28/08/2025
[ 𝗠𝗮𝗺𝗺𝗮, 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗵𝗮𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗮 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗼𝗴𝗴𝗶?
𝗟𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗕𝗶𝗮𝗻𝗰𝗮.]
Ci sono domande che, quando arrivano, ci sorprendono. Non perché siano complicate, ma perché ci chiedono di spiegare l’essenziale con semplicità.
La settimana scorsa è stata Bianca, la mia bimba di tre anni e mezzo, a farmi la domanda più difficile: “Cosa hai fatto a lavoro stamattina mamma?” É difficile capire cosa Bianca sappia del mio lavoro. Mi descrive come “la dottoressa delle persone” ma finora non si era interessata, effettivamente, a cosa accadesse in quelle ore che mi portano in un luogo altro.
Spiegare a una bambina piccola cosa accade in un colloquio psicoterapeutico mi ha messa sicuramente in difficoltà e quando sono in difficoltà la cosa che mi salva sempre é cercare di essere il più semplice possibile:
“Ho incontrato L. che aveva avuto brutte giornate a lavoro,
G. e F. che desiderano tanto un bimbo,
S. che ha comprato una nuova casa,
M. che si é innamora per la prima volta e E. che era dispiaciuta per aver litigato con la sua mamma.”
Bianca mi ha ascoltata seria, poi ha detto:
“Anche io sono triste quando noi litighiamo. Però poi facciamo pace. Lo hai detto?”
Ho sorriso.
“E che hai detto a tutti?”
“Che li capisco.”
“E ora sono felici?”
“Non so se siano proprio felici felici, ma sanno di essere ascoltati. E avere qualcuno che ti ascolta quando sei triste è una cosa molto bella: fa sentire meno soli e spesso aiuta a risolvere i problemi.”
“Eh. Appunto.”
Appunto.
A volte la psicoterapia è proprio questo: uno spazio semplice, umano, dove sentirsi capiti e meno soli.
Un po’ come un girotondo: bastano mani che si cercano, uno sguardo che incontra l’altro e la certezza di non essere soli a danzare.
Non sempre servono grandi parole.
Molte volte, come nel gioco dei bambini, è la semplicità a contenere la forza più grande.