Psicologa Psicoterapeuta Francesca R. D'Angelo

Psicologa Psicoterapeuta Francesca R. D'Angelo Psicoterapia individuale, di coppia e sostegno alla genitorialità sia in presenza che online.

Sono una Psicologa Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale. Il mio percorso formativo si è nutrito di numerose esperienze professionali all'interno del servizio pubblico e degli istituti scolastici, dandomi modo di specializzarmi sia nel campo delle problematiche adolescenziali che dell'età adulta. Il mio approccio terapeutico parte dal presupposto che il modo di essere di ciascun indivi

duo sia fortemente condizionato dalle circostanze affettive sperimentate nel corso della propria vita con le varie figure significative (famiglia, amici, rapporti sentimentali). Avere beneficiato di sicurezza e sostegno emotivo da parte dell'ambiente esterno incide sensibilmente sul modo di vedere se stessi e gli altri, mentre, al contrario, la mancanza di rinforzi sociali e interpersonali può provocare sfiducia e negatività nel modo di vivere il proprio percorso esistenziale. La psicoterapia è finalizzata a recuperare consapevolezza di chi si è e dei propri reali bisogni, delle proprie risorse e dei propri limiti, allo scopo di raggiungere una visione positiva della propria persona e del mondo circostante. La capacità di focalizzare e tutelare le proprie esigenze affettive costituisce infatti la premessa indispensabile per costruire un rapporto pieno e armonico dentro e fuori di sè.

06/08/2025

Laura ha 14 anni. È dislessica e discalculica. Ma soprattutto è stanca di sentirsi sminuita. Perché no, non è facile. Neanche con un PDP.

Le mappe aiutano, certo. I tempi in più sono fondamentali. Ma non cancellano la fatica. Non eliminano la frustrazione. Non risolvono il senso costante di essere "fuori tempo", di arrivare sempre dopo gli altri. Anzi, a volte il PDP diventa quasi un’arma contro. Perché basta che ti vada bene una verifica, e qualcuno parte con: “Eh, ma tu hai gli strumenti”.

Come se tutto fosse truccato. Come se avesse vinto barando.

Ma nessuno vede quello che c’è dietro: le ore passate a cercare un senso tra le righe, le volte in cui si blocca davanti a un testo semplice, le operazioni che svaniscono appena prova a farle. Nessuno vede i pianti nascosti, la paura di essere giudicata, il dubbio continuo: “E se avessero ragione loro? Se fossi davvero io il problema?”

E invece Laura ce la mette tutta. Studia, si impegna, va avanti anche quando è più facile mollare. E non lo fa per dimostrare qualcosa. Lo fa per se stessa. Perché vuole farcela. Ma vuole anche essere riconosciuta.

Perché un PDP non ti regala nulla. Ti restituisce solo il diritto di provare a stare al passo, con dignità. E allora no, non è facile.

Non è facile leggere se ogni parola si spezza.
Non è facile calcolare se i numeri ti sembrano messi lì per confonderti.
Non è facile entrare in classe ogni giorno sapendo che dovrai lottare per dimostrare che meriti di essere lì.

Ma Laura lo fa. E lo fa con una forza che molti adulti non saprebbero nemmeno nominare. E forse, chi pensa che sia tutto più semplice con un PDP, dovrebbe provare, anche solo per un giorno, a guardare il mondo con i suoi occhi.

Poi ne riparliamo.

14/07/2025

"Nel caso di Allen, il bambino scomparso e poi ritrovato a Latte, frazione di Ventimiglia, abbiamo avuto un esempio chiaro di psicologia applicata sul campo, con risultati in grado di salvare una vita".

A esprimersi è Claretta Femia, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria, consigliera del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, commentando il lavoro del Dottor Roberto Ravera, primario di Psicologia dell’ASL di Imperia, che ha saputo guidare le ricerche del piccolo Allen decodificando il linguaggio emotivo del bambino e traducendolo in indicazioni concrete per i soccorritori.

Attraverso i colloqui con i genitori, Ravera ha delineato un profilo psicologico e comportamentale del bambino, individuando i luoghi più probabili in cui potesse trovarsi e suggerendo modalità di intervento rispettose delle sue caratteristiche: niente sirene, voci basse, approccio non invasivo.

"La definizione di Gps emotivo usata dal collega", prosegue Femia, "è una metafora potente. Rappresenta la capacità di entrare in empatia profonda, leggere il percorso mentale del bambino e fornire un orientamento psicologico operativo. L’intervento ha avuto un impatto decisivo non solo nella ricerca, ma anche nel sostegno ai familiari e al minore dopo il ritrovamento".

Un esempio reale di come la Psicologia dell’emergenza possa contribuire in modo determinante a salvare vite, sostenere le famiglie e guidare le azioni sul campo.

Il CNOP sottolinea l'importanza di una strutturazione sempre più diffusa di interventi appropriati e riconosciuti nel campo delle emergenze.

👉🏻 https://www.adnkronos.com/cronaca/ordine-degli-psicologi-della-liguria-per-ritrovare-allen-decisiva-la-scienza-psicologica-seguito-il-gps-emotivo_6d7ZCGfbOEHPPniAzCdwih

Più connessi tecnologicamente ma meno capaci di rapportarsi agli altri, più protetti dagli schermi ma meno sicuri di sè,...
24/06/2025

Più connessi tecnologicamente ma meno capaci di rapportarsi agli altri, più protetti dagli schermi ma meno sicuri di sè, più alla moda ma meno spontanei.
Più impauriti dai giudizi.

"Pagare delle persone che non si conoscono
per chattare con loro sui social "per sfuggire alla solitudine": una tendenza diffusa tra i giovani cinesi. Taobao, uno di questi servizi, con lo slogan "un negozio che vende emozioni", fornisce un servizio 24 ore su 24, che comprende, ad esempio, la possibilità di confidare le proprie storie, chiacchierare semplicemente con qualcuno o avere una guida emotiva".
Fonte: Repubblica.it

28/04/2025

Ogni tanto arrivano nel mio studio genitori che mi dicono che non controllano il cellulare dei figli, per "rispetto della privacy". Ecco, io mi chiedo: ma siamo impazziti?

Pensare che un ragazzo possa gestire in autonomia l'uso dei social e la navigazione online senza alcun tipo di supervisione è, purtroppo, una follia. È come se mettessimo un ragazzo alla guida di una macchina senza insegnargli le regole della strada.

L'idea che i genitori possano restare "a guardare" è pericolosa, tanto quanto il non insegnare ai propri figli come attraversare una strada trafficata. La mancanza di controllo e di supervisione non è una forma di rispetto della privacy, ma un vero e proprio problema educativo.

Proprio per questo, con Alberto Pellai, stiamo portando avanti una campagna per vietare l'uso dello smartphone fino ai 14 anni e l'accesso ai social fino ai 16. Non è una questione di proibizionismo, ma di tutela e responsabilità.

I ragazzi devono crescere in un ambiente in cui possano sperimentare il mondo reale, sviluppare relazioni vere e non filtrate, imparare a risolvere i conflitti senza l'uso di uno schermo. Il compito dei genitori è quello di guidarli in questo percorso, non di delegare a un oggetto elettronico la responsabilità educativa.

25/04/2025

🇮🇹 25 aprile. Libertà è anche poter essere sé stesse/i.

In questa giornata, celebriamo la memoria di chi ha lottato per la libertà e la democrazia.
Come psicologhe e psicologi, crediamo che la libertà non sia solo un principio politico, ma anche un diritto personale: essere ascoltati, rispettati, accolti nella propria unicità.

Favorire spazi di ascolto, crescita e libertà personale è al centro del nostro lavoro.

Sancire i limiti nella vita è fondamentale, cosa che vale anche nella professione.E la Psicoterapia è una di quelle che ...
14/04/2025

Sancire i limiti nella vita è fondamentale, cosa che vale anche nella professione.
E la Psicoterapia è una di quelle che richiede particolare formazione e serietà, più esattamente:
1) Laurea magistrale (triennale più specialistica)
2) tirocinio abilitante
3) esame di stato
4) iscrizione all’albo degli Psicologi
5) scuola di specializzazione di 4/5 anni, in base all’orientamento con conseguimento del titolo di Psicoterapeuta.
TOTALE ANNI DI STUDIO E FORMAZIONE: 11 circa.
Dunque basta improvvisazioni perché ne va della salute delle persone, è ora di mettere uno stop a tutti gli abusi deontologici: counselor che fanno finta di essere terapeuti o qualunque figura che non sia in possesso di tutti i requisiti necessari, NON ULTIMO un grosso lavoro introspettivo su di sè.

⚖️𝗨𝗻𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮

Dopo anni di attese, arriva una decisione significativa: un tribunale ha riconosciuto la gravità dell’esercizio abusivo della professione psicologica, condannando una persona che svolgeva l'attività terapeutica senza essere abilitata né iscritta all’Albo.
Un risultato che segna un punto fermo: chi accoglie una persona in difficoltà deve avere competenze, titoli e responsabilità. 🤝

Questa sentenza – 4 mesi di reclusione, 8.000 euro di multa e risarcimento del danno – è anche un riconoscimento del lavoro costante della nostra Commissione Tutela.

📢Il messaggio è chiaro: la salute psicologica è una cosa seria. Affidarsi a professionisti qualificati non è solo un diritto, ma una garanzia di cura e sicurezza.
Continuiamo a lavorare affinché ogni cittadino e cittadina possa contare su un aiuto psicologico vero, competente e rispettoso della sua vulnerabilità.

👉Leggi il racconto della Coordinatrice della Commissione Tutela dell'Ordine Vera Cuzzocrea: https://ordinepsicologilazio.it/post/stop-abuso-psicologi

08/04/2025

PURTROPPO LUCA NON TORNERA’ A CASA
A tutti coloro – e sono tantissimi – che negli ultimi 10 giorni, dopo il mio ultimo post su questo caso mi hanno scritto per sapere di Luca, comunico che ieri in via definitiva il Tribunale dei Minori di Milano ha annunciato di aver rigettato il ricorso fatto dalla famiglia affidataria del bambino. Quindi Luca rimarrà nella famiglia adottiva cui è stato assegnato poche settimane fa. Il Tribunale dei Minori ha stabilito che questa è la migliore soluzione per questo bambino contro ogni evidenza clinica e contraddicendo la giurisprudenza che su casi come questo si è già espressa in altre sedi e in altri casi in modo completamente diverso, privilegiando – come è giusto che sia – il principio della continuità affettiva. Tutte le persone che si sono interessate a questo caso sono state accusate di averlo “mediatizzato” e la mediatizzazione del caso compare nella decisione finale del Tribunale dei Minori come la ragione per cui il bambino da settimane non ha più potuto vedere nemmeno per un minuto la famiglia che lo ha amato e cresciuto praticamente da quando è nato. Non va trascurato il fatto che il bambino è stato prelevato come un pacco postale e dopo sole due ore di avvicinamento alla famiglia adottiva, spostato lì senza più avere alcun contatto con i due genitori che lo hanno amato e cresciuto dal suo primo mese. Ieri nel corso della trasmissione Quarta Repubblica andata in onda su Rete4, Simonetta Matone, oggi Deputata alla Camera ma per tutta la vita figura di spicco della Giustizia Minorile, si è dichiarata totalmente contraria alla decisione presa nei confronti di questo bambino. Lo ha fatto dopo aver visionato tutto il fascicolo relativo al suo caso e aver avuto contatti diretti con chi aveva il potere di non rigettare il ricorso. Siamo tutti amareggiati e sconvolti. Ora, per la revisione del caso di Luca, occorre ricominciare tutto daccapo e questo comporta che la prossima decisione che potrebbe ribaltare quanto stabilito dal Tribunale dei Minori di Milano potrà arrivare solo in un tempo minimo di alcuni mesi, perché sono questi i tempi della Giustizia purtroppo. Questo bambino si trova letteralmente catturato nelle maglie dei tempi di una Giustizia che con lui è stata spaventosamente ingiusta, che non ne ha tutelato i diritti e il bene maggiore. E’ stato l’oggetto di uno scontro di poteri, che ha messo una regola burocratica davanti ad ogni interesse del minore. Io non avrei mai immaginato che questo sarebbe stato l’esito. E scopro che avendone parlato in modo ufficiale e pubblico, ho contribuito alla decisione del Tribunale dei Minori di allontanare velocemente e definitivamente il bambino dalla famiglia che lo ha amato e cresciuto dal primo mese di vita. Ovvero, io stesso con il mio lavoro di specialista dell’età evolutiva, mi sono trasformato per Luca da fattore di protezione a fattore di rischio, cosa che mi fa soffrire oltre modo. Ma lasciatemi dire, cosa che mi indigna oltre modo. Non so più a chi è possibile chiedere un pronto intervento e un “dispositivo giuridico speciale e urgente” che acceleri la revisione e ridefinizione del caso e la riassegnazione di Luca ai suoi genitori affidatari, se questa è la cosa migliore per lui (e di questo ieri, nella trasmissione di Rete4, Simonetta Matone lo ha confermato al di là di ogni ragionevole dubbio). A questo punto io non so più come e a chi chiedere aiuto. Ne parleremo stamattina anche all’interno della trasmissione Formato Famiglia su Rai Radio 1, condotto da Diana Alessandrini, alle ore 10.30 Se volete e potete, commentate, condividete e fate rumore. Come può accadere tutto questo nel terzo millennio?

04/04/2025

Il presidente del CNOP David Lazzari si è espresso in merito alle dichiarazioni del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, sulla prossima pubblicazione del Piano per la Salute Mentale: "È sicuramente un segnale importante, ma non possiamo non rilevare un fatto emblematico: l’annuncio è stato fatto nell’ennesimo convegno sulla salute mentale senza la presenza degli psicologi. Ancora una volta, si ha l’impressione che la nostra categoria venga considerata marginale, quando invece rappresenta un pilastro essenziale per affrontare questa sfida in modo serio ed efficace".

Continua il Presidente Lazzari: "Se davvero si vuole migliorare l’accesso ai servizi psicologici, è indispensabile coinvolgere chi lavora sul campo. Non si possono prendere decisioni sulle nostre spalle e senza un confronto diretto con la professione. Servono strategie condivise, non solo dichiarazioni”.

“Valutiamo positivamente l’aumento degli psicologi nelle Case della Comunità – prosegue Lazzari – ma non possiamo continuare con interventi isolati. Se il Ministero vuole dare una risposta strutturata, i suoi piani devono integrarsi con le misure già in discussione, a partire dalla legge sullo psicologo di base, sostenuta trasversalmente da tutte le forze politiche in Parlamento e attesa da tempo”.

“La salute psicologica non può essere confinata al solo ambito della salute mentale, ma deve essere riconosciuta come una componente fondamentale del benessere della popolazione in tutte le fasi della vita. Senza un disegno organico e coerente, il rischio è di restare fermi alle buone intenzioni e agli annunci”, conclude il presidente del Cnop.

Per approfondire 👉🏻 https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?approfondimento_id=20166

03/04/2025

Ilaria Sula e Sara Campanella sono state uccise a poche ore di distanza.
Ilaria dall’ex fidanzato.
Sara da un compagno di università che non smetteva di importunarla.
Purtroppo Ilaria e Sara non saranno le ultime vittime di uomini (sempre più giovani) incapaci di accettare, elaborare e sopportare un “No”.
In questi anni si è detto molto sul coraggio di dire “No” e sul diritto di dire “No” delle ragazze.
Sia Ilaria che Sara lo hanno fatto.
Entrambe hanno detto “No”.
Qualcuno si è permesso di ventilare che i “No” devono essere più forti e assertivi.
Le ragazze che incontro nel mio lavoro e le donne che conosco sanno bene che possono dire “No”.
Il problema è l’altra metà dell’equazione.
Stiamo insegnando ai ragazzi valori come l’empatia, il rispetto, l’amore, la gentilezza, la cura?
O stiamo crescendo una generazione a cui tutto è concesso?
Siamo capaci di dire “No” ai nostri figli, sia bambini che adolescenti?
Oppure diciamo solo “Sì”?
La violenza ha due radici educative.
La radice incandescente dell’incapacità di regolare i propri impulsi.
La radice gelida figlia dell’incapacità di provare empatia per il sentire altrui.
Serve una rivoluzione educativa.
Gli strumenti ci sono per lavorare in classe e a casa. Ne ho prodotti sia io che altri colleghi, ma cosa aspettiamo a farlo?
Cosa aspettiamo a introdurre, davvero, con serietà e con specialisti 1 ora a settimana on classe di contrasto alla violenza e di educazione all’empatia?
Quante figlie, quante sorelle, quante compagne, quante madri e quante nipoti devono ancora morire?
Alcuni parlano, giustamente, di rivoluzione culturale.
Per farla serve una rivoluzione educativa.
I sentimenti mal-educati sono sentimenti non-educati.
È da lì che possiamo e dobbiamo ripartire…

P.S. Aiutami a condividere questo pensiero.

01/04/2025

Fare il genitore è veramente un mestiere difficile, un lavoro a tempo pieno, carico di responsabilità, dove può capitare di sbagliare, di perdere la pazienza con i figli.
Non esiste il genitore perfetto. Per una mamma e un papà, l’importante NON è “non sbagliare mai”, ma essere consapevoli di alcune dinamiche e delle loro conseguenze, riconoscere i propri errori e riuscire a riparare con i figli, ponendosi come una guida per loro.

Se ci si rende conto di aver reagito in modo impulsivo, di non essere stati coerenti o di aver gestito male una situazione, è bene scusarsi con i figli, in modo autentico. Le scuse devono nascere da un sentimento maturato dentro. Bisogna aver preso reale consapevolezza dei propri errori, assumendosi la responsabilità.
Evitate quindi di dire “scusa ma ti comporti male e mi fai perdere la pazienza”; piuttosto andate dai figli quando vi siete calmati e riconoscete realmente di aver sbagliato.
Non è tanto la parola “scusa” ad essere rilevante, quanto l’aver riflettuto sulla situazione, considerandola dal punto di vista di vostro figlio, riconoscendo cosa sia successo e ripartendo con maggiore consapevolezza, per costruire insieme e con costanza un clima di fiducia reciproca.

Un TRAUMA LEGALIZZATO: vergogna!
31/03/2025

Un TRAUMA LEGALIZZATO: vergogna!

METTETEVI NELLA MENTE DI LUCA, CHE DA TRE SETTIMANE HA PERSO TUTTE LE SUE CERTEZZE

Oggi, quando arriverà mezzanotte, saranno passate tre settimane – ribadisco 21 giorni – da quando Luca è stato prelevato dalla sua famiglia affidataria che lo aveva con sé dal primo mese di vita e portato presso una nuova famiglia dichiarata la sua famiglia adottiva, ovvero famiglia per sempre. La continuità affettiva con cui è stato amato e cresciuto per tutto il tempo della sua vita è stata traumaticamente interrotta per adempiere al regolamento in base al quale la famiglia affidataria non può essere famiglia adottiva. Poco importa se tale regolamento negli anni è stato modificato dal principio della continuità affettiva, per quegli affidi – paradossalmente detti “ponte” – la cui durata va ben oltre i termini stabiliti per legge. Luca, in questo caso, è la vittima di un paradosso legislativo: tolto alla famiglia che lo ha amato e cresciuto perché quella famiglia doveva amarlo e crescerlo per non più di due anni. Peccato che la legge si è dimenticata di Luca per ben quattro anni, come ben evidenziato nei fascicoli depositati presso il Tribunale dei Minori di Milano dall’Avvocato Sara Cuniberti che sta assistendo la famiglia affidataria che ha chiesto, senza ottenerne la possibilità, di diventarne famiglia adottiva.
In queste tre settimane, Luca è stato portato nella sua nuova famiglia senza mai – e ribadisco mai – avere un contatto con i genitori affidatari con cui è cresciuto da sempre. Un trauma nel trauma. Immaginatevi di avere quattro anni, di sentirvi dire che da domani avrete una nuova mamma e papà, di essere prelevati dalla casa in cui siete cresciuti per ogni giorno della vostra vita. Immaginate di arrivare in una nuova casa dove ci sono due persone dedite e amorevoli che ti dicono “Da oggi siamo noi la tua mamma e il tuo papà”. immaginate di non avere più il vostro letto, i vostri giocattoli, la vostra tazza della colazione perché tutto è nuovo dentro la vostra nuova vita. E’ vero: tutto è nuovo è bello, ma è spaventosamente sconosciuto. Immaginate di dovervi adattare a tutto questo, continuando a domandare: “ma la mia mamma e il mio papà dove sono? Perché adesso non li vedo più? Mi verranno a riprendere?” E ogni volta sentirti rispondere che la tua mamma e il tuo papà non sono quelli di prima, ma quelli di adesso e che tu lo imparerai presto. Basta avere pazienza. Può un bambino avere questa pazienza, senza che gli si rompa dentro qualcosa di enorme? Tutti noi specialisti di età evolutiva diciamo che questa cosa non ha alcun senso e che ogni giorno in più di lontananza e assenza di Luca dalla sua casa e famiglia affidataria sono un giorno di angoscia, paura, trauma che poteva essere evitato. Siamo tutti in attesa che Luca torni a casa sua. SI’ BISOGNA SCRIVERLO A LETTERE MAIUSCOLE: SIAMO TUTTI IN ATTESA CHE LUCA TORNI A CASA SUA. Questa storia non può dirsi conclusa. E il sistema della Tutela Minorile su questo caso non ha giustificazioni di nessuna specie. Tutte le carte depositate in Tribunale e allegate al fascicolo di Luca – che io ho potuto visionare completamente - esprimono in modo chiaro che sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista clinico l’unico diritto che Luca ha è quello di tornare a casa sua. PERCHE’ DOPO 21 GIORNI CHE QUESTA COSA E’ STATA CHIESTA A GRAN VOCE A TUTTI COLORO CHE AVEVANO IL POTERE DI FARLA AVVENIRE, NON E’ ACCADUTA? Ognuno si metta la mano sul cuore e agisca secondo scienza e coscienza. Queste tre settimane lontano da mamma e papà affidatari, sono stati per Luca un trauma nel trauma. Che poteva essere evitato e prevenuto. E siccome non è stato evitato e prevenuto, il danno procurato al bambino cresce sempre di più. PER FAVORE, CHI HA IL POTERE DI FERMARE TUTTO QUESTO, INTERVENGA OGGI STESSO.
Facciamo rumore: commentate e condividete.

26/03/2025

A volte non prendi coscienza della tua forza finché non ti scontri con la tua debolezza più grande (Susan Gale)

Indirizzo

Chieti
66100

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Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
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Giovedì 09:00 - 20:00
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