20/03/2022
Dicono che se interveniamo per consolarli con le carezze, i bambini piangeranno apposta per farsi consolare e gli adulti diventeranno schiavi di bambini così viziati.
Bisogna rispondere loro che tutti i pianti che sembrano non avere senso compaiono molto prima che il bambino si sia abituato alle nostre carezze.
Il pianto esprime un malessere reale che turba il suo animo. [...]
Se lasciamo che il bambino asciughi da solo le sue lacrime, trascuriamo i suoi veri bisogni. La ragione essenziale del suo pianto ci sfugge perché troppo sottile e, tuttavia, è in essa che si trova la spiegazione di tutto. La nostra comprensione lo consola, lo aiuta a capire le sue osservazioni a sviluppare il suo istinto sociale.
Non diciamogli ‘Non è niente’ quando afferma di provare una qualche sofferenza; dobbiamo accogliere la sua sensazione di disagio e cercare di consolarlo con tenerezza, senza dare, tuttavia, troppa importanza al fatto.
Dire ‘Non è niente’ a un bambino che non si sente bene significa confonderlo poiché è come negare una sua sensazione proprio nel momento in cui vorrebbe riceverne una conferma da noi.
Invece, la nostra partecipazione lo incoraggia a raccogliere altre esperienze mostrandogli al tempo stesso come partecipare al dolore degli altri.
* Maria Montessori
"Non piangere!"
"Che sarà mai? Non è la fine del mondo"
"Asciugati quelle lacrime, sembri una bambina!"
Le lacrime, ad ogni età, non sono qualcosa da reprimere, ma mezzo di espressione, comunicazione, persino guarigione.
Scrive Isabelle Filliozat: "Fa bene piangere, e soprattutto piangere fra le braccia di qualcuno che sa ascoltare le lacrime senza fermarle, piangere davanti a un testimone che sa accogliere senza giudicare, senza abbassare gli occhi".
Non vogliamo vederli perché la loro tristezza ci mette a disagio, essendo noi stessi spesso cresciuti nel non veder legittimata la nostra di tristezza.
Ma un sentimento così forte, quando non trova espressione, resta dentro, anche per anni.
Lasciamo allora spazio a quelle lacrime, accogliamole e cerchiamo di leggere il bisogno che dietro esse si cela. Leggiamolo e diamogli voce. Scopriremo che, se rispettate, dureranno molto meno.
Il pianto o la tenerezza non sono debolezze. Il controllo non è l'obiettivo.
Crescere persone sane e in equilibrio è l'obiettivo.
L'amore guarisce e il pianto non è manipolazione, è COMUNICAZIONE.