimanere lucido anche nei momenti più duri.
2. *Orientamento al miglioramento* – non si concentra sull’errore, ma sull’apprendimento.
3. *Visione a lungo termine* – mantiene un’identità stabile, che non dipende solo dal risultato immediato.
Molti atleti vincono per un periodo. I resilienti, invece, costruiscono una carriera. La forza di Sinner non è nell’esplosione, ma nella *costanza* con cui affronta ogni sfida, grande o piccola, con lo stesso rispetto e impegno. Una lezione che va oltre il tennis.