Studio di Psicologia - Dott.ssa Sonja Brunetto

Studio di Psicologia - Dott.ssa Sonja Brunetto Sono Sonja Brunetto, psicologa (N. iscrizione albo 10202-A), esperta in psicodiagnostica e psicoterapeuta psicoanalitica in formazione.

Svolgo la libera professione presso il mio studio privato sito in Via Ardizzone Gioeni (CT).

14/07/2025

Bozza di un bilancio.

In questi giorni, poco prima della pausa estiva, ho sentito il bisogno di fare un primo bilancio.

Ripenso ai volti, alle parole, ai silenzi che hanno accompagnato questi mesi di attività clinica.
E a una parola che torna spesso, dentro e fuori dal setting: velocità.

Viviamo tutto così in fretta.
Cambiamo casa, lavoro, amici, partner con la stessa rapidità con cui scorriamo le notizie o rispondiamo – spesso in modo distratto – a un messaggio su WhatsApp.
Ci adattiamo, o forse fingiamo di farlo, nel tentativo continuo di stare al passo.
Con la stessa urgenza, spesso, si arriva in terapia.

“Dottoressa, ho l’ansia. Come posso farla passare?”
“Non riesco più ad andare al lavoro/a dare esami. Che strategie posso usare?”
“Il mio compagn* mi ha lasciato. Come la supero in fretta ?”
Domande legittime, urgenti, a volte silenziosamente disperate.
Ma spesso attraversate da un’implicita pretesa: trovare subito la causa, la soluzione, la risposta.
Magari nell’altro. Magari nel proprio psicoterapeuta.

E invece no.
Uno dei primi passaggi – per me – quando inizia una psicoterapia è proprio questo: cambiare il paradigma, togliere il piede dall’acceleratore, riattivare il proprio apparato per pensare.

Pensare, davvero.
Con lentezza, profondità, presenza.
Non c’è cura che non passi da lì.

Nello stesso modo, quando un percorso si conclude – o semplicemente ci si prepara alla pausa estiva – quello che spero è che quel modo di pensare, senza fretta, sia diventato qualcosa di proprio.
Un piccolo seme che continuerà a lavorare silenziosamente nel tempo, anche distanze dalla stanza di analisi.

Mi preparo alla chiusura estiva con questa prima bozza di riflessione.

🌾 A presto, con più lentezza.

Sono Sonja Brunetto, psicologa (N. iscrizione albo 10202-A), esperta in psicodiagnostica e psicoterapeuta psicoanalitica in formazione.

Svolgo la libera professione presso il mio studio privato sito in Via Ardizzone Gioeni (CT).

Si conclude oggi un progetto che ha preso vita tre anni fa: quello della mediazione scolastica all’interno di diversi is...
26/05/2025

Si conclude oggi un progetto che ha preso vita tre anni fa: quello della mediazione scolastica all’interno di diversi istituti del territorio.
Diverse sono state le scuole che ci hanno accolto in questi tre anni, in quartieri differenti della città.

Lavorare nelle scuole, nel tempo, ci ha permesso di restare in ascolto profondo di una parte viva, in trasformazione, spesso fragile eppure incredibilmente potente del nostro tessuto sociale: gli adolescenti.
Ascoltare gli adolescenti vuol dire incontrare domande aperte, contraddizioni, silenzi e slanci improvvisi.
Significa accogliere conflitti che raccontano di crescita, di ricerca, di confini che si spostano.
È un lavoro che chiede presenza, tempo, delicatezza. Ma che restituisce senso, prospettiva, fiducia nel cambiamento.

Fondamentali le compagne di viaggio – diverse nei tre anni – ma con una costante: Giulia ( .trovato_ )e Adele (Adele Pagano )con cui abbiamo costruito alleanza ed un vero e proprio lavoro di squadra, coordinate sempre con cura da Paola ( ).

Oggi abbiamo salutato i ragazzi con l’augurio che qualcosa sia arrivato.
Un pensiero, uno sguardo diverso, un’esperienza di relazione capace di aprire – anche solo per un istante – un piccolo spazio interno.

“Come possiamo ritrovare la dimensione sacra e autentica dell’esistenza senza rimanere impigliati nelle maglie della soc...
08/01/2025

“Come possiamo ritrovare la dimensione sacra e autentica dell’esistenza senza rimanere impigliati nelle maglie della società dell’immediatezza?”
È la domanda che si pongono Maura Gancitano e Andrea Colamedici nel loro libro “La società della performance”.

Viviamo in un’epoca in cui siamo costantemente chiamati a esibirci, a dimostrare che stiamo facendo qualcosa di importante, di utile, di visibile.
Di performante.

Se non faccio, non sono.
Se non mostro, non valgo.

Devo laurearmi (“in regola con gli anni previsti”).
Devo trovare un lavoro (“il migliore!”).
Devo viaggiare (“per pubblicare le foto”).
Devo trovare un partner (“non posso sbagliare”).
Devo fare un bambino, forse 2 (entro i 40 anni).
Devo avere una casa (la più luminosa).

Non viviamo più, performiamo.
Ma poi per chi?
Per cosa?

Forse dovremmo smettere di esibirci e iniziare ad ascoltarci.
Rallentare per riscoprire chi siamo, al di là di ciò che mostriamo.

La vera rivoluzione è rallentare.

La ricerca psicoanalitica e l'arte sono tra le mie più grandi passioni e spesso cerco di farle confluire insieme. Tra le...
15/10/2024

La ricerca psicoanalitica e l'arte sono tra le mie più grandi passioni e spesso cerco di farle confluire insieme.
Tra le figure che più mi affascinano c’è da sempre Frida Kahlo: resilienza, emancipazione, ribellione e anticonformismo sono le parole che spesso la rappresentano.
Frida ha saputo trasformare il trauma, i suoi traumi, dando vita a un’arte potente, personale e comunicativa.
Ne faccio un accenno storico e brevemente ne descrivo il quadro scelto.
Nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán, Messico, Frida ha affrontato sin da piccola sfide fisiche importanti, come - ad esempio - la spina bifida scambiata per poliomielite.
Ma è nel 1925 che la sua vita cambia drasticamente: un incidente in autobus le provoca fratture multiple alla spina dorsale, fratturata in tre punti, e al bacino questo la porterà ad una lunghissima degenza col busto. Così, a soli 18 anni, Frida inizia un lungo percorso di sofferenza fisica che la accompagnerà per tutta la vita.

La donna trasforma il suo trauma in arte. Immobilizzata a letto inizia a dipingere. E comincia con un autoritratto. I genitori, allora, le comprano un letto a baldacchino dotato di uno specchio sul soffitto per aiutarla a proseguire nella pittura.
Gli autoritratti , così, diventano la sua firma: “Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio”, afferma la stessa. Ne realizzerà 55, oltre un terzo delle sue tele. La maggior parte sono primi piani, ma alcuni anche a figura intera. Attraverso la sua arte, Frida riesce a dar forma e colore alla sua sofferenza, esplorando la sua identità, la sua femminilità e la sua forza.
Riporto un dipinto del 1940.
Frida porta al collo una collana di spine da cui pende, a mo’ di ciondolo, un colibrì con le ali aperte. Sulle sue spalle una scimmietta e un gatto nero e dietro di lei foglie verdeggianti su cui svolazzano farfalle di merletti e fiori con le ali. Il volto è frontale. L’artista ci guarda negli occhi, con un misto di orgoglio e rassegnazione.
Il dipinto è un condensato di simboli. C’è dentro un richiamo alla corona di spine cristiana che fa di lei una martire. Martire di un corpo fatto a pezzi ma anche di una storia d’amore tormentata con il pittore Diego Rivera. Ci sono richiami nell’acconciatura al folklore messicano che Frida contrapponeva all’oppressione colonialista.
In questa data Frida Kahlo ha già avuto tre aborti. Un dramma che l’artista aveva già raffigurato dopo la perdita del secondo bambino, nel 1932, con un altro autoritratto.

Frida ci insegna che il dolore, se affrontato e trasformato, può diventare una risorsa preziosa. Una ferita può diventare una tela su cui dipingere, ogni cicatrice un tratto di pennello che racconta una storia di resistenza e rinascita.
La sua arte non è solo bellezza: è un messaggio di forza e indipendenza.

La ricerca psicoanalitica e l'arte sono tra le mie più grandi passioni e spesso cerco di farle confluire insieme. Tra le...
15/10/2024

La ricerca psicoanalitica e l'arte sono tra le mie più grandi passioni e spesso cerco di farle confluire insieme.

Tra le figure che più mi affascinano c’è da sempre Frida Kahlo: resilienza, emancipazione, ribellione e anticonformismo sono le parole che spesso la rappresentano.
Frida ha saputo trasformare il trauma, i suoi traumi, dando vita a un’arte potente, personale e comunicativa.
Ne faccio un accenno storico e brevemente ne descrivo il quadro scelto.
Nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán, Messico, Frida ha affrontato sin da piccola sfide fisiche importanti, come - ad esempio - la spina bifida scambiata per poliomielite.
Ma è nel 1925 che la sua vita cambia drasticamente: un incidente in autobus le provoca fratture multiple alla spina dorsale, fratturata in tre punti, e al bacino questo la porterà ad una lunghissima degenza col busto. Così, a soli 18 anni, Frida inizia un lungo percorso di sofferenza fisica che la accompagnerà per tutta la vita.

La donna trasforma il suo trauma in arte. Immobilizzata a letto inizia a dipingere. E comincia con un autoritratto. I genitori, allora, le comprano un letto a baldacchino dotato di uno specchio sul soffitto per aiutarla a proseguire nella pittura.
Gli autoritratti , così, diventano la sua firma: “Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio”, afferma la stessa. Ne realizzerà 55, oltre un terzo delle sue tele. La maggior parte sono primi piani, ma alcuni anche a figura intera. Attraverso la sua arte, Frida riesce a dar forma e colore alla sua sofferenza, esplorando la sua identità, la sua femminilità e la sua forza.
Riporto un dipinto del 1940.
Frida porta al collo una collana di spine da cui pende, a mo’ di ciondolo, un colibrì con le ali aperte. Sulle sue spalle una scimmietta e un gatto nero e dietro di lei foglie verdeggianti su cui svolazzano farfalle di merletti e fiori con le ali. Il volto è frontale. L’artista ci guarda negli occhi, con un misto di orgoglio e rassegnazione.
Il dipinto è un condensato di simboli. C’è dentro un richiamo alla corona di spine cristiana che fa di lei una martire. Martire di un corpo fatto a pezzi ma anche di una storia d’amore tormentata con il pittore Diego Rivera. Ci sono richiami nell’acconciatura al folklore messicano che Frida contrapponeva all’oppressione colonialista.
In questa data Frida Kahlo ha già avuto tre aborti. Un dramma che l’artista aveva già raffigurato dopo la perdita del secondo bambino, nel 1932, con un altro autoritratto.

Frida ci insegna che il dolore, se affrontato e trasformato, può diventare una risorsa preziosa. Una ferita può diventare una tela su cui dipingere, ogni cicatrice un tratto di pennello che racconta una storia di resistenza e rinascita.
La sua arte non è solo bellezza: è un messaggio di forza e indipendenza.

Studio di psicologia Clinica - Catania Dott.ssa Sonja Brunetto psicologa ad orientamento psicoanalitico ed esperta in ps...
25/05/2024

Studio di psicologia Clinica - Catania

Dott.ssa Sonja Brunetto psicologa ad orientamento psicoanalitico ed esperta in psicodiagnostica e valutazione clinica.

Si riceve previo appuntamento.

📍Via Adrano n.7 - Catania
📞 340 261 4563
📧 sonjabrunettopsy@gmail.com

Lo Studio Clinico si è trasferito in Via Adrano n.7, Catania!Per informazioni 3402614563sonjabrunettopsy@gmail.com
02/04/2024

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