17/10/2025
Sbatti la bella vittima in prima pagina: quello che rimane sulla narrazione dei femminicidi
L'ultimo femminicidio, quello di Pamela Genini, è subito diventata una notizia virale, la vittima un "piatto troppo succulento" su cui scriverci fiumi di articoli, ogni testata, infatti, conta dopo pochissime ore almeno 4 articoli sulla vicenda: chi era, cosa faceva, a cosa aveva partecipato, in quali attività imprenditoriali era impegnata e così via, tutti elementi secondari però che fanno da sfondo a immagini in anteprima o in alcuni casi intere gallery dedicate alla giovane donna. E che te ne privi di fare un po' di clickbait tra voyeurismo e sciacallaggio su una bella giovane donna uccisa da un uomo, l'ennesimo?
Non una sola riflessione sulla violenza agita dagli uomini: affari e truffe di lui, attività della vittima, opinioni di Vladymir Luxuria che ricorda quanto bella e solare fosse, dei vicini o conoscenti che narrano sempre di coppie tranquille e insospettabili, come al solito la vittima messa sullo stesso piano del femminicida e così via. Come ogni narrazione su ogni femminicidio sui giornali, non possono mancare elementi quali "lei voleva lasciarlo" per tentare di empatizzare con il femminicida, il "pover'uomo disperato che non accettava la separazione e colto da raptus".
Ci sono vittima di serie A e vittime di serie B, generalmente le prime sono giovanissime, universitarie o con carriere brillanti e/o particolarmente fotogeniche. Le seconde sono donne che hanno superato i 50 anni, spesso con nazionalità diverse da quella italiana, che molto probabilmente non avevano una carriera brillante o non ne avevano nemmeno una, che subivano violenze da decenni, vittime non sfruttabili sulle anteprime dei giornali e dei social, vittime che non forniscono troppi elementi utili per romanzare l'accaduto, fare un po' di storytelling per alimentare visualizzazioni e follower da quando, oltre i giornali, anche l'attivismo è diventata una questione di numeri e di fare engagement. Vittime sfruttabili a livello mediatico e altre meno. Vittime su cui si spenderanno centinaia di parole e vittime due volte vittime, della violenza maschile e dell'assuefazione a quest'ultima.