Dott.ssa Michela Magnanelli - Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Michela Magnanelli - Psicologa Psicoterapeuta Colloqui psicologici per consulenze individuali, familiari, di coppia. Psicoterapia individuale, familiare, di coppia. Sostegno genitoriale.

Ricevo su appuntamento a Cesenatico - Cervia Psicologa iscritta alla sezione A all'albo dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna n° 6973, dal 2011. Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità all'Università degli Studi di Bologna nell'anno 2010. Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale, specializzata presso l'IIPR di Ancona (Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale). Socia Sipres, Società Italiana di Psicoterapia Relazionale e Sistemica.

📚 Elizabeth Strout, nel suo ultimo romanzo "Raccontami tutto", utilizza una definizione molto evocativa: il “mangiatore ...
13/09/2025

📚 Elizabeth Strout, nel suo ultimo romanzo "Raccontami tutto", utilizza una definizione molto evocativa: il “mangiatore di colpe”. Descrive quella persona che si carica non solo delle proprie responsabilità, ma anche delle colpe, delle mancanze e dei problemi degli altri. Una figura che, per amore, lealtà, paura del conflitto o del rifiuto, finisce per “ingerire” ciò che non gli compete.

🧐 Dal punto di vista psicologico, questo meccanismo non è raro. Molte persone crescono con l’idea, implicita o esplicita, che il proprio valore passi dal farsi carico del peso altrui: tenere unito il sistema familiare, proteggere i genitori da dispiaceri, o sostenere partner e amici oltre misura.

👉 In terapia sistemico-relazionale parliamo di lealtà invisibili: vincoli silenziosi, codici morali, che ci spingono a prenderci responsabilità che non ci appartengono, per non deludere le aspettative implicite di chi ci circonda. Trasgredire queste regole comporta il rischio di essere percepiti come sleali o addirittura rifiutati. Ogni componente del sistema, infatti, è tenuto a “far quadrare i conti” tra ciò che ha ricevuto e ciò che ha dato.

❗Essere fedeli a questi codici morali ha un risvolto positivo quando permette di mantenere l’equilibrio e l’unità, salvaguardando i legami. Quando, invece, la fedeltà diventa rigida può portare a sacrificare i propri desideri, inclinazioni o passioni per rispondere a tali doveri, rischiando di compromettere la propria realizzazione personale.

🌿 La forma più alta e autentica di lealtà non è quella che ci imprigiona nel sacrificio, ma quella che ci permette di prenderci cura di noi stessi, stabilendo confini chiari. E' proprio questo a rendere le relazioni più sane e reciproche: perché ci permette di stare davvero in contatto con l’altro, senza annullarci o appesantirci.

👉 Chiedersi: quale parte di questo peso è davvero mia? può diventare il primo passo per uscire dal ruolo di “mangiatore di colpe” e recuperare la libertà di vivere relazioni più autentiche e sane trovando una strada di realizzazione personale che onori la famiglia ma anche la propria individualità.

🏁 Nuova stagione, nuove opportunità!Con l’avvio dei corsi di danza nelle prossime settimane ho pensato di condividere co...
04/09/2025

🏁 Nuova stagione, nuove opportunità!
Con l’avvio dei corsi di danza nelle prossime settimane ho pensato di condividere con voi uno strumento che può essere un ottimo punto di partenza: il 𝗣𝗘𝗥𝗙𝗢𝗥𝗠𝗔𝗡𝗖𝗘 𝗣𝗥𝗢𝗙𝗜𝗟𝗘.
Un modo semplice e scientifico per cominciare bene, con obiettivi chiari e motivazione rinnovata.

✨ 𝗣𝗘𝗥𝗙𝗢𝗥𝗠𝗔𝗡𝗖𝗘 𝗣𝗥𝗢𝗙𝗜𝗟𝗘: 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝗺𝗮𝗽𝗽𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗶𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 ✨

Allenare il corpo non basta: anche la mente ha bisogno di strumenti per crescere. Il Performance Profile è un metodo utilizzato in psicologia dello sport che ti permette di fare una fotografia precisa delle tue competenze tecniche, fisiche, mentali ed espressive.

Con una semplice scala da 1 a 10, puoi individuare:
✔️ i tuoi punti di forza, da mantenere e valorizzare
✔️ le aree che richiedono più attenzione
✔️ le discrepanze tra dove sei oggi e dove vorresti arrivare

Il risultato è un grafico a raggiera: una mappa chiara che trasforma sensazioni vaghe in dati concreti, da cui partire per fissare obiettivi realistici e motivanti.

📊 Ripetere il profilo nel tempo ti permette di monitorare i progressi, mantenere alta la motivazione e rendere visibile il tuo percorso di crescita. Puoi anche confrontarti con il tuo coach, insegnante, allenatore, personal trainer per costruire insieme un percorso personalizzato più proficuo.

👉 Sei curiosa/o di scoprire il tuo Performance Profile? Scrivimi “PROFILE” in privato per il template + guida rapida

La 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 è una forza potente che ci guida, ci motiva e ci fa sentire vivi. Ma… non tutte le passioni sono uguali.🔹 Se...
02/09/2025

La 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 è una forza potente che ci guida, ci motiva e ci fa sentire vivi. Ma… non tutte le passioni sono uguali.

🔹 Secondo la ricerca psicologica, possiamo distinguere tra:

𝗣𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗿𝗺𝗼𝗻𝗶𝗼𝘀𝗮 💚 → nasce da una scelta autonoma, porta equilibrio e benessere, alimenta emozioni positive e resilienza.
𝗣𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗼𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗮 🔥 → ci domina, genera rigidità, stress e conflitti interiori, anche se in alcuni contesti può dare tenacia e determinazione.
𝗣𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮 🌱 → la curiosità che ci spinge a esplorare, imparare e crescere, ponte tra libertà e disciplina.

👉 Le tre passioni non sono “etichette fisse”, ma possono convivere in proporzioni diverse dentro di noi e cambiare nel tempo.

E qui entra in gioco la 𝗦𝗲𝗹𝗳-𝗗𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻 𝗧𝗵𝗲𝗼𝗿𝘆 di Deci e Ryan:
perché a rendere le passioni sane o rischiose è la soddisfazione dei tre bisogni psicologici di base:

𝗔𝘂𝘁𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗮 🕊️ – sentirsi liberi di scegliere.
𝗖𝗼𝗺𝗽𝗲𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 🎯 – sentirsi capaci e in crescita.
𝗥𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 🤝 – sentirsi connessi e parte di un gruppo.

💡 Quando questi bisogni sono nutriti, la passione diventa una risorsa che arricchisce la vita.
Se invece sono frustrati, la passione rischia di trasformarsi in vincolo, ansia o dipendenza.

Non è solo avere passione che conta, ma come la viviamo.
Coltivare autonomia, competenza e relazioni sane significa trasformare la passione in un motore di benessere e crescita personale.

🔎 E tu?
Quale tipo di passione senti più vicino a te in questo momento della tua vita?
💬 Scrivilo nei commenti, sarò felice di leggerti.

Quando infilo gli scarponi e mi incammino su un sentiero, so già che non sarà solo un esercizio fisico: per me è un vero...
29/08/2025

Quando infilo gli scarponi e mi incammino su un sentiero, so già che non sarà solo un esercizio fisico: per me è un vero rituale.
Ogni passo diventa un modo per fare ordine nei pensieri, per lasciare andare tensioni, per ritrovare un contatto più autentico con me stessa e con ciò che mi circonda.

L’𝗲𝘀𝗰𝘂𝗿𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼, nelle sue diverse forme (hiking, trekking…), non è solo movimento: è 𝘨𝘳𝘦𝘦𝘯 𝘦𝘹𝘦𝘳𝘤𝘪𝘴𝘦, cioè attività svolta in ambienti naturali che amplifica benessere e motivazione.

La 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 ce lo conferma:
✨ La natura riduce lo stress e riattiva il sistema parasimpatico, il “pulsante di pausa” che ristabilisce equilibrio (Ulrich, 1983).
✨ Rigenera l’attenzione e contrasta la fatica mentale grazie alla “soft fascination” degli stimoli naturali (Kaplan & Kaplan, 1995).
✨ Incrementa vitalità, autostima ed emozioni positive anche in pochi minuti (Pretty, 2003).

Ma l’escursionismo è anche molto di più:
🧠 È una passione che, se armoniosa, diventa fonte di resilienza, flow e benessere; se ossessiva, rischia di generare stress, dipendenza e squilibrio (Vallerand, 2008).
💪 È un allenamento a tollerare la fatica non solo muscolare, ma anche mentale, grazie a strategie come il self-talk positivo.
🎒 È uno “zaino di emozioni” da portare con sé: gioia, meraviglia, ma anche paura e frustrazione, da imparare a regolare e trasformare in risorse.
🤝 È esperienza di gruppo, condivisione, sostegno reciproco: un vero laboratorio relazionale che rafforza legami e senso di appartenenza.

In ogni passo c’è molto più che movimento: c’è crescita personale, equilibrio psicologico e connessione con la natura.

👉 E tu? Quando cammini in montagna, qual è l’emozione che metti nello “zaino” e che ti accompagna lungo il sentiero?

“𝗣𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝗮𝗿𝗲, 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗲, 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲 𝘂𝗻 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲”Murakami, in questa frase, tocca un pun...
26/08/2025

“𝗣𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝗮𝗿𝗲, 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗲, 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲 𝘂𝗻 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲”

Murakami, in questa frase, tocca un punto fondamentale che la psicologia conferma: la necessità di sviluppare una resilienza mentale, una capacità di affrontare fatica, stress e tossicità emotiva senza esserne travolti.

In psicologia, resilienza significa resistere, adattarsi, riorganizzarsi di fronte alle difficoltà (Bonanno, 2004). È la competenza che ci permette di gestire le sfide e persino di crescere grazie ad esse. Non si tratta di “essere forti” a tutti i costi, ma di diventare flessibili, imparando a recuperare e a trovare nuove strade anche quando le cose non vanno come previsto.

La buona notizia? Non è un dono innato. Le neuroscienze dimostrano che la resilienza è allenabile: pratiche come la mindfulness (Kabat-Zinn, 2003), la ristrutturazione cognitiva (Beck, 2011), il problem solving e persino l’attività fisica regolare rafforzano le aree del cervello deputate alla regolazione emotiva (Davidson & McEwen, 2012).

Perché il corpo? Perché, come ricorda Murakami, la mente ha bisogno di energia fisica. Muoversi stimola il rilascio di serotonina e dopamina, migliora l’umore, aumenta la concentrazione e la creatività (Ratey, 2008). Dormire bene, alimentarsi in modo equilibrato, prendersi pause non sono “extra”, ma condizioni per mantenere la mente lucida e produttiva.

Questo vale per tutti: creativi, che affrontano il blocco o la paura del giudizio; studenti, sotto pressione per esami; professionisti, sommersi da scadenze; genitori, che gestiscono carichi emotivi e organizzativi.

Avere un “sistema immunitario interiore” significa saper reagire senza crollare, affrontare critiche, cadute e cambiamenti con maggiore lucidità e fiducia.

Come iniziare?
🔸 Dedica 5-10 minuti al giorno a un esercizio di consapevolezza (mindfulness, respirazione).
🔸 Impara a riconoscere e ristrutturare i pensieri tossici.
🔸 Introduci un po’ di movimento nella routine, anche solo una passeggiata veloce.
🔸 Non trascurare sonno e pause: il recupero è parte dell’allenamento.

Questo è allenare la resilienza: piccoli gesti costanti che, nel tempo, costruiscono un sistema nervoso più stabile e flessibile, pronto a sostenerti.

E tu? Qual è la tua pratica per nutrire la tua resilienza?

(Le frasi riportate nel carosello sono tratte da Haruki Murakami, L’arte di correre, Einaudi)

Ti è mai capitato di provare e riprovare una coreografia……e poi, in pista, è come se la tua mente si svuotasse?Non sei s...
23/08/2025

Ti è mai capitato di provare e riprovare una coreografia…
…e poi, in pista, è come se la tua mente si svuotasse?

Non sei sbadatə.
Non sei impreparatə.
💡 Sei solo '𝘧𝘶𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘢𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰'.

La 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 — cioè quella che usiamo per ricordare i movimenti — è fortemente legata al contesto in cui l’abbiamo allenata.
Questo significa che, se hai imparato la coreo in sala o l'hai ripassata nel tuo salotto, il tuo cervello ha “registrato” anche:

👉 lo spazio
👉 i suoni
👉 la luce
👉 l’emozione che provavi

In una serata, tutto cambia.
E il corpo ha bisogno di un attimo per riattivare le connessioni, mentre l’ansia da performance può bloccarle ancora di più.

In più, c’è l’aspetto sociale: sentirsi osservati, voler “fare bella figura”, confrontarsi con gli altri — tutto questo può portare il cervello in modalità sopravvivenza, e bloccare l’accesso alle informazioni apprese.

🔁 𝗠𝗮 𝗹𝗮 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗮 𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗲̀ 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗿𝗲 𝘀𝘂 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼!

🎯 Come?
🔹 Prova la coreo in ambienti diversi
🔹 Visualizza la scena della serata mentre ti alleni
🔹 Sviluppa strategie per gestire l’ansia (respiro, grounding, self-talk)
🔹 Allenati a recuperare anche se sbagli

📌 Perché il punto non è “ricordare tutto”, ma ritrovare il filo anche quando lo perdi.

🧠 𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮In  psicoterapia sistemico-relazionale, ogni persona è considerata in relazione con i sistemi...
21/08/2025

🧠 𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮

In psicoterapia sistemico-relazionale, ogni persona è considerata in relazione con i sistemi di cui fa parte: famiglia, coppia, gruppo amicale/sportivo, contesto sociale.

Anche il modo in cui vengono vissuti i problemi è sempre legato al punto di osservazione: il significato cambia in base alla posizione da cui si guarda.

Per questo motivo, il terapeuta non è una figura distante o neutrale, ma parte di una relazione.
L’ascolto non è mai passivo, e il cambiamento avviene spesso proprio attraverso lo spostamento di prospettiva.

Mettersi simbolicamente nella poltrona dell’altro significa ricordare che:
🔸 ogni sguardo ha un suo senso;
🔸 ogni esperienza va letta nel suo contesto;
🔸 non esiste una visione "giusta" o "sbagliata", ma diverse narrazioni possibili.

🔄 𝗣𝗿𝗼𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝗻𝗼

In terapia lavoriamo anche su questo:
➡ aiutare le persone a spostarsi leggermente, a osservare sé stesse, le relazioni e i vissuti da un’altra angolazione.

Non per smentire ciò che provano, ma per ampliare la loro comprensione.
Perché spesso, quando cambia la posizione, cambia anche la possibilità di vedere e scegliere in modo diverso.

💬 E tu? Ti è mai capitato di vedere le cose in modo nuovo semplicemente cambiando punto di vista?

⏳ Il tempo come spazio protettoOgni seduta è un tempo ritagliato e protetto, un piccolo spazio in cui tutto può accadere...
08/08/2025

⏳ Il tempo come spazio protetto
Ogni seduta è un tempo ritagliato e protetto, un piccolo spazio in cui tutto può accadere: emozioni, pensieri, silenzi, intuizioni.
In un mondo che corre, dove spesso si è "di corsa anche con se stessi", la psicoterapia offre un tempo lento, dedicato, deliberato.

Il solo fatto di potersi fermare — e avere uno spazio in cui essere ascoltati senza giudizio — è già terapeutico.

⌛ Tempo soggettivo: il vissuto della durata
Il tempo in terapia non si misura solo in minuti, ma in profondità.

A volte un'ora sembra durare cinque minuti. Altre volte, cinque minuti sembrano pesare come un'ora.
Questa percezione soggettiva del tempo è parte del processo terapeutico stesso.
Può raccontare qualcosa sul mondo interno della persona: sull’ansia, sull’urgenza, sull’evitamento, sul bisogno di rallentare o di accelerare.

In psicologia, si parla spesso di tempo cronologico (chronos) e tempo esperienziale (kairos).

🔹 Chronos è il tempo lineare, dell'orologio.
🔹 Kairos è il tempo "giusto", quello in cui accade qualcosa di significativo.

La terapia lavora proprio su questo secondo tempo: non si tratta di “fare tanto”, ma di essere nel momento giusto.

🌱 Il tempo come processo
La terapia è un percorso nel tempo.
Tempo per creare una relazione di fiducia.
Tempo per mettere in parole quello che non è mai stato detto.
Tempo per cambiare schemi, per lasciare andare, per riparare.

💚 Ogni paziente ha il suo ritmo.
Alcuni arrivano con il bisogno urgente di cambiare tutto subito.
Altri hanno bisogno di tempo solo per iniziare a sentire che "va bene così, anche se per ora non so da dove partire".

La cosa importante non è “quanto ci metti”, ma che tipo di tempo stai vivendo e come possiamo incontrarci lì dentro.

🧳 Il tempo che ognuno porta con sé
Quando qualcuno entra in terapia, porta con sé molti tempi sovrapposti:
Il tempo dell’infanzia che ancora pesa.
Il tempo di una crisi recente che ha accelerato tutto.
Il tempo futuro, pieno di attese, speranze, paure.

Il lavoro terapeutico accoglie e mette in dialogo questi diversi piani temporali.
A volte si torna indietro per comprendere.
Altre volte si resta nel presente per stare, semplicemente, con ciò che c’è.
E a volte si guarda avanti, per costruire una nuova visione.

🪞Prova a chiederti:
📍Che tempo è oggi nella tua vita?
📍Cosa ha bisogno di tempo per emergere?
📍Cosa ha avuto fin troppo tempo, e ora può essere lasciato andare?

Quando danzi con qualcuno — che sia in coppia, in gruppo o anche solo condividendo lo stesso spazio — non si muovono sol...
05/08/2025

Quando danzi con qualcuno — che sia in coppia, in gruppo o anche solo condividendo lo stesso spazio — non si muovono solo i passi.
Si muove anche qualcosa di molto più sottile:
la distanza tra i corpi, il ritmo degli sguardi, il modo in cui ti avvicini o ti allontani, il contatto che scegli… o eviti.

Tutto questo fa parte della 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮:
una parola che indica il modo in cui usiamo lo spazio nella relazione con gli altri.
Non è una tecnica, ma una forma di comunicazione profonda, spesso inconsapevole.

💬 La 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮 è stata introdotta e definita dall'antropologo Edward T. Hall negli anni ’60 il quale ha identificato quattro zone prossemiche:

🔸 𝗦𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗼 (fino a 45 cm): dove avviene il contatto fisico, il coinvolgimento emotivo profondo. È riservato alle persone più vicine emotivamente, come partner, familiari e cari amici;
🔸 𝗦𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 (fino a 1,2 m): per le relazioni più strette, ma non invadenti. È lo spazio usato per le conversazioni con amici e colleghi, o per interazioni che richiedono un certo livello di comfort personale;
🔸 𝗦𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 (fino a 3 m): per relazioni quotidiane, contatti funzionali, generalmente utilizzata per interazioni formali, come incontri di lavoro o discussioni tra conoscenti;
🔸 𝗦𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 (oltre 3 m): comunicazione a distanza, è lo spazio usato per le interazioni pubbliche o quando si parla a un gruppo grande.

🧐 Uno degli aspetti più innovativi del lavoro di Hall fu la dimostrazione di come queste distanze varino notevolmente a seconda delle norme culturali.

💡 Quando balliamo in coppia o in gruppo, siamo quasi sempre nello spazio intimo o personale.
Ed è lì che si attivano i nostri vissuti corporei più profondi: fiducia, paura, controllo, apertura, imbarazzo, desiderio.

💃 E nella danza… cosa succede?
Ballare con qualcuno vuol dire negoziare continuamente i confini:
➡️ Quanto ti avvicini?
➡️ Ti lasci guidare?
➡️ Ti irrigidisci se c’è contatto?
➡️ Cerchi conferma o tendi a “chiuderti”?

Il corpo risponde spesso prima della mente.
E la danza può diventare uno spazio potentissimo in cui allenare:

✔️ Consapevolezza corporea
✔️ Ascolto dell’altro
✔️ Regolazione emotiva
✔️ Flessibilità nei confini

✨ La danza non è solo performance. È relazione incarnata. È allenamento relazionale.
Ogni gesto, ogni passo vicino all’altro, può raccontarci qualcosa su:
🔹 la nostra capacità di fidarci
🔹 il nostro bisogno di protezione
🔹 il nostro desiderio (o fatica) nel lasciare entrare l’altro nel nostro spazio

Allenare la 𝗽𝗿𝗼𝘀𝘀𝗲𝗺𝗶𝗰𝗮 nella danza significa allenare una parte delicata e preziosa del nostro mondo interiore.
E farlo con cura, senza giudizio, può diventare un bellissimo modo per crescere attraverso il movimento.

📌 Ti è mai capitato di sentirti a disagio o iper-controllata/o quando balli vicino a qualcuno?
📬 Raccontamelo nei commenti — è da lì che possiamo cominciare a capirci meglio.

31/07/2025

L’ho incontrata davanti alla porta di casa dopo una nottata piovosa: la chiocciola.
Il suo movimento è lento, quasi impercettibile. Ma c’è. Avanza. A suo modo, a suo tempo.

E allora ho pensato: quanto spazio diamo oggi alla pazienza? All’attesa? Alla lentezza consapevole?

Viviamo in una società che ci spinge ad avere tutto subito: risposte rapide, risultati immediati, emozioni intense. Ma il cambiamento, quello vero — nelle relazioni, nella crescita personale, nei percorsi di cura — ha spesso i tempi della chiocciola.

🔁 A volte rallentare non è un fallimento, è una forma di cura.
💭 A volte ritirarsi non è una fuga, ma un modo per proteggersi.
🌧️ A volte l’attesa è ciò che prepara il terreno per il prossimo passo.

La chiocciola ci ricorda che possiamo muoverci senza correre, esistere senza doverci esporre sempre, e che anche i passi minuscoli lasciano traccia.

La chiocciola può essere anche una metafora del percorso psicologico: non si tratta di “risolvere” in fretta, ma di esplorare con delicatezza, rispettando i propri tempi e quelli della relazione terapeutica.
Spesso i cambiamenti più profondi iniziano proprio nel momento in cui si impara a stare, ad ascoltarsi, a dare valore anche ai passaggi più silenziosi o apparentemente fermi.
L’attesa non è immobilità. È spazio. È processo. È rispetto.

La terapia, come la chiocciola, non ha bisogno di correre per essere efficace. Ha bisogno di presenza, tempo e fiducia.

⏳ Hai guardato il video fino alla fine (1 minuto e 22 secondi)?
Oppure sei arrivatə direttamente qui, saltando avanti come spesso facciamo nella vita?
In ogni caso, grazie per il tuo tempo. A volte, fermarsi a osservare qualcosa di lento… è già un primo passo verso di sé.

👉 E tu? Qual è la tua "velocità emotiva" in questo periodo?

Ti è mai capitato di provare e riprovare un passo… ma niente, il corpo sembra non collaborare?Magari ti senti frustrata/...
28/07/2025

Ti è mai capitato di provare e riprovare un passo… ma niente, il corpo sembra non collaborare?
Magari ti senti frustrata/o, pensi di non essere portata/o, o che “gli altri imparino prima di te”.

La verità è che quando impari una coreografia, non stai solo memorizzando dei movimenti.
Stai allenando il cervello a fare qualcosa di molto complesso:

🧠 ascoltare, osservare, decodificare, coordinare, correggere e ripetere... tutto in pochi secondi.

Nel post di oggi ti racconto cosa succede a livello psicologico e motorio quando impari a ballare:
✔️ perché sbagliare è normale (e necessario)
✔️ come il cervello passa da confusione → fluidità
✔️ e perché coinvolgere i tuoi sensi (immaginare, ascoltare, toccare, visualizzare) rende tutto più efficace

💡 L'apprendimento nel ballo è un processo. Non si tratta di “essere bravi”, ma di dare al corpo e alla mente il tempo di costruire nuove connessioni.

📌 Salva questo post per i giorni in cui ti senti scoraggiata/o.
💬 E raccontami nei commenti: cosa ti aiuta a imparare una coreografia complessa?

Molti pensano che il passaggio all’età adulta avvenga quando “finisce la scuola” o si compiono 18 anni. Ma in realtà la ...
18/07/2025

Molti pensano che il passaggio all’età adulta avvenga quando “finisce la scuola” o si compiono 18 anni. Ma in realtà la transizione dall’adolescenza alla giovane età adulta è un processo molto più complesso, graduale e profondo — sia sul piano psicologico, sia su quello relazionale e identitario.

Dal punto di vista psicologico, in questa fase emergono nuove sfide:
· si ridefinisce l’identità personale (chi sono? chi voglio essere?),
· si passa da una dipendenza affettiva più marcata a una progressiva autonomia emotiva,
· si devono gestire nuove responsabilità senza aver ancora pienamente sviluppato tutti gli strumenti per farlo.

Dal punto di vista pratico, cambiano radicalmente:
· la routine quotidiana (fine della scuola, inizio dell’università o del lavoro),
· il contesto sociale (si lasciano amici storici, si entra in ambienti nuovi),
· le responsabilità personali (burocrazia, gestione del denaro, decisioni future).

È anche una fase di grande ambivalenza emotiva: si può oscillare tra entusiasmo per la libertà acquisita e paura di non essere pronti; tra voglia di autonomia e bisogno ancora forte di sostegno e sicurezza.
È frequente vivere emozioni intense, come:
· ansia per il futuro e le scelte da compiere,
· senso di inadeguatezza o confronto costante con gli altri (“dovrei essere già più avanti?”),
· solitudine emotiva o confusione su chi si è davvero.

Cosa può aiutare in questa fase?
· Riconoscere che non esiste un modo “giusto” o una tempistica “standard” per diventare adulti
· Darsi il permesso di sbagliare, esplorare, cambiare idea
· Costruire gradualmente la propria autonomia (affettiva, economica, organizzativa) con pazienza e ascolto di sé
· Mantenere relazioni significative in cui potersi sentire accolti e non giudicati
· Affidarsi a uno/a psicoterapeuta può essere uno spazio prezioso per ritrovare centratura e direzione

🌱 Diventare adulti è imparare a fare spazio alla propria voce interiore senza per questo escludere il sostegno esterno.
Non è necessario avere già tutte le risposte. Spesso, la crescita avviene proprio mentre impariamo a sostare nelle domande.

Indirizzo

Via Campone Sala 407/B
Cesenatico
47042

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:30
Martedì 11:00 - 17:30
Mercoledì 12:00 - 18:00
Giovedì 12:00 - 18:00
Venerdì 08:00 - 17:30

Telefono

+393478225869

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Chi sono

«Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi» Karen Blixen

Sono la dott.ssa Michela Magnanelli, psicologa e psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale.

Mi sono formata presso l’Università degli Studi di Bologna, dove ho conseguito la laurea in Psicologia Clinica, nel 2010. Ho conseguito, successivamente, il diploma di Specializzazione presso l’IIPR, Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale.

Da anni mi occupo di sostegno, educazione e formazione con bambini e adolescenti con disabilità nel contesto scolastico e all’interno di gruppi educativi.