20/06/2025
𝐆𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐟𝐚 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 (𝐦𝐚 𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐟𝐚𝐭𝐢𝐜𝐨𝐬𝐨)
“𝑁𝑜𝑛 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑟𝑐𝑖 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜.”
“𝑀𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑐𝑎𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜.”
“𝑆𝑒 𝑚𝑖 𝑓𝑒𝑟𝑚𝑜, 𝑐𝑟𝑜𝑙𝑙𝑜.”
Molte persone vivono una vita fatta di attività, doveri, distrazioni. Sempre in movimento, sempre in funzione di qualcosa o qualcuno. Ma appena si crea un vuoto, appena cala il silenzio… affiora un certo disagio, come un’eco lontana che non vogliamo ascoltare.
Quello è il momento in cui ci accorgiamo che guardarsi dentro costa fatica.
Una fatica diversa da quella fisica. Più simile a un salto nell’ignoto. Perché dentro di noi ci sono cose che non conosciamo del tutto: emozioni sommerse, pensieri scomodi, dolori antichi.
E allora, per evitarli, scegliamo spesso la via dell’automatico.
𝐌𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐜’𝐞̀ 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐞𝐫𝐞? 🤔
Guardarsi dentro significa, a volte, scoprire che non tutto è come vorremmo.
Che non siamo sempre forti, coerenti, “giusti”. Che portiamo dentro di noi insicurezze, rabbie, sensi di colpa, ferite. E questo, per chi è abituato a “tenere tutto sotto controllo”, può sembrare un rischio enorme.
La nostra cultura non aiuta: ci insegna a mostrare efficienza, sicurezza, a evitare la fragilità come se fosse una colpa. Ma è proprio quel lato fragile che ci rende umani, e che spesso nasconde il seme del nostro cambiamento più autentico.
𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐟𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐪𝐮𝐨𝐭𝐢𝐝𝐢𝐚𝐧𝐚
🔴Rimandi scelte importanti perché implicano una riflessione su ciò che non va nella tua vita.
🔴Ti riempi di impegni per non sentire il vuoto o la confusione interiore.
🔴Ti irriti quando qualcosa ti costringe a fermarti e ascoltarti.
🔴Vivi emozioni forti ma non riesci a dare loro un nome: preferisci spegnerle piuttosto che comprenderle.
𝐈𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐝𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 👀
Più evitiamo di guardarci dentro, più restiamo intrappolati nelle stesse dinamiche. E il paradosso è che quella che all’inizio ci sembrava una protezione diventa col tempo una zavorra.
Perché tutto ciò che non ascoltiamo... si accumula. E alla lunga si manifesta: in ansia, stanchezza cronica, irritabilità, somatizzazioni.
Guardarsi dentro fa paura, sì. Ma continuare a ignorarsi logora. 💔
𝐃𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐠𝐥𝐢𝐨
🔵Cosa temo accadrebbe se mi fermassi e mi ascoltassi davvero?
🔵Quali parti di me evito di riconoscere?
🔵Quando ho sentito il bisogno di ignorare qualcosa che provavo?
🔵E se quelle parti che temo fossero solo pezzi della mia storia, in cerca di comprensione?
𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞 “𝐚𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐬𝐢”. 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞.
Guardarsi dentro non significa diventare iper-analitici, né cadere nell’autocritica.
Significa dare spazio a ciò che c’è, senza giudicarlo. È un atto di intimità e di onestà con sé stessi.
E non serve farlo da soli, né tutto in una volta. Spesso, è sufficiente iniziare a notare. A nominare. A stare accanto a sé con un po’ più di gentilezza.
𝐏𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞
🧘♀️Prendi 10 minuti al giorno solo per te, senza fare nulla: solo per ascoltare cosa senti, senza dover “capire”.
✍️Scrivi liberamente i tuoi pensieri, senza censura, per dare voce a ciò che non dici ad alta voce.
💌Scegli una parte di te che giudichi duramente (la tua pigrizia, la tua rabbia, la tua insicurezza) e prova a scriverle una lettera da parte del tuo “sé adulto e comprensivo”. Solo per vedere cosa cambia.
𝐆𝐮𝐚𝐫𝐝𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝐞𝐳𝐳𝐚. 𝐄̀ 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨.
Viviamo in un mondo che premia la prestazione e teme l’introspezione. Ma il cambiamento autentico non arriva da fuori: nasce quando iniziamo a prenderci cura delle nostre parti più silenziose.
E sai qual è la buona notizia? Che molto spesso, quelle parti che tanto temi non aspettano altro che essere viste, ascoltate e abbracciate. Non per giudicarle, ma per lasciarle finalmente respirare.
𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐢 𝐟𝐫𝐚𝐠𝐢𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢. 𝐒𝐞𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐨.
E anche se oggi ti sembra faticoso fermarti, a lungo andare è molto più stancante restare lontano da te stesso.