23/06/2024
•Quando siamo piccoli abbiamo un esercito di persone immaginarie nella testa:
sono i nemici della battaglia, sono le figlie di mamme e figlia, sono la venditrice di “quante ne vuole, signora?”, sono i mostri volanti e le fate dispettose, “facciamo che io ero morta”, “facciamo che tu scendevi da un elicottero”, “facciamo…”.
L’immaginazione soppianta la realtà.
Poi crescendo altre persone prendono il posto di questi esseri immaginari: il gruppo degli amici del mare, la compagna di banco, gli amori… Ma spesso non sono meno immaginari.
Sentiamo il bisogno di reinventare il mondo e, man mano che l’adolescenza esplode, di dare dei corpi alle nostre immaginazioni.
Ci deludiamo; siamo sopraffatti dalle delusioni quando le persone non sono come le abbiamo immaginate.
Io non sono così; tu non mi vedi, io esisto solo nella tua testa… In realtà non sappiamo chi sono queste persone perché non le abbiamo mai viste, non le abbiamo mai ascoltate.
Esistevano davvero o solo nella nostra testa?
E capiamo che abbiamo vissuto su due strade: una strada immaginaria dove fiorivano vicende felici e una strada reale e desolata dove abbiamo conosciuto il dolore e siamo passati oltre.
Ma ci è impossibile uscire da quella cella dalle pareti buie che è la nostra testa; dall’immaginazione che abbiamo degli altri e, quindi, di tutto il nostro mondo.
M.S. Tognazzi, “Dieci minuti”