22/11/2025
🤕 "Smetti di farti a pezzi per salvare chi non vuole salvarsi"
Questa frase ci ricorda una dinamica molto comune: il desiderio di aiutare gli altri fino al punto di sacrificare noi stessi.
In Analisi Transazionale, questo atteggiamento viene descritto attraverso il ruolo del Salvatore all’interno del Triangolo drammatico di Karpman.
Il Salvatore appare come colui che si prende cura, che si sacrifica, che si mette sempre a disposizione. A prima vista sembra un ruolo positivo, persino eroico. Ma in realtà, quando ci incastriamo in questo copione, rischiamo di trasformare l’aiuto in controllo, e la generosità in annullamento di sé. Il Salvatore, infatti, non si limita a offrire supporto: spesso si assume la responsabilità della vita altrui, anche quando l’altro non desidera davvero cambiare o non è pronto a farlo.
Il risultato? Un circolo vizioso: chi “salva” si logora, si frammenta, si sente indispensabile ma allo stesso tempo frustrato, mentre chi viene “salvato” non sviluppa le proprie risorse e resta bloccato nella dipendenza. È un gioco psicologico che non porta crescita né libertà, ma solo ripetizione di ruoli.
Smettere di farsi a pezzi significa allora riconoscere che non siamo chiamati a essere i Salvatori di nessuno. Possiamo offrire sostegno, certo, ma senza sostituirci all’altro, senza negare i nostri bisogni, senza credere che la nostra interezza debba essere sacrificata per la sua sopravvivenza.
La vera responsabilità è verso noi stessi: restare integri, scegliere relazioni in cui l’aiuto è reciproco e non unilaterale, e rispettare il diritto dell’altro di scegliere se e come salvarsi.