01/08/2025
Al mio centro di assistenza domiciliare si è presentato un signore dall'atteggiamento palesemente arrogante. La sua richiesta era per una badante che assistesse un familiare di 95 anni, descritto inizialmente come totalmente autonomo. Durante la compilazione della scheda, è emerso che l'anziana necessitava in realtà di aiuto per l'alzata e l'igiene personale.
La sua richiesta più anomala riguardava l'alloggio della badante: voleva che dormisse nella stessa stanza dell'assistita, sostenendo che fosse indispensabile per poterla assistere prontamente in caso di necessità notturne, come l'uso del bagno. Questo ha confermato che l'anziana non era affatto autonoma, come inizialmente affermato.
Per un periodo di convivenza di 11 giorni consecutivi, ho proposto un compenso minimo e forse accettabile di 750 €. Il signore ha definito questa cifra scandalosa, sostenendo che su base mensile supererebbe i 1500€, una somma che nemmeno lui, da professionista, guadagnerebbe. Ho cercato di spiegare la differenza, sottolineando che si trattava di un periodo breve ma continuativo, che includeva i fine settimana e l'obbligo di dormire nella stessa stanza dell'assistita.
Con modi sempre più alterati e sgarbati, mi ha detto che avrebbe offerto al massimo 450€ alla badante. Ha poi chiesto se la persona che avrei inviato avesse delle referenze. Ho risposto che una badante con referenze solide difficilmente accetterebbe una proposta del genere, ma che conoscevo professioniste iscritte al mio centro che, pur non avendo referenze scritte, svolgevano il loro lavoro con serietà. Ho inoltre spiegato che spesso le referenze scritte derivano da precedenti contratti regolari.
A questo punto, il signore è diventato ancora più sgarbato. Ho provato a fargli capire che 40€ al giorno per un'assistenza H24 (considerando la notte nella stessa stanza) era una cifra irrisoria. Nonostante avessi pensato a due badanti che avrebbero potuto accettare per necessità, l'atmosfera era diventata troppo pesante. A quel punto ho deciso di rifiutare l'incarico, spiegando che non intendevo collaborare con una persona che mi aveva trattato in quel modo, e immaginavo che avrebbe fatto lo stesso con la badante. Il signore si è offeso e se ne è andato via, borbottando con aria di sfida.
Ho pensato: se un signore che si è rivolto a me per un servizio, mi tratta in questo modo, come tratterà la persona che dovrà vivere in casa sua e prendersi cura di un suo familiare?"
Al di là delle condizioni economiche e lavorative inaccettabili, il suo atteggiamento irrispettoso è stato un campanello d'allarme che non ho potuto ignorare. Ho compreso subito che accettare un incarico da una persona così avrebbe significato mettere a rischio la serenità e la dignità di una lavoratrice.
Per questo, ho preso la decisione di proteggere la potenziale badante e la reputazione del mio centro, rifiutando di farmi coinvolgere in una situazione che si sarebbe rivelata tossica e ingiusta per tutti.
Non siamo obbligati ad attivare un servizio se viene meno l'educazione.