01/06/2024
Costruiamo un attacco di panico: avremmo bisogno di carta crespa colorata, colla vinilica, una matita ben appuntita, una cannuccia, le nostre forbici dalla punta arrotondata e una spillatrice ....
- Benvenuti all'Ansiabosco, sono Teraponio Cartonio e oggi abbiamo con noi un ospite molto speciale. Diamo tutti il benvenuto a Nicolò!
- Ciao.
- Pensate che Nicolò arriva direttamente da Città Laggiù! Che viaggio! Come si sta a Città Laggiù?
- Abbastanza bene. Stanno riqualificando.
- Evvivaaa!
- Sono due ciclabili Cartonio, stai calmo.
- Allora, bambini, volete sapere cosa faremo oggi?
- Intendi se non saremo interrotti da un attentato terroristico che destabilizzerà per sempre gli equilibri mondiali distruggendo simbolicamente la nostra giovinezza?
- Sì
- Cosa?
- Guardate qui, ho già preparato tutto. Avremo bisogno di: carta crespa colorata, colla vinilica, una matita ben appuntita, una cannuccia, le nostre forbici dalla punta arrotondata e una spillatrice. Voi da casa, avete indovinato cosa stiamo per costruire? Vuoi dirglielo tu, Nicolò?
- Un attacco di panico.
- Davvero?
- Sì.
- Pensavo avremmo costruito i festoni per il compleanno di fata Lina.
- Invece un attacco di panico.
- Va bene... sarà divertente!
- No.
- Evviva! Ma aspetta! Cos’è un attacco di panico?
- È un’arma.
- Un’arma?
- Un’arma che il tuo cervello usa contro se stesso.
- Perché?
- Perché è st***zo. Ma andiamo con ordine, caro il mio folletto barista. Sapevi che almeno 10 milioni di italiani hanno sofferto di episodi di attacco di panico e che per 2 milioni è diventato un problema cronico?
- Evvivaaa.
- Piantala. Gli attacchi di panico avvengono quando il tuo cervello decide di convincere il resto del corpo di stare morendo.
- Birbante.
- La sensazione più comune durante l’attacco di panico è, come puoi immaginare, un cieco, totale, destabilizzante, annichilente, paralizzante terrore. Ce l’abbiamo l’annichilente, paralizzante terrore?
- Dipende. Quanti anni hai?
- Trentotto.
- E allora sì che ce l’abbiamo. Liscio o gassato?
- Ma la paura stordente non è la sola sensazione che ci serve per costruire un attacco di panico. Segue spesso una sensazione di distacco, di soffocamento, persino di dolore fisico che rende tutta l’esperienza molto meno astratta di quanto si possa immaginare. È bene ricordare anche che può manifestarsi in modi molto diversi. Per qualcuno è come un graduale cambio di temperatura, per altri è come ve**re investiti da una valanga.
- Tu cosa provi durante i tuoi?
- Be’, io per prima cosa sento come un sottomarino che mi s’appoggia sullo sterno, poi comincio a sudare come un personaggio di Trainspotting e a quel punto tutto il resto diventa abbastanza secondario rispetto alla necessità di rimparare in fretta come si respira. A volte mi viene l’istinto di prendere un Frecciarossa…
- Tu dici partire, andare lontano…
- In faccia.
- Ed è per questo, bambini, che usiamo le forbici con la punta arrotondata.
- Tendenzialmente le persone possono provare cose molto diverse durante un attacco di panico, persino allucinazioni. Ho un’amica che ogni volta che ne ha uno finisce dentro un film di Carpenter, un altro a cui durano delle ore.
- Aspetta, tu hai due amici?
- Al di là del profondo disagio, affrontare un attacco di panico è molto complesso.
- Non puoi farti aiutare da mamma e papà?
- Non è così semplice. In alcuni casi la presenza di altre persone può essere fondamentale per gestire la cosa. Altre volte è problematica, infatti chi soffre di attacchi di panico spesso se ne vergogna terribilmente.
- Come mai?
- Perché l’attacco di panico è imbarazzante. Ti immobilizza rendendo molto complicato gestire te stesso quando sei da solo, figurati in compagnia. Inoltre non aiuta il fatto che sia una patologia molto difficile da descrivere per chi la prova e da percepire per chi non la vive.
- In che senso?
- Io ho avuto attacchi di panico durante videochiamate, incontri di lavoro, cene coi parenti, uscite al cinema. Nessuno si è accorto di niente. In questi momenti il mio corpo attiva una specie di pilota automatico e per tutto il tempo io, da un bunker dentro la mia testa, do vaghi, terrorizzati ordini di normalità a tutto il resto.
- Dovresti smetterla di usare Hi**er come modello di equilibrio mentale.
- Dovrei.
- Vabbé, però se lo riesci a gestire significa che non è poi così male.
- Il fatto è che, purtroppo, è così male. Una paura così spiazzante e diffusa che mancano le parole. E se mancano le parole, significa che ci devi combattere da solo.
- E come ci combatti?
- La gestisci, la controlli. Ciascuno, nel tempo, si trova costretto a sviluppare una tecnica sua. La mia vaga amministrazione dell’attacco di panico è arrivata dopo anni di convivenza con il disturbo e non deve far pensare che, solo perché gestibile in alcuni casi, la faccenda sia meno problematica. La prima volta che mi è capitato, per esempio, è stato come fare un giro omaggio in un girone infernale: un secondo prima è tutto normale, e un secondo dopo sei fradicio di paura e impotente nei confronti di tutto quello che ti circonda. Le volte successive diventa “semplicemente” fare l’imitazione di una persona normale e posata mentre si sta sopra un toro meccanico.
- Ma guarda! È già il momento del mese in cui ti fai compatire da internet. E cosa ci serve per costruire questo attacco di panico?
- Niente.
- Niente?
- L’aspetto più fastidioso legato agli attacchi di panico è che, molto spesso, non hanno una causa scatenante. Semplicemente cominci a sentirti profondamente spaventato, in pericolo, solo e disperato.
- Che differenza c’è con una laurea in discipline umanistiche?
- Quasi nessuna.
- E come lo risolvi?
- Ognuno a modo suo. C’è chi li riesce a tenere a bada con lo yoga, la palestra, accarezzando cavalli, stendendosi sul pavimento della cucina o andando in giro con lo Zoloft in borsa.
- La scivolizia?
- Se funziona, perché no? C’è chi se li fa scorrere addosso in una stanza e chi chiama la persona che è in grado di aiutarli in quel momento.
- Perché non fai un bel respiro e provi a rilassarti?
- Un grande classico. A me pare utile quanto fischiettare durante l’attacco di un puma, ma magari a qualcuno gliela risolve, che ne sai. Come ho detto, a forza di tentativi ciascuno trova il suo sistema. Io, personalmente, cerco di distrarmi pensando a cose stupide.
- L’anagramma di Alano è Analo.
- Esatto. Oppure mi rintano in un angolo del mio cervello e provo a gestire tutto da remoto. A volte funziona, a volte no.
- Ho un’altra domanda.
- Prego.
- Cosa posso fare se un mio amico sta avendo un attacco di panico?
- Oh, questa è una splendida domanda. Non gli devi rompere il fantacazzo.
- Ah no?
- No. Tendenzialmente chi ha un attacco di panico cerca urgentemente isolamento, di solito sei chilometri dentro se stesso, allo scopo di mettere in atto tutte le sue solipsistiche strategie anti-accartocciamento. È bene dunque che abbia spazio e tempo in abbondanza.
- Ma io voglio solo rendermi utile.
- Lo so, solo che certe volte il modo migliore è non fare niente rimanendo con discrezione nei paraggi.
- E si guarisce?
- Non saprei. La maggior parte dei professionisti con cui sono entrato in contatto ha usato più spesso la parola “equilibrio” che la parola “guarigione”.
- Quindi non si guarisce?
- Vedi, mio iperattivo folletto, io li ho subiti, non li ho guariti, se ne sono andati e son tornati. Ma a forza di averli una cosa l’ho imparata: ogni paura è a obsolescenza programmata.
- Cioè?
- Cioè che, proprio come il nostro Huawei, a forza di avercela intorno, un bel giorno, quando meno ve l’aspettate, smetterà di funzionare.
Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente